Storie e parabole postcolonial
P. LAVOSIER He had God
3.2.4 ii Il sogno nel teatro
Il concetto di rappresentabilità del sogno come forma di narrazione è presente nella teoria psicoanalitica sia in Jung che in Freud. In Über Psychische Energetik und das Wesen der Träume, Carl G. Jung, dopo avere delineato la dinamica psichica che conduce alla formazione dei sogni, seguendo le teorie di Freud, ipotizza una relazione tra come il sogno si presenta alla mente del soggetto e la narrazione di esso. La relazione identificata da Jung mette in luce la possibilità di collegare la narrazione onirica alle sequenze del testo teatrale. La descrizione delle fasi oniriche, individuate da Jung, utilizza un linguaggio desunto dall'analisi del testo narrativo per giungere a definire una vera e propria struttura drammatica della narrazione. Jung parla infatti di spazio, di personaggi (protagonista) di intreccio e di climax, giungendo a definire la suddivisione in quattro parti (sequenze) e infine la "rappresentabilità", ovvero la qualità drammatica del sogno. 494
Analogamente all'analisi di Jung, Freud, ne L'interpretazione dei sogni, aveva già messo in relazione il sogno e la sua possibilità di essere rappresentato attraverso le immagini. Parlando del lavoro onirico, Freud individua la possibilità di articolarne l'esperienza trasferendola sia sul piano linguistico che su quello delle immagini. Definendo la plasticità e la concretezza dell'esperienza onirica, Freud ammette
493 Si veda Jean- Pierre Ryngaert in L'analisi del testo teatrale (trad.), op. cit. L'autore mette in evidenza l'impossibilità di
concepire il personaggio teatrale come “persona” e quindi di applicare nell'analisi testuale le teorie psicoanalitiche.
494Carl G. Jung Über Psychische Energetik und das Wesen der Träume, Zweite, Vermehrte und Verbesserte Auflage von " Über die Energetik der Seele", Rascher Verlag, Zurigo 1948, in The Psychoanalitic Review,39: 383-384. Lo stesso articolo
tradotto in inglese è reperibile in Raymond Soulard Jr e Kassandra Kramer ( a cura di ) On the Nature of Dreams, Buning Man Books 2004.
la traducibilità del prodotto dell'inconscio in una scena del sogno stesso. L'inconsistenza del sogno si trasforma anche nell'analisi freudiana in una possibilità scenica e rappresentativa data dalla concretezza visiva delle immagini stesse del sogno. Come osserva Roberto Contardi in L'interpretazione dei sogni libro del secolo:
Attraverso la presa in considerazione della figurabilità, il pensiero onirico, incolore o astratto, viene sostituito con immagini pratiche e concrete, mentre le parole sono trattate come cose e sottoposte alle stesse combinazioni delle rappresentazioni di cosa, poiché "per il sogno ciò che è plastico è raffigurabile (darstellungfähig)" (...)495
Leggiamo quindi, a questo proposito, quanto scrive Freud in riferimento al concetto di “rappresentabilità”:
(…) si tratta delle considerazioni di rappresentabilità nel particolare materiale psichico di cui si servono, per la maggior parte, cioè rappresentabilità di immagini visive. Tra i vari pensieri sussidiari collegati ai pensieri essenziali del sogno, saranno preferiti quelli suscettibili di rappresentazione visiva(…)496
Sulla relazione tra sogno e messa in scena esistono diversi studi che tendono ad esplorare i possibili rapporti tra la produzione teatrale e l'attività onirica come il testo di Alan Roland Dreams and Drama che crea legami tra la carriera artistica di drammaturghi e le loro produzioni teatrali alla dimensione psicologica.497 Interessante è anche l'approccio di Mark Kanzer nell'articolo “The Communicative
Function of the Dream”, in cui, evidenziando il parallelismo tra spettatori e attori come “sognatori”, sottolinea la necessità intrinseca del sogno ad essere comunicato, quindi rappresentato come narrazione, all'interno di una volontà precisa che parte dal narratore-autore-sognatore di stabilire un contatto con la realtà.498 .
