Storie e parabole postcolonial
3.1.3 The Haitian Earth
Nel caso della rivolta del 1857, la verità è che la brutale risposta del potere in carica ebbe come risultato alcuni significativi cambiamenti della vita politica indiana. La travolgente vittoria britannica fu decisiva nel convincere una maggioranza di indiani dell'inutilità di opporsi all'impero con le armi. Un consenso che spinse molti della successiva generazione di militanti anti-colonialisti a imboccare una strada parlamentare e costituzionale, creando le premesse di resistenza non-violenza del Mahatma Gandhi. 361
L'opera, scritta su commissione dal governo di St. Lucia nel 1984, in occasione della celebrazione dei 150 anni di libertà dalla schiavitù, è considerata l'elaborazione più completa della storia rivoluzionaria dei Caraibi. Se Henri Christophe aveva già messo in luce la polemica contro i metodi dei rivoluzionari e Drums and Colours cercava di integrare la storia dei grandi con quella degli ordinary men caraibici, proponendo una visione in cui emergevano le motivazioni degli schiavi, The Haitian Earth si concentra sulle vicende quotidiane di due personaggi - già presenti in Drums and Colours, Yette e Pompey- i cui destini si intrecciano con quello dei capi rivoluzionari, Touissant, Dessalines e Christophe. I numerosi personaggi che animano il testo e la scena riprendono dunque quelli già presenti nell'episodio storico sulla Rivoluzione in Drums and Colours, con un'attenzione sempre maggiore alle vicende dei subalterni.
La rappresentazione del 1984 fu realizzata all'aperto in uno scenario perfetto, a giudicare da quanto scrive Bruce King:
...the historic military barracks on the Morne, the hill towering over Castries which provides a magnificent panoramic view of the harbour and the city. The open air city could seat 300, a courtyard was the playing area backed by wings originally constructed by the French and English armies. Across the street there is a row of ruined guardrooms used for the rear wall of the amphitheatre. The audience sat on folding chairs. 362
La descrizione dello spazio della prima rappresentazione è significativo in quanto rivela una delle caratteristiche della ricerca artistica walcottiana, che tenderà a svilupparsi maggiormente nelle opere successive fino a The Odyssey, in cui l'autore ha cercato di armonizzare le scene derivanti dal testo con
360Robert Bensen “The Painter as a Poet: Derek Walcott's Midsummer” in Critical Perspectives, op. cit. p 336. 361Amitav Gosh Circostanze Incendiarie ( trad. it. di Incendiary Circumstancees), Neri Pozza , Vicenza 2006. p. 45. 362Bruce King, Derek Walcott and West Indian Drama, op. cit. p. 325.
lo sfruttamento dello spazio naturale. Il sincretismo a cui giungerà Walcott – in alcuni casi – comprenderà anche l'utilizzo di elementi naturali e “paesaggistici” inseriti nello spazio scenico. Elemento importante in quanto il landscape caraibico assume un valore simbolico di ritorno e di rinascita dopo un processo di assimilazione attraverso l'esperienza diasporica e l'esilio. Non si può dimenticare infatti che l'opera – pur essendo inclusa in questa sezione – per ragioni di coesione tematica, appartiene ad una fase successiva in cui l'autore ha maturato diverse esperienze in campo internazionale tra cui l'incarico di professore all'università di Boston. L'opera – nonostante alcune critiche per la lunghezza del testo e per la mancanza di coesione a differenza di Drums and Colours- presenta una visione più “matura” e caratteristiche linguistiche decisamente opposte rispetto a quanto analizzato nelle opere precedenti. L'enfasi sulle classi subalterne giustifica l'utilizzo di una lingua popolare e distante dai toni elisabettiani di Henri Christophe , e, elemento caratterizzante delle opere in oggetto nel capitolo successivo, permette di creare figure femminili caratterizzate da un notevole spessore psicologico. Come scrive John Thieme:
The main action concerns itself with the psychological plights of individuals and emphasis is on oridinary Haitians (...)363
L'opera è infatti più introspettiva e sebbene si sia preferito considerarla tradizionalmente come parte della trilogia sulla Rivoluzione di Haiti, condivide caratteristiche tematiche e di pensiero con le opere che saranno in esame nel capitolo successivo. L'aspetto esistenziale ha il sopravvento su quanto già esaminato nell'ambito della storia e delle rivolta. Il giudizio di Walcott- a distanza di anni – non è cambiato: la violenza, anche se dei neri, non può mai essere giustificata, ancora meno in quest'opera dove l'attenzione è completamente rivolta alle persone semplici. La maturazione dell'opera e della visione di Walcott in rapporto alla storia dei Caraibi è – secondo George Odlum, membro dell'Arts Guild di St. Lucia – visibile in The Haitian Earth come la sintesi di quanto sviluppato con le opere precedenti. Partendo dai presupposti del modello hegeliano, la rivoluzione di Haiti come è rappresentata in Henri Christophe è la “tesi”, l'“antitesi” è racchiusa nel tradimento dei generali rivoluzionari neri, atteggiamento enfatizzato dalla visione storica elaborata in Drums and Colours. La sintesi prodotta nell'opera degli anni ottanta si delinea come evoluzione e emancipazione interiore degli schiavi spodestati, nel riconoscimento del valore dei sentimenti e della propria terra.364
In realtà si tratta di un percorso già elaborato diversi anni prima nelle opere “caraibiche” di cui si parlerà a breve, opere in cui poveri e semplici anti-eroi sconfiggono il male, inteso come brama di potere imperialista, per giungere ad una consapevolezza spirituale che si basa sul recupero di un'identità originale, in quanto ibrida, e sull'importanza dello proprio spazio come luogo di rinascita e di ricongiungimento con Dio. In quest'opera la rivoluzione è uno sfondo di malvagità – come lo sarà il diavolo mascherato di Ti- Jean and His Brothers – che, anche se tragicamente, crea i presupposti di una nuova visione di libertà e emancipazione.
