1.3 LA FAMIGLIA COME RELAZIONE SOCIALE
1.3.1 Lo spazio relazionale della famiglia
La prospettiva relazionale assume come fondamento l’idea che la famiglia sia un fenomeno relazionale, nel senso che si definisce nelle relazioni, con le relazioni e per le
17 Il paradigma relazionale è stato esposto per la prima volta nel testo di Pierpaolo Donati “Introduzione alla
relazioni che comporta (Donati 1983; 1991). Queste presupposizioni evocano il fatto che per osservare la famiglia diventa indispensabile porre al fuoco dell’attenzione l’intersecarsi dei legami tra i diversi soggetti che vivono in famiglia e tra essi e i sistemi sociali attorno alla famiglia, in quanto quest’ultima rappresenta “una struttura meta e pre-individuale e non un intreccio di traiettorie di vite individuali” (Bertocchi 2006, 140).
Come afferma Prandini (2001), “nessuna società, ha mai ridotto la famiglia e la sua simbologia a un mero fatto biologico o a una mera unione affettiva privata. La famiglia è un istituzione naturale senza equivalenti funzionali” (Prandini 2001, 453). Ciò a significare che viene resa “pubblica” dall’umanità mediante complessi processi simbolici. Ogni nuovo nato viene riconosciuto istituzionalmente come membro di una società nel suo complesso (come avviene nel nostro ordinamento con l’iscrizione allo Stato Civile) ma anche come componente del sottogruppo specifico che forma l’insieme della parentela, dal quale solitamente riceve il proprio nome e cognome e che ha la responsabilità di prendersi cura di lui nell’ambiente domestico. E’ naturale perché trova i suoi “punti di referenza” basilari nella natura (nel senso delle determinanti bio-psichiche, generalmente istintive o irriflessive) che però non si esauriscono in essa, bensì si compongono insieme agli elementi culturali (cioè imitativi, appresi, riflessivi) quale luogo di mediazione tra natura e cultura18 (Donati 1998, 28). Infine “senza equivalenti” perché nessuna altra istituzione è stata mai capace e può integralmente sostituirla nelle sue molteplici funzioni sociali e antropologiche.
Ma la sua specificità e l’essenza della famiglia risiede nel fatto che essa “partecipa all’ordine simbolico del familiare attraverso un’organizzazione di relazioni primarie fondate sulla differenza di gender e sulla differenza tra generazioni e che ha come obiettivo e progetto intrinseco la generatività” (Cigoli, Scabini 2000, 8)19.
La famiglia organizza quindi relazioni, o meglio come afferma Donati “la famiglia è relazione sociale piena”20 (Donati 2006, 20). Dicendo “relazione sociale”, si intende una
18 In riferimento al ruolo di mediazione della famiglia tra natura e cultura, si può riprendere ciò che Lévi-
Strauss (1969) ha detto circa la proibizione dell’incesto “essa non è né puramente d’origine culturale (sociale) né puramente d’origine naturale; e non è nemmeno un dosaggio di elementi compositi presi in parte dalla natura e in parte dalla cultura. Essa costituisce il cammino fondamentale grazie al quale, per il quale, ma soprattutto nel quale si compie il passaggio dalla natura alla cultura” (Donati 1998, 28).
19 A fronte dei processi di cambiamento in atto, la differenza tra generazioni rischia di appiattirsi sulla
relazione tra genitori e figlia. E’ invece sempre all’opera un’altra differenza che è quella tra famiglie-stirpi che si imparentano tra loro. E’ in questo incastro tra generazioni che si deposita il transgenerazionale (Scabini, Cigoli 2000, 8).