Il sogno pertanto appare come una realtà “altra” che contiene diverse possibilità di trasformarsi in materia scenica teatrale. Come risulta da alcuni studi effettuati nel campo della “psicoterapia della Gestalt”, approccio terapeutico psicologico che indaga sulle origini di forme di comportamento, esiste l'effettiva possibilità di drammatizzare il sogno a fini terapeutici. Il sogno come prodotto del comportamento , custodito dal sonno (idea già freudiana legata al concetto di censura) è trasportato in un campo dinamico che attiva una percezione attiva del sogno in uno stato di veglia e non più di sonno, in tal modo le situazioni del sognatore sono trasportate in una dimensione “reale” e dirette dal sognatore, che da narratore si trasforma in regista.
Successivamente al racconto del sogno è possibile intervenire con la drammatizzazione, come modalità esperienziale che opera sul flusso di condotta.
Il Soggetto che ha prodotto il sogno diviene soggetto/sceneggiatore, oltre che attore e regista, del copione a cui dà vita nell’interazione con il gruppo e/o con il terapeuta e può entrare nell’attività di ristrutturazione della mappa emotiva e cognitiva che la rappresentazione di sé gli permette. Nella drammatizzazione il sognatore inizia a scegliere i personaggi e gli oggetti che rappresenteranno le figure del sogno. Nel gioco delle parti, nell’espressione più profonda dei ruoli, nel loro mutamento e sviluppo drammatico, lo svolgimento della rappresentazione rievoca la trama della propria vita (o parte di essa); il processo svela il tessuto esistenziale agli occhi stessi del sognatore divenuto attore/osservatore. Il racconto della propria vita coincide con il destino personale, ma è anche la trama scelta che nella mente diviene destino: in quanto è
495Roberto Contardi (a cura di) L'interpretazione dei sogni libro del secolo.L'immagine tra soggetto e cultura,Franco
Angeli,Roma, 2002,p. 59.
496 Sigmund Freud L’interpretazione dei sogni, op. cit. p. 257.
497 Alan Ronald Dreams and Drama, Weslenyan University Press, UPNE, 2003.
l’identificazione con la propria storia che dà vita al sistema di credenze che orienta le scelte di un individuo e lo àncora a un carattere499
Inserita in una pratica terapeutica che punta a prendere distanza dal sogno come elemento di indagine di un soggetto, tale metodologia rileva come la comunicazione, la narrazione e la messa in scena del sogno producano risposte oggettive e scientificamente rilevabili in cui il terapeuta analizza il vissuto del paziente. L'indagine della psicoterapia tiene quindi in grande considerazione le possibilità date alla messa in scena di rivelare l'inconscio, le esperienze traumatiche che agiscono sui meccanismi che regolano i comportamenti umani. Se nella pratica psichiatrica entrano in gioco le dinamiche “testuali” e “comunicative” del sogno per capire la realtà del paziente, allora il teatro che interviene sul sogno di un personaggio – e non dimentichiamo dell'autore stesso – rappresentandolo, ha la funzione di rivelare meccanismi nascosti sia della realtà traumatica del personaggio stesso e del messaggio del suo “autore/sognatore”.
