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Yūsuf al-Dini di “Medio Oriente” riporta l’opinione irachena sulla nascita di Da’ish. Ripercorre tutto il cammino della costruzione delle forse antagoniste del regime siriano di Bashar al-Assad, ma introduce un elemento: c’era un accordo tra il regime siriano e quella parte della ribellione che si trasformò poi in ISIS ingoiando la maggior parte delle altre forze ribelli?. L’articolo fa rimarcare come la variabile di natura religiosa della proclamazione del Califfato islamico è un elemento di differenziazione sia rispetto ad Al-Qā’eda che alla ribellione della società civile siriana. Conclude poi parlando della presenza di ISIS nella società, che agisce reinvestendo in interventi per la cittadinanza i proventi dello sfruttamento delle zone petrolifere.

Questo articolo viene riportato integralmente:

“«Da’ish» è la sorpresa del nuovo millennio, senza dubbio. Le azioni dei gruppi armati fondamentalisti che credono nel cambiamento violento e che sorsero alla fine del secolo scorso lo hanno macchiato di azioni tipiche di gruppi armati violenti.

Ma questi gruppi stavano lontani da qualsiasi presenza sui social media e rifuggivano dalla presenza sociale. Le condizioni di affiliazione in genere richiedevano un esame intellettuale, la sicurezza, e gli affiliati erano di solito impegnati in operazioni segrete.

Invece la tecnica della “rete” e il cercare altri affiliati o direttamente o attraverso Internet è quello che fa «Da’ish». È una innovazione che trasforma drammaticamente in «mostro» il terrorismo di oggi.

Se proviamo a riflettere su concetti e percezioni circa il vecchio Al-Qā’eda e le sorelle e gli inizi della violenza sanguinaria di Dàash, ci accorgiamo che Al-Qā’eda e le sorelle, nonostante i disastri che hanno prodotto, erano più ragionevoli rispetto a «Da’ish».

La prima apparizione del nome di «Da’ish» nel mese di aprile 2013 non ha l'obiettivo di un annuncio ufficiale. Il primo obiettivo della dichiarazione di «Da’ish» non è propaganda o un tentativo di amplificare le capacità dell'organizzazione, che già si stava muovendo in lungo e in largo nelle regioni in Iraq e Siria, ma è una sfida esistenziale per divorare i pesci piccoli di Al Qā’eda.

Il “Fronte Al-Nuṣra” ha rifiutato la fusione e ha cominciato la lotta per dimostrare la sua esistenza, ma i figli di «al Qā’eda» e gli orfani di Usāmah Ibn Lādin sono confluiti in «Da’ish» anche se le loro organizzazioni rifiutano ufficialmente di ammetterlo.

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La condivisione della torta terroristica in Shām e Iraq è stata la causa della disputa tra i gruppi armati; «Da’ish» e «Fronte Al-Nuṣra» in primo luogo. Anche se la motivazione addotta per i seguaci e il pubblico è che la formazione più grande è «legittima», vi sono state reciproche accuse di essere dei venduti, di disobbedire all’autoritàdi chi dirige e tratta, di intraprendere libere iniziative e libere azioni.

Le accuse reciproche di tradimento e di mancanza di leadership svelano la nuova realtà della controversia tra i gruppi armati circa l'ammissibilità della rappresentanza della «jihād», cioè del loro ruolo nell’attivazione di cicli di terrorismo e di violenza avvenuti dopo il crollo della primavera araba.

In principio Al-Qā’eda in Iraq era indipendente e più vicina alle situazioni locali con un enorme contributo nel know-how e nelle risorse da parte di elementi di Al-Ba’ath convertiti verso Al Qā’eda. Il passaggio poteva essere per convinzione o per opportunismo, o per una alleanza dovuta alla convergenza verso l'idea di espellere l'occupante americano e il governo settario dominato dagli sciiti. A quel tempo, «Daash» operava sotto il nome «Tawhid e Jihād», che fu modificato in Al-Qā’eda in Mesopotamia» dopo la nomina della leadership di Abū Musab az-Zarqawi nel 2004, che giurò fedeltà al leader di Al Qā’eda. Non è un segreto che l'aggiunta di «Iraq» al nome dell'organizzazione “Da’ish” fa parte del riconoscimento del valore e dell’importanza di Usāmah Ibn Lādin, la cui morte ha anche causato un enorme vuoto nella direzione e successivamente un importante cambiamento nell'organizzazione. La morte di Az-Zarqawi nel giugno 2006 per mano delle forze Usa in Iraq, ha contributo a diminuire il ruolo di Al Qā’eda.

