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6. L’ORIENTALISMO NEL XXI SECOLO, IL CASO DI SOUMISSION DI MICHEL HOUELLEBEQ

6.5 HOUELLEBECQ E L’ISLAM

Si è largamente argomentato riguardo la presenza di stereotipi orientalisti in

Sottomissione, tuttavia dal momento che Houellebecq è un autore a noi

contemporaneo è anche interessante, per capire meglio le idee esposte nell’opera scelta, provare a comprendere quali siano le sue posizioni nei confronti dell’Islam e dell’Oriente in generale.

È sicuramente un vantaggio poter attingere a fonti così dirette come interviste o articoli dell’autore stesso, d’altro canto bisogna anche utilizzare questi documenti con cautela perché, pur trattandosi di fonti dirette, si corre il rischio di interpolarne il significato e strumentalizzarne il senso. Date queste premesse, vediamo da vicino il legame fra l’autore francese e la religione musulmana. È inevitabile partire dalle accuse di islamofobia rivoltegli nel 2001 da varie associazioni islamiche francesi e dalla “Lega francese dei diritti umani”, come già accennato precedentemente. Intervistato dalla rivista francese Lire, riguardo la propria posizione verso l’Islam, egli affermò:

“La religion la plus con, c'est quand même l'islam. Quand on lit le Coran, on est effondré, effondré”. 164

Ciò gli costò un processo nel quale egli ribadì la propria libertà di esprimersi e criticare le dottrine religiose, argomentazione valida che lo portò alla completa assoluzione.

L’accusa, stavolta mediatica, di islamofobia è emersa anche a seguito della pubblicazione di Sottomissione; incalzato sull’argomento, stavolta la sua risposta è stata meno lapidaria e più moderata:

“Il romanzo poggia su un'ipotesi che però non mi sembra si stia concretizzando, vale a dire l'idea che nel mondo islamico possa imporsi un Islam pacifico.

Purtroppo sta accadendo il contrario. Il mio era forse un auspicio, benché non creda molto alla vittoria di un Islam tollerante e figlio dei lumi.

Anche perché una religione vicina ai valori dell'illuminismo sarebbe di fatto destinata a scomparire, dato che la razionalità ne distruggerebbe inevitabilmente la dimensione irrazionale. Senza magia non c'è religione, e il razionalismo illuminista elimina ogni forma di magia. Insomma, mi sembra veramente difficile l'avvento di un Islam moderato figlio dei Lumi.

Forse c'è più spazio per un Islam mistico e non violento come il sufismo o l'islam pietista, ma queste tradizioni non piacciono affatto ai fondamentalisti” 165

In questa intervista a cura di Fabio Gambaro, apparsa su Repubblica nel 2016, quindi appena un anno dopo la pubblicazione del romanzo, Houellebecq torna sul rapporto che può avere l’Islam negli spazi politici e civili dell’Occidente. Parte da una considerazione generale, affermando che un religione razionale e figlia di una laicità illuministica sarebbe impossibile, poiché andrebbe perso l’elemento mistico e magico, fondamentale per una fede. In seguito si sofferma sulla religione musulmana, affermando la necessità di un Islam più moderato, che si possa integrare alla società europea e individuandolo in correnti Articolo a cura di M. Aissaoui del 30/12/2014 presso la pagina online de Le Figaro, 164

r e p e r i b i l e a l s e g u e n t e i n d i r i z z o : h t t p : / / w w w . l e f i g a r o . f r / l i v r e s / 2014/12/30/03005-20141230ARTFIG00159-houellebecq-et-plateforme-la-religion-la- plus-con-c-est-quand-meme-l-islam.php

Intervista a cura di F. Gambaro del 10/07/2016 presso la pagina online di 165

Repubblica, reperibile al seguente indirizzo: http://www.repubblica.it/cultura/

islamiche minoritarie come il sufismo o l’Islam pietista, che però non fanno presa sui fondamentalisti.

Questa posizione è tutt’altro che di chiusura verso la religione musulmana e molto distante dalle parole severe del 2001.

Houellebecq si dimostra senza dubbio un esperto conoscitore delle diverse tradizioni islamiche e della religione musulmana in generale, infatti ha più volte affermato di aver letto approfonditamente il Corano. Questo sicuramente non è un elemento da poco, la sua idea al riguardo si fonda su un’accurata informazione.

