6.1 I CONTENUTI DELLE INTERVISTE
6.1.1 Le caratteristiche socio anagrafiche degli intervistati
Com’è stato anticipato nel precedente paragrafo, si è scelto di considerare nel campione in studio individui coinvolti in una relazione di coppia e di convivenza stabile, non necessariamente uniti da vincolo di matrimonio, in cui almeno uno dei due partner avesse figli nati da precedenti unioni, anche se adulti, e/o non conviventi nel nuovo nucleo familiare.
La scelta di tenere piuttosto ampia la tipologia di coppie da intervistare nasce dalle considerazioni tratte in letteratura, che evidenziano come le forme familiari che si possono creare per ricomposizione siano piuttosto variegate, per la maggior parte sigillate più dal fatto che dal diritto, il più delle volte segnate da confini familiari tra insider e outsider piuttosto mutevoli nel tempo, in considerazione dell’età dei partner e dei figli, delle direzioni assunte dai percorsi di separazione e divorzio e, non da ultimo, dalle disponibilità materiali e relazionali attivate attorno alla nuova famiglia.
In questa prima parte, daremo particolare attenzione alla presentazione delle caratteristiche socio-anagrafiche del campione, nella consapevolezza che molti e complessi sono i rapporti tra i comportamenti demografici, le tipologie di ricomposizione assunte e il sistema economico, tant’è che la struttura della coppia (età, istruzione, luogo di residenza) e la composizione dei nuclei (numero di figli conviventi e non, numero di figli di precedenti unioni o della stessa unione) hanno importanti ripercussioni sui modi con cui le famiglie si organizzano rispetto alla produzione di risorse e alla loro allocazione. Si precisa che i dati relativi alle età anagrafiche e alla composizione familiare fanno riferimento a quanto dichiarato al momento dell’intervista. Le interviste sono state compiute nel periodo
Tab. n. 5: Caratteristiche socio anagrafiche degli intervistati71
Cod.Nucleo Familiare
Cod.
interv. Genere Nazionalità Comune Residenza
Età
(anni) Titolo di studio Professione Stato civile
1
F Italiana Vittorio
Veneto (TV) 53
Diploma scuola media
superiore (perito
commerciale)
Libera professionista
Carica politica in una
amministrazione locale Divorziata 10 2 M Italiana Vittorio Veneto (TV) 55
Diploma di scuola media
superiore (perito
industriale) Consulente in azienda privata Separato
3
F Italiana Trento 51 Laurea in sociologia Funzionario pubblica
amministrazione Divorziata
20
4 M
Italiana Trento 47 Laurea in giurisprudenza Funzionario pubblica
amministrazione Celibe
5
F Rumena Gorizia 31 Laurea in giurisprudenza Operatore addetto
all’assistenza Vedova
30 6
M Italiana Gorizia 40
Diploma di scuola media
superiore (non
specificato)
Operatore addetto
all’assistenza Divorziato
7
F Camerunense Pordenone 45 Laurea in economia e
commercio Operatore addetto all’assistenza Coniugata 40 8 M Italiano Pordenone 51
Diploma di scuola media
superiore (perito
metalmeccanico)
Operaio in azienda privata Coniugato
(II° matrimonio) 9
F
Italiana Fontanafredda
(PN) 37
Diploma di scuola media
superiore (perito
commerciale)
Operaia in azienda privata Nubile
50
10 M Italiana Fontanafredda 39 Diploma di scuola media Educatore in cooperativa Separato
(PN) superiore (maestro elementare)
sociale 11
F Italiana Udine 39
Diploma di scuola media
superiore (perito
commerciale)
Impiegata in azienda privata Nubile
60
12 M
Italiana Udine 41
Diploma di scuola media
superiore (perito
commerciale)
Libero professionista Separato
13
