• Non ci sono risultati.

i Il doppio, la trappola e la compassione

Storie e parabole postcolonial

P. LAVOSIER He had God

3.2.3 i Il doppio, la trappola e la compassione

L'elemento che colpisce nell'opera e che la pone in relazione con le precedenti è la minaccia rappresentata della natura sull'uomo. Come in The Sea at Dauphin, gli esseri umani vivono una condizione di stretta dipendenza con le leggi della natura. Quasi a volere ricordare la limitatezza dell'esistenza umana, l'autore pone al centro della vicenda un ristretto gruppo di personaggi, rappresentativi di tipi umani, in uno spazio limitato: la foresta. Lo spazio ritorna alla dimensione di percezione negativa e – diversamente dalla luminosità simbolica conquistata da Ti-Jean – si è nuovamente calati nelle tenebre infernali di un bosco infestato dal male. L'opera sembra riprendere la minaccia che accompagnava l'uscita di scena del diavolo in Ti-Jean ricordando a tutti – pubblico, lettori e personaggi – che non c'è possibilità di scampo: il diavolo è tornato e – inizialmente – lo si potrebbe addirittura percepire trasfigurato nella figura di Chantal. Non è così.

L'illusione scenica, ovvero lo spazio negativo, dato dal disturbo percettivo creato dalla pioggia, dal senso d'inquietudine provocata dalle urla improvvisa della donna, e dal violento litigio con il marito, dalla paura derivante dalla possibilità di essere di fronte ad un assassino, altro non è che una strategia scelta per accumulare la tensione per creare una suspense sciolta in un finale a sorpresa.

Il meccanismo che determina la tensione e il conseguente scioglimento si basa su alcune scelte precise di costruzione testuale effettuate dall'autore: un personaggio ambiguo, se non persino doppio, la

creazione di una situazione claustrofobica da un punto di vista spaziale, tanto da essere percepita come trappola sia in senso fisico, ma soprattutto spirituale da parte dei personaggi; infine l'inevitabile relazione e il riconoscimento di sé per giungere ad un sentimento di compassione e di fratellanza. L'opera è pertanto una nuova parabola che mostra da un lato le conseguenze distruttive e tragiche del pregiudizio, dall'altro il cammino umano versa la redenzione e il pentimento. Non mancando i forti toni religiosi e filosofici, l'opera rimane incentrata sul sacrificio di Chantal, altro personaggio “eroico” calato in un dramma completamente postcoloniale.

Chantal è indubbiamente un personaggio ambiguo. Il fatto stesso che possieda due nomi, uno francese normalmente femminile, l'altro riconducibile al personaggio leggendario cresciuto dalle scimmie in mezzo alla giungla, agisce come elemento perturbante. I due nomi sono associabili alla dolcezza e delicatezza evocata dal nome francese e alla natura selvaggia e animale definita dal nome Tarzan. Chi è questo individuo: un diavolo o un angelo? La negatività dell'uomo è connotata dalla sua stessa confessione: è un fuorilegge, ha violato l'autorità di un giudice ed è stato in prigione; non esita a rubare e tuttavia è lo stesso uomo che nell'incontro fatale con gli altri personaggi, prima di morire, si trasforma in giudice e induce gli altri personaggi alla confessione dei propri peccati.

CHANTAL (...)

Chantal will take confession, now. One and all kneel down! This rain will last long, and we have plenty time. 474

Giunti al massimo della tensione, creata dalla pioggia che si trasforma in inondazione, dal furto e dal ritrovamento del cadavere di Regis, tutti sono pronti a scagliarsi contro Chantal; centro della disputa è la verità.:

CHANTAL (...)

You don't like Chantal?

The old stinking tiger with broken teeth. I will tell you! Let us go in the bamboo and he will show you the truth!475

Le parole di Chantal giungono come una lama tagliente, la stessa che lo ucciderà: chi sono i veri peccatori? La coppia di coniugi con i loro falsi litigi nascondono peccati più grandi e più veri di quelli di un povero uomo affamato. La verità, come dice Chantal è potere ammettere le proprie colpe e accettare la punizione:

WIFE

Kill me, Chantal! Kill me! He cannot forgive. (...)

