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Il background della storia familiare precedente

6.1 I CONTENUTI DELLE INTERVISTE

6.1.2 Il background della storia familiare precedente

Da quanto si evince nella tabella n.6, nella quale si è cercato di sintetizzare le tipologie familiari per ricomposizione, la quasi totalità degli uomini, ovvero sette su otto intervistati, arrivano da un precedente matrimonio, mentre solo uno di essi si è dichiarato alla prima esperienza di convivenza.

Per quanto riguarda le donne, esse presentano situazioni familiari precedenti piuttosto diversificate. In un caso, una donna è alla terza unione stabile: dopo la prima convivenza, dalla quale è nata una figlia, ha avuto un successivo matrimonio, da cui è nato il secondo figlio, per arrivare all’attuale unione. Una donna ha avuto una convivenza, quattro arrivano da un matrimonio e due non hanno avuto né convivenze né matrimoni.

Soffermarsi a riflettere circa le precedenti esperienze familiari è risultato particolarmente utile per molti intervistati, in quanto, in più occasioni, è stato segnalato come esse abbiano inciso ed influenzato in modo pregnante l’attuale relazione familiare.

Per quel che concerne la coppia ricomposta, ci si accorge nella maggior parte dei casi che i confronti tra la prima unione e la seconda sono circoscritti in una zona definibile

per ogni partner. In qualche modo vi è la tendenza a sviluppare una generale idealizzazione della nuova coppia: il nuovo partner tende ad essere descritto in termini diametralmente opposti rispetto al precedente, quasi per rispondere al bisogno di tenere distante il pensiero che la relazione finisca in rottura. La paura di riproporre il fallimento di una relazione a due provoca l’amplificazione delle differenze tra il primo e il secondo partner.

“Ho vissuto molti anni di matrimonio come se fossi anestetizzata…lui si faceva la sua vita, aveva appena avviato un’azienda e se ne stava via intere giornate..poi ho saputo dei tradimenti..o meglio ho saputo come passava parte delle sue giornate…è stata una sofferenza che non ha eguali…avevo due figli piccoli…il mondo mi è crollato…ciò che mi ha messo più in crisi è stato l’accettare che il matrimonio non aveva più valore..io ci credevo…ero cresciuta con principi forti…ora sento che la differenza la fa ciò che il tuo compagno ti da…per fortuna ora è tutto diverso…Andrea, per mia fortuna, è molto diverso” (70,13,F,C).

Nei casi in studio per un solo intervistato su otto, la precedente unione si è chiusa con una separazione giudiziale:

“a dire il vero alla fine siamo arrivati alla separazione consensuale che è partita dopo tre anni di separazione giudiziaria, affido esclusivo alla mamma:..diciamo che alla fine è andata così perché non avevamo più soldi… è stato un calvario…la mia ex moglie mi ha denunciato per maltrattamenti alle bambine…perché non accettava la fine tra noi…dopo questa esperienza io sono rimasto veramente traumatizzato…non ne volevo più sapere di relazioni… non ci credevo più di stare bene” (30,6,M,S).

Per quanto nei racconti degli altri intervistati coinvolti in processi di frattura del patto, la separazione abbia seguito su un piano giuridico la forma della consensualità, di fatto questi percorsi sono da tutti stati descritto come particolarmente dolorosi e fonte di stress e sofferenza psico fisica, scanditi da un conflitto più o meno intenso, ma comunque sempre presente:

“ho deciso io la separazione…ovvero mi sono sentita costretta a farlo…lui non si decideva…lui avrebbe continuato ad andare avanti così per anni..ognuno si faceva la sua vita…per lui era più comodo vivere a casa…io gli preparavo tutto….lui rientrava vedeva le bambine e poi si faceva le sue cose…alla fine mi sono decisa e gli ho dato l’out out…. Poi sono stata male… sono dimagrita 20kg, è stata dura…ho dovuto riorganizzarmi la vita da capo…ho visto disgregare le certezza che pensavo di avere….vede come si rimane

fregati ad essere troppo sicuri di sé stessi…e comunque quando lui mi ha visto decisa a chiudere…non gli è mica andato bene…ora ha accettato ma all’inizio sono state fuoco e fiamme….” (80,15,F,C).