F Italiana Sacile (PN) 37 Laurea in scienze
infermieristiche Infermiere professionale Separato
70°
14
M Italiana Sacile (PN) 52 Laurea in Medicina e
Chirurgia Dirigente medico ospedaliero Separato
15
F Italiana Aviano (PN) 42
Diploma scuola media
superiore (Perito
commerciale)
Impiegata in azienda privata Separato
80
16
M Italiana Aviano (PN) 44
Diploma di scuola media
superiore (perito
industriale)
Tab.6: Tipologie di ricomposizione, legami di filiazione naturale e acquisita, forme di convivenza. Cod.Nucleo Familiare Cod. Interv . Genere N. Precedenti matrimoni /convivenze
N., sesso, età figli
predenti unioni N., sesso, età, figli attuale unione
N. figli conviventi in forma stabile Tipologia di ricomposizione Semp./Compl. 1 F 1 matrimonio 1 convivenza 1 femmina, 34 anni. 1 maschio, 31 anni 10 2 M 1 matrimonio 1 maschio, 22 anni 1 femmina, 19 anni
Nessuno Nessuno Complessa
3
F
1 matrimonio 1 maschio, 20 anni
20 4
M
Nessuno
Nessuno
1 femmina, 12 anni
1 femmina (nata dall’attuale unione)
1 maschio (nato della precedente unione della partner), sabato e domenica 2 volte al mese Semplice 5 F 1 matrimonio Nessuno 30 6 M 1 matrimonio 2 femmine, (gemelle) 10 anni Nessuno
2 femmine (nate dalla
precedente unione del partne) - ogni mercoledì sera e sabato e domenica a fine settimana alterni
7 F 1 convivenza 1 maschio, anni 29
40 8 M
1 matrimonio
1 femmina, anni 25
1 mascio, anni 23 Nessuno
Nessuno Complessa 9 F Nessuno Nessuno 50 10 M 1 matrimonio 1 maschio, anni 12 1 maschio, anni 9 1 maschio , 1 mese
1 maschio (nato dall’attuale unione)
2 maschi (nati dalla precedente unione del partner): due giorni a settimana, sabato e domenica alternati. Semplice 11 F Nessuno Nessuno 60 12 M 1 matrimonio 1 femmina, anni10 1 maschio, anni 7 Nessuno
1. maschio, 1 femmina (nati dalla precedente unione del partner) per tre giorni a settimana, sabato e domenica alternati
Semplice
13
F 1 matrimonio 1 maschio, 14 anni
1 femmina, 9 anni
70°
14
M
1 maschio, 2 anni
1 maschio (nato dall’attuale unione);
1 femmina (nata dalla precedente unione della partner) 5 giorni a settimana, 1 maschio (nata dalla precedente Unione della partner) 3 giorni a settimana 2 maschi (nati dalla precedente unione del partner), ogni sabato e domenica una volta al mese.
15
F 1 matrimonio 1 femmina, 7 anni
1 femmina, 10 anni 80 16 M 1 matrimonio 1 maschio, 9 anni 1 maschio, 14 anni Nessuno
2 femmine (nata dalla precedente unione della partner) cinque giorni a settimana, sabato e domenica alternati;
2 maschi (nati dalla precedente unione del partner) due giorni a settimana, sabato e domenica alternati.
Innanzitutto, scorrendo l’età dei soggetti facenti parte del campione realizzato, si può assistere ad una relativa omogeneità con quanto emerso a livello nazionale rispetto ai dati Istat (2010), in merito alle caratteristiche di età e stato civile di donne e uomini coinvolti in ricomposizioni familiari.
Si nota, infatti, come la ricomposizione familiare coinvolga per la maggior parte individui che rientrano nella fascia d’età dai 40 ai 50 anni, in ordine al trend italiano che segnala come il ritardo nel contrarre matrimonio, posticipi, rispetto a quanto accade in particolare nei Paesi del nord Europa, sia l’età in cui ci si separa e, di conseguenza, l’età in cui si iniziano nuove relazioni familiari. Pur non avendo alcuna pretesa di rappresentatività, per quanto attiene le caratteristiche delle età dei soggetti in studio, si assiste ad una sostanziale omogeneizzazione delle età dei partner, aspetto che è tipico nei primi matrimoni.