Nel testo di Walcott a questo punto dobbiamo capire la funzione del sogno di Makak e in che modo cela il sogno del suo autore. Operazione non certo facile e che richiede ancora diverse riflessioni. Se come nella pratica psicoterapeutica si cerca di attualizzare il tempo presente del sogno che equivale alla dimensione deittica della messa in scena, ciò significa che si crea un “mondo possibile” che equivale alla realtà del sogno stesso. In A Midsummer Night's Dream Shakespeare ha creato due mondi paralleli: quello di Puck, Oberon e Titania e quello di Egeo, Ippolita, Demetrio, Lisandro, Ermia ed Elena. Personaggi “reali” si incontrano con quelli “irreali”, la realtà si mescola con la favola del sogno, dove tutto è possibile, anche la trasformazione di Bottom in asino e l'innamoramento di Titania per il grottesco attore principiante. Il sogno è pertanto il mondo possibile dove tutto è concepibile e possibile, ma dove il sogno stesso -- come in A Midsummer Night's Dream -- può cambiare la realtà e migliorarla. Il sogno, se comunicato e messo in scena di fronte ad un terapeuta può mutare la realtà del paziente, facendogli prendere coscienza della ragione dei suoi comportamenti e pertanto renderli migliori nelle sue relazioni sociali e nel suo vissuto quotidiano. La narrazione e la messa in scena del sogno è dunque “terapeutica” sia per il paziente, sia per una realtà migliore. Il sogno di Walcott, messo in scena attraverso il sogno di Makak ha la duplice funzione di creare un mondo possibile, dove Makak può diventare re, può cambiare il corso della storia e può pensare di amare una donna bianca; diversamente dal testo di Shakespeare la realtà del testo di Walcott non può migliorare, in quanto l'autore deve trovare nella propria isola e nella sua schizofrenia culturale risposte soddisfacenti. Makak, come si vedrà, diventerà un uomo nuovo comprendendo che la sua rivoluzione è interiore e non quella del sogno. Sarà infatti la realtà dell'autore a cambiare attraverso la sua arte e quindi il suo sogno a realizzarsi: un'opera postcoloniale che inscena una possibilità di scambio di ruoli, di rivisitazione della storia, di completo sincretismo culturale, un'opera caraibica rappresentata nei teatri americani: il fallimento del sogno di Makak esalta il successo del sogno del suo autore.
La vicenda sviluppata nel testo è divisa in sequenze che alternano la rappresentazione della realtà e quella onirica. Un uomo che vive su un'isola delle Indie Occidentali, di nome Felix Holbain, ma conosciuto da tutti come Makak, è arrestato e imprigionato dal Colonnello Lestrade, per avere distrutto un negozio mentre era ubriaco. Il disperato venditore di carbonella -- il lavoro di Makak -- afferma, al contrario, di avere avuto un sogno in cui una donna bianca gli avrebbe ordinato di tornare al suo luogo d'origine, l'Africa, per tornare ad investire la carica che gli era stata affidata, quella del re leone. La
499Oliviero Rossi “Il teatro del sogno come flusso di condotta”, in Informazione Psicologia, Psichiatria, n. 31, maggio-
vicenda prende corpo ruotando attorno alla rappresentazione del sogno, che da personale diventa collettivo, in quanto in esso, il Colonnello e gli altri prigionieri del carcere, Tigre e Souris seguiranno Makak nell'impresa rivoluzionaria, mentre l'amico del protagonista – Moustique -- sempre all'interno del sogno, muore. Terminato il sogno, la scena si ritrova nel luogo iniziale, la prigione, dove Makak, dopo avervi trascorso una notte, sarà rilasciato dallo stesso militare per ritornare sul Monte della Scimmia, da cui era disceso nel giorno di mercato per essere poi arrestato.
Da un punto di vista psicoanalitico il comportamento di Makak può essere spiegato seguendo le teorie freudiane, nel senso che la frustrazione del personaggio trova sfogo nel sogno che gli permette di mostrare ciò che socialmente non può fare e ciò che rappresenta il suo oggetto di desiderio: il possesso del potere, la conquista di uno spazio su cui regnare e la donna bianca. Il sogno infatti potrebbe rivelare sia il desiderio sessuale e quello – correlato ad esso – di trovare una compagna per la vita, sia quello di rivendicare il proprio diritto come uomo, pronto a diventare re dopo essere stato colonizzato e addirittura agire come salvatore nel nome di Dio, avendo acquisito poteri “magici” di guarigione. Inoltre sempre nel sogno, Makak si trasforma in giudice e inquisitore di personaggi storici e della cultura del passato come Noè, Aristotele, Abramo Lincoln, Platone, Copernico, Dante, Nelson, per nominarne solo alcuni, inequivocabilmente messi alla sbarra per riscrivere una nuova Storia. Il sogno si concretizza come l'espressione della realizzazione dei desideri di Makak, in base a quanto ipotizzato da Freud; la donna, il re, l'Africa, l'assassinio della donna bianca son infatti “oggetti”, che nella mente di Makak rispecchiano i desideri e i bisogni di un uomo solo, colonizzato e nero. Egli proietta le sue ansie e la sua depressioni in uno stato di pre- esistenza immaginaria in cui pensa di essere stato re e di avere vissuto glorioso e potente. I suoi desideri espressi nel sogno rivelano anche la sua completa mancanza di legami familiari e il conseguente desiderio di stabilire la sua identità – anticipando la tematica portante dell'Odisseo walcottiano -- attraverso il legame con la donna e la proprietà della casa. Il fatto che ripeta più volte la parola “casa” può indurre a pensare che desideri più di tutto essere padrone di una famiglia – concetto inserito nella parola inglese “home”, che Makak non possiede, ricordando il binomio identità-casa espresso anche da V.S. Naipaul nel romanzo A House for Mr Biswas. La tensione verso la casa in realtà, come vedremo, è ancora più complessa, così come tutto il significato del sogno non può tenere conto solo delle teorie freudiane. Riprendendo le teorie di Fanon, sappiamo che esistono due fattori che “imprigionano” l'uomo colonizzato causandone uno stato di psicosi: la lingua e lo spazio. Il sogno di Makak infatti rivela la liberazione dalle tensioni ricevute dal colonialismo sia in termini linguistici e spaziali.
