• Non ci sono risultati.

I curdi:un’etnia senza Stato Il Kurdistan

Il Kurdistan è un vasto altopiano situato nella parte settentrionale e nord-orientale della Mesopotamia, che include l'alto bacino dell'Eufrate e del Tigri, il lago di Van e il lago di Urmia e le catene dei monti Zagros e Tauro. Il clima è continentale rigido, le precipitazioni sono abbondanti e i terreni sono fertili per i cereali e l'allevamento.

Politicamente è diviso fra gli attuali stati di Turchia (nord-ovest), Iran (sud- est), Iraq (sud) e, in minor misura, Siria (sud-ovest) ed Armenia (nord). Il Kurdistan iracheno ha una certa autonomia politica, come regione federale dell'Iraq, in seguito alla fine del regime di Saddam Hussein nel 2003 (Figura 30)301.

I Curdi parlano una propria lingua, appartenente al gruppo iranico della famiglia linguistica indoeuropea con numerose varianti dialettali, di cui le principali sono il Kurmanji, parlato nella parte curda della Turchia insieme al Badini e il Sorani, parlati nel Kurdistan iracheno.

La maggioranza degli abitanti aderisce all'Islam sunnita e sciita, un altro forte gruppo è rappresentato dai Cristiani (appartenenti a varie confessioni); vi sono inoltre minoranze diYazidi, Zoroastriani, Yarsan, Alevi, Ebrei, Sarayi, Bajwan, Shabak Sarli, Mandei e Ahl-e Haqq.

La popolazione curda all'inizio del XX secolo ha subito una politica di discriminazione razziale che non ha esempi in nessun altra parte del mondo, soprattutto nel Kurdistan turco. Gli stati che attuarono queste politiche, principalmente la Siria e la Turchia, le hanno condotte con il fine di negare persino l'identità e l'esistenza stessa del popolo curdo; utilizzando tutti i mezzi a disposizione, televisione, radio, stampa, esercito, polizia e istituzioni scolastiche, per attuarla302.

301 Limes, 9 settembre 2014, pag 42.

302 Jasim Tawfik Mustafa, Kurdi - il dramma di un popolo e la comunità internazionale; BFS edizioni,

198

Nel 1978, presso la città di Lice, su fondato il PKK, Partito Curdo del Lavoratori, che nel 1984 è entrato in guerra con lo Stato turco. Oggi il suo capo storico, Abdullah Öcalan è detenuto in Turchia, ma vi sono negoziati di pace con il governo turco303.

I curdi nell’inferno del Medio Oriente

A volte la follia del nemico crea un'opportunità, perchè ISIS sta spianando la strada per

l'unità e l'indipendenza del Kurdistan304. Precedentemente il concetto sul quale si

muovevano i curdi era quello di battere i loro rivali curdi.

Così quelli che parlavano Kurmanji dicevano che chi parla Sorani non è curdo, e viceversa. La Turchia, parlando di Alawi, Kurmanji e Zaza dicevano che erano turchi e basta. I curdi siriani erano considerati quinte colonne degli arabi.

Vi è stato un cambiamento della situazione con la guerra in Siria: i Curdi sono ora seduti allo stesso tavolo. Essi per cento anni sono stati l’unica Nazione a non essere compresa nella lista degli “Stati Contemporanei”. Ma qui è il Medio Oriente: il luogo in

303 Ansaldo, M. Chi ha perso la Turchia, Einaudi, Torino, 2011, p. 158 e seguenti 304

L’inferno dei curdi in Medio Oriente, Radikal”, 13 agosto 2014

199

cui tra Arabi ed Ebrei vi sono 3000 anni di guerra, tra sunniti e sciiti 1300 anni di guerra.

Questo Medio Oriente, è un inferno sulla terra.

Perchè ISIS prende di mira il PKK

Il giornale ISIS “Dābiq” prende di mira PKK tacciandolo di essere un gruppo “comunista”. Eppure un’alleanza con il PKK sarebbe un’opportunità per IS, perchè romperebbe il fronte curdo e permetterebbe il dilagare nel Kurdistan e la conquista di Kobanı.