Un anno dopo, in un’intervista al giornale tedesco Spiegel, tradotta in italiano sul Foglio, afferma:

“Fondamentalmente, l’integrazione dei musulmani potrebbe funzionare solo se il cattolicesimo diventasse religione di stato. […] Occupare il secondo posto, come rispettata minoranza, in uno stato cattolico, i musulmani lo accetterebbero molto più facilmente rispetto alla situazione attuale. Il Profeta Maometto ha lasciato istruzioni sui cristiani, gli ebrei, ma nessuna sugli atei, non poteva immaginare l’esistenza di un ateo.” 166

Il problema non risiede tanto nella natura della religione islamica, quanto piuttosto nei rapporti con l’ateismo, anche se sarebbe più appropriato parlare di laicità, dell’Occidente. Secondo Houellebecq i musulmani sarebbero più disposti a vivere in uno stato esplicitamente cristiano, piuttosto che in un contesto laico e tendente all’ateismo. Questo punto si collega efficacemente alla carenza di valori, religiosi o morali, nell’uomo occidentale del nostro tempo, mancanza già espressa nel romanzo Sottomissione. L’articolo prosegue con Houellebecq che si dichiara interessato da un eventuale ritorno del cattolicesimo in Francia:

Intervista di D. Pujadas del 26/11/2017 presso la pagina online di Valeurs Actuelles, 166

reperibile al seguente indirizzo: https://www.valeursactuelles.com/politique/en- couverture-cinq-nuances-de-houellebecq-90870. Si riporta qui la traduzione in italiano del 27/11/2017 de Il Foglio, reperibile al seguente indirizzo: https://www.ilfoglio.it/il- foglio-internazionale/2017/11/27/news/solo-il-cattolicesimo-puo-salvare-la-francia-l- islam-non-sa-cosa-sia-un-ateo-165578/

“C’è un notevole ritorno del cattolicesimo in Francia ed è meno reazionario di quanto si pensi spesso. E’ sostenuto, ad esempio, dai cosiddetti carismatici, che trasformano i loro servizi in avvenimenti, in emozioni, proprio come fanno i pentecostali o gli evangelici. Le dimostrazioni contro il matrimonio per tutti e i diritti di adozione per le coppie dello stesso sesso hanno sorpreso la politica con la loro mobilitazione di massa. Nessuno avrebbe pensato che fosse possibile.

I cattolici in Francia sono diventati consapevoli della propria forza. E’ come una corrente sotterranea che improvvisamente viene alla luce. Per me, è uno dei momenti più interessanti della storia recente […].

Tendo sempre a spiegare materialmente le cose: il fatto è che i cattolici devoti stanno mettendo più bambini al mondo. E trasmettono i loro valori ai bambini. Il loro numero aumenterà.” 167

Andando oltre l’apparenza di un discorso sul confronto fra Islam, ateismo e ritorno del Cattolicesimo, si può intravedere tra le righe lo stesso fenomeno già molte volte emerso nel nostro lavoro, ovvero la necessità di parlare dell’ “Altro” per definire se stessi. Houellebecq nel momento in cui manifesta interesse per queste nuove forme di Cattolicesimo, auspica quanto attribuito prima all’Islam, ovvero la necessità di una forte anima cattolica nello Stato per far sì che anche i musulmani non si trovino disorientati nell’integrazione con l’Europa che appare ormai atea.

Houellebecq, beninteso, non è un credente, egli non sente necessario il Cattolicesimo come fede religiosa, bensì riconosce che i principii sui quali si struttura il sistema di valori occidentali prende corpo dal Cristianesimo. Continua poi affermando: “Credo nella cultura europea, non credo nell’unione politica europea” . 168

Ciò che emerge è quindi la necessità di un processo culturale che metta nuovamente al centro della vita europea valori laici ma co una radice cristiana; da ciò ne trarrebbero beneficio, secondo Houellebecq, sia l’Islam che l’uomo occidentale.

Ibidem 167

Ibidem 168

Il primo riuscirebbe meglio ad integrarsi, il secondo si libererebbe dalla spada di Damocle del nichilismo e della perdita di identità collettiva, degradazioni sempre presenti nei romanzi dello scrittore francese.

Pertanto in questo caso notiamo come l’Islam sia uno strumento utilizzato per criticare la propria cultura di appartenenza, non tanto per attaccare gratuitamente la fede musulmana. Come abbiamo già visto in Sottomissione infatti, il vero bersaglio del romanzo non è l’Oriente islamico, quanto piuttosto il prototipo di uomo occidentale.

