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la mente, propria e altrui, lungo percorsi intenzionali”

CAPITOLO 5 IL METODO SIGLO

5.1.1 Quale apprendimento sostiene

Il maestro Meneghello concepiva come compito della scuola quello di far acquisire ai bambini una mentalità che sapesse affrontare la complessità.

Questo è possibile se i percorsi didattici sono organizzati in modo da far vivere ai bambini esperienze in cui possano risolvere problemi ed essere attivi (Meneghello, 2011). Negli anni settanta il maestro già intuiva una competenza chiave da sviluppare, quella di ‘imparare ad imparare’: egli riteneva che la scuola non potesse produrre una mera trasmissione di contenuti ma dovesse far acquisire processi e strategie per raggiungere i propri obiettivi e sviluppare competenze progettuali (ivi).

Nel riportare il percorso che l’aveva condotto a teorizzare un nuovo metodo per l’apprendimento della letto-scrittura, egli esplicitò da subito due concetti centrali: quello di ‘imparamento’ e quello di ‘apprendimento’. Con il termine ‘imparamento’ definisce l’acquisizione di conoscenze o competenze attraverso modalità e ritmi determinati dall’esterno, attraverso attività che non rispettano le strategie del bambino e non sostengono la sua naturale tendenza ad apprendere (Meneghello, 2011). L’’apprendimento’ è al contrario

l’acquisizione di conoscenze e competenze che avviene attraverso processi e strategie autonomi e personali, spinti dall’interesse e dalla curiosità epistemica, che portano il bambino a nuove scoperte producendo una gratificazione intrinseca (ivi).

Il maestro Meneghello sosteneva quindi un’idea di scuola centrata sulle competenze e coglieva il legame tra la scelta del metodo utilizzato per promuovere l’alfabetizzazione e l’idea di apprendimento. Il metodo Siglo permette di sostenere un apprendimento per scoperta che sviluppa competenze, attraverso pratiche didattiche che prestano attenzione ai processi e che utilizzano situazioni-problema. L’apprendimento è considerato come situato e costruttivo, in ottica sociocostruttivista (Castoldi, 2020). Il metodo Siglo permette di introdurre i bambini alla complessità, portandoli ad acquisire il codice scritto attraverso situazioni di vita ed esperienze pratiche. Questo risulta centrale in una prospettiva di sviluppo delle competenze (ivi) perché permette agli allievi di cogliere l’orizzonte di senso dell’apprendimento del linguaggio alfabetico. Il metodo Siglo, utilizzando la sillaba come punto di partenza, permette di utilizzare le competenze linguistiche dei bambini per renderli scopritori del codice scritto. In questo modo è possibile strutturare attività che richiamano il concetto di ‘situazione problema’, ovvero occasioni che portano i bambini ad interrogarsi su quanto affrontano, a fare ipotesi, ad avviare percorsi di ricerca per costruire soluzioni (Castoldi, 2020). Come in una situazione problema, le attività predisposte seguendo il metodo Siglo sollecitano i bambini ad attivare le proprie risorse, fornendo l’occasione di proporre ipotesi all’interno di esperienze quotidiane, coinvolgendoli in una costruzione attiva di conoscenza (ivi).

Ogni apprendimento è in relazione con il contesto in cui si attua (Castoldi, 2020), per cui per sostenere l’acquisizione di lettura e scrittura come processo di scoperta attiva, è necessario che nell’ambiente siano soddisfatte alcune condizioni relazionali e didattiche:

• Costruire comunità. - L’ambiente adatto a sostenere la costruzione attiva dell’alfabetizzazione è una classe concepita come comunità, in cui vengono

favorite occasioni di crescita affinchè la relazione educativa sia vissuta come motivante.