I cannot stand the shame of his forgiveness. (...)

HUSBAND (...)

I am a fool with ordinary sins.

Jealousy is one, and love is mixed with jealousy. (...)

474Ibid. p. 196. 475Ibid. p. 197

OLD MAN

If you must kill somebody. Kill me, old tiger! Kill me. I am tired. And today I know the truth, (...)476

La trasformazione di Chantal prevede che da terrore per gli altri diventi un giudice che mostri la verità, includendo anche quella su sé stesso. Vittima della colonizzazione, egli è un povero relitto sociale per fame e per sete. Per uomini come lui, non c'è possibilità di redimersi, la società, come del resto già i personaggi sulla scena, lo considerano il pazzo, il selvaggio a cui addossare ogni tipo di colpa. La ribellione di Chantal è la stessa di Calibano di fronte a Prospero. Se è tale – cattivo, selvaggio, criminale -- è solo per l'esistenza stessa di un potere che lo ha costretto ad agire in quel modo. Chantal/ Calibano è il selvaggio demoniaco solo perché nel suo spazio nativo è stato instaurato un sistema che ha creato una gerarchia in cui è necessaria la creazione dell'"altro" negativo. La colonizzazione ha creato un sistema di valori in cui deve essere incluso il “diverso” e il “selvaggio”. La doppiezza di Chantal rivela questa tragica dinamica che intrappola il colonizzato in una dimensione stereotipata e pregiudiziale. Chantal non può sfuggire alla sua identità negativa in questo spazio che nasce dall'emergenza e costringe i personaggi, attori e spettatori del suo dramma, a confrontarsi con la propria esistenza ma anche con la sua tragedia personale.

CHANTAL

I always on the other side of the law: But life funny, Today I must play judge. I will let you all go.

But if I let you all go, who will speak for Chantal?(...)477

Il senso di claustrofobia conferito sia alla concentrazione scenica e testuale dello spazio sia alla costrizione a rifugiarsi in un ambiente piccolo e ristretto, a causa della pioggia, induce personaggi e pubblico ad avvertire l'atmosfera generale come una trappola.

I personaggi sono intrappolati dalle condizioni atmosferiche ma anche dalle parole di Chantal che li obbliga a riflettere su sé stessi. Chantal stesso è intrappolato nella sua condizione sociale di “diverso” sia come colonizzato ma anche di fronte agli altri abitanti dell'isola. Intrappolati nelle loro convinzioni, false illusioni e identità storpiate, i personaggi riescono a sfuggire solo grazie alla trasgressione di Chantal che, diversamente da tutti, riesce a dimostrare abbastanza coraggio per denudare la propria esistenza e quella degli altri. Si tratta di un sacrificio che gli costerà la vita, tolta da colui -- il sordo muto -- che erroneamente si giudicava incapace di compiere un tale gesto. Il pregiudizio umano si rivela ancora causa di sofferenza e tragedia, mentre la morte di Chantal assume i tratti del sacrificio cristiano per redimere i peccati dell'umanità.

Risultato della tragedia è quindi la compassione e il riconoscimento della forza dello spirito umano. La fine della pioggia coincide con la morte di Chantal chiarendo anche il significato simbolico della pioggia. Come nella celebre poesia del D'Annunzio, la pioggia ridona un nuovo senso di vitalità, e anche i personaggi del dramma walcottiano si caricano di nuove visioni della vita grazie alla pioggia purificatrice. Riminiscenza anche del diluvio universale, simbolo per eccellenza della redenzione dei peccati umani, la pioggia acquista un intenso significato simbolico a metà strada tra il panteismo panico dannunziano e la profondità del messaggio cristiano. Malcochon, titolo dell'opera riferito ad una

476Ibid. pp. 199-200 477Ibid. p. 200

bevanda molto simile al rum, causa del litigio tra il marito e la moglie e origine del peccato, rinforza il messaggio di tolleranza e compassione anticipato in Ti-Jean. La compassione è un sentimento nobile che anima spesso la poesia di Walcott. Nella poesia già ricordata, Ruins of A Great House, metafora della fine del colonialismo, il poeta rivive il passato imperialista senza rimpiangerlo, ma anche senza desiderio di vendetta.

