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ISIS cerca donne230. Aki-Adnkronos International231 ha preso visione del comunicato di ISIS nel quale il leader degli jihādisti Al-Baghdādī parla delle mutilazioni genitali per tutte le donne del "califfato" e spiega come la pratica sia stata imposta dal profeta Maometto. A conferma di questo, nel testo sono riportati gli “hadith” nei quali sarebbe contenuto l'ordine di infibulazione. Altre fonti parlano di questo comunicato come di un falso.

Il comunicato risale ad alcuni giorni fa, è l'ennesimo che riguarda le donne dopo quello che impone il “'jihād del sesso” (vale a dire, concedere le ragazze vergini della propria famiglia ai jihādisti) e quello che impone la segregazione dei sessi nelle università. Mentre negli altri comunicati si faceva riferimento a Mosūl , città irachena controllata da ISIS, in quello sulle mutilazioni genitali si fa un esplicito riferimento ad Aleppo, nel nord della Siria.

Un appello232 a "offrire le donne non sposate" ai "fratelli mujaheddin" è stato diffuso a Ninive dai jihādisti dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante, che da settimane controllano la provincia nord-irachena.

In un comunicato scritto su carta “intestata”, in cui appare il logo nero con la scritta bianca usato dalle sigle salafite-jihādiste, la dicitura "Non c'è Dio se non Dio", le tre parole "Dio, profeta, Muhammad" e la denominazione "Stato islamico in Iraq e nel Levante, provincia di Ninive", i jihādisti chiedono alle donne di "fare la loro parte nella

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ISIS è in cerca di “donne single” per i militanti lontani da casa, “Cumhuriyet”, 23 giugno 2014.

231

"Infibulazione obbligatoria per tutte le donne del califfato". L'editto di Al-Baghdādī , leader degli jihadisti ISIS, “Repubblica” 22 luglio 2014

232 Iraq, Isil ordina a donne di concedersi ai militanti per "contribuire" alla Jihad, “Repubblica”, 21 luglio

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jihād al-nikāh" (letteralmente la jihād matrimoniale) dandosi in spose ai combattenti, e avvertono che chi farà resistenza sarà punito in base alla Shariʿah.

Nella regione di Sinjār 500 donne yazide sono state rapite da ISIS e sono state vendute a compratori arabi per cinquemila dollari.233

Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani ISIS Da’ish, durante gli ultimi giorni e settimane, ha distribuito circa 300 ragazze come"schiave per bottino di guerra con gli infedeli." L'organizzazione ha venduto una ragazza per $ 1000 .234

Leyla Ferman, co-presidente della Federazione degli Yazidi afferma che la presa della città di Sinjār da parte di Da’ish ha comportato la cattura di 1500 donne. Le donne rapite a Mosūl sono state vendute al prezzo di 20-50 dollari235 (Figura 23)236.

Il “Corriere della Sera” pubblica la testimonianza di una ragazza che è riuscita a fuggire.

“Gli uomini arrivano a ogni ora, notte e giorno. Talvolta soli, oppure in due o tre. Ogni volta i nostri guardiani ordinano a tutte le ragazze di scendere nella sala a piano terra. È un locale molto ampio, lussuoso, con poltrone, tappeti e tante lampade. Alcuni uomini impiegano poco tempo a scegliere. Meno di cinque minuti. Altri anche due ore. Stanno nella sala, chiacchierano, ogni tanto tornano a guardarci. Noi restiamo sedute in attesa. Quasi tutti ci prendono per la testa, ci costringono a guardarli negli occhi, vogliono che sciogliamo i capelli. Poi ci fanno girare per guardare anche da dietro. Non possiamo coprirci. I nostri carcerieri ci hanno preso gli scialli e i veli perché qualcuna ha provato a usarli per impiccarsi. Quando scelgono una donna la prendono per la mano. Quasi tutte gridano, implorano di

233

ISIS ha venduto donne yazide per cinquemila dollari agli arabì, “Radikal”, 13 agosto 2014

234 27 casi documentati .. Osservatorio conferma: organizzazione Da’ish vende le donne in Siria ..daash

distribuisce circa 300 elementi femminili in Siria, “Shamtimes”, 31 agosto 2014

235 ISIS 1500 donne rapite vendute sul mercato. “Cumhuriyet”, 6 settembre 2014. 236 “Cumhuriyet”, 6 settembre 2014.

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restare, di essere uccise piuttosto. Non c’è troppa violenza, due guardiani spintonano quelle che resistono di più, le scortano alla porta. Loro piangono, quasi sempre piangono... Poi è finita. Tutte quelle che sono state prese non sono più tornate. Dicono che alcune sono state portate in Siria, date in spose ai guerriglieri. Ma io non so. So solo che non sono tutti guerriglieri quelli che vengono a prenderci. Alcuni ci vogliono come seconde o terze mogli. Ci sono uomini vecchi, con i denti gialli. Mi fanno schifo. Ho visto uomini di oltre sessant’anni prendere ragazze di diciassette. Non so quanto pagano, non so neppure se pagano. Io penso che ci comprino, perché me lo hanno detto qui a Dohuq, dopo che sono scappata. Ma quando ero prigioniera non sapevo che ci vendessero. L’unica cosa che ci dicevano tutto il tempo era che dovevamo convertirci all’Islam. Che era una cosa giusta, naturale. Se lo avessimo fatto spontaneamente, tutto sarebbe stato più facile per noi. Saremmo diventate spose di arabi musulmani e state benissimo». Così parla Amira, 17 anni, del clan yazidi dei Mahlo, originaria del villaggio di Qatania e per 20 giorni ridotta alla condizione di schiava dello Stato Islamico in Iraq. La chiamiamo Amira perché dice che il suo nome comincia per A, ma quello vero non lo rivela. Rifiuta di essere fotografata. «Ho paura per le oltre 50 donne delle nostre famiglie rimaste con i persecutori. Devono essere furiosi per la mia fuga, se ora scoprono che parlo ai giornalisti potrebbero prendersela con loro». La sua è una testimonianza diretta sul Califfato. Una delle tante sugli orrori che si stanno consumando contro i non sunniti per mano dei jihādisti. Ieri i media curdi segnalavano un centinaio di bambini (sembra 45 yazidi e una cinquantina sciiti) tenuti in ostaggio a Mosūl nell’orfanotrofio di Dar al-Baraim. Alcuni sarebbero stati presi nella cittadina di Tal Afar in giugno, altri da quella di Shingal ai primi di agosto. Amira conferma la presenza dei bambini-ostaggio. «Ho visto che nel commissariato di Tal Afar e poi a Mosūl venivano selezionati e portati via i bambini. Tutti quelli sopra ai sette anni venivano separati dalle madri», spiega.