Adesso «Da’ish» è un prodotto separato dall’organizzazione terrorista Al Qā’eda, ed ha aggiunto nuove idee che permettono di agire sia nella direzione della violenza armata che delle motivazioni religiose. Nel seme di «Da’ish» è presente il contenzioso intellettuale tra falchi, che erano rappresentati da az- Zarqawi, e Al-Qā’eda tradizionale.

Dopo la morte di Az-Zarqawi e di ʾAbū ʾAyyūb al-Maṣrī «Da’ish» è entrata nella fase di promozione di un progetto statale in Iraq.

Nell’analizzare “Da’ish” è importante evitare la lettura errata e la falsa immagine di una «corrente chiusa», derivante da gruppi di violenza armata storicamente collegati al movimento dei Kharigiti. Lettura errata perchè, in primo luogo, vi sono cambiamenti derivanti della storia e dalla modificazione della situazione politica. Poi vi sono cambiamenti causati dalla vulnerabilità della realtà stessa.

Il primo nucleo del Mujaheddin degli anni ottanta prima della nascita di Al-Qā’eda si differenzia dal resto del movimento nella fase della guerra in Afghanistan. Si differenzia anche radicalmente nell’azione di combattimento praticata da Al-Qā’eda con l'invio di combattenti in Bosnia e in Cecenia. Così la controversia non è solo sul piano delle idee, e questa è una differenza fondamentale, ma anche a livello della posizione sui regimi arabi, o della lotta al nemico vicino o lontano, sull'alleanza di intelligence con gli altri paesi nell'interesse dell'organizzazione, sui flussi finanziari.

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Poi vi è il problema dell’autorità dell'organizzazione sulla legittimità, sulla Shariʿah, sul clima legale, sulla jihād, sulle fonti della giurisprudenza.

La posizione degli specialisti dell’organizzazione “Da’ish” e degli scienziati è cambiata più volte in virtù dell’ingresso di persone provenienti da partiti a sfondo ba’athista o, invece, da gruppi più vicini ai ribelli in alcune regioni, come ad esempio le tribù in Iraq, e in alcune zone della Siria.

Principe dei credenti, Comandante dei Fedeli, la biografia di uno sconosciuto. Di Abū Bakr Al-Baghdādī nulla si ricorda prima che gli Stati Uniti nel 2013 promettessero un premio di dieci milioni di dollari a coloro che contribuissero all’assassinio o l'uccisione o l'arresto di Al-Baghdādī , soprannominato «Abū

Du’a». È il secondo più alto riconoscimento proposto dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti sul suo

capo dopo quello del terrorista leader di al-Qa’eda, Ayman ad-Dhawāhirī.

Lo Sheikh Abū Du’a è soprannominato lo Sheikh fantasma perchè si dice di lui che indossi una sciarpa anche in incontri privati con parenti in Iraq e altrove. Il suo compito, come sostengono i suoi seguaci, è quello di avere il compito simbolico di essere il successore di ad-Dhawāhirī.. Da ciò la legittimità della successione.

Sheikh Abū Du’a è nato nel 1971 a Samarra, in Iraq. Ha servito nelle moschee durante l'invasione

americana, come advocacy, raccolta fondi, pareri forensi e insegnamento. In virtù di questo ha conseguito un dottorato in giurisprudenza islamica. Più tardi arrestato dagli Stati Uniti di Camp Bucca (sud dell'Iraq) è ancora una volta sfuggito al tentativo di assassinio in un raid aereo nel 2005. È poi emerso dopo anni di silenzio tra le fila di Al Qā’eda. Combattente diretto e mentore, il che è abbastanza rimarchevole. Da cinque anni circa siede sul trono dell’organizzazione dello Stato islamico in Iraq.

«Da’ish» sembra agli occhi di tutti un enigma a volte attribuito all’Iran e all’Iraq, a volte a Bashar al- Assad, a volte agli Stati Uniti, per non parlare dell’accusa particolare che dice che si tratti di una estensione delle famose crisi politiche iraniane.

