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ll 24 marzo 2011, il “Giorno della Dignità”, a Damasco si radunano migliaia di manifestanti per chiedere la liberazione dei numerosi detenuti politici. Un mese dopo, il 28 aprile, è il “Giorno della Rabbia”. Proteste si tengono a Daràa. Le forze dell’ordine sparano sulla folla radunatasi tra le vie della citta. ll regime decreta il rilascio di alcuni

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http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/asia/pakistan/11095213/Deadly-Taliban-group-gives-up-

armed-struggle-in-Pakistan.html

164 Hubbard, B. (17 July 2013). "Momentum Shifts in Syria, Bolstering Assad's Position". The New York

Times.

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Chulov, M (12 March 2014). "Controlled by Iran, the deadly militia recruiting Iraq's men to die in

Syria". The Guardian. Najaf.

166 "Sunni v Shia, here and there". The Economist. 14 September 2013, "UN says Syria conflict is 'overtly

sectarian'". 20 December 2012

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"Nasrallah says Hezbollah will not bow to sectarian threats". NOW News. 14 June 2013. "Syria

Opposition Contradicts U.N., Says Conflict not Sectarian". Naharnet. 22 December 2012.

168 "Syrian refugees biggest humanitarian crisis".Middle East Star. 28 August 2014.

169 Ambasciatore britannico alle Nazioni Unite per la CNN: Daash mostro di Frankenstein creato da

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prigionieri, mentre annuncia misure concilianti per tentare di calmare la protesta. Bashar al-Assad scioglie il governo. Intanto, però, accusa i manifestanti di essere mossi da Israele. Lo stato di emergenza, proclamato nel 1963, è annullato.

Qualche mese dopo l’esercito entra con i carri armati a Dara’a, Banyas, Homs e nei sobborghi di Damasco per reprimere le incessanti proteste contro il regime. Gli Stati Uniti annunciano sanzioni economiche in risposta alle azioni sanguinarie attuate dalle forze armate siriane. Pochi giorni dopo, l’Unione Europea si allinea a Washington. Assad annuncia un’amnistia per tutti i prigionieri politici.

Nell’estate del 2011 Bashar al-Assad rimuove il governatore della provincia di Hama, fortemente scossa da proteste e dimostrazioni di massa, ed invia le truppe a restaurare l’ordine, anche a costo di provocare centinaia di vittime. I rappresentanti dei ribelli si ritrovano a Istanbul per create un organo per unificare la voce delle fazioni di opposizione: è il Consiglio Nazionale Siriano. Parallelamente, viene fondato l’Esercito libero siriano (ESL) per contrastare militarmente le forze del regime. Il Presidente americano, Obama, chiede ad Assad di abbandonare la carica di capo dello Stato.

Il nuovo Consiglio Nazionale Siriano annuncia di avere formato ufficialmente un fronte di opposizione interna, comprendente anche gli esiliati politici all’estero. Al Palazzo di Vetro di New York inizia una battaglia diplomatica: Cina e Russia decidono di porre il veto alla risoluzione ONU, proposta dai Paesi occidentali (USA, Gran Bretagna e Francia), che condanna la repressione in atto in Siria.

Dinanzi all’ennesimo massacro, il segretario generale Ban Ki-moon davanti all’Assemblea Generale dell’ONU afferrna che il regime damasceno ha ormai perso “qualsiasi forma di legittimità”. Parallelamente, sul piano diplomatico, la Francia avanza un’ipotesi, subito rientrata, di intervento armato delle Nazioni Unite; gli Stati Uniti aumentano le pressioni su Mosca affinché cessi di supportare il regime siriano con armamenti ed elicotteri nella repressione dei ribelli: il ministro degli Esteri russo Lavrov, in visita a Teheran, respinge ogni accusa, asserendo che Mosca fornirebbe a Damasco esclusivamente armamenti difensivi, confermando la propria opposizione a ogni ipotesi di ricorso all‘intervento armato in Siria e accusando a Washington di fornire armamenti ai ribelli siriani, Il 22 giugno 2012 il confine turco-siriano diventa infuocato: un velivolo militare turco viene abbattuto dall’aviazione siriana mentre si trovava in volo, secondo Damasco, nello spazio aereo siriano. Il governo di Ankara

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dichiara che questo è un atto ostile e chiede una convocazione d’urgenza della NATO per discutere del caso.

La tensione tra Siria e Turchia sale nuovamente alle stelle quando alcuni colpi di mortaio sparati dal confine siriano colpiscono un villaggio turco di confine uccidendo cinque civili. La Turchia risponde al fuoco e intercetta un aereo siriano che trasportava armi dalla Russia. Entrambi i governi vietano il rispettivo spazio aereo all’avversario. Continuano le violenze e gli scontri nelle principali città siriane. Aleppo, uno degli snodi principali per il controllo del territorio, diventa il centro delle battaglie tra ribelli e lealisti. Faticosamente, le Nazioni Unite giungono a un cessate il fuoco interrotto dopo pochi giorni dagli attacchi dell’esercito regolare siriano durante la festa islamica dell’Eid al-Adha.

