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La storia della ricomposizione familiare

6.1 I CONTENUTI DELLE INTERVISTE

6.1.3 La storia della ricomposizione familiare

“Ci siamo conosciuti lavorando nella stessa fabbrica. Lui era sposato e eravamo buoni colleghi, amici, niente di più. Tutto è nato dopo che lui si è separato, e che ognuno, cioè lui e sua moglie, hanno preso la loro strada. Dopo un po’ di tempo, abbiamo iniziato a frequentarci ma come amici la cosa è nato piano piano, non sono stata il motivo della sua separazione assolutamente, eravamo colleghi amici, avevamo altri argomenti di cui parlare” (40,7,F,C).

Queste parole richiamano delle ricorrenze situazionali che si sono ripetute in diversi stralci e racconti degli intervistati: la storia di ricomposizione si caratterizza per una gradualità e una dilatazione nel tempo.

L’incontro e l’avvio del rapporto di coppia hanno rappresentato a tutti gli effetti per gli intervistati, specie per coloro che avevano già figli, il primo evento critico rispetto al quale in ciascun nucleo familiare si sono trovate soluzioni diverse.

I racconti offerti ci consentono di attualizzare una frase efficace di Visher e Visher (1996), secondo i quali i partner si trovano fin dai primi appuntamenti ad affrontare “una luna di miele in mezzo alla folla”, ovvero ritagliarsi gli spazi per la formazione della coppia tra le esigenze e la presenza dei figli, e la possibilità di far rispettare il confine necessario all’intimità di coppia è connessa al modo in cui è stata elaborata la separazione nel legame precedente.

Ad un polo possiamo collocare le coppie che si formano prima ancora della separazione stabilendo una relazione extraconiugale:

“io e la mia compagna attuale ci siamo conosciuti aimé al lavoro, lei era nuova..era da poco arrivata nel reparto dove io lavoro da anni…io ero sposato…tra l’altro anche mia moglie lavora nello stesso ospedale…lei è biologa…lavora in un’altra ala..ma sempre qui….io e Anna ci siamo piaciuti subito…e devo dire che la nostra frequentazione è iniziata abbastanza velocemente..beh lei era già separata..io no…tutto avveniva di nascosto..oddio alcuni colleghi avevano capito..comunque fino alla gravidanza le cose no erano alla luce del sole” (70,14,M,C).

Al polo opposto, troviamo coppie che nascono al momento in cui è stato portato a termine la separazione:

“..sono passati degli anni dalla mia separazione all’inizio della relazione con Mauro ,io sono rimasta con Lorenzo che è mio figlio e..quando poi io ho conosciuto appunto Mauro c'e stato un periodo di frequentazione grosso in cui però io non ho assolutamente coinvolto il bambino, anche perché insomma non mi pareva opportuno fino a che io non avessi verificato che era una relazione di una certa importanza insomma non mi sembrava giusto proprio per lui che già aveva faticato ovviamente .. in questa separazione per cui.. aveva proprio bisogno un po’ alla volta di ritrovare insomma la sua serenità, un suo equilibrio e dopo si sarebbe visto ecco come andava la relazione” (20,3,F,C).

Si nota come la variabile tempo sia considerata rilevante in termini di valutazione della effettiva validità della relazione sia come risorsa ai fini dell’adattamento dei membri a compiti di sviluppo che non sono per nulla percepiti come semplici e automatici.

In ben quattro coppie, è stato riportato che i partner si sono concessi di sperimentare una sorta di “fidanzamento”, prima di socializzare e condividere il loro rapporto con i figli, parenti e amici. In un caso questo processo si è dilatato per qualche anno: i partner si trovavano unicamente il week end, quando il figlio della partner era dall’altro genitore, mantenendo una netta separazione tra famiglia nucleare e nuova coppia.

Nelle altre tre coppie, questo percorso si è articolato in un paio di mesi, dopo i quali si sono definiti in qualche modo dei legami tra nuovi partner e figli della precedente unione, nonostante fosse stato evitato un processo di integrazione vero e proprio.

“Le mie figlie hanno conosciuto Alessandro gradualmente..nel senso che capitava che ogni tanto nel tempo libero, andassimo con lui e i suoi figli a fare qualche passeggiata o a qualche festa…nel senso che non ho detto a loro “è il mio nuovo compagno!”..diciamo che l’hanno un po’ capito mano a mano che ci vedevano insieme..poi piano piano lui è venuto a pranzo da noi..e via così..mi sento un po’ in colpa a dirlo..in fondo ero più in imbarazzo io verso le bambine che loro…ad un certo punto la grande mi ha chiesto se Alessandro era il mio moroso…e alla fine ho detto di sì…e le cose hanno continuato” (80,15,F,C).

Anche un’altra intervista ha sottolineato l’importanza riservata alla gradualità per dare il tempo a tutti di adattarsi:

“e poi è stato molto…secondo me graduale veramente perché è stato prima un vedersi insieme al bambino ma con altre persone non da soli anche perché in effetti avevamo degli amici in comune quindi questo ha facilitato insomma un po’ le cose per cui sono state sempre occasioni un po’ di socializzazione allargata diciamo e quindi lui ha conosciuto Mauro ma proprio come un amico, come potevano essere altri, che è diventato poi una presenza un po’ più presente per cui poi dai momenti esterni si è passati ad alcune volte lui è venuto a casa a trovarci, giocava con lui, Lorenzo era anche molto interessato tra il resto a lui, fino a quando.. poi questo è passato veramente un po’ di tempo, Lorenzo poi non gli ha chiesto perché non si fermava quindi è venuto proprio da lui ad un certo punto da dire ma perché non ti fermi allora si è fermato a cena poi fino a quando non gli ha chiesto di fermarsi a dormire” (20,3,F,S).