In un solo nucleo familiare, la donna ha un’età superiore rispetto al partner: in tutti gli altri nuclei, gli uomini hanno un’età superiore rispetto alle compagne e, in un solo caso, lo scarto tra le età dei partner è superiore ai cinque anni. Come riportano le indagini Istat (2004; 2010), oltre la metà delle coppie in cui solo l’uomo ha avuto precedenti esperienze coniugali vede la donna di almeno cinque anni più giovane (il doppio quindi rispetto alla media). Nei casi in cui entrambi siano alla seconda unione, aumentano invece le unioni di coetanei, suggerendo un nesso tra omogamia per classe di età e modelli di coppia complessivamente simmetrici (Facchini 2008).
Rispetto alla nazionalità, 14 intervistati sono italiani, mentre due intervistate sono straniere: rispettivamente una è cittadina rumena e l’altra è cittadina camerunense.
I membri dei nuclei familiari intervistati sono residenti nelle Regioni del Nord-Est e, per la maggior parte in Friuli Venezia Giulia, Regione che, peraltro, segna le percentuali più elevate di matrimoni con almeno uno sposo alle seconde nozze pari al 22,7 %, preceduta solamente dalla Liguria che conta il 24,2 %del totale delle celebrazioni (Istat 2010).
Si precisa, com’è stato ampiamente evidenziato nei capitoli precedenti, che i dati ufficiali non sono in grado di dare evidenza ad un fenomeno quale quello delle ricomposizioni familiari, che sfugge alle statiche ufficiali.
“nel mio paese ci sono sempre più persone che si separano […]. Più aumentano le separazioni e più c’è la possibilità che le persone vanno a vivere con altri compagni…siamo sempre di più…ma la gente tende a tenere nascosto…perché ci si vergogna ancora…” (70, 14, M,C).
Il punto di vista dell’intervistato va a confermare, quanto ampiamente delineato nelle ricerche attualmente presenti, secondo cui le ricomposizioni familiari siano il più delle volte direttamente conseguenti all’evoluzione dei percorsi di separazione e divorzio, i cui tassi di crescita nelle Regioni del Nord-Est sono progressivamente in crescita (Istat 2009).
Tre nuclei su otto, vivono in realtà di piccolo paese, mentre le restanti cinque risiedono in città. La collocazione geografica delle famiglie e, soprattutto, le caratteristiche del contesto sociale di uno specifico territorio sono stati riconosciuti come aspetti non secondari rispetto al percorso di ricomposizione familiare, così come confermato dalle parole di una intervistata:
“..vede, in Paese ci conosciamo tutti...e all’inizio, tipo quanto andavo a scuola e, insieme ai miei figli, andavo a prendere anche il piccolo del mio compagno.. mi sentivo gli sguardi addosso…ho come la sensazione che pur essendo ormai normale separarsi..però crearsi un’altra famiglia, non è visto bene da tutti…anche da parte delle maestre […], c’è sempre l’idee che questo faccia male ai figli…e che noi non siamo una famiglia normale” (50, 9,F,S).
Questa riflessione ci conduce a confermare come, nel promuovere o meno l’identità familiare dell’individuo, il contesto sociale giochi la sua stessa sopravvivenza e come, al tempo stesso, le relazioni di cui la famiglia si compone, si trasformino in rapporto alle diverse condizioni societarie in cui sono inserite. L’identità familiare si forma nell’interazione fra l’identità personale e l’identità sociale di ciascun individuo: in questo modo, la valutazione che gli individui danno circa “l’appropriatezza” di quell’unione, è connessa a quanto essa si conforma o meno alle norme che regolano la formazione delle coppie per un certo contesto sociale (Arosio 2004).
In questo modo, tra le righe si coglie come, pur collocandosi tutti i nuclei in territori geograficamente vicini, mentre coloro i quali vivono in un contesto urbano, percepiscono una maggiore separazione della famiglia dai legami con il contesto sociale di prossimità, e quindi vivono la propria famiglia eminentemente come“affare privato”; al contrario, coloro i quali vivono nei paesi, hanno una percezione maggiore del peso che il gruppo sociale
esercita nell’individuarsi come famiglia e soprattutto sentono il peso del giudizio esterno in merito all’adeguatezza o meno dell’unione.