Intanto, le opposizioni al regime iniziano a compattarsi sotto il cartello della Coalizione Nazionale Siriana che nel dicembre ottiene il riconoscimento ufficiale come “unico e legittimo rappresentante del popolo siriano” da parte di USA, Regno Unito, Francia, Turchia e monarchie del Golfo. Contemporaneamente, gli Stati Uniti inseriscono nella black list del terrorismo internazionale il gruppo Jabhat al-Nuṣra, una componente jihādista dell’insurrezione contro Assad, affiliata ad Al-Qā’eda. Secondo le Nazioni Unite, la guerra civile in Siria ha provocato 45.000 morti, mezzo milione di profughi all’estero, circa 2,5 milioni di rifugiati intemi, con ricadute assai critiche sui Paesi vicini (Libano, Turchia, Iraq e Giordania).

Nel suo primo viaggio da segretario di Stato Usa, John Kerry incontra a Roma all’inizio del 2013 i rappresentanti degli amici della Siria e il leader della Coalizione Nazionale Siriana, Moaz al-Khatib. La dichiarazione finale del vertice si limita a confermare l'impegno generico per un coordinamento nella gestione della sicurezza delle popolazioni nonché nel sostegno a qualsiasi richiesta di un dialogo nazionale senza la mediazione o la partecipazione di Bashar Al-Assad. Gli Stati Uniti, inoltre, annunciano che stanzieranno circa 60 milioni di dollari a favore delle opposizioni. Ancora esclusi gli aiuti militari ai ribelli e al loro braccio armato, l’Esercito Libero Siriano (ELS). Nel maggio 2013 le forze armate del regime e gli alleati libanesi di Hezbollah circondano la città di confine di Qusair in mano ai ribelli. Anche la frontiera con la Turchia è tornata ad essere nuovamente teatro di tensioni. La citta di Reyhanli è stata sconvolta da un attentato che e costato la vita a 46 persone e ha causato il ferimento di

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altre 100. La Turchia ha ufficialmente chiesto alla comunità internazionale un intervento contro il regime di Bashar al-Assad, al quale l’organizzazione marxista responsabile delle due autobombe sarebbe legata a doppio filo. La Russia da un lato continua ad armare il regime, dall’altro discute con gli Stati Uniti di una possibile conferenza di pace da effettuarsi in giugno a Ginevra. I comandanti ribelli lamentano la scarsità di forniture militari e invocano l’aiuto intemazionale. L’Unione Europea non rinnova l’embargo sulle armi nei confronti degli insorti.

Ribelli siriani e governi occidentali accusano le forze pro-Assad di aver usato armi chimiche contro i civili. Sotto accusa l'attacco del 21 agosto a Ghouta, periferia est di Damasco, nella quale sarebbero state uccise piu di 300 persone. Il governo siriano afferma invece che sarebbero stati i ribelli ad aver usato le armi chimiche. Stati Uniti e Regno Unito chiedono di adottare misure di emergenza per una possibile azione militare, Russia, Cina e Iran mettono in guardia contro qualsiasi attacco alla Siria. In attesa dei risultati della missione internazionale delle Nazioni Unite, partita lo scorso 26 agosto per accertare la verità dei fatti accaduti a Ghouta, si riunisce a New York in seduta straordinaria il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla situazione di crisi in Siria.

A seguito dell'uso di armi chimiche a Damasco, la crisi siriana diventa internazionale accentuando le differenze tra gli schieramenti a favore e contro i ribelli. Due giorni dopo l‘attacco Stati Uniti e Unione europea accusano le forze governative di Bashar al- Assad di aver condotto l'operazione. La Russia e l’Iran invece difendono il govemo e accusano i ribelli. Si apre concretamente la possibilita di un intervento militare contro il regime, quando Barack Obama annuncia la possibilità di un attacco punitivo con il lancio di missili verso le postazioni militari siriane in 48 ore.

Tuttavia la forte opposizione dell`opinione pubblica, di parte del congresso americano e i ripetuti interventi di Russia e Cina in sede Onu spingono il presidente ad attendere un`approvazione da parte del congresso. A fianco degli USA, le nazioni più interventiste sono Francia, Regno Unito e Turchia.

Gennaio 2014 si apre con l`attesa della conferenza di pace di Ginevra, ribattezzata Ginevra 2, indetta dall‘ONU in collaborazione con Russia e Stati Uniti, per tentare di trovare una soluzione politica alla crisi. Alla conferenza partecipano il governo siriano, la Coalizione Nazionale Siriana e il fronte curdo. Dopo vari tentativi e ripensamenti non

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viene invitato a partecipare l'lran, principale sostenitore del governo siriano. Rifiutano ogni dialogo tutte le formazioni islamiste, inclusi il Fronte Al-Nuṣra, il Fronte lslamico e l'ISIL. Dopo l'iniziale rischio di fallimento del negoziato, il primo risultato concreto della conferenza viene raggiunto il 7 febbraio, quando viene siglata una tregua nella citta di Homs per permettere l’evacuazione della popolazione civile. Tregua poi estesa fino al 14 febbraio.

Il 14 febbraio 2014 i negoziati a Ginevra si chiudono senza nessun accordo politico tra le due delegazioni e l'inviato speciale dell'ONU, Lakhdar Brahimi, annuncia il fallimento "scusandosi con il popolo siriano".

Evento significativo dei primi giorni di gennaio è l'ulteriore frazionamento del fronte ribelle. Oltre al conflitto che oppone l`ESL alle milizie islamiste, anche il fronte jihādista si rompe. Grazie alla nuova spaccatura interna del fronte ribelle, l'esercito governativo riesce a riprendere l'offensiva ad Aleppo.