Vi sono poi accuse lanciate a casaccio da Al-Mālikī verso il Regno del Golfo. Occorre essere consapevoli che queste accuse sono il risultato di un calo di legittimità di Al-Mālikī, che ha il respiro corto dopo l’ultimo anno di governo degli sciiti iracheni.

Per evitare questa confusione nella comprensione dell’enigma «Daash» è piuttosto opportuno fare un’analisi non come se si trattasse di un romanzo di fantascienza ma leggendo i prodotti e le pubblicazioni di «Da’ish» e la produzione intellettuale (Messaggi, opinioni e i comandamenti dei martiri, le risposte ai trasgressori, ecc ..) della comunità di Da’ish su Internet («Twitter» ID, forum jihādisti, e anche i manuali fatti di solito cercando di contrastare gli avversari della propaganda «Da’ish»). È anche importante conoscere la lettura di «Da’ish» in versione base e poi nella versione di «Da’ish» che attrae elementi stranieri.

Durante questi ultimi anni, l’organizzazione delle forze americane e irachene ha commesso follie nell'affrontare organizzazioni armate. Poi, la più grande delle enormità dell'esercito iracheno è stata di compensare con promesse nelle zone sunnite il risveglio di forze di combattenti tribali sunniti per

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combattere Al-Qā’eda e poi di abbandonarli al loro destino. L’Iraq per gli iracheni era diventato solo un grande miraggio settario. Non c’era l’idea di rifondare un Paese dopo l'invasione americana. Dopo il ritiro americano l’obiettivo è stato di uscire dalla palude con perdite minime.

Alla fine del 2011, sull'impatto delle grandi modificazioni vissute dalla regione a seguito della primavera araba, che ha acceso il conflitto politico, lo Stato islamico dell'Iraq, nascosto dalle azioni di Al Qā’eda, è tornato più forte e più organizzato ed è stato in grado di opporsi ai sunniti in Iraq, specialmente a ciò che resta del Risveglio dopo l’abbandono dell’America alla fine del 2011 e le grandi turbolenze e il governo di Al-Mālikī.

La zona non si stava preparando ad entrare nella primavera democratica, come sembrava a prima vista, ma ad entrare nella primavera di un nuovo terrorismo motivato dall’azione americana in Iraq e nella regione.

Inizialmente lo stato islamico «Da’ish», aveva lo scopo di destabilizzare il regime iracheno. Pertanto causò una serie di problemi, come attentati assurdi a Baghdād che hanno causato migliaia di vittime inducendo gli americani a muoversi per l'assegnazione di premi per catturare i capi della nuova organizzazione.

Ma questo non ha dato i suoi frutti, come tutte le politiche degli Stati Uniti nella guerra al terrorismo, che non hanno successo finché il metodo è quello dei «Droni». Questa marea crescente di violenza in Iraq, al momento è un vero e proprio inferno.

Il disastro fu la penetrazione dell'organizzazione “Da’ish” nel Paese, la possibilità di attacchi mirati, e soprattutto l’apertura delle prigioni e per liberare i quadri «più importanti» che saranno poi il vero combustibile per «Da’ish» e faranno la differenza. Frutti del rancore che oggi si raccolgono.

Contrariamente alle voci dei nemici settari di «Da’ish», guidati dall’Iran, dal regime siriano e dalla punta di diamante irachena contro «Da’ish» guidata da al-Mālikī, che è il più grande responsabile della sua espansione, non si èa dimostrato alcun nesso tra il regime di Saddam prima della sua caduta clamorosa e

Al-Qā’eda e sorelle. Dopo il crollo di Saddam Hussein non si è trovato alcun documento che dimostri la

sua associazione con Al Qā’eda.

Abū Bakr Al-Baghdādī ci sorprese all'inizio del 2013 correggendo l’organizzazione “Da’ish” con l’assorbimento del “Fronte Al-Nuṣra” e con l’intenzione di una modificazione dei confini statali e limiti tradizionali che riflettono il trattato Sykes – Picot.

Era un progetto al di là dei limiti dell’incredulità. E venivano portate giustificazioni sulla legittimità della Shariʿah per gli esseri umani, anche se gli obiettivi e le motivazioni erano di carattere politico.

La sopravvivenza di «Da’ish» come organizzazione importata in Iraq doveva essere rinforzata con la saldatura con l’organizzazione “Da’ish” in Siria e, eventualmente, con altre organizzazioni e con lo stesso esercito siriano.