• Incoraggiare per sostenere. - Nella relazione educativa è centrale la

‘qualità dello sguardo’, che offre sostegno e incoraggiamento, accompagnando il bambino senza sostituirvisi. Per riuscire in questo è utile ad esempio avviare il bambino in situazioni per lui affrontabili, ridimensionare il negativo e riconoscergli la responsabilità quando riesce ad affrontare i compiti proposti.

• Favorire esperienze di successo. E’ necessario creare situazioni che risultino sfide affrontabili per far vivere ai bambini esperienze di successo.

Queste generano gratificazione, maggiore autostima e motivazione intrinseca, accrescendo il desiderio di affrontare nuove sfide.

• Rendere autonomi e protagonisti. Compito dell’adulto è curare l’ambiente e porsi ogni volta alla giusta distanza, in modo da sostenere il bambino e allo stesso tempo renderlo protagonista del proprio agire (Bruner, 1987). Creare le occasioni per l’autonomia operativa del bambino attraverso attività che gli permettono di autoverificare gli esisti delle sue azioni, favorisce la possibilità di procedere con i propri ritmi e incrementa la gratificazione intrinseca, l’autostima e il senso di autoefficacia, facendolo sentire protagonista del proprio procedere per scoperta.

• Creare occasioni per l’apprendimento. Il ruolo dell’insegnante è quello di offrire le occasioni che stimolino la comunicazione in situazioni affettivamente significative, affinché i bambini possano impadronirsi del linguaggio alfabetico in modo spontaneo attraverso le loro ipotesi.

• Predisporre contesti piacevoli e accoglienti. Creare un ambiente in cui il bambino si sente accolto, sta bene e si diverte è condizione imprescindibile perché vi sia apprendimento. Le attività divertenti e le relazioni cariche di affetto permettono al bambino di sentire un riconoscimento positivo che sostiene il coraggio di esplorare, permettendogli quindi di realizzare le sue potenzialità.

• Giocare per apprendere. Nella scuola dell’infanzia il gioco è l’elemento centrale di ogni azione didattica, attraverso esso i bambini esplorano, si

mettono alla prova, imparano a regolare i propri comportamenti. Sostenere il gioco permette lo sviluppo delle loro competenze, in particolare attraverso il gioco di finzione i bambini si avvicinano ai processi di simbolizzazione, che sono alla base del codice scritto.

• Organizzare i materiali per favorire l’autonomia dei bambini. Il metodo Siglo considera fondamentale favorire l’autonomia dei bambini per sostenere la loro motivazione intrinseca. Per fare questo è necessario mettere loro a disposizione materiali accessibili e fruibili, organizzandoli progressivamente in base all’emergere dei loro interessi.

• Sviluppare il linguaggio. Il linguaggio parlato è la base per apprendere il linguaggio alfabetico. E’ opportuno cercare di cogliere il mondo interiore dei bambini attraverso le loro parole, per innestare dialoghi e conversazioni, che diventano patrimonio di esperienze condivise, caricando affettivamente le parole ad esse riferite. Queste ultime possono essere utilizzate per il primo approccio al codice scritto.

• Rispettare i tempi di ognuno. Per personalizzare i percorsi di ogni bambino, consentendo ad ognuno di procedere con propri tempi e modalità, è necessario predisporre situazioni dialettiche che siano accessibili a diversi livelli, consentendo diversi esiti. Questo permette di utilizzare l’interazione tra bambini con diverse competenze per far emergere il potenziale di ognuno.

Un altro aspetto da considerare per quanto riguarda il contesto di apprendimento, è la necessità di costruire un’alleanza educativa con i genitori.

Coltivare questa relazione è centrale nell’apprendimento sia perchè i genitori hanno delle aspettative riguardo l’acquisizione del codice scritto, sia perché i bambini hanno esperienza di lingua scritta anche in contesti extrascolatici. La collaborazione con i genitori è importante nelle attività sui vissuti, poiché essi possono sostenere il bambino nel soffermarsi sulle situazioni quotidiane, accompagnandolo poi nella descrizione del proprio vissuto anche attraverso la lingua scritta.