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La Hijrah tra ipocrisia e paura (“Dābiq” No 3)

Questo numero di “Dābiq” approfondisce il concetto di hijrah (emigrazione). Si ha l’impressione che ISIS abbia pensato che questo concetto ha attirato più degli avventurieri, o dei mercenari, che dei militanti. E da questo deriva la puntualizzazione mostrata in quesa serie di articoli, della consequenzialità dei concetti di hijrah e di jihād.

E qui sono mostrati alcuni esempi di hijrah, e i sentimenti generati in ciascun migrante. Ad esempio:

La Hijrah tra ipocrisia e sincerità

{O voi che credete! Perchè dite ciò che non fate? Spiace molto ad Dio che voi diciate ciò che non fate}77

Questi versi guidarono i compagni del Profeta verso la sincerità, in modo che preferiscano ciò che vi è dentro di loro, anche se è diverso da ciò che è fuori di loro, evitando così l’essenza dell’ipocrisia. Oggi, dice l’articolo, per i musulmani è tutto più facile, perchè essi si sentono sicuri della loro fede. Quindi la promessa a Dio di emigrare (hijrah) deve essere assolta, pena tremende conseguenze. Allo stesso modo il dovere di lottare nel nome di Dio (la jihād) non può essere evaso.

L’articolo prosegue promettendo che non basta per giustificare di non emigrare la necessità di continuare a studiare la Shari’ah, o la medicina, o l’ingegneria, dicendo che dopo avere terminato di apprendere allora avverrà la hijrah. Il Califfato islamico ha bisogno ora di questi sapienti, e quindi è ora che essi devono emigrare. E la stessa situazione vale per chi sta studiando a scuola o all’università, perchè, ritardando la emigrazione, egli rimarrebbe preda di dubbi e falsità. Quindi ora, subito, sia hijrah che jihād

La paura dell’ipocrisia (“Dābiq” No. 3)

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Poi bisogna fronteggiare le insidie dell’ipocrisia. Abū Hurayrah ha detto che Mohammad ha detto:

“ Chi muore senza aver preso parte ad una battaglia e senza averne avuto l’intenzione è morto sotto il peso dell’ipocrisia [Sahīh Muslim].

Quindi, abbandonare la jihād “è pericoloso” ed è la “tragica condizione di spettatore ipocritico”.

Chi vive in Occidente tra gli infedeli, spendendo ore su internet, leggendo post e partecipando a forum deve chiedersi: “Sei sicuro che Dio non veda in me il tratto dell’ipocrisia che io non riesco a vedere e mi allontani dalla jihād? Oggi tanti musulmani, per effetto della presenza del Califfato, possono pensare di andare in Iraq, Afghanistan, Yemen, Cecenia, Algeria, Somalia, Waziristan. Prima, questo era impossibile!”

{Pensavano che le parti non si sarebbero [ancora] ritirate. E se le parti dovessero venire [di nuovo], vorrebbero stare nel deserto tra i beduini, chiedendo [da lontano] notizie di voi. E se fossero tra voi non avrebbero combattuto se non

poco}78

{E se avessero deciso di uscire in battaglia, avrebbero preparato per ciò [alcune] attrezzature. Ma a Dio non piaceva la loro spedizione, così Egli li ha trattenuti, e è

stato detto loro, "Siedi con quelli che sono seduti." Se fossero usciti in battaglia con voi, non avrebbero aggiunto altro se non in confusione, e avrebbero cercato di

portare discordia tra voi, cercando [di causare] la vostra tentazione. E tra voi alcuni li avrebbero ascoltati. Dio conosce bene gli ingiusti}79

Parole ispirate di un martire (“Dābiq” No. 3)

Poi c’è l’aspirazione al martirio. Viene qui utilizzata per rafforzare la porzione ideologica della scelta della militanza di un occidentale in ISIS. Dice il martire Abū Dujānah al-Khurāsānī: “ho conosciuto bene la condizione di “morte sentimentale”. “È quella condizione in cui le mie parole muoiono se non sono salvate dal mio sangue, le mie emozioni non valgono nulla se non sono infiammate dalla mia morte, i miei scritti testimoniano contro di me se non danno evidenza della mia mancanza di ipocrisia. Solo

78 [Al- Ahzab: 20]. Sura 33, La coalizione. 79 [At-Tawbah: 46-47]. Sura 9, Il pentimento

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il sangue può accertarla senza dubbi. Se Dio mi vuole in cielo vedrete in giro un cartello con la mia foto e la scritta “wanted dead or alive”.

Viene da pensare, tristemente, che molti ragazzi provenienti dall’Europa e intruppati con ISIS non sono tornati. A quelli di loro a cui non erano assegnate funzioni quali la comunicazione (che è decisamente di stile europeo) e che non avevano una specifica istruzione militare, è stata forse destinata la prima linea?

Questo articolo che riporta le parole di un martire è una “excusatio non petita”?

