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L’ORIENTE IN TASSO, UNA VISIONE GENERALE

4. L’ORIENTALISMO IN TORQUATO TASSO PRESENTAZIONE E ANALISI DI QUATTRO CANTI SCELTI DALLA GERUSALEMME LIBERATA

4.1 L’ORIENTE IN TASSO, UNA VISIONE GENERALE

La vicenda narrata nella Liberata racconta l'ultimo anno di permanenza dei crociati in Terrasanta e l'assedio finale alla città di Gerusalemme, che si conclude con la conquista del Sepolcro ad opera di Goffredo di Buglione, capitano designato delle forze cristiane.

La Liberata è definita, da Sergio Zatti, “fondamentale prototipo di epopea neovirgiliana in età moderna” , questo perché, almeno apparentemente e ciò 68

sarà oggetto di indagine in questo lavoro Torquato Tasso privilegia, dal punto di

S. Zatti, La rappresentazione dell'Altro nei testi del Cinquecento, Maria Pacini

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vista letterario la propria cultura di appartenenza contrapponendola allo stesso tempo ad un’altra, in questo caso quella pagano-orientale.

Lo scontro fra Oriente e Occidente, nell’opera, apparirebbe ad un primo sguardo diviso in categorie contrapposte. Un’antitesi fra mondo cristiano e mondo islamico, dove quest’ultima categoria religiosa viene ridotta ad idolatria e l’intera cultura musulmana è caos e regressione verso l’informe, inferiore alla civiltà, alla cultura e alla religione dell’Europa cristiana.

L’alterità pagana e orientale si nutre costantemente del multiforme come elemento di ambigua attrazione, e il proprio culto, giudicato come eresia, va a contrapporsi alla ragionevole fede cristiana.

Da un lato quindi, l’orientale con i suoi riti misterici, ed esoterici, che risalgono alla tradizione antica, dall’altro la razionalità cristiana, rappresentante dell’ordine e del progresso, della verità non solo religiosa, ma anche etica.

I popoli pagani sono descritti come innumerevoli e le nazioni abitate come vaste e dispersive. A tutta questa disseminazione di popoli e idee si oppone invece un’unità di intenti cristiana.

Secondo Zatti questa unità di intenti è marcatamente ideologica, in quanto 69

enfatizza, nell’eccesso di barbarie, quella eterogeneità che caratterizza tutto ciò che non è unito ed omologato dalla fede cristiana. Chi è fuori da questo “ordine del mondo” è un essere mostruoso e abbrutito, che vive in una dimensione non solo “altra”, ma anche terribile e senza regole.

Questa immagine corrisponde sicuramente ad una visione eurocentrica, tuttavia come vedremo e come abbiamo già precedentemente annunciato, in Tasso vi sono forti critiche a questo impianto di valori occidentali.

Infatti l’autore si fa sì carico delle istanze belliche della Crociata, tuttavia, pur ispirandosi alla logica dell’espansionismo cinquecentesco, presenta anche una parziale critica di tipo anti-imperialista, come quella che vedremo più avanti nel canto IV, con le argomentazioni di Satana.

Inoltre, spesso il rapporto con l’altro, pur partendo da presupposti ideologici e di scontro, si risolve in una seduzione e fascinazione esotica ed erotica, ma questo verrà analizzato nel dettaglio più avanti.

Dalla parte di Satana - Sull’Imperialismo in Tasso; p. 158 69

Lo sguardo di Tasso verso l’altro non si esaurisce unicamente nei confronti dell’Oriente, ma considera “pagani” anche i popoli del Nuovo Mondo, con una profonda differenza di fondo. Se l’Oriente islamico è considerato infedele, da sconfiggere e risanare attraverso la Crociata, l’Occidente d’oltreoceano è considerato barbaro nel senso di primigenio, una tabula rasa fatta da uomini ancora allo stadio animale, da educare alla vera fede e ai quali portare la civiltà. L’Europa cristiana si pone quindi simmetricamente come termine mediano fra questi due mondi verso i quali deve perseguire la medesima missione, seppur attraverso processi differenti.

