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215 Versione comune del passaporto dello Stato Islamico, “Aksalser” 7 luglio 2014. 216 “Aksalser” 7 luglio 2014.

217 Bonus di Al-Baghdadi: casa, vitto,matrimonio “Aksalser” 29 agosto 2014.

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L’occupazione dei pozzi di petrolio in Siria ed Iraq è stata una delle più importanti innovazioni nella strategia di un gruppo jihādista. Mai Al-Qa’eda ha pensato di poter fare business. La sua era una rivendicazione di autonomia, non una concorrenza commerciale. In ciò sta il successo temporaneo di ISIS (la capacità di reclutare persone attratte da buone paghe e diritto al saccheggio, cioè di una certa forma di mercenari), ma dall’altra parte sta la difficile proponibilità di una cornice etica all’azione di ISIS. Si può anche pensare di uccidere un apostata e di vendere la sua donna o le sue figlie, ma non è così facile pagarne il ritorno all’ortodossia a colpi di petrodollari.

La figura 20 mostra le zone petrolifere occupate da ISIS218.

Il quotidiano siriano governativo “Al-Ba’athmedia” afferma che ISIS ruba petrolio e gas nella Siria orientale, che, con la mediazione di commercianti iracheni, attraversa il

confine ogni giorno. Una parte dei proventi del petrolio della regione è destinato ai clan

locali e alle loro famiglie, al fine di evitare qualsiasi problematica con le tribù che potrebbero minare l'autorità dell'organizzazione e la sua espansione »219.

Il sito di opposizione siriana “Aksalser” parla delle perdite economiche della Siria a causa dei furti di petrolio.220

“Huffington Post” scrive che221

ISIS è ancora in lotta per la raffineria di Baiji (che da sola produce un terzo della produzione petrolifera totale dell'Iraq), e che è già in possesso di sei campi petroliferi nella Siria orientale, sette in Iraq più due raffinerie. Secondo le stime di bloomberg.com il patrimonio di ISIS ammonterebbe a circa 2 miliardi di dollari e il movimento guadagnerebbe più di 2 milioni di dollari al giorno da: contrabbando di petrolio, tasse, estorsioni e rapimenti.

A differenza di quanto accade con gruppi terroristici tradizionali (ad esempio al-Qa’eda che poteva contare sul facoltoso Usāmah Ibn Lādin e su un network di finanziatori che al momento opportuno è stato bloccato dalle autorità), le entrate dello Stato Islamico provengono principalmente da attività locali e sono difficilmente rintracciabili. ISIS non è integrato nel sistema finanziario mondiale (la sua capacità di raccogliere fondi è strettamente legata al territorio controllato) e quindi non è vulnerabile a sanzioni, leggi antiriciclaggio e regolamentazioni bancarie.

218

Perché Obama ha scoperto l’Iraq e la Siria? Aksalser, 1 luglio 2014.

219 Petrolio siriano rubato attraversa il confine. Al consiglio di sicurezza una bozza di risoluzione della

Russia, “Al Ba’athmedia” 23 luglio 2014.

220 Perdite di petrolio della Siria superiori a 21 miliardi di dollari, “Aksalser”, 23 luglio 2014.

221 Isis: due milioni di dollari al giorno da petrolio, estorsioni e rapimenti. Tutti i guadagni del Califfato,

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In passato si è parlato di presunti finanziamenti giunti a ISIS da parte dei paesi del Golfo Persico. Ufficiali del Dipartimento di Stato Usa affermano che tre anni fa, all'epoca delle prime rivolte contro il regime siriano di Bashar Al-Assad, diverse organizzazioni di raccolte fondi (specie quelle di paesi come il Kuwait, deboli nei sistemi di monitoraggio finanziario) hanno approfittato dell'emergenza umanitaria e hanno usato la crisi siriana come copertura per effettuare donazioni a beneficio di gruppi islamisti estremisti. L'amministrazione Obama sta lavorando con i suoi partners nel Golfo per rintracciare i vari canali di approvvigionamento, fondi che arrivano per lo più da moschee e social media.

La grande parte del budget ISIS proviene dal contrabbando di petrolio greggio: con una capacità produttiva di oltre 80000 barili al giorno, i guerriglieri dell'ISIS lo vendono tra i 25 e i 60 dollari al barile. Come sostiene bloomberg.com, tramite intermediari il petrolio affluisce nelle regioni del Kurdistan iracheno, in Siria, Giordania e in Turchia, governi che non hanno rapporti ufficiali col gruppo islamista salafita, ma che per convenienza (il caso di Turchia e Giordania che acquistano greggio siriano e iracheno a prezzi stracciati), o per necessità (il caso della Siria e dei curdi iracheni) fanno affari con loro.

ISIS ha costantemente bisogno di introiti elevati, per "tenere in vita la macchina da guerra"- come sostiene Luay al-Khatteeb ricercatore della Brookings Institution del Doha Center in Qatar, ma soprattutto per amministrare i territori conquistati tra Iraq e Siria in una superficie che è più ampia di quella del Regno Unito. Come nota Brian Fishman, esperto di terrorismo di matrice islamica e ricercatore presso la New America Foundation, lo Stato Islamico è di fatto uno Stato e quindi, presumibilmente, dovrà utilizzare il denaro per governare: pagare stipendi, alimenti, infrastrutture e altri servizi pubblici. Una buona parte dei fondi verrà impiegata in questa direzione oltre che nel reclutamento di nuove leve.

Il sito siriano di opposizione “Aksalser” pubblica un articolo tratto dalla CNN sul traffico di petrolio da ISIS alla Turchia, alla Siria, alla Giordania, come mostrato nella figura 21222.

222 CNN: "Daash" Stato petrolifero.. come e quanto produrre e vendere ogni giorno? E chi acquista il suo

142 Il Qatar nega di finanziare Daash.223

223

Qatar condanna lo "stato islamico" e nega le accuse di finanziarlo, “Aksalser”, 24 agosto 2014.

Figura 20. I pozzi di petrolio occupati da ISIS

Figura 21. Il traffico di petrolio da ISIS alla Turchia, alla Siria, alla Giordania.

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Il quotidiano siriano governativo “Al-Ba’athmedia” pubblica224

i nomi di accademici americani, attivisti e clero coinvolti nel finanziamento del terrorismo presenti nei documenti segreti americani. Da ciò si vede che Paesi di tutto il mondo stanno fornendo supporto ai movimenti terroristici.