Nei quattro casi di donne che arrivano da un precedente matrimonio, esse stesse sono state le promotrici e attivatrici della separazione, in linea con i dati evidenziati dall’Istat che confermano che a intraprendere più frequentemente l’iniziativa della separazione sono le mogli (71,7%dei casi aperti in modo contenzioso), mentre i mariti attivano nella maggioranza dei casi il procedimento di divorzio (56,3%dei casi aperti giudizialmente) (Istat 2008).

Un aspetto particolarmente interessante, che è emerso in queste interviste, ha riguardato il fatto che per coloro i quali il primo matrimonio ha avuto una durata maggiore, si è verificato che i rapporti affettivi e gli interessi patrimoniali ed economici tra ex coniugi siano stati più complessi e difficili da regolare. Mentre per i partner il cui matrimonio precedente ha avuto una durata più breve, i cui coniugi erano economicamente indipendenti, la crisi coniugale si è giocata su livelli di conflitto di minore intensità.

“Dopo quasi vent’anni di matrimonio, mia moglie si è innamorata di un altro e ha chiesto la separazione, è andata a convivere con lui…è stato un duro colpo…una vita insieme…due figli ormai grandi…la casa…tutto ciò che avevamo costruito insieme….io mi sono trovato spiazzato…nostro figlio Andrea è rimasto con me mentre la figlia ha voluto andare con sua madre pur mantenendo un rapporto con tutti e due anche se con la figlia era più difficile, poi il figlio dopo 8 mesi è andato con la madre, perché il papà ….è il papà e la convivenza con il figlio.. il padre è come un amico che ci si divide i lavori, non è più un rapporto padre figlio e la mamma è la mamma. La moglie ha lasciato la casa per iniziare una nuova convivenza, poi quella casa l’abbiamo venduta perché io non potevo comprare la sua metà e abbiamo diviso a metà e ognuno per la sua strada…ma questo è successo dopo mesi di casini…di avvocati…di tribunali…perché le cose da dividere erano tante…e poi io stavo male..non le dico nemmeno cosa ho passato!” (40,8,M,C).

Un altro intervistato segnala invece il percorso di frattura del patto precedente in termini di minore impatto e di disequilibrio emotivo e relazionale:

“sono nati due figli dalla precedente unione, Iuri 12anni, Ivan 9anni, la storia era cominciata nel 1996, nel 1997 è nato il primo bimbo. L’inizio è stato un po’ difficile logisticamente parlando, vivevamo in una casa senza riscaldamento poi dopo tre anni abbiamo avuto l’assegnazione di una casa popolare perché

lavoravo soltanto io e ci siamo trasferiti qui. Al termine dello stesso anno è nato il secondo bimbo, a fine del 2000 e poi le cose hanno avuto andamenti altalenanti fino al 2004/2005. C’è stata una prima crisi con io che me ne sono andato, sono stato ospite di mia sorella alcuni mesi, poi c’è stato un tentativo di ricomposizione che però non è andato a buon fine per cui dopo alcuni mesi lei se ne è andata, ha comprato una casa dove è andata ad abitare con i due bambini. A quel tempo lei aveva un lavoro..e questo è stato importante..era autonoma, ha preso la sua decisione…Paradossalmente le cose vanno meglio di prima, pur con alti e bassi di tensione che però man mano si sono affievoliti. Un anno fa lei con i bambini si sono trasferiti a 500 metri da me. Abbiamo più o meno trovato una certa linearità…lei non ha rapporti con la mia attuale compagna..sa che abbiamo avuto un figlio…anche lei adesso ha un nuovo compagno…e questo, secondo me, è importante perché facilita la possibilità di accettare le scelte dell’altro…” (50,10,M,S).