In altri casi, gli intervistati hanno avvertito il bisogno di accelerare l’avvio e la concretizzazione del un nuovo progetto familiare: ciò si è reso palese dal fatto che hanno coinvolto i componenti della precedente famiglia, in particolare i figli, fin da subito:

“ho detto fin da subito ai miei figli che frequentavo un nuovo compagno…io credo che sia stato un bene..perché i bambini capiscono molto velocemente, mi vedevano uscire e parlare al telefono..cosa che non facevo abitualmente…sono felice di averli coinvolti fin dall’inizio” (70,13,F,C).

E’ stato comunque evidenziato come la domanda cruciale che i genitori separati si pongono in questa fase riguarda soprattutto l’accettazione dei nuovi partner da parte dei figli: dopo aver accettato la decisione di separarsi dei genitori, essi dovrebbero accettare una nuova decisione degli adulti e questi ultimi cercano pertanto un punto di mediazione tra interessi propri e quelli dei figli:

“c’è un rapporto molto buono tra le mie figlie e la mia compagna, perché la scelta di andare a vivere insieme e di portarla in casa è stata fatta in base a come lei è con le bambine perché prima di lei ho avuto tre fasi: una le donne mi facevano schifo, la seconda va bene una donna qualunque divertiamoci perché no, poi è arrivata la fase ok padre separato vediamo se è possibile costruire qualcosa con un’altra seriamente e nelle varie situazioni ho valutato, ho fatto un percorso di quasi un anno, è stata una scelta fatta in base a come sarebbe questa donna con le mie figlie, è ideale, idonea per stare con loro perché se non è idonea continuiamo a stare insieme, a divertirsi, fare tutto quello che facciamo però tu i miei figli non li vedi, penso sia stata l’unica, forse una le aveva viste una volta e basta, lei è l’unica che l’ho presentata. È stato un percorso graduale, una cena 10/15 persone e c’è anche lei e vediamo come va, brutalmente è stato un esame, poi altre

cene, poi è un’amica, un’amica speciale, stiamo assieme, è mia morosa, ci vogliamo bene. Prima l’ho valutata io come persona per stare con loro, non per stare con me perché ho sempre scisso queste due cose, poi vedere se il rapporto era adeguato, se andava bene, infatti il primo periodo che lei già viveva da me quando c’erano le bambine andava a dormire da una sua amica perché non era ancora il caso, poi si è fermata a dormire ma anche su richiesta delle bambine e così le ho preparate, e anche per la casa nuova perché prima abbiamo vissuto 3/4anni nella casa coniugale, poi c’è stato il trasloco, loro sapevano già dov’era quindi anche lì c’è stato un passaggio graduale” (30,6,M,S).

In alcuni casi una dimensione critica rispetto all’avvio della nuova unione è stata rappresentata dalla difficoltà di non legittimazione dell’unione a causa del rifiuto o delle resistenze dei propri genitori nell’accettare una seconda unione, o nel caso dell’intervistato di cui si riportano di seguito le parole, di tollerare il legame con una donna già moglie e madre, in quanto considerata troppo complessa e rischiosa:

“Quando i miei genitori hanno saputo che io avevo una relazione con una donna separata con un bambino l’hanno presa malissimo, soprattutto perché aveva un bambino e loro mi avevano predetto, soprattutto mia madre, un disastro futuro e quindi hanno cercato verbalmente di dissuadermi dal proseguire questa relazione e quando poi gli ho detto che questa persona, che non conoscevano e non volevano conoscere, era anche incinta la loro reazione è stata pesante. Però dopo una settimana mi hanno detto che volevano conoscerla perché ci sarà una bambina e hanno preso atto della situazione e hanno ribaltato il loro atteggiamento, poi sono stati felicissimi quando è nata la bambina, che è stata la loro prima nipote, perché noi siamo tre fratelli ma all’epoca i miei fratelli non avevano figli, quindi sono stati felicissimi, hanno conosciuto Anna, hanno visto che persona era e anche Lorenzo e da quel momento non hanno avuto nessun problema…anche se mia mamma mi aveva predetto che sarebbe andato tutto bene fino all’adolescenza di Lorenzo, età in cui lui ti odierà perché tu hai sostituito suo padre, i bambini quando sono piccoli si fanno voler bene e ti vogliono bene però poi quando diventano adolescenti scoppia il casino, cosa che non è successa, è vero che fra i 15/18 anni il ragazzo ha assunto un atteggiamento oppositivo nei miei confronti, ma all’interno delle normali dinamiche dell’adolescenza, mi mandava a quel paese mi diceva anche parolacce…però io lasciavo correre e non è successo niente.

Il mio è un vissuto positivo da padre acquisito, io lo considero come un figlio anche se non lo è perché ha comunque un padre ma per me lui fa parte della mia famiglia e io sono parte della sua e se lo chiedi a lui credo ti dica lo stesso, è difficile da spiegare perché non è mio figlio ma è come se lo fosse, ma comunque mi rendo conto che ha un padre, io non sono mai entrato in competizione con lui, però se devo pensare alla mia

famiglia considero tutte e 4 le persone, anche se non è mio figlio biologico, ma funzionale e organizzativo è come se fosse fratello di mia figlia e figlio di mia moglie” (20,4,M,S).