In memory now by every ulcerous crime. The world's green age then was a rotting lime Whose stench became the charnel galleon's text. The rot remains with us, the men are gone. But, as dead ash is lifted in a wind

That fans the blackening ember of the mind, My eyes burned from the ashen prose of Donne. Ablaze with rage I thought,

Some slave is rotting in this manorial lake, But still the coal of my compassion fought That Albion too was once

A colony like ours, "Part of the continent, piece of the main," Nook-shotten, rook o'erblown, deranged

By foaming channels and the vain expense Of bitter faction.

All in compassion ends

So differently from what the heart arranged: "as well as if a manor of thy friend's . . ."478

Gli ultimi versi sono un elogio del sentimento della compassione anche per coloro che hanno portato guerra e distruzione. E' un sentimento che si basa sul perdono, altro grande insegnamento cristiano, tuttavia particolarmente difficile da mettere in pratica per chi ha subito torti e ingiustizie. Il messaggio di Walcott -- come ormai noto – non è la rivendicazione dell'abuso dell'imperialismo e della colonizzazione, ma il tentativo di integrare in modo positivo tutte le forze che si sono prodotte da queste fasi storiche. Ciò non significa rinnegare la sofferenza dei colonizzati che è ben evidente nel suo percorso artistico, ma cercare di guardare al futuro, soprattutto dell'arte, in senso nuovo, colmando quegli spazi che per secoli sono stati svuotati dalla dominazione straniera. Ciò significa assorbire e accettare anche la dominazione stessa in quanto -- culturalmente e umanamente – appartiene al suo background e a quello di tutte le popolazioni dei Caraibi. Il sentimento di compassione, si potrebbe dire, nasce dall'impossibilità di scegliere oppure -- se si vuole – dalla consapevolezza di appartenere a diversi mondi e di accettarne ciò che è positivo e ciò che è negativo. La progressione verso questa consapevolezza porta Walcott a maturare la filosofia dell'impossibilità di un ipotetico ritorno in Africa, come sarà chiaro in Dream on Monkey Mountain, e della necessità di relazionarsi all'altro e al diverso secondo ciò che un altro grande poeta e saggista caraibico, Edouard Glissant ha insegnato attraverso la concezione dell'identità-relazione elaborata nel volume Poetique de la relation. In quest'opera, l'autore riflette proprio sulla realtà dei Caraibi, concependo la storia delle Antille come una continua sofferenza imposta dalla storia e dalla colonizzazione, ma anche come il luogo dell'interazione e conseguentemente, della nascita di nuove prospettive culturali. La poetica e l'identità della relazione, secondo Glissant, nasce anche dalla visione dello scrittore e del poeta che è in grado di rappresentare l'inconscio di un popolo e le sue multiformi rappresentazioni sociali. Secondo Glissant, l'identità e

poetica della relazione -- sia in senso estetico che politico -- conducono non solo ad una nuova

percezione della storia ma anche a nuove possibilità di enunciare il passato, il presente e il futuro.479

L'opera di Walcott è già di per sé l'articolazione di una poetica della relazione attraverso il dono della vita da parte di Chantal e la nascita della tolleranza e della compassione negli altri personaggi.

Concetto che sta alla base di molta letteratura postcoloniale, l'identità-relazione, opposta all'identità- radice, non prevede la concezione del sé attraverso la conquista e la definizione del territorio, ma tramite l'incontro e il rapporto dialettico. Il rapporto con il territorio è concepito come un dono, una conquista che prevede l'incontro armonico con chi ne fa parte, come in Ti-Jean. Similmente Chantal dona la propria vita in un incontro che permette agli altri personaggi di conoscersi e di accettarsi. L'identità-relazione presuppone un profondo sentimento di compassione in quanto anch'esso basato sulla condivisione, sull'ascolto e il dialogo. La fusione artistica dell'arte walcottiana è il risultato anche di questo sentimento.