I temi riferiti dagli intervistati relativi a come si sono chiuse le precedenti unioni e quali sono gli stili relazionali che essi attualmente intrattengono con gli ex partner sono stati illuminanti per confermare la grande importanza che assumono per l’adattamento della nuova famiglia, le modalità con le quali gli ex partner si rapportano tra loro durante il processo di ricomposizione:

Un’intervistata racconta:

“beh io mi sono sposata ormai nel lontano 86...si...e sono stata sposata fino al 90.. Lorenzo é nato appunto nel 89 e poi mi sono.. mi sono separata ho deciso io la separazione per cui..ho deciso anche di andare, andare via nel senso di trovarmi un'abitazione e… ho avuto l'affidamento del bambino, diciamo non è stato un problema questo...questo trasferimento o il fatto che il bambino rimanesse con me, chiaramente non è stato un percorso semplicissimo all'inizio quello della separazione come più o meno tutte le separazioni quindi ci sono stati alcuni anni iniziali quanto meno non semplici di gestione proprio del rapporto con il papa di mio figlio che però poi nel giro di qualche anno sono decisamente migliorati insomma…[…]. Al tempo ancora non c'era la legge sull'affido congiunto e condiviso,così ho avuto l’affido esclusivo… anche se però (mm) i rapporti con il papa sono stati sempre molto frequenti, nel senso che si era stabilito una regolarità rispetto a quando il bambino andava a casa perché oltretutto era piccolo perché aveva 5 anni quindi aveva, voglio dire, anche delle esigenze di accudimento ancora per un certo verso molto materne .. però tutte le settimane lui andava dal papa e quindi trascorreva la notte comunque da lui poi il papa lo portava alla scuola materna il giorno dopo e i fine settimana in maniera alterna li passava con me o con lui, il natale, le vacanze estive, anche lì insomma c'era un mettersi d’accordo insomma a un certo punto proprio no sui periodi che trascorreva col papa, il papa è sempre stato devo dire molto presente proprio dal

punto di vista della..di tenere il contatto col bambino perché ad esempio da quando credo io sono andata io a vivere fuori a tutt’oggi, quindi si immagini quanti anni sono passati, lui ha sempre telefonato tutte le sere, sempre per dire quindi magari non si vedevano quotidianamente ma anche per impegni poi di lavoro insomma.. però c'e sempre stato questo contatto quotidiano che personalmente io ho molto apprezzato ecco perché comunque si manteneva questo rapporto che poi si è visto insomma è..servito” (20,3,F,S).

Queste parole rendono testimonianza di un esempio riuscito di cogenitorialità in assenza di coniugalità.

Si può confermare dunque come la qualità delle relazioni mantenute con l’ex partner, in termini di livello di condivisione e qualità affettiva delle relazioni diventi una risorsa centrale ai fini del buon funzionamento della nuova unione. Al contrario la perpetuazione delle istanze conflittuali tra i genitori biologici/ex coniugi può inglobare il nuovo partner nel disaccordo, costruendo così un contesto improntato alla affettività negativa, che ostacola sia la cura del legame di coppia sia l’esercizio cooperativo della genitorialità, e dunque impedisce il riconoscimento della solidità del rapporto di coppia tra i membri della nuova unione e della loro credibilità come genitori.

“Io cerco di tenermi il più possibile lontana dalla guerra che il mio compagno ha con la sua ex moglie..ma questa storia di continue lotte e litigi..e denunce e tribunali è estenuante…in parte mi condiziona, specie nella relazione con le sue bambine..nel senso che io sono tranquilla con loro..quando le devo sgridare lo faccio...ma ho l’incubo della loro madre…imperversa su di me..come un’ombra….e questo incide ogni tanto anche nel clima dentro la nostra casa…Mauro è nervoso…anche lui non ne può più della sua ex…” (30,5,F,S).

Tutto ciò conferma come la definizione della famiglia ricomposta deve comprendere dunque non solo la famiglia del genitore cui sono stati affidati ma anche quella del genitore biologico non convivente. La visione del sistema è più larga e centrata sulla relazione che il figlio può vivere con ciascuno dei suoi genitori, con ciascun membro della nuova famiglia e delle diverse famiglie d’origine. Ciò va inoltre a rinforzare la necessità che gli adulti coinvolti nel sistema famigliare ricomposto riconoscano e apprezzino le diverse capacità e qualità che ognuno di essi può offrire ai figli in un’ottica di complementarietà e di inclusione piuttosto che competizione e di esclusività. Come hanno affermato diversi intervistati, la cooperazione tra gli adulti si costruisce gradualmente nel

tempo, richiede una verifica sistematica e necessita di una relazione di coppia stabile e della convinzione di essere importanti nella vita dei propri figli biologici e acquisiti.