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la mente, propria e altrui, lungo percorsi intenzionali”

CAPITOLO 6 LA MIA ESPLORAZIONE

6.2 Sfondo epistemologico

6.2.1 Il paradigma di ricerca

Ogni ricerca deve essere situata all’interno della cornice di un paradigma (Kuhn, 1969), ovvero un orizzonte simbolico costituito da assunzioni che guidano l’azione epistemica (Guba, 1990), in cui vengono individuate filosofie di ricerca, metodi per la costituzione di teorie, disegni di ricerca e tecniche d’indagine. Un paradigma di ricerca definisce in che cosa consiste la ricerca, qual è il suo oggetto, qual è la via per indagarlo, quali sono le procedure per decidere se una conoscenza è vera e qual è lo scopo della ricerca. Un paradigma è quindi “un organigramma concettuale costituito da presupposti ontologici, gnoseologici, epistemologici, etici e politici” (Mortari, 2007, p. 21).

Come ricercatori, dobbiamo essere consapevoli che il nostro sguardo sulla realtà è un punto di vista, non dobbiamo scambiare la ‘cornice’ attraverso la quale guardiamo la realtà per la realtà stessa.

A partire dagli anni Ottanta nella ricerca avviene una svolta, basata sulla consapevolezza che “Non c’è un modo di trattare gli enti che sia superiore agli altri. “La conoscenza matematica non è più rigorosa di quella storico – filologica” (Heidegger, 2002, p.60). Si sviluppa dunque il paradigma ecologico, i cui presupposti sono riepilogati in tabella.

sistemica: è conoscibile sulla base delle relazioni di cui è intessuta.

è un organismo (metafora)

il soggetto quando si rapporta all’oggetto lo condiziona assimilandolo alle sue forme mentali, ma nello stesso tempo è influenzato dalle forme proprie dell’oggetto —> la conoscenza dipende dalla cornice concettuale e procedurale.

Tabella 2: Presupposti del paradigma ecologico (Mortari, 2007, pp.31-32)

La mia ricerca è fondata su un paradigma ecologico, in quanto si propone di migliorare l’ambiente scolastico nel quale i bambini sono inseriti. Si tratta di una ricerca volta a comprendere come si sviluppa l’alfabetizzazione emergente in relazione al contesto educativo; le esperienze proposte influiranno positivamente sul contesto classe, si tratta dunque di una ricerca ‘con i bambini’

e ‘per i bambini’.

La mia ricerca soddisfa i presupposti del paradigma ecologico:

• Presupposti ontologici: il paradigma ecologico percepisce la realtà come relazionale, sistemica, concepibile sulla base delle relazioni di cui è intessuta.

La ricerca educativa da me svolta è centrata proprio sulla comprensione e gli apprendimenti all’interno di un contesto specifico: è una ricerca utile a quel contesto, che non può essere ripetuta con altri gruppi di bambini senza modifiche, in quanto prende in considerazione i soggetti come persone uniche interconnesse tra loro.

• Presupposti gnoseologici: a differenza del paradigma positivistico (che pensa alla conoscenza come una rappresentazione isomorfa del reale), il paradigma ecologico si fonda sul costruzionismo. La conoscenza è dunque intesa come il risultato di un processo di costruzione operato dalla mente

La realtà è tanto complessa da richiedere più approcci epistemici

I criteri guida dell’indagine sono: qualità, approccio naturalistico, principio di contestualizzazione, logica circolare e relazione razionalità-sentire concetto dinamico ed empatico dell’oggettività.

La ricerca deve essere guidata dal principio di migliorare la qualità della vita. domanda di senso e consentire di aver cura del reale.

umana, è dipendente dalla cornice concettuale e procedurale in cui si svolge il progetto d’indagine. Ho messo in atto questo presupposto esplicitando all’interno di questo elaborato la concettualizzazione di alfabetizzazione e di bambino adottata.

• Presupposti epistemologici: la realtà non va letta in termini matematici ed attraverso procedure sperimentali, ma è tanto complessa da richiedere approcci epistemici. La realtà sociale, umana, come può essere un contesto classe, non può essere letta in termini matematici: bisogna infatti tenere in considerazione la complessità delle relazioni che interconnettono in maniera univoca coloro che fanno parte di quel determinato contesto. Nella mia ricerca non ho utilizzato modalità quantitative di raccolta dati determinate a priori, ma mi sono lasciata guidare dalla complessità delle situazioni, scegliendo solo in seguito gli aspetti cui prestare attenzione attraverso una raccolta dettagliata di informazioni.

• Presupposti etici: mentre secondo il paradigma positivistico il ricercatore non ha nessuna responsabilità (in quanto il suo compito si limita allo scoprire qualcosa di pre – esistente), il paradigma ecologico vede il ricercatore come responsabile di tutto il processo della ricerca, che deve essere guidata al principio di migliorare la vita. La mia ricerca è volta al sostegno del naturale processo di alfabetizzazione, ha quindi la possibilità di incidere sugli apprendimenti e sullo sviluppo delle potenzialità dei bambini.

