5. L’ORIENTALISMO NEL XX SECOLO SALMAN RUSHDIE, FRA VITA E OPERE
5.1 SALMAN RUSHDIE
Ahmed Salman Rushdie è nato a Bombay il 19 giugno 1947 da una famiglia benestante dardica di fede islamica. 91
Scorrendo la sua cronologia notiamo certamente la sua prolificità letteraria, ma prima ancora il suo cosmopolitismo che fa di lui l’intellettuale go between cui abbiamo già accennato. Pur essendo nato in India infatti si è spostato molto giovane in Inghilterra, dove ha completato gli studi in Storia all’Università di
I Dardi sono un popolo indoeuropeo che abita nella valle del Ladakh e nella regione 91
di Gilgit-Baltistan, più in generale una fascia estesa dall'Afghanistan orientale all'India settentrionale. Comunità isolate di Dardi vivono anche in Cina.
Cambridge, prendendo la cittadinanza britannica nel 1964. Qui iniziò anche ad interessarsi in special modo alla storia dell’Islam, avvicinandosi alla materia con animo critico e interesse storiografico. Poco più che ventenne il giovane Salman è già sospeso fra due culture ed identità: quella islamica e indiana della sua famiglia di origine e quella occidentale-anglosassone dell’Inghilterra in cui studia.
Nello stesso anno la sua famiglia si sposterà in Pakistan, a Karachi, dove lo stesso Rushdie inizierà a lavorare per la televisione locale, anche se, deluso, deciderà molto presto di tornare a Londra. Viaggerà poi molto nel corso della vita, attraversando tutta l’India, nel 1974, per riscoprire le proprie origini, in Australia dieci anni dopo e, infine, pure in Nicaragua nel 1986, invitato dalla Sandinista Association of Cultural Workers . 92
Si è detto della sua prolificità letteraria e non potrebbe essere altrimenti visto che il suo primo testo scritto in assoluto risale all’età di dodici anni, un racconto dal titolo Over the Rainbow, ispirato al film Il Mago di Oz che il giovane Salman aveva visto in un cinema di Bombay. Questo testo, scritto a macchina dalla segretaria del padre su carta velina sotto dettatura, è andato perduto. Tale episodio è tuttavia di notevole importanza, in quanto vi si scorge l’interesse cinematografico di Rushdie, elemento presente anche e soprattutto nel romanzo che analizzeremo. Senza dimenticarci che lo stesso autore è stato protagonista sia del piccolo schermo, da giovane per la televisione pachistana, sia del cinema, grazie al film documentario The Painter and the Pest, uscito nel 1985.
Dopo il breve romanzo fantascientifico d’esordio Grimus, scritto nel 1975 ma tradotto in italiano solo nel 2004, Rushdie si fece conoscere al grande pubblico con Midnight's children nel 1981, tradotto in italiano tre anni dopo e vincitore dell’ambito premio letterario Booker of Bookers nel 1993. Il titolo dell’opera si 93 riferisce ai bambini nati nella notte dell'indipendenza indiana. Tra questi bambini si pone egli stesso, scherzando su tale coincidenza, anche se bisogna ricordare che ciò è un artificio letterario, in quanto Rushdie nacque il 19 giugno, mentre l’indipendenza avvenne il 15 agosto.
Istituzione culturale locale creata dalla vice presidente Rosario Murillo Zambrana. 92
Premio speciale del Best Booker Prize, assegnato in occasione del 25° anno del 93
L’opera è un romanzo picaresco e d'iniziazione, ispirato sia ai grandi modelli di affabulazione letteraria indiana, sia a quelli metaletterari inglesi. Anche in questa opera l’elemento autobiografico è manifesto e determinante; infatti, come leggiamo nell’incipit dell’opera:
“Io sono nato nella città di Bombay... tanto tempo fa. No, non va bene, impossibile sfuggire alla data: sono nato nella casa di cura del dottor Narlikar il 15 agosto 1947. E l'ora? Anche l'ora è importante. Be', diciamo di notte. No, bisogna essere più precisi… Allo scoccare della mezzanotte, in effetti. Quando io arrivai le lancette dell'orologio congiunsero i palmi in un saluto rispettoso. Oh, diciamolo chiaro, diciamolo chiaro; nell'istante preciso in cui l'India pervenne all'indipendenza, io fui scaraventato nel mondo.
