2.1 I VOLTI DELLA FAMIGLIA OGGI TRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE
2.1.2 I mutamenti nelle relazioni intime nella società individualizzata
La morfogenesi della famiglia è dunque simultanea alla morfogenesi della società. Ma l’aumento della complessità delle relazioni familiari avviene a partire dall’”interno” della famiglia, cioè dall’orizzonte della società che deve eccedere sé stessa (Donati 2008). La famiglia certo si adatta ai cambiamenti dell’intero mondo sociale, ma la sua modificazione riflette le sue direttrici interne, quelle che contraddistinguono la sua energia propria di
carico simbolico e di legame sociale. Ecco perché si può dire che la famiglia sia la protagonista degli spostamenti di orizzonte della società nel suo complesso, perché è dalla famiglia che nascono alcuni impulsi fondamentali a spostare l’orizzonte della società più oltre, cioè oltre il limite che una certa forma familiare comporta (Donati 2008).
Questi processi di cambiamento iniziati nell’età moderna, e proseguiti e consolidati nell’età contemporanea, in particolare nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale, hanno inciso nel modificare le strutture e le relazioni familiari tradizionali. La famiglia nucleare italiana, quale unità di affetti, regolata da norme pubblicamente sancite, profondamente rurale e tradizionale negli stili di vita e di consumo, fondata su una solida solidarietà collettiva, ordinata gerarchicamente per età e sesso, viene investita da una trasformazione inedita, che è tale proprio perché va a modificare appunto i valori, le norme e i modelli sociali di riferimento.
In tutti i campi della vita sociale, il punto di riferimento non è più il gruppo, ma diventa l’individuo, il quale viene chiamato ad aderire ai nuovi ed imperanti principi che regolamentano la vita sociale, quali l’autonomia individuale, l’autorealizzazione, le aspettative di felicità personali.
Come spiegano Beck e Gernsheim (1996), “con la modernità nasce una forma storicamente nuova di identità, che si può designare nel modo più appropriato, come stabilità riferita alla persona. Quanto più i legami tradizionali perdono importanza, tanto più le persone immediatamente vicine diventano importanti per la coscienza e l’autocoscienza dell’individuo, per il suo posto interno nel mondo, anzi per il suo benessere fisico e psichico” (Beck, Gernsheim, 1996, 64)
In questo modo, come affermano gli autori tedeschi, dissolte le strutture integrative della famiglia e della parentela, uomini e donne sono costretti a darsi “individualmente” le regole della loro vita, in quanto sono venuti meno quei riferimenti sociali entro i quali, ancora nella prima modernità, si collocavano le loro scelte di vita.
Perno e centro propulsore della trasformazione delle relazioni intime è rappresentato dal processo di individualizzazione, quale dinamica che fa sì che “la biografia delle persone sia liberata dalle direttive e dalle sicurezze tradizionali, dai controlli esterni, dalle leggi sul buon costume sovra regionale, staccata da determinazioni prefissate e viene messa nelle loro mani, aperta e dipendente dalle loro decisioni. Gli aspetti della vita chiusi alla possibilità di prendere decisioni sono in ribasso; mentre cresce la componente della biografia che è aperta e deve essere costruita personalmente (Beck, Gernsheim, 1996, 14).
Di fatto, però, l’individualizzazione designa un fenomeno a più facce: si passa da biografie di vita standard, ossia prevedibili e scandite da ritmi biografici legati allo status sociale, alla cultura di classe, al territorio di provenienza, o alla famiglia, alla cosiddetta “biografia del fai da te”, in cui l’individuo si concepisce sé stesso come centro dell’azione, come ufficio pianificazione della propria biografia in merito alle proprie capacità e orientamenti.
In questo modo è la singola persona che diventa l’unità di produzione del legame sociale nel mondo della vita: ne consegue che le persone sono lasciate ad una solitudine dell’autoresponsabilità e dell’autodeterminazione e, contemporaneamente, le biografie individuali sono virtualmente aperte all’infinito.