Dopo questo accenno alla visione tassiana del Nuovo Mondo, riportata nel citato saggio di Zatti, torniamo a focalizzarci sull’Oriente islamico e sul suo rapporto con l’Occidente cristiano. Dobbiamo infatti considerare anche un’altra differenza: la critica all’imperialismo cristiano nella Liberata occupa poche ottave in cui si cede la parola a Satana, nemico per antonomasia della cristianità, mentre le parole di Tasso sul Nuovo Mondo sono un vero e proprio

excursus, una digressione profetica.

Tasso, non disponendo di precise informazioni storiche, si basa su canoni quasi esclusivamente ideologici, e dunque utilizzando spesso stereotipi orientalisti. Così, ad esempio, il re Aladino è emblema del tipico tiranno orientale che agisce sempre in preda alla paura e ai sospetti, costantemente incline ad azioni criminose ed ingiustificate, che non fanno altro che aumentare le cause dei suoi timori.

Il potere orientale ha una duplice caratteristica: oltre all’usurpazione religiosa di Gerusalemme, intollerabile per Tasso, dominata dai pagani, vi è anche la natura illegittima del potere tirannico che il re di Gerusalemme e gli altri capi orientali incarnano.

Aladino è il despota crudele e feroce, il Califfo egiziano è invece il rappresentante del lusso e della fastosità orientale; a loro si contrappone Goffredo di Buglione, emblema ideale di valore, onore e sobrietà di costumi. Altro tratto tipico della tirannia pagana e orientale è l’idolatria verso il despota da parte dei sudditi. Zatti, seguendo Aristotele , afferma che: “Tasso in questo 70

caso si avvale dell’antica nozione del dispotismo asiatico, ovvero quella forma Aristotele, Politica, Milano, Laterza, 2007; libro III, 14

del potere a cui, secondo Aristotele, inclinano, a differenza degli Europei, gli asiatici naturalmente portati alla servitù” . 71

L’aristocrazia e l’élite di potere europee sono considerate ontologicamente superiori alle forme di governo orientali, perché basate sugli ideali cavallereschi e sulla nobiltà, sia di lignaggio che di animo. Al contrario, il potere orientale è dipinto come un dispotismo usurpatore e caotico, animato da superstizione e malvagità.

L’unità del mondo cristiano è presentata come un valore, tuttavia ben sappiamo quanto questo fosse in realtà lacerato al proprio interno, anche nell’organizzazione per la conquista della Terrasanta. Malgrado la volontà dell’autore infatti le fonti dei cronisti cristiani della prima Crociata, Guglielmo di Tiro su tutti, sono concordi nell’affermare che le forze crociate fossero disunite al loro interno.

Dinanzi al nemico comune però il Cristianesimo tassiano è compattato, nel mito della Crociata e sotto l’egida di Goffredo di Buglione, capace di annullare le differenze nazionali all’interno del proprio esercito. Cristianesimo che quindi si oppone all’universo, barbaro e pagano, del mondo orientale, frammentario e frammentato in molteplici popoli e interessi personali dei loro capi.

Quando Said afferma che il mondo occidentale proietta sull’Oriente le proprie angosce e paure, l’esempio suddetto calza sicuramente a pennello. Infatti la divisione del mondo cristiano è per Tasso un ostacolo e un difetto, così tale divisione viene proiettata sull’altro, come caratteristica propria del mondo pagano.

La Crociata, oltre alla propria rilevanza storica, assume un valore emotivo e ideale che ne porta la narrazione su di un piano epico. Il mito della Crociata è il sogno utopistico dell’unificazione della Cristianità che sconfigge, prima ancora che le schiere dei nemici, le proprie differenze interne. D’altro canto ai nemici sono attribuite le peculiarità della frammentarietà e della divisione, caratteristiche che, appunto, nell’epos della Crociata sarebbero state superate dai nobili guerrieri cristiani in nome della fede comune.

Anche in questo caso vediamo la dicotomia di unità contro frammentarietà che si traduce in ordine contro caos. Più avanti in questo lavoro vedremo, citando

Dalla parte di Satana - Sull’Imperialismo in Tasso; pp. 160-161

L’uniforme cristiano e il multiforme pagano - Saggio sulla “Gerusalemme Liberata” di Zatti, come queste due categorie possano racchiudere anche altri 72 significati.