Ci fu chi boccheggiò. E, fuori dalla finestra, folle e fuochi d'artificio. Pochi secondi dopo, mio padre si ruppe un alluce; ma questo incidente era una bazzecola se paragonato a quel che era accaduto a me in quel tenebroso momento: grazie infatti alle tirannie occulte di quelle lancette dolcemente ossequianti, io ero stato misteriosamente ammanettato alla storia, e il mio destino indissolubilmente legato a quello del mio paese. Nei tre decenni successivi non avrei avuto scampo.” 94
Citare le istanze autobiografiche presenti nelle opere di Rushdie è importante nel nostro lavoro, in quanto seppur in modo meno esplicito, sono presenti anche ne I Versi Satanici.
Seguirono Shame (1983; trad. it. 1985), storia di repressioni e violenze in un Pakistan dilaniato da feroci rivalità politiche, e The jaguar smile: a Nicaraguan
journey pubblicato nel 1987, e tradotto in italiano nel 1989, a seguito di un
viaggio proprio in Nicaragua.
In seguito pubblicò The Satanic Verses, opera su cui ci concentreremo quasi totalmente in questo lavoro. L’opera, sostanzialmente, è una satirica rivisitazione dell’islamismo, ma Rushdie si trovò al centro dell'attenzione mondiale a causa della già citata condanna a morte per blasfemia (la fatwa fu successivamente sospesa nel 1998). Tale episodio, su cui è importante soffermarci, richiederà un paragrafo ad hoc, in cui analizzeremo il rapporto fra l’autore e la religione musulmana. Per fare ciò verrà fornita prima una panoramica generale sull’opera; ci concentreremo poi sui due capitoli più
S. Rushdie, I figli della Mezzanotte, Mondadori, Milano, 2003; Incipit 94
importanti del nostro lavoro: quelli che parlano della vicenda leggendaria da cui prende il nome il libro.
Dopo la pubblicazione di Harun and the sea of stories (1990; trad. it. 1991), uscito negli anni di una tormentosa clandestinità, Rushdie ha dato ulteriore prova del suo virtuosismo affabulatorio nel 1995 con la pubblicazione di The
Moor's last sigh, tradotto in italiano il medesimo anno, vasta epopea dell'India
moderna, dominata da grandi personaggi, soprattutto femminili. Questa opera è strettamente legata a I Versi Satanici, in un rapporto che vedremo nel corso della nostra analisi.
Nel 1999 ha pubblicato il romanzo The ground beneath her feet, rivisitando in chiave moderna il mito di Orfeo ed Euridice. Hanno fatto seguito poi varie opere, elencate per completezza bibliografica: Fury (2001; trad. it. 2003), Step
across this line: collected nonfiction 1992-2002 (2003), Shalimar the clown
(2005; trad. it. 2006), The enchantress of Florence (2008; trad. it. 2009), Luka
and the fire of life (2010; trad. it. 2010), Josef Anton (2012; trad. it. 2012), Two years eight months and twenty-eight nights (2015; trad. it. 2015) e The Golden House (2017; trad. it. 2017).
Rushdie ha ricevuto molti premi per le sue opere, tra cui l'European Union's
Aristeion Prize for Literature e nel 1989 il Germany's Author of the Year 95
Award . Rushdie è anche membro della Royal Society of Literature , 96 97
Commandeur des Arts et des Lettres dal 1999 e presidente del PEN American 98
Center dal 2004 al 2006; nonché Honorary Professor in Humanities presso il 99
MIT.
I suoi libri sono stati tradotti in trenta lingue. È curioso però notare come non esista una traduzione dei suoi scritti né in indiano, sua terra d’origine, né Istituito nel 1990, premia l’autore che ha fornito il più significativo contributo alla 95
letteratura europea contemporanea.
Istituito nel 2005, è uno dei premi letterari assegnati durante la Fiera del Libro di 96
Francoforte.
La Royal Society of Literature è ritenuta l'accademia nazionale britannica della 97
letteratura. Fondata in 1820, è una delle accademie più antiche attualmente esistenti. È situata presso la Somerset House a Londra.
Ordine onorifico francese, istituito nel 1957 e gestito dal ministero della cultura. 98
Fondato nel 1922 con sede a New York City, il PEN American Center è 99
un’organizzazione che si propone di difendere la libertà di espressione nella letteratura, grazie anche ad una struttura comunitaria sostenuta da diversi artisti e intellettuali.
tantomeno in arabo o urdu, o altre lingue parlate tra i popoli musulmani; ciò è sicuramente dettato dalla censura e dalla condanna che le sue opere hanno subito in molti Paesi a maggioranza islamica e non solo, eppure proprio in questi luoghi occorrerebbe divulgare le sue opere per accorgersi del loro grande valore artistico, non propagandistico.