Con la de-tradizionalizzazione e la creazione delle reti globali di media, la biografia viene sempre più staccata dai suoi ambiti vitali più immediati e, simultaneamente, l’individualizzazione stacca le persone dalla propria cultura di classe e dalle costrizioni legate al genere. In nome di un imperante principio di libertà della scelta vanno ad allentarsi i vincoli tradizionali. Ma in realtà si tratta di una libertà relativa poiché contrariamente all’immagine del controllo individuale, ai sistemi tradizionali si sostituiscono le agenzie e istituzioni secondarie che plasmano la biografia dell’individuo, ricreando nuove forme di dipendenza quali ad esempio dalla moda, dalle relazioni sociali, dal mercato. Gli individui emancipati diventano dipendenti dal mercato del lavoro, dall’istruzione, dai regolamenti e previdenze del diritto sociale. (Beck, Gernsheim, 1996)
Se nei secoli passati erano piccoli gruppi, minoranze elitarie che potevano permettersi il lusso di avere desideri di sviluppo individuale, oggi “le rischiose possibilità dei processi di individualizzazione” sono democratizzate, prodotte socialmente, nel concorso del benessere, istruzione, diritto, mobilità (Beck, Gernsheim, 1996).
Questo aspetto porta le persone a considerare il flusso dei propri stati affettivi (bisogni, preferenze, desideri) come il nucleo autentico dell’identità personale, il fondamento genuino dei propri legami sociali, il principio giuda per i propri standard valoriali e morali. In questo modo però, come spiega Bauman (2009), l’identità diventa oggi come un vestito che si usa finché serve. Sessuale o politica, religiosa o nazionale, è precaria come tutto della nostra vita. All’interno delle modalità di costruzione dei progetti individuali, il “fare” famiglie ne esce profondamente condizionato: esso cessa di essere un luogo sicuro di ancoraggio, di “sistemazione” e di mobilità sociale ascendente per le donne.
Parimenti l’istituto matrimoniale subisce un forte scossone. Le regole del vivere insieme non sono più dettate dai ruoli che la persona ricopre, ma dal tipo di legame che instaura e viene rivisto quotidianamente con le persone che le sono significative. In questo modo, maggiore è la complessità del campo decisionale, tanto maggiore è il potenziale negoziabile e quindi i rischi di aumentare la spirale della conflittualità e, di conseguenza, le fragilità nel matrimonio sono più elevati.
Se con la modernità, si affermava il valore dell’individualismo anche in campo affettivo, quello che lo storico Stone chiama “individualismo affettivo” (Stone 1983), al punto che l’ideale dell’amore romantico, aveva preso il posto di quello combinato33, con la spinta verso più intense e generalizzate istanze di individualizzazione, le aspettative di felicità e di gratificazione personale che gli individui ripongono nella coppia crescono in modo vertiginoso. Il risvolto della medaglia è però che tutto ciò riempie di maggiore vulnerabilità il legame di coppia tanto che l’unione rischia di perdere la sua ragion d’essere quando il sentimento amoroso viene meno, con la conseguenza che si possa sciogliere più facilmente di un tempo.
L’amore diventa necessario come non mai prima, ma parimenti difficile da contemplare all’interno delle dinamiche che contraddistinguono i legami familiari, che fondano, a livello simbolico, la loro natura su istanze etiche e affettive, che non vivono di automatismi ma vanno continuamente alimentanti e nutriti nei vari passaggi critici (Cigoli, Scabini 2000). Mai come oggi, la preziosità, la forza simbolica, l’aspetto seducente dell’amore e del bisogno di relazioni cresce insieme con la sua impossibilità.
Questa legge strana si nasconde dietro le cifre dei divorzi e delle seconde nozze, dietro il delirio di grandezza con il quale uomini e donne cercano nel “Tu” il loro “Io”. Essi si sentono disperati perché abbandonati a sé stessi, si sentono oggetti a perdere, che anelano la sicurezza dell’aggregazione che cercano una mano su cui contare nel momento del bisogno, ma al contempo sono timorosi di rimanere imbrigliati in relazioni “stabili”, per non dire definitive, perché paventano che tali condizione possa comportare oneri e tensioni che non vogliono e non pensano di poter sopportare in quanto limitano la loro tanto agognata libertà di instaurare relazioni (Bauman 2003).
Nel nostro mondo, sorretto da spinte individualistiche e narcisistiche che fa da contraltare ad un affievolimento dell’etica della responsabilità, le relazioni presentano i loro
33 Nella società premoderna in tutte le classi sociali, il matrimonio era una alleanza tra famiglie e i sentimenti
che legavano gli individui erano piuttosto irrilevanti. La stabilità matrimoniale era garantita appunto dagli interessi, economici e di potere, che stavano alla base di tale alleanza.
