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3. L’ORIENTALISMO IN GIOVANNI BOCCACCIO PRESENTAZIONE E ANALISI DI QUATTRO NOVELLE SCELTE DAL DECAMERON

3.2 GIORNATA PRIMA, NOVELLA TERZA

La Prima Giornata del Decameron si apre sotto il reggimento di Pampinea e, come detto, il tema delle novelle è libero.

“Adunque, disse la Reina, se questo vi piace, per questa prima giornata voglio che libero sia a ciascuno di quella materia ragionare che più gli sarà a grado” come recita l’ultima parte dell’Introduzione .52

La Terza Novella è narrata da Filomena, la quale si dice ispirata dal precedente racconto di Neifile e narra di un “dubbioso caso” accaduto ad un Giudeo, che più avanti si scoprirà chiamarsi Melchisedec.

G. Boccaccio, Decameron, a cura di V. Branca, Mondadori, Milano. Da questa 52

Questa storia presenta una struttura a matrioska, in quanto all’interno della Terza Novella della Prima Giornata si innesta un altro racconto, strutturato quasi come una parabola biblica con simbologie efficaci, che consiste nel nocciolo della narrazione e la accompagna fino al termine. Tant’è che, nella parte finale, non ci sarà nessuna aggiunta o commento da parte della “regina della prima giornata”, le cui opinioni, e motivazioni, sono ben espresse all’inizio della novella.

Dopo la dichiarazione di ispirazione, Filomena fa un preambolo didascalico per introdurre le tematiche del proprio racconto, rivolgendosi espressamente alle compagne.

Il preambolo iniziale è sostanzialmente un’avvertenza: “la quale [novella] udita , forse più caute diverrete nelle risposte alle quistioni che fatte vi fossero”. Avvertenza che mostra già l’intenzione didascalica della novella, ben esplicata nella formula proverbiale successiva:

“Voi dovete, amorose compagne, sapere che, sì come la sciocchezza spesse volte trae altrui di felice stato e mette in grandissima miseria, così il senno di grandissimi pericoli trae il savio e ponlo in grande e in sicuro riposo.

E che vero sia che la sciocchezza di buono stato in miseria alcun conduca, per molti essempli si vede, li quali non fia al presente nostra cura di raccontare, avendo riguardo che tutto il dì mille essempli n’appaiano manifesti: ma che il senno di consolazion sia cagione, come premisi, per una novelletta mostrerò brievemente.”

Tali parole riassumono già l’intera vicenda che verrà narrata, esplicano chiaramente i principii analizzati e le tematiche attorno alle quali si strutturerà il racconto. Inoltre è da ricordare che Filomena è tra le più grandi del gruppo, quindi ben le si addicono queste parole d’insegnamento rivolte ad una platea di ragazzi e ragazze più giovani.

Dopodiché la novella inizia senza ulteriori indugi con la figura del Saladino, sovrano di Babilonia, di cui vengono lodate le onorificenze ricevute e gli onori derivanti dalle battaglie vinte contro altri re saraceni e soldati cristiani. I primi stereotipi emergono con l’entrata in scena dell’ebreo Melchisedec, del quale viene detto che lucrava sul denaro in prestito ad Alessandria, secondo il pregiudizio che vede nell’usura l’attività prediletta degli ebrei; oltretutto viene

pure aggiunto che Melchisedec era avaro di natura e difficilmente avrebbe prestato grandi somme al Saladino.

Grazie ad un pretesto, Melchisedec viene convocato dal Saladino il quale gli pone un quesito religioso per mettere alla prova la sua presunta saggezza. Gli chiede infatti quale delle tre religioni monoteiste, Ebraismo, Cristianesimo ed Islam, reputi “la verace”. Melchisedec, aguzzato l’ingegno, per non entrare in discussione con il Saladino, gli narra una storia con la quale dà sfoggio di tutto il suo ingegno e diplomazia.