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E con Al-Qā’eda la ribellione continua. «Da’ish» ha fatto un passo che di solito fanno tutti i gruppi armati, le milizie e i partiti marxisti radicali. E 'ciò che è noto come «la liquidazione delle passività». Il pantano siriano, l'armonia con una o più componenti del regime e l’ambiguità di Assad hanno permesso a «Da’ish» la penetrazione nel pantano siriano e di procedere rapidamente. Anche se la storia di questa partecipazione è arrivata troppo tardi per la rivoluzione del popolo siriano: due anni interi! «Da’ish» è entrato in Siria quando i rivoluzionari avevano in mano gran parte della Siria, ed erano sul punto di costruire uno Stato moderno, ma il governo siriano chiamò «Da’ish» non per combattere, ma per combatterli attraverso un intelligente influenza dell’intelligence indirizzando “Da’ish» verso tutte le conquiste della rivoluzione, la trilogia siriana della Rivoluzione, le organizzazioni militari e le persone resistenti e ribelli.

Così avvennero una serie di omicidi e rapimenti dei simboli più importanti della Falange e delle unità di gruppi della resistenza distruggendo un certo numero di istituzioni civili e militari emergenti, vale a dire i ruoli che non erano accettati dal regime siriano di fronte a una giovane rivoluzione.

La priorità di smantellare la rivoluzione siriana è stato l'obiettivo non dichiarato di «Da’ish». Gli effetti devastanti dell’atteggiamento di «Da’ish» con l'opposizione siriana ha spesso portato ad uccisioni, azioni penali e detenzione, l'umiliazione e la tortura nelle carceri dello Stato di Al-Baghdādī , non meno sanguinosa e peggiori delle prigioni del regime siriano,

Era troppo tardi per spostarsi ad essere il capo di “Fronte Al-Nuṣra”. Quindi «Daash» tornò, nell'arena siriana, ad essere quello che era prima di collaborare con il regime. Tuttavia, Al-Baghdādī ha tirato fuori un bello slogan di propaganda per «Daash» parlando di un simbolico «Rimanere nello Stato dell'Islam in Iraq e il Levante ed espanderlo» fino a quando Dio lo vuole, o perire, e non c'è modo di tornare indietro e di arrendersi.

Questo passo coraggioso e spericolato di Al-Baghdādī ha causato inaspettate spaccature nel jihād in Siria, dove molti dei combattenti, oltre metà, collaboravano con «Da’ish».

La maggior parte di chi si spostava in «Da’ish» proveniva dalla ribellione, o aveva il titolo di «immigrati», o derivava dallo spostamento di gruppi locali a causa della lentezza dei successi dell'esercito libero per cui parteggiavano, o per l’ideologia di «Da’ish» e i suoi obiettivi specifici, o per l'accesso alla fase dello Stato.

Alla fine del 2013 è stata la città di Homs a raggiungere un picco di sofferenza e di dolore dopo l'assedio di un anno e mezzo, esausta, in cui le forze di «Da’ish» non sono state viste.

È aumentata la sofferenza dei siriani quando Abū Bakr al-Baghdādī ha deciso di occupare la campagna orientale di Homs, poi di togliere l'assedio, poi ha inviato combattenti per l'accerchiamento di Raqqa e dintorni e presi l’est e il suo centro più tardi ha spazzato Idlib e Aleppo, Tripoli, e Bab e Tel Rafa e Tel Huraytan e Ratyan e Dara Aza sotto il silenzio di tutti. Così in meno di sei mesi «Da’ish» domina su vaste aree est e a nord di Aleppo.

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Le guerre di «Da’ish» in Siria sono guerre intelligenti e sofisticate. «Da’ish» sa che la sua forza non è paragonabile a ciò che è necessario per una presenza limitata all’Iraq, le sue perdite hanno contribuito a convincerli a ridurre o possibilmente evitare lo scontro militare con il regime e di avere come obiettivo aree della Siria che non sono sotto il controllo di Assad. Per questo molti analisti hanno pensato che ci sia una collaborazione diretta tra il sistema e «Daash” non solo per interesse ma per consenso.