L'intreccio riprende la storia della rivoluzione ampliando l'episodio elaborato in Drums and Colours, precisamente dalla nona alla dodicesima scena; oltre ai personaggi indicati compaiono quindi Calixte- Breda, Anton, Leclerc,e Napoleone nella scena 23, trasportata in Francia. E' in questa occasione che compare il dittatore mentre, urlando a Leclerc, infuria contro lo sviluppo della rivolta e Touissant: Who is this man? This gilded African? These are your orders “general Leclerc, follow your instructions exactly, and the moment you have rid yourself of Touissant, Christophe, Dessalines and the principal brigands, and the masses of blacks
363John Thieme Derek Walcott, op. cit. p. 146.
have been disarmed, send over to the continents all the blacks and mulattos who have played a role in the civil troubles...Rid us of these gilded Africans and we shall have nothing more to wish”. 365
Le parole di Napoleone rivelano l'atteggiamento di completa chiusura e intolleranza nei confronti di “africani dorati” e “bastardi” che hanno osato opporsi alla potenza europea. Con queste parole si chiude il primo atto dell'opera composta da 23 scene. Come hanno sottolineato molti critici, le scene si avvicendano molto rapidamente. I cambi di scena sono frequenti e repentini; più volte la scena non include dialoghi e nemmeno scambi di battute come nella scena 13 realizzata solo dalla presenza di un attore e dai suoi movimenti indicati dalle stage directions .
Scene 13
Interior. The mansion; morning streaks the window. ANTON, dressed for the day's work, comes down to breakfast. He senses something. He draws near the breakfast table, which is set with cutlery, crystal, excessively, so, and as he draws slowly near his seat:
he sees a white rooster, headless, and next to it a knife in a napkin.
Scene 14 ...366
Caratteristica di questo testo è la descrizione testuale dettagliata delle molteplici scene. L'esempio infatti riprende molte altre simili indicazioni strutturate dall'autore sia per gli spazi interni che esterni. Come anticipato, man mano che si procede verso la fine del primo atto, coincidente con lo scoppio della rivolta e della presa di potere di Touissant, le scene cambiano velocemente e frequentemente
quasi come se fossero parte di un montaggio cinematografico. Criticato negativamente da alcuni367, la
tendenza caotica della messa in scena riflette tuttavia il disordine e il senso di anarchia di Haiti alla vigilia e durante la rivoluzione nel tentativo di coniugare la brama di vendetta e le ambizioni dei capi neri e le conseguenze sulla persone che vivono le loro battaglie quotidiane. La citazione della scena permette di individuare ancora Anton come il personaggio diviso spiritualmente come nell'opera precedente; osservatore della tragedia che lo circonda, Anton agisce come simbolo inerte dell'artista fallito, incapace di agire ma anche di creare in un mondo fatto di violenza:
ANTON
In a time when the reek of massacre Is every napkin, when the stench of sweat Floats over the dinner linen from the compounds, I'm tempted to write out my thought, but thought Is like a thicket without a clearing,
And I begin, then my wrist is paralysed. I look at my hand and I abhor my own colour; It is mixed, a compound, like the colour of the earth. And I put my pen aside, and I live apart
From thought. I have read all of them,
Rousseau, Voltaire, but it is as if I'm not entitled To thought, to ideas. Entitlement, entitlement, Enlightenment, enlightenment. White Is the colour of thought, black of action. I'm paralysed , madame, between thought and
365Derek Walcott The Haitian Earth in The Haitian Trilogy, op. cit. pp. 375-376. 366Ibid. p. 344.
action
Perhaps I should not be a writer but a soldier.