pro e contro. Come dice Buaman, nello scenario attuale, il bisogno di relazione si confà con forme di legami “liquidi” e allentati, ossia tipologie di legame che si possano sciogliere non appena lo scenario viene a mutare, quando cioè il rapporto si fa invischiante o quando i costi superano i vantaggi (Bauman 2003). Questi sistemi di relazione hanno il loro punto di forza nel fatto che in qualche modo consentono di liberare i legami familiari dai vincoli posti dalla routine, dalla dipendenza reciproca, dal rispetto di norme sociali spesso fonte di disuguaglianza tra i genere rispetto all’assunzione dei ruoli familiari. Ma l’altra faccia della medaglia riguarda il fatto che questa trasformazione dell’intimità, e quindi, del fare coppia “non è più solo fonte di sicurezze e gratificazioni costruite e confermate quotidianamente […], ma diventa essa stessa fonte di stress: richiede un intenso e quotidiano lavoro di manutenzione, senza mai avere la certezza di stare facendo un buon lavoro” (Di Nicola 2008, 35).
Il matrimonio e il legame di coppia si de-istituzionalizzano, assumono le caratteristiche di una relazione affettiva rinegoziabile, o per riportare un concetto introdotto da Giddens (1995), di una relazione “pura”34, sorretta da una “sessualità duttile”, ossia liberata dai vincoli della riproduzione, dagli stereotipi di genere, ma al contrario fondata sull’autonomia della persona e non necessariamente orientata alla monogamia e alla stabilità (Giddens 1995).
In questo modo le famiglie si rappresentano come “unità di affetti”, ove i principi di legittimazione, le regole, i valori e i modelli di riferimento diventano “soggetivizzate”, immanenti, prodotte e riprodotte dalle interazioni quotidiane delle singole coppie (Di Nicola 2008).
All’interno di queste caratteristiche nuove che la sfera intima sta assumendo, anche le norme sociali e giuridiche vengono percepite come un’indebita intrusione nella vita privata e nella sfera dell’autonomia individuale. Il diritto si ritira, lasciando sempre maggior spazio alla regolamentazione privata dei rapporti interpersonali.
In questo modo il matrimonio, da istituzione sociale, pare quanto più assumere le sembianze di una forma di contratto di diritto privato, stipulato non più nell’interesse della società e della famiglia intesa come unità, ma del singolo individuo per il raggiungimento dei propri bisogni interiori, ovvero come afferma Luhmann (1995) come “comune
34 Nell’esplorare le trasformazioni dell’intimità avvenute nella società moderna, Giddens introduce il concetto
di “relazione pura”: con tale espressione l’autore intende una situazione nella quale una relazione sociale viene costruite in virtù dei vantaggi che ciascuna delle parti può trarre dal rapporto continuativo con l’altro (Giddens 1995, 68).
problematizzazione del mondo”, quale relazione di pura comunicazione tra due individualità che cercano nell’altro conferme, rassicurazioni, compagnia, più che condivisione e reciprocità (Di Nicola 2008).
Come spiega Di Nicola “in questo modo la famiglia diventa un’unità solidale di due soggetti che si scelgono e scelgono di vivere insieme più per affetto, per reciproco affidamento che per interesse materiale. […] senza più la sicurezza di poter trovare linee guida all’azione nella tradizione, nella ruotine, nelle esperienze della generazione precedente (Di Nicola 2008, 26).
A fianco alla crescita di istanze di privatizzazione, vanno parimenti diffondendosi tendenze opposte, tese verso richieste di “pubblicizzazione” della famiglia. Si assiste infatti alla richiesta di intervento intenso dello Stato per regolare le conseguenze sociali delle scelte familiari compiute dagli individui, in particolare per quanto riguarda il rapporto genitori e figli, ma soprattutto la crescente domanda di riconoscimento sociale e giuridico di situazioni familiari non regolate dalla legge, quali le famiglie ricostituite, le unioni di fatto, eterosessuali o omosessuali.
A fronte infatti del cosiddetto fenomeno della “pluralizzazione delle forme familiari” (Donati 2008) si rileva, sempre più oggi, che un numero crescente di stili di vita e di forme di convivenza, reclamino il diritto di essere chiamati e trattati come famiglia, in particolare laddove il sistema giuridico non offre punti di riferimento atti a guidare l’azione dei soggetti sia dentro la famiglia che nei rapporti con l’esterno.
A questo punto si disegna un ritratto della famiglia contemporanea dai contorni incerti e a volti contradditori. Si accentua la crisi del matrimonio e si diffondono modi di vita di coppia diversi da quello coniugale, ma la famiglia resta un valore essenziale: il suo essere produttore e riproduttore di legami sociali, conservando un grande significato affettivo e esistenziale. La sfida attuale consiste forse nel non dimenticarne i suoi tratti specifici e peculiari.
2.2 LE FAMIGLIE IN ITALIA: UNO SGUARDO AL PROFILO