La storia riportata da Melchisedec narra di un anello, tramandato di generazione in generazione e giunto finalmente in possesso di un anziano padre il quale non sapeva decidersi a quale dei tre figli, parimenti meritevoli di possederlo, lasciarlo in eredità. Così commissiona ad un artigiano due copie identiche del gioiello e segretamente distribuisce a ciascun figlio uno dei tre anelli, uno autentico e gli altri due fasulli, senza ovviamente rivelare chi avesse l’originale. Alla morte del padre, tutti e tre i fratelli si riunirono e ciascuno di loro reclamò per sé la preziosa eredità, senza però mai scoprire quale dei tre avesse ragione. Terminato il racconto Melchisedec paragona i tre fratelli alle tre “Leggi”, religioni, ciascuna delle quali reputa la propria fede veritiera, ma quale in realtà sia quella autentica voluta da Dio è una questione ancora irrisolta e irrisolvibile.

Infine il Saladino riconosce la saggezza di Melchisedec nel superare il tranello che gli aveva posto e decide di confidargli il motivo per il quale lo aveva fatto chiamare, ovvero il bisogno di denaro. Melchisedec si dimostra tanto generoso quanto saggio, concedendo al Saladino tutto il necessario e il sovrano di Babilonia in seguito provvede a saldare il proprio debito, pagando non solo quanto dovuto, ma rendendo omaggio al proprio benefattore con grandi onori, facendo nascere fra i due una rispettosa e sincera amicizia.

È utile, per interpretare il racconto, citare un passo di Raffaele Girardi tratto dal saggio: Raccontare l’Altro - L’Oriente islamico nella novella italiana da

Boccaccio a Bandello , il quale si esprime così a proposito di questa novella: 53

R. Girardi, Raccontare l’Altro - L’Oriente islamico nella novella italiana da Boccaccio 53

“Accade spesso nel Decameron, che una decisione, un confronto o una qualunque determinazione, in questo caso il preannunciato conflitto di parola sul primato di una fede, chieda a favore del lettore un più minuzioso scavo nel sottofondo riflessivo del personaggio, che qui ha fiutato l’insidia […] ” 54

La storia che narra Melchisedec ha un’evidente finalità didascalica, densa di saggezza popolare, essendo tanto semplice e comprensibile quanto efficace. Non stupisce che Boccaccio la faccia narrare da un giudeo, seguendo lo stereotipo che vede gli ebrei popolo pragmatico ma anche sentenzioso, e infatti si è già detto quanto questo racconto assomigli ad una parabola biblica.

Proprio la Bibbia lega, tramite il Vecchio Testamento, l’Ebraismo e il Cristianesimo; invece, l’Islam appare distaccato ideologicamente. Ai nostri giorni è evidente che siano le tre grandi religioni monoteiste della storia e che condividano geograficamente gli stessi luoghi di culto, (si pensi all’importanza di Gerusalemme per tutte e tre) ma dell’Islam sono marcate più le differenze che le idee comuni con le altre due confessioni religiose.

Nel 1300, e non solo, non era però così, l’Islam era visto come più vicino alle altre due, esempio di ciò è il trattamento riservato da Dante a Maometto nell’Inferno, di cui si è già detto nel capitolo precedente, giudicato non come un pagano o un infedele, bensì come un eretico scismatico. La punizione è indubbiamente grave, tuttavia egli non è considerato profeta di una “religione altra”, bensì falso interprete dell’unica religione possibile. È evidente come Boccaccio si muova ancora in questo solco argomentativo nell’accostare l’Islam a Cristianesimo ed Ebraismo.

Superficialmente si potrebbe affermare che sia il Saladino che Melchisedec siano niente più che emblemi in cui si concentrano gli stereotipi delle loro rispettive religioni e popoli. Boccaccio però lavora sulle istanze di cui, innegabilmente, sono portavoce, per strutturare un messaggio ben più forte ed originale dei pregiudizi espressi. Infatti il significato della parabola narrata dall’usuraio ebreo è che tutte e tre le grandi religioni monoteiste sono sostanzialmente uguali e fraterne fra gli uomini e che il Dio venerato è il medesimo, seppur secondo differenti usi e costumi. Di per sé questo è già un

Ivi, p. 22 54

messaggio moderno, nel senso di relativistico, laico e ispirato ad una visione illuministica.

Tuttavia c’è un altro punto da chiarire. Si è detto che nella dimensione umana i tre culti monoteisti sono tra di loro fratelli ed eguali, ma è sottinteso che non lo siano nella dimensione ontologica e divina. Boccaccio infatti opera questa sottile ma fondamentale divisione fra piano profano e piano sacro nel proprio racconto.