Recentemente, nel 2015 ha aperto la Fiera del Libro di Francoforte, provocando il boicottaggio da parte dell’Iran. Questo fatto ha riportato alla ribalta dell’opinione pubblica e dei media la vicenda della condanna a morte dell’autore, ribadita l’anno successivo dallo stesso Iran con la conseguente critica da parte della comunità internazionale.
A ribadire però il valore letterario di Rushdie è l’opinione di molti critici, intellettuali e scrittori, tra cui il vincitore del Nobel 2017 Kazuo Ishiguro. Lo scrittore anglo-giapponese ritiene che Rushdie sia da anni in lizza per il Nobel alla Letteratura, sia per il modo di scrivere così ricco e coinvolgente, sia per l’importanza delle tematiche affrontate nei suoi lavori, sempre con acume e intelligenza. Tanto che Abdulrazak Gurnah lo ha definito uno dei maggiori 100
scrittori contemporanei proprio in virtù della trattazione di tematiche attuali 101
come migrazioni, postcolonialismo e autoritarismi religiosi.
Date queste premesse, si può ben comprendere come mai sia stato scelto, per questo lavoro, Salman Rushdie e in particolar modo I Versi Satanici. Aldilà dell’innegabile valore letterario infatti, sia l’autore che l’opera sono portatori di idee che hanno creato non solo clamore mediatico, ma hanno fornito spunto a riflessioni profonde sul rapporto tra la cultura occidentale e quella orientale. Nondimeno bisogna poi considerare che, a mio parere, agisce in Rushdie un particolare meccanismo che lo porta a criticare l’Oriente tramite l’Occidente e viceversa.
A differenza degli altri tre autori di questo lavoro, che utilizzano gli stereotipi orientali per criticare la propria cultura di appartenenza, Rushdie, probabilmente sentendosi figlio di entrambe le culture, è portato a contestare parimenti sia Occidente che Oriente e a ridefinire quest’ultimo, inserendo la cultura Abdulrazak Gurnah è scrittore di romanzi e professore di Letteratura Inglese e 100
Postcoloniale presso l’Università del Kent.
A. Gurnah, The Cambridge Companion to Salman Rushdie, Cambridge University 101
musulmana in un più ampio quadro geografico che comprenda anche la società indiana e la sua particolare visione dell’Islam.
L’espediente letterario dei viaggiatori, nel caso di Rushdie immigrati, che dall’Oriente si recano in Europa ha un precedente illustre a I Versi Satanici, ovvero Lettere Persiane di Montesquieu. 102
Pubblicato in forma anonima ad Amsterdam nel 1721, Lettere Persiane è un romanzo in forma epistolare che narra la corrispondenza di Usbeck e Rica, appunto due persiani in viaggio in Europa che scrivono ai propri amici in Oriente, che criticano la società francese contemporanea a loro, con sferzante ironia e acume satirico.
In particolare Montesquieu traccia un quadro disincantato sulla vita durante il periodo dell’assolutismo francese, della crisi finanziaria conseguente alla politica economica attuata da Luigi XIV, della crisi dei parlamenti e della società civile nel suo complesso. La critica dei costumi si estende anche alla sfera religiosa in cui si vedono segni di instabilità e decadenza che alimentano dispute e divisioni più che la fede.
L’autore francese utilizza i due persiani Usbeck e Rica per porre la società francese, ed europea, del suo tempo sotto il filtro visivo orientale, mostrando , in modo relativistico, come le strutture sociali occidentali possano apparire a tratti bizzarre, a tratti paradossali e ingiuste agli occhi di chi non vi è completamente immerso.
Infine, tornando a Salman Rushdie, bisogna anche ribadire che egli può essere sì considerato un caposaldo della letteratura postcoloniale indiana, pur rimanendo però nell’alveo della letteratura anglosassone. Egli non scrive in indiano, bensì in inglese, completa i suoi studi a Cambridge e assume la nazionalità britannica, quindi si discosta, culturalmente, dal proprio Paese di origine.
Più che contestare a Rushdie questa apparente ambiguità biografico-letteraria, dobbiamo prenderla come espressione del go between che caratterizza e rende speciale questo autore. Nascere biologicamente in Oriente e formarsi culturalmente nel Regno Unito ha infatti arricchito la personalità dell’autore,
C. De Montesquieu, Lettere Persiane, a cura di L. Binni, Garzanti, Milano, 2012 102
avvicinandolo ad Edward Said con il quale può condividere la definizione di “autore ibrido”.