• Presupporti politici: è bene fare quella ricerca che consente di comprendere in profondità il reale e di averne cura. Il paradigma ecologico ritiene importante il grado di significatività sociale della ricerca, che deve rispondere ad una domanda di senso. Nel mio progetto di ricerca vengono considerate le potenzialità del bambino e l’alfabetizzazione è concepita come apprendimento di un linguaggio per comprendere e comunicare l’esperienza (Meneghello & Girelli, 2016a). La ricerca ha quindi il senso di contribuire a formare cittadini in grado di pensare autenticamente (Freire, 2018).

All’interno del paradigma ecologico ci sono diversi orientamenti epistemici, espressione di altrettante filosofie di ricerca. L’impianto epistemologico della mia tesi è riconducibile a due filosofie di ricerca: fenomenologica e partecipativa. Il progetto messo in atto ha cercato di portare all’evidenza

l’essenza del fenomeno osservato, l’alfabetizzazione emergente, attuando interventi formativi che avessero una rilevanza sociale e fossero arricchimento per i bambini. L’intero percorso di ricerca è stato guidato dal pensiero fenomenologico, poiché “la fenomenologia mette a disposizione principi euristici ispirati al rispetto per l’alterità dell’altro” (Mortari, 2009, p. 79). Il disegno di ricerca è stato messo in atto in un setting etico, seguendo questi principi euristici-metodologici:

• fare esperienza dell’esperienza dell’altro, attraverso l’empatia ed un ascolto partecipe;

• avvicinare l’altro senza stare in un mondo anticipato, praticando l’autoriflessione;

• costruire un discorso fedele all’alterità dell’altro, cogliendo l’essenza del fenomeno;

• tenere non finito il lavoro di teorizzazione, poiché il processo di avvicinamento alla comprensione vera dell’altro è infinito;

• sviluppare la disciplina della riflessione, come tecnica eticamente essenziale (Mortari, 2007).

Questi presupposti hanno guidato il mio agire costruendolo e modificandolo progressivamente sulla base dei bisogni e delle inclinazioni dei bambini, accompagnando il mio percorso con una costante riflessione, documentazione e valutazione in itinere, che mi ha permesso di rendere l’esperienza di ricerca arricchente per tutti i soggetti coinvolti.

6.2.2 L’epistemologia naturalistica

La cornice ecologica della mia ricerca ha condotto alla scelta di un’epistemologia di ricerca naturalistica. L’epistemologia indica “i criteri generali per impostare un processo d’indagine in modo da pervenire ad una conoscenza attendibile” (Mortari, 2007, p. 59).

Si definisce ricerca naturalistica quella che avviene in un setting naturale, ossia nei luoghi e nei modi secondo i quali il fenomeno ordinariamente accade (Lincoln & Guba, 1985, p.187). Localizzare la ricerca in un setting naturale trova la sua ragione nel fatto che qualsiasi fenomeno oggetto di studio acquisisce il

suo significato in relazione al contesto in cui si verifica (Mortari, 2007, p. 61). Al contrario delle ricerche di impianto positivistico quelle naturalistiche strutturano l’indagine a partire da ciò che emerge dal contesto stesso, la cui complessità è tale da non poter essere definita in anticipo. L’impianto è quindi strutturato secondo una logica evolutiva in base ai dati che emergono dal contesto. Un ricercatore naturalistico deve saper osservare, registrare, analizzare, riflettere, dialogare e ripensare l’esperienza di ricerca (ivi).

Questo procedimento si differenzia dagli altri per il suo costante e attento sguardo verso la singolarità del fenomeno e l’unicità dell’altro, essenziali per una comprensione adeguata dell’oggetto, soprattutto nell’ambito della ricerca educativa, dove le differenze sono fonte di scoperta e valorizzazione. La ricerca privilegia i metodi qualitativi, tesi ad interpretare nel profondo i significati incontrati. Come afferma Mortari (2007), dal momento che non ci sono dispositivi procedurali cui attenersi rigidamente e il disegno di ricerca segue una logica di situazionalità, ciò che diventa necessario è impegnarsi a rendere trasparenti tutti i ragionamenti nati dalla nostra osservazione.

Le osservazioni fatte all’interno della mia ricerca sono state sempre seguite da riflessioni, per rendere esplicite le teorie utilizzate e conferirgli un significato. Inoltre ho cercato di ‘tenere lo sguardo interamente aperto sul fenomeno’ (Mortari, 2007, p. 61), per coglierne le caratteristiche nella sua evoluzione e senza strutture precodificate. I nuclei tematici sono stati individuati solo al termine delle osservazioni, per fare in modo che il fenomeno si mostrasse nella sua essenza. Ho agito consapevole dei miei paradigmi e osservando senza comprimere in categorie predefinite l’oggetto della ricerca.

La metodologia Montessori, che lascia libertà di scelta ai bambini considerandoli fonte di risorse, ha facilitato questo compito, perché mi ha permesso di lasciar emerge la loro spontaneità e quindi di “avvicinare l’altro senza stare in un mondo anticipato” (Mortari, 2009, p. 80).