Per quanto riguarda lo stato civile degli intervistati, l’universo in esame risulta piuttosto diversificato. Rispetto alle donne, due di esse risultano divorziate, due sono nubili, una vedova e una coniugata e due sono separate, mentre tra uomini, uno è divorziato, cinque sono separati, uno è celibe e uno coniugato in seconde nozze.
Negli otto nuclei familiari presi in esame, risulta che solo in una famiglia ricomposta, i partner abbiano deciso di legalizzare l’unione, mentre per le restanti sette si sia scelto il regime di unione di fatto, in assenza di alcuna forma di accordo o patto negoziale da parte dei soggetti interessati.
Pare interessante notare, come un’intervistata abbia esplicitato le proprie personali motivazioni sottesa alla scelta di volersi sposare:
“ci siamo sposati nel 2009, non è andata come volevo io perché per me era il primo matrimonio..[…], ci siamo sposati qui e io non ero contenta perché lui era vicino alla sua famiglia ma io no […], nonostante la mia età ero contenta di sposarmi, ma ho pensato tanto ai miei, soprattutto a mia mamma che è anziana, per lei sarebbe stato un momento particolare […]. Ci siamo sposati soprattutto per mia tranquillità, era una cosa importante per me, perché se succede qualcosa non rimango in alto mare, ma nella relazione stavo bene anche senza. […] per me era importante l’ufficializzazione della relazione, per i documenti, per le carte, per tutto, mi sento più protetta e lui era d’accordo, ma soprattutto perché vedeva che ogni volta che dovevo fare qualcosa era così complicato, per far venire mio figlio per esempio ho aspettato 6 anni, con la cittadinanza italiana posso lavorare in ospedale” (40,7,F,C).
In questo caso, si tratta della signora camerunense, la quale ci presenta come dal suo punto di vista, pur arrivando dopo un’esperienza di predente genitorialità, la legittimazione dell’unione costituisce un requisito importante come riconoscimento pubblico del legame, ma anche come fonte di protezione e sicurezza.
La stessa ha aggiunto:
“In questo modo siamo una famiglia vera e propria”(40,7,F,C).
La scelta del matrimonio pare in linea con quanto emerso in letteratura, ossia che l’ufficializzazione dell’unione consente ai partner di sentirsi legittimati al legame.
In questo caso, da un punto di vista del sistema relazionale adottato nella riorganizzazione familiare, si ritrovano le logiche che Van Cutsem (1998) chiama di “ricostituzione”, ossia che i componenti la coppia tendono a proporre come “norma” la struttura familiare nucleare tradizionale, “padre, madre, figli” e ad auspicare, quindi, l’evoluzione verso una ricostituzione, in modo da avvicinarsi il più possibile a questo modello, escludendo in questo modo, le specificità che sottendono invece la costellazione familiare ricomposta e la complessità di cui è portatrice.
Al di là del caso sovra citato, in generale, sebbene la scelta della convivenza sia adottata dalla maggioranza dei nuclei, è interessante però evidenziare come la tendenza al ridimensionamento del ruolo e del valore assegnato alla formalizzazione dell’unione sia particolarmente sentito e chiarito tra coloro i quali hanno già sperimentato un matrimonio.
Al contrario, in particolare per le due donne nubili, che non arrivano da precedenti convivenze, si assiste ad una maggiore propensione all’assunzione di impegni formalizzati. Come afferma una di esse:
“..penso che dovrò rinunciare all’idea di sposarmi…lui ha ancora tanti guai con la sua ex moglie…il suo precedente matrimonio è stato un disastro… dice che non basta ciò che dice la legge per stare bene insieme….ma per me il matrimonio rimane importante…soprattutto quando hai figli…perché per me con il matrimonio esiste la famiglia…anche se io e il mio compagno ora ci vogliamo bene…però mi manca…e non potrò mai averlo” (60,11,F,S).