L’idea di Houellebecq tuttavia è ancora più complessa riguardo all’Unione Europea:

“[…] in Europa non solo mancano una cultura e un'economia comuni, ma non c'è neppure un'identità condivisa. L'Europa nasce da troppe tradizioni diverse e non ha una lingua che la unifichi, è impossibile che possa funzionare democraticamente. Già la Francia mi sembra troppo grande, figuriamoci l'Europa. Più un territorio è vasto e meno vive democraticamente. Le piccole strutture, soprattutto se hanno un'identità forte come la Francia, possono essere più democratiche dei grandi insiemi sovranazionali.” 169

Possiamo notare che egli apprezzi sì la cultura europea, come poco fa affermato, tuttavia l’idea di unione politica ed economica la valuta come inconsistente per diverse ragioni. Il problema però è, ancora una volta, quello identitario, che lo scrittore ritrova essere presente in Francia, ma non applicabile a grandi contesti.

Se ne può dedurre che Houellebecq sia più impegnato a criticare e ragionare riguardo la collocazione indentitaria dell’uomo francese, ed occidentale in genere, piuttosto che a criticare l’Islam in quanto tale. Ciò lo ribadisce in un’intervista al Guardian , in cui lo scrittore, incalzato dalla domanda della 170 giornalista, afferma di essere islamofobo, con una connotazione personale.

Cfr. nota 159 169

Intervista a cura di Angelique Chrisafis, pubblicata sulla pagina online del Guardian 170

il 6/09/2015, presso il seguente indirizzo: https://www.theguardian.com/books/2015/ sep/06/michel-houellebecq-submission-am-i-islamophobic-probably-yes

Houellebecq specifica che il suffisso “fobia” rimanda più alla paura che all’odio (“but the word phobia means fear rather than hatred ”). 171

Egli infatti non prova odio verso la religione musulmana, quanto piuttosto paura per il destino dell’Occidente, che non riesce a reagire alla propria paralisi culturale che disgrega e degrada ogni aspetto della vita dell’uomo occidentale. Lo scrittore teme che un Occidente vuoto dal punto di vista indentitario sia il terreno fertile per la proliferazione della cultura musulmana la quale, pur partendo da una minoranza può prendere vigore anche tramite azioni violente come il terrorismo (“Yes, but maybe very few people can have a strong effect. It’s often the most resolute minorities that make history. ”). Nondimeno infatti 172

per Houellebecq un altro problema dell’Occidente è quello demografico, in cui ad una bassa natalità autoctona si contrappone un’elevata natalità, di prima o seconda generazione, tra la popolazione immigrata.

In sostanza chiunque accusi Houellebecq di odio nei confronti dell’Islam commette un grave errore. La religione musulmana è solo lo specchio nel quale riflettere le critiche dell’autore confronti della società occidentale odierna. Non critica l’attivismo culturale e religioso musulmano, bensì il degrado identitario francese, ed europeo.

Affermazioni come quella sulla stupidità della religione musulmana appaiono più come motti e slogan pubblicitari per alzare la voce e farsi sentire. Se infatti osserviamo attentamente le parole espresse nelle interviste ci troviamo immersi in una critica aspra, articolata e strutturata, all’intero sistema occidentale invece che a quello musulmano.

Houellebecq dibatte molto animatamente di politica francese ed europea, ma mai entra nel dettaglio di quella araba.

D’altro canto critica molto la società francese, non esprimendo mai un giudizio esplicito sulla sharia o sulle leggi ispirate al Corano, ad esempio. Anzi, si può ben dire che riguardo il Corano abbia mutato idea recentemente, a proposito ha infatti ha dichiarato:

Ibidem 171

Ibidem 172

"Il Corano è decisamente meglio di quello che pensavo, di lettura in rilettura. La conclusione più evidente è che i jihadisti sono dei cattivi musulmani. La guerra santa di aggressione non è permessa per principio, e solo la predicazione è valida.

Dunque si può dire che ho cambiato un po' opinione. È per questo che non ho l’impressione di essere nella situazione di dover avere paura. Ho l’impressione che ci si possa mettere d’accordo” . 173

Tali parole, oltre ad un’evidente intenzione di moderare i toni in un periodo delicato come quello che ha accompagnato la pubblicazione di Sottomissione, sono un’ulteriore conferma che i suoi testi non attaccano l’Islam, bensì usano l’Islam per criticare, o addirittura attaccare, l’Occidente.