L’equazione secondo la quale all’Oriente corrisponde l’Islam non è ovviamente corretta, anzi, appare come una generalizzazione, o un’essenzializzazione, per dirla con il lessico di Said.
Ciò che definiamo “Oriente” è una vasta regione culturale che abbraccia differenti ideologie, filosofie e religioni, come dicevo poco prima, di cui l’Islam è una parte non meno, né più, importante delle altre.
Occorre però analizzare questa religione in quanto è presente in tutte le opere che verranno prese in esame in questo lavoro.
L’Islam, così come l’Oriente in generale, è stato anch’esso oggetto di rappresentazione occidentale, che si porta dietro pregiudizi non solo culturali ma anche religiosi.
In Covering Islam Said spiega come lo stesso termine “Islam” sia usato oggi in 36
maniera riduttiva per indicare tale religione, in quanto vi è già un enorme iato fra ciò che designa in Occidente e ciò che è in realtà. Infatti non si tiene conto del fatto che nel mondo esistono oltre 800 milioni di musulmani, suddivisi principalmente fra Asia e Africa, che vivono in realtà molto diverse fra loro, siano esse sociali, culturali ed economiche: dai più ricchi principi sauditi alle poverissime zone del Sud Est asiatico; è chiaro che abbracciando zone così variegate, la religione agisca e sia percepita in maniera assai differente.
Per analizzare la visione che la letteratura occidentale ha dell’Islam, si potrebbe partire da molto lontano.
Particolarmente emblematico è l’esempio della Commedia di Dante Alighieri, sia per l’autorevolezza del testo sia perché esso è un affresco significativo dei E.W. Said, Covering Islam - How the media and the experts determine how we see 36
valori del cristianesimo del 1300. Oltretutto i personaggi che Dante incontra nel proprio cammino, non riportano solo le proprie testimonianze personali, ma spesso sono simboli di istanze ben più ampie e di caratteristiche umane più universali. Inoltre, il destino che viene assegnato ai dannati è frutto del Giudizio Divino, oltre che del loro comportamento in vita, quindi di per sé aprioristicamente insindacabile, pertanto si può ritenere un testo affidabile nel riportare pregiudizi e stereotipi dell’epoca.
Scendendo nel dettaglio vediamo come Maometto sia collocato, e non potrebbe essere diversamente, nell’Inferno, nel XXVIII Canto (vv. 22-63) , nell’ottavo dei 37
nove cerchi maledetti, nella nona delle dieci bolge di Malebolge, anello che circonda la sede dello stesso Satana. Il profeta dell’Islam appare tagliato dal mento all'ano, con le interiora e gli organi interni che gli pendono tra le gambe, egli stesso si presenta a Dante e mostra le sue ferite aprendosi il petto, spiegando che lui e i compagni di pena hanno seminato scandalo e scisma nel mondo, per cui ora sono “fessi”, ovvero tagliati in questo modo da un diavolo che li mutila con una spada.
Più in alto di Maometto Dante colloca peccatori ritenuti meno gravi, lussuriosi, avari, golosi, eretici, iracondi, suicidi, bestemmiatori. Più in basso invece vi sono i rei di menzogna e di tradimento, fra i quali spiccano Giuda e i romani Bruto e Cassio; già questa collocazione “geografica” del profeta dell’Islam ci dice molto riguardo al giudizio che era riservato a lui, e ai musulmani in generale. L’eterna punizione che gli tocca è descritta fin nei suoi più disgustosi particolari, un diavolo lo divide costantemente a metà lungo tutto il corpo, come una botte le cui doghe vengono disgiunte, secondo l’analogia che fa lo stesso poeta. Maometto avverte Dante di riferire a fra’ Dolcino che gli toccherà la stessa sorte se non si ravvede. Fra’ Dolcino era un prete che propugnava la comunanza di beni e di donne nella propria comunità e per questo nell’immaginario dantesco è una figura che ben si avvicina allo scandalo della poligamia permessa nel mondo islamico.
Per cui entrambi, sia Maometto che fra’ Dolcino sono accusati di eresia. L’eresia di Dolcino è chiara anche per noi lettori moderni, nel caso di Maometto la percezione è differente, infatti l’Islam per Dante era considerata non una D. Alighieri, Commedia - Inferno, ed. a cura di A. M. Chiavacci Leonardi, Mondadori, 37
religione a parte, bensì nient’altro che un’eresia del Cristianesimo al pari delle altre.
Dal momento però che la letteratura non è solo portatrice di ideologie e pregiudizi, anche in questo caso vi è un’altra chiave di lettura, a mio avviso ben più significativa dell’incontro con Maometto. Dante infatti pare avere un occhio di riguardo per altri musulmani, ovvero Avicenna, Averroè e Saladino. Filosofi e matematici, rappresentanti di un islam che potremmo anacronisticamente definire laico, essi sono trattati da Dante con profondo rispetto.