«Da’ish» ha aspettato fino all'inizio di questo anno 2014 per spostare la sua strategia di attenzione dal pantano siriano per tornare alla “terra di occupazione” come i seguaci di «Da’ish» chiamano l’Iraq, e di vivere da fedeli la vita nelle città irachene occupate, in particolare Fallujah e Ramadi, Mosūl e poi la provincia di Anbar, che fu il luogo dove nacque lo Stato Califfale. Il controllo della provincia di Salahuddin è stato l'evento più importante per «Da’ish» perchè lì vi è il passaggio tra il nord e centro dell'Iraq.

Poi, l'accesso alle risorse di petrolio per lo Stato islamico hanno contribuito all’ego «Da’ish» e alla sua tirannia e lo hanno portato fino al momento del “lancio dei dadi” di una nuova dichiarazione di terrorismo in tutto lo Stato del Califfato islamico

Una relazione al Council on Foreign Relations preparato da esperti di questioni economiche e recentemente rilasciato ha confermato che la condizione economica dell’organizzazione Da’ish era in ritardo nel 2013 prima di passare a prendere Mosūl .

La maggiore entrata era ottenuta con le azioni armate nella regione. Erano circa dieci milioni di dollari al mese per il furto di denaro e l'imposizione di tasse sui datori di lavoro locali e la confisca di parti di aiuti umanitari nelle zone sotto il loro controllo in cambio del permesso di entrare nelle aree. Questo comportamento non è venuto a caso, ma è chiaro che «Da’ish», a differenza di altre organizzazioni, sviluppa comportamenti manageriali tematici facendo gruppi con programmi di lavoro derivati da una percezione di islamismo nella forma di uno Stato. Parla a lungo del bilancio che «Da’ish» può vantare dopo le sue azioni. Approssimativamente il capitale dell'organizzazione è di almeno due miliardi di dollari.

In un importante rapporto la «CNN» rileva che gli assi più importanti di finanziamento dal bilancio di «Da’ish», si riferiscono ad un sistema etico che è paradossale rispetto al metodo tradizionale di finanziamento che Al-Qā’eda ha seguito nelle fasi precedenti. Si tratta di borse di studio, donazioni e vendita di petrolio greggio, droga, riciclaggio di denaro, estorsione e bottino.

Circa il tipo di fortuna si parla di una stima di 430 milioni di dollari necessari per la nuova situazione per «Da’ish», che, dopo aver lanciato il progetto nello Stato del Califfato e dopo la caduta di gran parte dell'Iraq sotto il suo controllo ha necessità di sofisticazione a livello di equipaggiamento militare. «Da’ish», dopo quasi quattro mesi dalla Dichiarazione sull'istituzione della nuova organizzazione (Stato islamico dell'Iraq e del Levante), ha lanciato un progetto di Stato terreno anche convertendo simbolicamente scuole, ville e case abbandonate dalle famiglie in sede di Ministeri, Tribunali e Scuole, organizzando campi di addestramento e per raccogliere fondi. Sul terreno hanno imposto i loro sistemi di estremismo sociale che hanno portato il panico nei cuori della gente, distribuendo nelle aree liberate il

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loro nome e la bandiera. Sono state istituite nuove barriere in città e villaggi in entrata e nelle strade di accesso.

Dopo aver preso il controllo del terreno l'organizzazione, per mostrare gli artigli duri, ha colpito un gran numero di giornalisti e attivisti del movimento civile nelle zone liberate. «Da’ish» ha anche arrestato centinaia di persone appartenenti a organizzazioni di soccorso.

Uno dei file più interessanti, diverso da quelli traboccanti di simboli ed icone che sono nei media e nella maggior parte degli obiettivi della propaganda e di marketing è il file sulla caratteristica strutturale e organizzativa di «Da’ish». Un file misterioso che sovrappone figure di jihādisti estremisti e di figure organizzative e attività che provengono dai resti di Al-Ba’ath e da clan e da agenti dei servizi segreti e da agenti doppi.

Tuttavia, i messaggi che circolano nei circoli jihādisti su Internet si riferiscono ad un numero di figure importanti che sono state riconosciute. Sono soprattutto convertiti a «Da’ish» da Al-Qā’eda o fuggiti da zone di tensione.

Le storie dell’esperienza del carcere «Da’ish» dicono che è di un inferno senza precedenti, e chi legge potrebbe pensare che si sia di fronte ad un vero e proprio film horror. L’arresto si estende per mesi e anni