Continuavano a gridare che dovevamo convertirci. Gli uomini sono stati separati subito, oltre quaranta. Penso li abbiano uccisi poco dopo attorno al villaggio. Noi donne siamo state portate alla cittadina di Sinjār e chiuse nella stazione di polizia. Qui c’erano tantissime altre donne, forse 800 ed è avvenuta una prima selezione. Soprattutto separavano le vergini dalle sposate, solo i bambini molto piccoli potevano stare con le mamme». Dopo 24 ore è spostata per due giorni a Tal Afar. Quindi sta quattro o cinque giorni a Badush, la prigione di Mosūl . «Nel carcere eravamo forse 1.500. Nella mia cella ne ho contate sino a 150. È stato allora che alcune sono state portate via una per una. Ma la nostra condizione di schiave da vendere è diventata evidente nella casa lussuosa a Mosūl . All’inizio eravamo circa 200 tra donne e ragazze giovani. Almeno la metà è stata venduta nelle prime 24 ore. Poi ci sono stata per almeno una settimana. Le nostre guardie sembravano un gruppo speciale: tutti turcomanni sunniti iracheni. Non ho visto stranieri. Hanno portato una dottoressa a visitarci. È stata l’unica donna che ho visto con loro. Ha effettuato un controllo ginecologico, più accurato alle incinte e le sposate». Lei è stata violentata? Amira nega. Ma se pure fosse avvenuto, non lo ammetterebbe mai. Infine la fuga verso le linee dei curdi siriani. «È stato il 24 agosto. Con altre due donne ci avevano portato al villaggio di Rabiah, a pochi chilometri dal confine. C’è stato un bombardamento. Il caos, scoppi, paura. Le nostre guardie dicevano che erano i caccia americani. Nel panico non hanno chiuso la porta del capannone dove stavamo. Così siamo

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scappate verso il deserto. Abbiamo incontrato un pastore, che ci ha accompagnato dai curdi. Gli dobbiamo la vita”237.

La denuncia di Nursel Kilic, rappresentante internazionale del Movimento delle donne Curde descrive il trattamento delle donne catturate da ISIS238: “Donne vendute al bazar per cinque dollari. Esposte come buoi, con il cartellino del prezzo al collo, condannate a essere oggetto sessuali per i militari di ISIS: schiave del Califfato”.

La situazione cambia pero’ verso la fine del 2014. I Peshmerga hanno aperto un varco nella zona del monte Sinjār, a ovest di Mosūl , in Iraq per far fuggire i profughi yazidi. Uccisi in un raid uomini vicini ad Al-Baghdādī239. Terribile e’ la rappresaglia dei militanti ISIS: Almeno 150 donne, alcune delle quali incinte, sono state giustiziate dallo Stato Islamico per aver rifiutato di sposare i jihadisti del gruppo. È avvenuto nella provincia di Anbar, nel parte nord-occidentale dell’Iraq.

La maggior parte delle donne uccise sarebbe di origine yazida. Prima di essere assassinate le prigioniera erano state ridotte in schiavitù e deportate in altre province. Venivano tenute prigionere in una moschea di Fallujia. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite le donne vengono rapite per essere vendute come schiave a ISIS, che ha anche pubblicato un terribile tariffario e un manuale con le domande e le risposte per i jihadisti. In quest'ultimo scritto viene dato via libera ai miliziani di Al-Baghdādī di catturare le donne e usarle come concubine, soprattutto se cristiane ed ebree. «È lecito avere subito rapporti con una schiava appena acquistata? È lecito vendere una schiava messa incinta dal suo padrone?», sono le domande del manuale. Per le musulmane Isis invece ha creato un programma di addestramento affinché supportino i combattenti, cucinando e pulendo per loro240.

237 Amira, schiava 17enne: «Ti sciolgono i capelli, poi pagano ed è finita» “Corriere della Sera”, 7

settembre 2014.

238

Isis, a Mosul donne vendute al mercato e sottoposte a mutilazioni genitali dalle milizie del Califfato, “Huffington Post”, 11 ottobre 2014.

239 ISIS, i curdi riconquistano Sinjar Assediati i jihadisti, liberati gli yazidi,” Repubblica”, 19 dicembre

2014.

240

ISIS massacra 150 donne yazide. Rifiutavano di sposare i miliziani “Corriere della Sera”, 18 dicembre 2014.

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Cosa faranno adesso le donne yazide rimaste incinte dei loro violentatori tra i jihadisti di ISIS? «Abbiamo già abortito, o lo faremo subito. Meglio morire, che avere i figli dei terroristi», dicono.241