Seppur inevitabilmente esclusi dalla Salvezza, sono collocati assieme ai savi ed ai virtuosi pagani tra cui spiccano nomi di spessore come Ettore, Enea, Abramo, Socrate, Platone e Aristotele. Il poeta non trova affatto anacronistico mettere sullo stesso piano dei saggi precristiani e dei musulmani vissuti dopo la Rivelazione, semplicemente li apprezza allo stesso modo in quanto portatori di conoscenza che è di per sé neutrale. Dante va oltre, la sapienza attenua ogni differenza religiosa e storica, in una visione molto moderna dell’essere umano, annientando ogni pregiudizio, perché la loro saggezza non prescinde né dal contesto storico né tantomeno da quello religioso. Certo, è pur vero, come ci dice Said, che:
“Maometto, Saladino, Averroè, Avicenna, sono incastonati in un’eterna visione cosmologica, imprigionati in una grandiosa immutabilità, privati di qualsiasi intrinseco valore, in nome della funzione che svolgono nella rappresentazione cui sono chiamati a far parte” . 38
Tuttavia, è anche vero che nell’architettura di un’opera come la Commedia non potrebbe essere diversamente. Inoltre Said si dimentica di considerare che le stesse parole possono ben descrivere la sorte ultraterrena di ogni personaggio dell’opera, non solo di quelli da lui citati.
Il rapporto, ancor più stretto e significativo per questo lavoro, con l’Islam verrà poi analizzato ampiamente nei capitoli dedicati a Boccaccio e Tasso.
Il problema di fondo, come evidenziato nell’introduzione del già citato Covering
Islam, è che viviamo in un mondo così vasto e complesso che si presta, forse
E.W. Said, Orientalismo, l’immagine europea dell’oriente; pag. 75 38
proprio a causa della sua immane complessità, ad essere interpretato secondo facili ed istantanee generalizzazioni.
Inoltre, in uno scenario post coloniale come il nostro, l’Islam non solo non ha propaggini significative in Occidente, ma non appartiene nemmeno a quel gruppo di nazioni, come ad esempio Giappone o Cina, industrialmente avanzate.
I popoli islamici sono quindi stati giudicati, almeno a partire dagli anni ’50 del Novecento, come bisognosi di modernizzazione.
Oltre a ciò l’Islam è spesso rappresentato dai media come una continua minaccia per l’Occidente, anche in questo caso generalizzando, sia dal punto di vista sociale che economico che religioso. Difatti, il titolo del libro di Said,
Covering Islam, vuol denunciare la pratica dei media di, letteralmente, “coprire”
o “dipingere” l’Islam con stereotipi atti a screditarne la credenza e a 39
manipolarne la percezione.
È sempre più necessario per la società occidentale odierna fare un’analisi critica e oggettiva dell’Altro, perché in ogni affermazione fatta al riguardo è sempre ravvisabile una certa dose di pregiudizio, spesso non dettato da convinzioni ideologiche, ma da ignoranza del culturalmente diverso.
Oltretutto, i media fanno passare il messaggio secondo il quale i valori e le istituzioni occidentali siano valori “naturali”, e quindi esportabili e comprensibili anche da chi è diverso da noi, e non, in realtà, figli di processi storici lunghi. È innegabile d’altro canto che esistano dei valori e diritti inalienabili per ogni essere umano, non prescindibili dalla cultura di appartenenza, diritti ben esplicati nella Carta dei Diritti Umani, che pure, non bisogna dimenticarlo, è un’istituzione occidentale. Tuttavia è altrettanto innegabile che esistano in Occidente molti altri valori ritenuti a torto naturali, che in realtà sono stati costruiti durante l’Illuminismo, la Rivoluzione francese, il Romanticismo, e diversi altri processi che non tutto il mondo ha affrontato né è necessario che affronti.
Covering Islam si può tradurre con i termini riportati, tuttavia il verbo inglese to cover 39
ha una sfumatura leggermente diversa e, in parte, intraducibile, tant’è che nell’edizione italiana dell’ opera si è lasciato il titolo in inglese traducendo solamente il sottotitolo.
In conclusione è a causa di questo dare per scontati certi valori che l’uomo occidentale si ritrova ad essere sostanzialmente eurocentrico, e a condensare nell’Islam, visto come una sorta di totalitarismo religioso e politico, aspetti che egli ritiene negativi, cercando altresì di imporre all’ ”atro” concetti e ideologie che non sono naturalmente assimilabili.