Quando Makak è arrestato è incapace di parlare inglese, e si esprime nel patois locale, mentre Corporal Lestrade si infuria pretendendo di associare l'inglese standard alla legge:
CORPORAL
Where is your home?Africa? MAKAK
Sur Morne Macaque CORPORAL
(Infuriated) English, English! For we are observing the principles and precepts of Roman law, and Roman law is Emglish
law. 500
Durante il sogno la lingua di Makak si adatta al suo ruolo di potente. Come sappiamo, si tratta solo di un mascheramento, in base a quanto spiegato da Freud, una proiezione di un desiderio da realizzare, in quanto alla fine la lingua concreta e reale di Makak è modificata, anche se parzialmente.
CORPORAL
(...) You live up there? On Monkey Mountain? MAKAK
Yes. Oui. Sur Morne Macaque, charbonnier. I does burn and sell coals. And my friend..., well he is dead ....Sixty-five years I have. And they calling me Makak, for my face, you see? Is as I so ugly. 501
Nella vicenda di Makak lo sviluppo delle sue abilità linguistiche rivelano quello interiore: Makak riesce a recuperare una sua lingua che lo salva dall'”emulazione” del bianco, e, allo stesso tempo gli permette di nominare sé stesso. Il suo nome, impronunciabile e incomprensibile all'inizio dell'opera, diventa chiaro e articolato, Felix Holbain. Il percorso di Makak non è solo una rappresentazione teatrale delle teorie di Fanon, anche se il suo dramma interiore può essere considerato in base all'analisi psicologica dello studioso martinicano a proposito del rapporto tra il nero caraibico e la lingua imposta dai colonizzatori. Per Fanon la lingua europea – nel suo caso il francese – rimane la lingua di comunicazione preferita dai Caraibici della sua isola – Martinica – in quanto la volontà di assimilare la cultura del colonizzatore si inserisce nel desiderio di emulare il bianco e ciò esso che rappresenta in termini di identità culturale, politica e sociale. Il nero della Martinica e delle Antille, in genere, tende a volere essere metabolizzato nella cultura dominante e per questo motivo il suo modo di parlare francese è corretto e cercherà di fare il possibile affinché il suo accento caraibico venga rimosso e non riconosciuto.