D’altra parte, come si è detto in altre parti, il nucleo delle milizie ISIS è fatto di combattenti con molta esperienza dietro le spalle, e che quindi hanno funzioni di comando. La prima linea è riservata a coloro il cui eventuale sacrificio non è un danno troppo grosso all’intera impresa. Quindi, chi è digiuno di pratica militare non ha competenze utilizzabili in altri campi, non ha legami con il territorio. Non è difficile identificare questi individui destinati al martirio.

Schiavitù del giorno d’oggi (“Dābiq” No. 3)

“Dābiq” affronta anche la condizione di vita delle persone nella societa’ di oggi.. Esso dice che oggi si è schiavi del lavoro, del suo orario, del salario e questo rende il musulmano schiavo di un padrone infedele. Non c’è forza ed onore in ciò. Il Califfato islamico è come quello che avvenne con i Compagni del Profeta, nelle cui mani il mondo giunse senza che loro ne seguissero la coda.

Anas ha detto che il Messaggero di Dio ha detto:

“Su quello che succede dopo a chi si sottomette, Dio si occuperà dei suoi affari e metterà la prosperità nel suo cuore. Il mondo gli verrà incontro anche contro la sua volontà. E qualsiasi cosa gli succeda nel mondo, come la povertà o gli affari, sarà sotto

gli occhi di Dio. [sahīh – riportato da at-Tirmidhī].

Ibn ‘Abdil-Barr ha detto: “C’è il consenso tra i sapienti che il guadagno più nobile è la ghanīmah (bottino). Ibnul-Qayyim ha detto, “Se si chiede: “Quale è la migliore e la più giusta fonte di reddito”? L’opinione corretta è la ghanīmah, apprezzata dal Corano molto più di altre.

La citazione della ghanīmah in questo contesto è un autogol. Sarebbe stato più saggio che, invece di resuscitare un’usanza tribale, si fosse parlato del fatto che l’Islam è considerato la religione della giustizia80. In altri termini non è tanto l’empietà del

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padrone che motiva il musulmano a dissociarsene, ma la sua eventuale disonestà. Certo, questo concetto avrebbe fatto diventare l’emigrazione non più obbligatoria ma derivata dall’esame della realtà. E quindi non più ideologica ma razionale. Questo è il problema: in tutto ciò scritto fino ad adesso da “Dābiq” di ragione ce ne è poca. Ma basta così poca ragione per convincere?

Certamente questa sezione porta un messaggio di ribellione “anticapitalistica”, con scarso senso dell’umorismo se gli autori del messaggio sono poi esportatori di petrolio di contrabbando, venditori di donne di fedi religiose diverse dall’Islam e di altre pratiche contraddittorie con il valore etico del messaggio coranico.

Ma altrettanto certamente, questo messaggio coglie nel segno del malessere che un emigrato di seconda generazione vive sentendosi sfruttato, al pari o peggio di coetanei autoctoni, nel Paese in cui vive.

E coglie nel segno anche del malessere che vive un giovane cittadino in uno dei Paesi a maggioranza islamica nel Vicino e nel Medio Oriente quando subisce logiche di sfruttamento e di prepotenza da parte di una leadership ottusa.

Non c’è vita senza jihād e non c’è jihād senza hijrah (“Dābiq” No. 3) Dice “Dābiq” che la jihād non solo garantisce la vita della maggioranza del popolo del califfato islamico, ma garantisce anche una vita più piena per il singolo individuo. ‘Urwah Ibn az-Zubayr ha detto che quello che vi dà vita è la Guerra, con la quale Dio ti onora dopo l’umiliazione, ti dà forza contro la debolezza, ti difende dal nemico dopo che questo ti ha soggiogato [Tafsīr Ibn Kathīr].

Ciò deriva anche dal fatto che Dio ha detto:

Combattili, Dio li punisce attraverso le vostre mani, li ha in disgrazia e vi darà la vittoria su di loro guarendo il cuore dei credenti e rimuovendo la loro collera. Dio

perdona chi egli vuole, egli che è il Sapiente ed il Saggio81

Questa vita di jihād non è possible, dice “Dābiq”, finchè tu non emigri nel Califfato. Ancora la sequenzialità tra hijrah e jihād.

La cattiva compagnia distrugge i cuori (“Dābiq” No. 3)

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Quindi la scelta che “Dābiq” cerca di imporre è ideologica.’ Vivere con i peccatori uccide il cuore. L’infedele lascia tracce nel tuo cuore che man mano diventano così pesanti che non è possibile rimuoverle. Ti possono distruggere fino al punto di non ritorno. Jarīr Ibn ‘Abdillāh disse che il Messaggero di Dio diceva:

“Mi dissocio da ogni musulmano che vive con gli empi. Non devono vedere i fuochi delle rispettive tende”.

Anche pregare molto e andare molto in moschea non è sufficiente se si vive con gli infedeli abbandonando la jihād. Il peccato peggiore nei nostri tempi è il qùūd (abbandono della jihād), perche la jihād è un obbligo individuale)82.