Restando nella metafora tracciata dall’autore del Decameron notiamo che il padre dei tre fratelli fa due copie del proprio anello:

“[…] e segretamente ad uno buono maestro ne fece fare due altri, li quali furono sì somiglianti al primero che esso medesimo che fatti gli avea fare, appena conosceva quasi fosse il vero.”

non tre, il che significa che uno dei tre fratelli, ovvero delle tre religioni, è il vero erede del padre, ovvero Dio.

Questo passaggio non è da sottovalutare, in quanto mette in evidenza il fatto che una delle tre religioni è necessariamente quella veritiera, ma al contempo non è conoscibile fra gli uomini, tra i quali deve valere una sostanziale fratellanza. Boccaccio quindi persegue in questa novella un’uguaglianza nella dimensione terrena e, oseremmo anacronisticamente dire, della laicità, senza negare che nell’inconoscibile dimensione del divino ci sia una divisione fra vero e falso. Ciò ha anche la conseguenza di mettere in scena l’atto di fede proprio della religione, ognuna delle quali si sente di essere la favorita sulle altre, come ciascuno dei tre fratelli si sente degno più dell’altro dell’eredità paterna.

Se utilizzassimo come filtro interpretativo le tesi esposte in Orientalismo da Said, saremmo pertanto portati a fermarci all’apparenza dei fatti, ovvero il Saladino che tenta di mettere in atto un tranello dialettico all’ebreo, che dal canto suo è un usuraio, non propriamente una professione degna d’onore. Tuttavia la profondità letteraria ed artistica del Decameron non si ferma a queste, seppur presenti, premesse pregiudiziali.

Boccaccio va oltre i pregiudizi iniziali e li supera innegabilmente, in quanto ci fa apprezzare il comportamento del Saladino, che riconosce la saggezza di Melchisedec, e dell’ebreo che si dimostra generoso e ben disposto verso il

sovrano di Babilonia. Questo per dire che il Saladino non è solo colui che tenta di ingannare; Melchisedec non è solo il classico ebreo usuraio, diffidente nel prestare i propri denari. Non si tratta di personaggi monolitici nelle loro posizioni, bensì sfumati con maestria nelle loro molteplici sfaccettature.

I due protagonisti della novella hanno un proprio codice attitudinale, e caratteriale, che si evolve rispetto alle condizioni di partenza e si disvela nel corso della novella, la quale, nonostante la brevità, mette in luce un cambiamento di prospettive nel finale, date le premesse iniziali. Infatti, se inizialmente vi è reciproca diffidenza fra il Saladino e Melchisedec, nel finale i due diverranno manifestamente amici, avendo superato, attraverso il loro confronto, le barriere culturali e sociali che li separano, rendendo contemporaneamente anche il lettore, da diffidente, partecipe di queste mutate condizioni.

Ci si potrebbe chiedere poi, stante il Saladino in veste di mussulmano e Melchisedec in veste di ebreo, come mai non sia presente la figura del cristiano. Da un punto di vista letterario la costruzione della novella è sicuramente simmetrica e perfetta così, ovvero con la presenza dei due protagonisti che sono sufficienti allo svolgimento della narrazione, per cui l’aggiunta di un terzo personaggio sarebbe stata poco funzionale se non superflua. È anche vero probabilmente che la presenza di un cristiano, confessione religiosa della maggior parte se non della totalità dei lettori del

Decameron, avrebbe fatto necessariamente pendere la bilancia del giudizio,

sebbene in molte novelle siano presi di mira sacerdoti, suore e figure clericali in generale.

Personalmente però ritengo anche che sia un modo per coinvolgere il lettore, cristiano, in modo che durante la lettura senta se stesso come rappresentante del proprio credo e si confronti direttamente con le argomentazioni degli esponenti delle altre due.

In conclusione possiamo ribadire quanto detto: è vero che i pregiudizi sono presenti, ma è anche vero che non sono utilizzati in chiave ideologica o addirittura politica, come affermerebbe Said; sono invece mattoni necessari per la costruzione di personaggi con mutevoli sfumature caratteriali, ovvero non cristallizzati nel proprio ruolo, sociale, politico o religioso, ma capaci di evolversi

e addirittura partecipi nel ribaltare i pregiudizi iniziali, il tutto in una novella tra le più brevi dell’opera.