(...) le Noir antillais sera d'autant plus blanc, c'est-à-dire se rapprochera d'autant plis du véritable homme, qu'il aura fait sienne la langue française.(...) Un homme qui possède le langage possède par contrecoup le monde exprimé et impliqué par ce langage.(...) tout peuple colonisé -- c'est-à-dire tout peuple au sein duquel a pris naissance un complexe d'infériorité, du fait de la mise au tombeau de l'originalité culturelle locale -- se situe vis-à-vis du langage de la nation civilisatrice, c'est-à- dire de la culture métropolitaine. Le colonisé se sera d'autant plus échappé de sa brousse qu'il aura fait siennes les valeurs culturelles de la métropole. (...) En France on dit: parler comme un livre. En Martinique: parler comme un Blanc. Le Noir entrant en France va réagir contre le mythe du Martiniquais qui-mange-les-R. Il va s'en saisir, et véritablement entrera en conflit ouvert avec lui.(...) il s'enfermera dans sa chambre et lira des heures -- s'acharnant à se faire diction.502
La lunga citazione dal volume di Fanon si rende necessaria in quanto esplicita in maniera semplice e diretta il tipo di relazione strumentale tra il nero caraibico e la lingua europea, ma anche la frustrazione dovuta alla necessità di adattarsi agli standards culturali per definire una propria identità ibrida ma distorta. Il personaggio di Lestrade si rivela come quello che rappresenta meglio questa dinamica di adattamento alla cultura dominante attraverso il linguaggio. Egli è infatti il rappresentante dell'ordine e della legge, e come tale usa un inglese corretto grammaticalmente e con un lessico appropriato. Al contrario gli altri personaggi si esprimono attraverso il patois dell'isola che, in questo caso, mescola francese e inglese. Ricordando la battuta iniziale di Corporal Lestrade, la rivendicazione dell'uso della lingua inglese identificata con il diritto romano, si rafforza il concetto di adattamento dal parte del colonnello con la cultura dominante. Al contrario, in questa fase, Makak necessita di un traduttore – Souris – per completare la conversazione con Lestrade. Giudicato e condannato dallo stesso, con un
501Ibid. p. 322.
arringa altisonante, Makak spiega il suo sogno introdotto dall'apparizione della donna bianca. Durante il sogno il personaggio di Makak subisce una reversione di ruolo, da dominato diventa dominatore e così il suo linguaggio. Scompaiono le esitazioni, le affermazioni incerte, il tono rivela sicurezza, adulato persino da Lestrade che lo segue nel suo sogno di gloria e di rivoluzione della storia.
A questo punto Makak, figura centrale, re della scena e del sogno, esaudisce il suo desiderio di vendetta: tutta la storia è stata metaforicamente imprigionata e destinata alla soppressione. Ma a che prezzo? Come dice Moustique cosa significano tutte queste morti, questo sangue e questa violenza? MOUSTIQUE
look around you, old man, and see who betray what. Is this what you wanted when you left Monkey Mountain? Power or love? Who are all these new friends (...) all this blood, all this killing, all this revenge. MAKAK
I will be different503
Parole che ricordano la condanna della rivoluzione già delineata in Henri Christophe e Drums and Colours, e che colpiscono duramente Makak,il quale dopo avere pronunciato una frase cruciale, nella prospettiva della giustizia tribale, è indotto ad uccidere l'immagine dei suoi desideri da Lestrade.
MAKAK
My hatred is deep, black, quite as velvet504
(...)
CORPORAL
She is the wife of the devil, the white witch. She is the mirror of the moon (...) She is lime, snow, marble moonlight, lilies, cloud, foam and bleaching cream , the mother of civilization, and the confounder of blackness. I too have longed for her. She is the colour of the law, religion, paper, art, and if you want peace, if you want to discover the beautiful depth of your blackness, nigger, chop off her head!(...)505
La soppressione della donna bianca si configura come la volontà di strappare dalla propria personalità la morbosa tendenza ad essere e bianco e con essa l'emulazione della cultura dei colonizzatori. Ciò significa anche, rinunciare al desiderio di gloria e di potere. La decapitazione della donna bianca coincide con la fine del sogno e il ritorno di Makak al punto d'inizio. Qui Makak è veramente “different”. La scena riprende lo schema dello scambio di battute iniziali. Letrade chiede al prigioniero di dire il proprio nome:
CORPORAL What is your name? MAKAK
Holbain...My name is Felix Holbain... (...)
I believe in my God. I have never killed a fly. 506
503Ibid. p. 315 504Ibid. p. 315 505Ibid. p. 319. 506 Ibid. pp. 321-322.
Segue la spiegazione “razionale” del sogno con la fuga e il processo della Storia: l'alcol e la follia, mentre Lestrade riassume il proprio ruolo di difensore della legge e dell'ordine. Anche Moustique giungendo alla prigione contribuisce a spiegare il “sogno” di Makak.
MOUSTIQUE (...)
You must forgive him. He live alone too long, and he does catch fits, Ah, Feliz, poor old Feliz Holbain. Since yesterday morning I looking for you. I went up the Mountain, you wasn't at home. (...) of is any damage ,Corporal, I will pay you for