Apparentemente la ragione dell’impossibilità della collaborazione di ISIS e PKK è la caratterizzazione marxista e atea del PKK, che nel futuro potrebbe accordarsi con la natura secolare del gruppo occidentale dei “crociati”. “Ecco perché abbiamo scelto di indirizzarci a Kobanı” ha detto ISIS305.

Ma la ragione reale è che l’esistenza di un’etnia curda autonoma, sunnita ma non araba, non viene riconosciuta da ISIS, così come non fu riconosciuta dagli accordi Sykes- Picot. Ironia della storia: i colonialisti inglesi e francesi d’accordo con i promotori del Califfati islamico. È evidente la valenza di sfruttamento, sfruttamento capitalistico, ed è quindi evidente l’ostilità nei riguardi del “marxista” PKK, anticapitalista “per definizione”.

Kurdistan, problema prossimo venturo

Negli anni Novanta, le due anime politiche-tribali che oggi costituiscono il KRG (Governo Regionale del Kurdistan), vale a dire il KDP (Kurdish Democratic Party) di Masʿūd Bārzānī e il PUK (Patriotic Union of Kurdistan) dell’ex presidente iracheno Jalāl Ṭālabānī, hanno combattuto una sanguinosa guerra civile per il controllo politico di quell’area. Nel medio-lungo periodo, tali fazioni torneranno a combattersi per l’egemonia politica del Kurdistan iracheno? L’esercito curdo è di fatto diviso in due e il PUK e il KDP hanno le loro rispettive unità armate, che riflettono la divisione politica. Non ha interesse la Turchia, che da decenni combatte l’irredentismo curdo, nel vedere la nascita di uno Stato curdo; non ha interesse l’Iraq, che vedrebbe sfuggirgli di mano

200

una buona parte della propria ricchezza del sottosuolo; non hanno interesse le monarchie del Golfo, impaurite dalla presenza di un nuovo attore che si presenta molto più “laico” di qualsiasi altro Paese dell’area per la tradizione politica curda di ideologia filo-socialista.

Riassume Stefano Torelli il problema curdo come si sta profilando dopo l’accordo di Erbil tra il governo iracheno e quello curdo:

“Un passo verso la distensione è stato compiuto proprio a inizio dicembre scorso, quando il governo iracheno e quello di Erbil (capitale del KRG) hanno finalmente firmato uno storico accordo che regola la maggiore fonte di contenzioso tra di due: il petrolio. Baghdād aveva smesso di trasferire a Erbil parte dei proventi petroliferi già da qualche mese, provocando una crisi di bilancio del Kurdistan iracheno, che a sua volta aveva cominciato a esportare il petrolio presente nel proprio territorio autonomamente. Ma ciò era reso difficile dall’ostracismo di Baghdād e dall’indisponibilità di molti potenziali acquirenti e società energetiche a cooperare, per paura di ritorsioni da parte dello stesso governo iracheno. Con il nuovo accordo, il Kurdistan iracheno trasferirà 550.000 barili di petrolio al giorno a Baghdād (circa un sesto di tutta la produzione irachena) e, in cambio, avrà indietro quella quota sul budget nazionale del 17% che le era stata tolta. Con ciò potrà tornare a pagare anche i salari dei propri dipendenti e degli stessi peshmerga, che in più dovrebbero ricevere da Baghdād un miliardo di dollari per provvedere all’acquisto di nuovi equipaggiamenti.” 306

La storia lo vuole?

Il Segretario di Stato degli Stati Uniti, John Kerry, ha incontrato a Erbil il Presidente della Regione del Kurdistan Masʿūd Bārzānī per discutere sulla "strada da percorrere per stabilire un proprio Stato indipendente, invece di dare un sostegno ad un nuovo governo a Baghdād"307 .

Secondo le notizie scritte nel New York Times su questo argomento, Masʿūd Bārzānī ha detto: "dirò a tutti con coraggio: Questo momento storico richiede uno statista",. Queste parole hanno due significati:

1 Gli Stati Uniti, almeno nel momento attuale, non vogliono "l'indipendenza del Kurdistan"

306 Torelli, S., Kurdistan, problema prossimo venturo, “ISPI Commentrary”, 19 dicembre 2014. 307 La “Storià, vuole il Kurdistan? “Radikal”, 26 giugno 2014