20 Secondo Donati, in via generale, per relazione sociale si deve intendere “la realtà immateriale (che sta nello
spazio-tempo) dell’inter-umano, ossia ciò che sta fra i soggetti agenti, e che come tale costituisce il loro orientarsi e agire reciproco per distinzione da ciò che sta nei singoli attori, individuali e collettivi, considerati
categoria prima dell’essere e del pensiero, dalla quale non possiamo prescindere. L’etimologia della parola “relazione” ci porta a far risaltare un duplice ordine di significati, tra loro differenti, perché rimanda non solo al latino re-ligo (“legame tra”), ma anche al re-fero (“riferimento a”).
Il concetto di re-ligo indica il legame in senso stretto tra due o più soggetti, la connessione, la “struttura”, l’intersoggettività, l’interazione, che può assumere di volta in volta, una duplice connotazione, presentarsi cioè come “vincolo” o come “risorsa” (Donati 1989); mentre re-fero indica che il legame, la connessione, l’interazione non avvengono mai nel vuoto e nel presente assoluto, ma “portano con sé” un quadro di riferimenti simbolici condivisi, una “memoria”, immettono il legame nella storia, lo riannodano ad altri legami, che lo rendono significativo. (Donati 1989).
Ne deriva che nella relazione familiare vi sono aspettative reciproche che si generano, appunto, dal legame ove c’è uno scambio tra i soggetti; ma c’è qualcosa che va oltre: i soggetti portano con sé un patrimonio culturale di cui sono i rappresentanti all’interno di un legame. La relazione familiare allora non può essere ridotta a una sola di queste due dimensioni e, proprio per il fatto di coniugarle entrambe, non coincide neppure con la somma delle proprietà dei soggetti che la costituiscono. Laddove nasce un “legame”, infatti, immediatamente si modifica la storia, la trama in cui sono inseriti i soggetti, si genera qualcosa di nuovo, si produce, come dice Donati, un’“eccedenza”, che diventa visibile solo se si prendono in considerazione non unicamente gli individui, ma la relazione stessa (Donati 1998, 43). La relazione familiare è quindi ciò che lega, anche inconsapevolmente, i soggetti tra loro; è ciò che si è sedimentato incessantemente in quanto a valori, miti, riti e modelli di relazione: e’ dunque matrice socio-antropologico e psichica (Cigoli, Scabini 2000).
A seconda del contesto in cui si verificano le relazioni familiari, le due dimensioni di “legame” e di “riferimento” vanno ad intersecarsi a sua volta con gli elementi intersoggettivi, che riguardano il rapporto tra i soggetti “che la costituiscono come gruppo di mondo vitale” (Donati 1998, 118), e gli elementi strutturali, ossia l’ambito più impersonale delle relazioni della famiglia con la società, di carattere esclusivamente strutturale, “che la costituiscono come istituzione sociale” (Donati 1998, 118).
come poli o termini della relazione. Questa realtà fra, fatta insieme di elementi soggettivi e oggettivi, è la sfera in cui vengono definite sia la distanza sia l’integrazione degli individui che stanno in società: dipende da questa realtà (la relazione in cui il soggetto si trova) se, in che forma, misura e qualità l’individuo può distaccarsi o coinvolgersi rispetto agli altri soggetti più o meno prossimi, alle istituzioni e in generale rispetto alle dinamiche della vita sociale. (Donati 2006, 8).
L’intreccio di queste quattro componenti va a formare lo “spazio relazionale, cioè, sociale della famiglia” (Donati 1998, 26).
Pertanto per descrivere la famiglia, per esempio di una coppia di giovani sposi che vivono nel nord est d’Italia, si dovrà osservare ciò che emerge dall’intersezione tra Refero- interoggettivo/strutturale e tra religo- intersoggettivo/strutturale,
L’incrocio di refero - livello intersoggettivo ha a che vedere con il senso empatico, intenzionale, orientato a simboli che riguarda gli aspetti eminentemente emotivo-affettivi: esso coincide con la relazione di coppia tout court.
Al contrario l’incrocio di religo - livello intesoggettivo riguarda invece le aspettative reciproche create nella comunicazione simbolica di un partner nei confronti dell’altro (Donati 1998, 118). Ad esempio nell’attuale momento storico possono riguarda le attese di autorealizzazione personale, l’esigenza di autonomia, l’orientamento a modelli egualitari nella suddivisione dei ruoli.