Dice Shaykhul-Islām Ibn Taymiyyah che “ L’obiettivo della hijrah è di abbandonare il peccato e chi lo commette, includendo coloro che innovano, i peccatori e quelli che li aiutano. Chi abbandona la jihād deve essere punito perchè non aiuta i musulmani con la giustizia e la pietà. Così sono i fornicatori, i sodomiti, coloro che abbandonano la jihād, gli innovatori, i consumatori di alcohol e di altre cose dannose. [Majmū’ al-Fatāwā]. Consigli per quelli che si imbarcano nell’hijrah (“Dābiq” No. 3)

Questa è una sezione pratica di “Dābiq”, che qui viene tradotta integralmente. “Prima di effettuare il viaggio, tieni presente il seguente hadith del Profeta:

"Si deve fare affidamento su Dio invocandolo perchè Egli aiuta gli uccelli che volano al mattino affamati e tornano pieni di notte "[Ṣaḥīḥ - riferito da Imām Ahmad, at-

Tirmidhi, e altri, con l'autorità di 'Umar].

Dio ha fatto delle promesse sia per quanto riguarda questioni di mondo come di religione.

Ibn-Qayyim ha detto, "Se lo schiavo avesse invocato Dio, come Egli dovrebbe essere invocato, sulla rimozione di una montagna dal suo posto, l’avrebbe rimossa con successo " [Madārijus-salikin].

Quindi non dire a te stesso: "Non potrò mai avere successo nella mia hijrah. "La maggior parte di coloro che hanno provato, hanno raggiunto con successo il Califfato. Tra loro ci sono coloro che hanno viaggiato a terra, a volte a piedi, da Paese a Paese, attraversando frontiera dopo frontiera, e Dio li ha portati in modo sicuro al Califfato.

82 Vercellin, G, Istituzioni del mondo musulmano, Piccola Biblioteca Einaudi, Torino, 1996, p. 25 e

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Non dire a te stesso, "potrei essere arrestato." Questa è paura dell’ignoto ma l'obbligo di hijrah è certo. Non è corretto vanificare ciò è certo con ciò che non è sicuro (come è stato affermato da Abdullah Shaykh 'Azzam in alcuni suoi discorsi e scritti).

Se temete l’arresto, fate ciò che è nella vostra capacità per evitare di essere individuati, non avendo informato nessuno della vostra intenzione.

Non preoccupatevi di denaro o alloggi per voi e la vostra famiglia. Ci sono un sacco di case e le risorse per coprire voi e la vostra famiglia. Tenete a mente che il califfato è uno Stato i cui abitanti e soldati sono esseri umani. Sono angeli non infallibili. Si può vedere che le cose di cui hanno bisogno sono in via di miglioramento.

Si possono trovare errori che hanno bisogno di correzione. Potresti trovare alcuni dei vostri fratelli con tratti che necessitano di modifica. Ma ricordate che il Califfato è in guerra con numerosi stati infedeli e i loro alleati, e questo è qualcosa che richiede l'assegnazione di molte risorse. Quindi, essere pazienti. Infine, quando si arriva, non lasciare che il raggiungimento della hijrah annulli le tue azioni, permettendo al cuore di guardare con orgoglio dall'alto in basso i vostri fratelli della Ansar! Il muhājirīn (emigrante) non può esistere senza ansar (compagni). Così, sappiamo che la hijrah è una grande impresa, ma non è una licenza per vedere se stessi meglio di altri.

Ibn-Qayyim ha detto, "E 'stato autenticamente narrato nel Ṣaḥīḥ che lui disse, Nessuno con il seme dell’arroganza entrerà nella Jannah.

'Hanno detto a lui, 'O Messaggero di Dio, a un uomo avrebbe fatto piacere avere buone scarpe e capi di abbigliamento. È arroganza? 'Lui ha detto,

'No, Dio è Jamīl (bello) e ama Jamāl (bellezza). L'arroganza è disprezzo della verità (presunzione) e il disprezzo per il popolo '[Ṣaḥīḥ Muslim].

Così l’arroganza è il disprezzo della verità, il rifiuto di essa, respingendola, e tenendo con le persone un occhio di disprezzo, di avversione, e sminuendole.

Non c'è nulla di sbagliato in questo se è fatto per Dio. Il segno che questo è fatto per Dio è che la persona ha ancora più sdegno e diminuzione verso se stessa. Ma se disprezza altri perché si considera grande, allora questa è l'arroganza, che non lo farà entrare in Jannah "[Rawdatul-Muhibbīn].

Imām Ahmad ha riferito che il tābìī Wahb Ibn Munabbih’ ha detto, "Musa ha detto ai Banī Isra’il, 'Portatemi il meglio dei vostri uomini ". Così gli portarono un uomo. Lui disse: 'Sei il migliore dei Bani Isra’il?', ed egli rispose: 'Questo è quello che dicono.' Allora Mūsā gli disse, 'Vai e portami il peggio dei Bani Isra’il '. Lui è andato e poi è tornato da solo. Mūsā gli disse: 'Mi hai portato il peggio di loro?'

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Egli rispose: 'Io non so tanto di chiunque di loro come so di me stesso. 'Mūsā ha detto, '[Allora] tu sei il meglio di loro”[Az Zuhd]. Dio conosce meglio. Chiediamo ad Dio di facilitare la tua hijrah. Amin”.