Perhaps I should not be there with them. A bastard. 368
Dialogando con la baronessa de Rouvray, un'aristocratica francese in visita a Haiti, Anton confessa la sua lacerazione interiore derivante dall'impossibilità di creare, non solo per l'incertezza causata dai disordini sociali ma anche per il senso di inadeguatezza che il suo sangue misto rappresenta. Il mondo della cultura e del pensiero è prerogativa dei bianchi e, giocando con le parole, egli avverte di non avere il “titolo” per appartenere alla rivoluzione filosofica degli illuministi. Anton potrebbe prendere parte alla rivoluzione dei neri, basata esclusivamente sull'azione, ma sente la paralisi causata dall'essere tra due mondi e due culture e dell'incapacità di prendere una posizione. Personaggio ambiguo e doppio, che anticipa il Victor De Lafontaine di The Last Carnival, artista fallito emulatore di Watteau e proprietario terriero, Anton non riesce né a trarre vantaggio dall'ibridismo, né a riconoscere l'originalità della sua identità creola. La mancata accettazione di questa dimensione lo porta alla paralisi e, alla fine, alla morte, condanna ineluttabile dello stesso autore che – al contrario – ha sfruttato creativamente i fantasmi che perseguitano Anton.
Causa dell'inquietudine di Anton rimane sempre la situazione politica; mentre lo avvolge la paralisi, Dessalines, Christophe e Touissant si trasformano da schiavi e servitori in capi rivoluzionari. Interessante in The Haitian Earth resta il ribaltamento del linguaggio e l'enfasi data alla gestualità di Christophe e Dessalines rispetto a Henri Christophe:
CHRISTOPHE
Tell me more Excellency. I am here to learn, mulatto.
Because the French they know you! They know that dealing with monkeys,
Monkeys with foulards, you don't want to be free, You just don't want to be black. Right?369
Oltre all'evidente cambio di registro e di tono, Christophe, reagendo all'insulto di Vastey (“ape...you illiterate black ape”), riprende il rapporto di Makak e Corporal Lestrade in Dream on Monkey Mountain, identificando il mulatto con il potere coloniale e la paura di essere nero.
La scena 22 riprende il dialogo tra Touissant, Dessalines e Christophe sviluppato in Drums and Colours, snellendo ulteriormente le battute o modificando alcune parti nella scelta del lessico:
TOUISSANT
(washing his hands)
I hate excess DESSALINES
Ho, ha, he kills ten thousand mulatto citizens And shrugs his shoulders and says he hates excess! I love this hypocrite !370
368Ibid. pp. 305-306. 369Ibid. p. 319. 370Ibid. p. 365.
Similmente nel confronto tra Calixte-Breda e Touissant, Walcott propone lo stesso scambio di battute in cui il generale nero ricorda le sofferenze e le atrocità subite dagli schiavi:
TOUISSANT
And do not speak to me of God, monsieur; right now I cannot think of God. Where was God in those years When we were whipped and forced to eat our excrement , Were peeled alive, pestered with carnivorous ants. Where was God?371
TOUISSANT
God. Do not speak to me of God, Monsieur Calixte. I cannot think of God. Where was God in those years When we were shipped and forced to bear our excrement, Were peeled alive, pesterd with cannibal ants.
Where was God ?372
All'attenuazione della violenza verbale di Touissant non corrisponde un maggior buon senso; Calixte- Breda, come da copione, viene barbaramente ucciso, unica preoccupazione è quella di essere sepolto in maniera degna.
Il secondo atto amplia la rappresentazione del tradimento che coincide con la cattura di Touissant e con il suo trasferimento in Francia si delinea anche il suo pentimento e, riprendendo la dinamica del sogno rivoluzionario esplorato in Dream on Monkey Mountain, Touissant rivela l'inconsistenza del suo atto: TOUISSANT
I am not the Commander General.
My name is François- Dominique Touissant,
I am a coachman. I was employed under the kind care Of Monsieur Calixte-Breda I also suffer from... hallucinations, ...
(...)
And I have had, Doctor, this persistent dream That all slaves, brothers, African, whatever
Would follow me, this coachman, towards...towards... towards....373
Come si vedrà, analizzando Dream on Monkey Mountain, l'atto rivoluzionario per Makak – il personaggio principale della vicenda – si traduce in un sogno destinato a trasmettere il fallimento di chi vuole emulare i metodi repressivi dell'imperialismo. Ristabilita la sua identità e l'accettazione di essa, Touissant redime sé stesso, a differenza di Dessalines e Christophe, inconsapevoli pedine del potere europeo.
371Derek Walcott Drums and Colours, op. cit. p. 246. 372Derek Walcott The Haitian Earth, op. cit. p. 366. 373Ibid. pp. 394-395.