L’incrocio refero – livello strutturale coincide con la subcultura di appartenenza, cioè con i contesti sociali con una propria identità culturale, che può differenziarsi dal contesto sociale più ampio (per esempio l’appartenenza ad un contesto culturale avanzato, con elevati tassi di istruzione, a forte industrializzazione, dove la maggioranza delle donne sposate lavora, dove c’è una buona disponibilità di servizi).
Infine l’incrocio religo – livello strutturale riguarda le aspettative del sistema societario, che derivano dai ruoli che si ricoprono, la partecipazione sociale e i legami di tipo associativo.
La famiglia è dunque relazione sociale che emerge come prodotto fra tutte queste quattro componenti che la costituiscono, la cui specificità e peculiarità risiede nel compito di connettere tra loro i sessi e le generazioni.
Ciò avviene attraverso la terza dimensione della relazione familiare rappresentata dalla dimensione generativa21, la quale consente di misurare la profondità della relazione, la sua capacità di generare qualcosa di nuovo, di frantumare i due individualismi, progettando un futuro comune, un’azione comune (Donati 1998). Ne deriva che la famiglia sia il frutto dell’incontro tra i membri della coppia e tra le generazioni, ovvero tra i due assi relazionali
21 Il termine “generativa” deriva dal termine “generare”. È interessante osservare che una matrice semantica
accomuna le parole “generare”, “genere” e “generazione”. Ciò a dire che generare suppone e contiene un
surplus di significato: i generi (la loro differenza e comunanza), il prodotto del loro incontro (ciò che è
generato) e il riferimento alla stirpe e genealogia (il passato) entro la quale si situa la possibilità di identità del nuovo che ha visto la luce (Cigoli, Scabini 2006, 13).
interni alla famiglia e costitutivi della relazione familiare quale quello coniugale, che si proietta sull’asse orizzontale (religo) e quello parentale-filiale sull’asse verticale (refero).
Nell’essere umano “il fatto generativo”si configura non solo come evento biologico, ma anche simbolico-culturale (Cigoli, Scabini 2000): è teso non solo alla continuazione della specie, ma soprattutto alla continuazione della storia familiare e sociale. Attraverso i nuovi nati infatti la storia familiare prosegue il cammino con un nuovo progetto che è insieme familiare e sociale. Il carattere simbolico-culturale della generatività umana, il suo intrinseco eccedere la dimensione riproduttiva di continuazione della specie fa emergere l’aspetto cruciale di legame tra le generazioni. La generatività è il core della famiglia: essa lega indissolubilmente insieme i due generi che non potranno più “uscire” dalla relazione parentale e attraverso di loro lega le famiglie di origine producendo una differenza di generazione e un legame tra le stirpi (Cigoli e Scabini 2000).
Ciò sta ad indicare che senza la considerazione dei legami generazionali, il legame tra i membri della famiglia si giocherebbe su un piano presente, nella condivisione di un medesimo tetto e non di una medesima storia. Va sottolineato, però come oggi si assista ad una tendenza a valorizzare solo la dimensione re-fero/intersoggettiva ossia gli aspetti emozionali-affettivi della relazione, mentre gli altri aspetti vengono sottovalutati.: così il livello strutturale è schiacciato su quello intersoggettivo e quello di legame su quello di riferimento. In tal modo si finisce con il dimenticare che le forme di convivenza quotidiana non stanno nel vuoto ma in sub-culture, che a loro volta contribuiscono a produrre e modificare, e che i vari sottosistemi sociali (politico, economico, amministrativo, scolastico, religioso) e le relative istituzioni, hanno certe aspettative verso la famiglia, interagiscono con essa e scambiano in continuazione una quantità di cose, su cui si fonda la vita sociale di una comunità (Donati 1998, 119).