Si può ipotizzare che il desiderio di riconoscimento espresso da queste donne possa trovare origine sul presupposto che il matrimonio rappresenta per esse un processo di definizione relazionale, legittimato socialmente. Ecco che, laddove vi sia assenza di uno statuto legale che definisca i legami familiari, unitamente all’assenza di convenzioni e consuetudini sociali e familiari, vi sia una maggiore propensione all’emergere di sentimenti di insicurezza e vulnerabilità. Ciò comporta che queste famiglie si sentono in obbligo di dover precisare continuamente le relazioni interne ed esterne, elaborando continui compromessi, con non poche conseguenze in termini di stress e di fatica.
Questa oscillazione tra il disporre di un quadro che organizzi le relazioni e il rispettare i sentimenti familiari pone a queste persone il problema del legame tra l’organizzazione sociale e l’intimità dei sistemi familiari.
Una variabile particolarmente interessante, per la ricostruzione dei modelli di coppia dei nuclei ricostituiti oggetto della presente ricerca, riguarda gli aspetti connessi al livello di istruzione dei membri di ciascuna famiglia, che ci portano a considerare, per i nuclei analizzati, una forte propensione all’omogamia sociale.
Si nota infatti che in sei coppie su otto, entrambi i partner hanno lo stesso livello di istruzione: in due coppie sono entrambi laureati, in quattro coppie sono entrambi diplomati, mentre solo in due coppie si assiste al fatto che la donna abbia un livello di istruzione superiore a quella del partner. Si sottolinea che quest’ultima fattispecie riguarda le due coppie miste, in cui entrambe le donne hanno una nazionalità diversa da quella del partner. Va considerato, al proposito, come in questi due casi, sebbene abbiano conseguito titoli di laurea, l’una nel paese d’origine, quale la Romania, l’altra in Francia, paese di prima immigrazione, di fatto tali titoli non si siano resi spendibili in Italia.
Pertanto, al fine di poter trovare una collocazione lavorativa, le due donne si sono viste costrette ad accettare impieghi con qualifiche inferiori rispetto al livello di scolarità e in entrambi i casi, modificandone l’indirizzo di studio.
Questo tema è stato portato da entrambe con molto rammarico e delusione. Una di esse spiega così:
“sono partita dal Camerun per la Francia a 17 anni perché mia sorella lavorava in ambasciata..ho fatto la maturità in Francia e poi mi sono laureata in economia e commercio…ma qui in Italia non ho mai trovato lavoro nel settore..dovrebbe essere riconosciuto il titolo di studio europeo…ho fatto fatica a trovare lavoro.. […],così ho fatto il corso di operatrice socio assistenziale e prima di finire ho trovato lavoro…ma io sono ragioniera di formazione e questa sarebbe la mia passione” (40,7,F, C).
Anche la signora rumena narra con rammarico come il percorso migratorio abbia comportato la perdita del capitale formativo consolidato nel proprio Paese d’origine e l’inevitabile riconversione professionale che ha dovuto compiere per ottenere un impiego in Italia:
“in Romania..mi sono laureata in Giurisprudenza..sono l’unica figlia..i miei genitori avrebbero voluto per me un lavoro ben pagato…ma arrivata in Italia avevo cominciato a fare la scuola per infermieri poi è morto mio marito e ho dovuto mantenermi da sola, quindi lavoro in una casa di riposo, in strutture diverse rispetto al mio compagno, sono operatrice socio-assistenzuiale con qualifica, a tempo indeterminato con una
cooperativa, l’orario di lavoro dipende… è a turni o giornaliero. Da quando sono arrivata in Italia fino a quando la Romania è entrata nell’unione europea, non c’era la possibilità di riconoscere gli studi, ma anche adesso la cosa per me non cambia perché ho studiato le leggi del mio paese, soprattutto nel mio campo… e non posso usare le conoscenze..quindi quello che ho studiato non vale niente qui […]” (30,5,F,S).
Fatta eccezione di queste due coppie, la composizione dei restanti sei nuclei familiari che seguono le direttive dell’omogamia per titolo di studio e per fascia d’età, testimoniano che anche per le seconde unioni, la scelta del partner continui a porsi all’interno del gruppo sociale cui si appartiene, ove è più probabile che si condividano modelli culturali e stili di vita con soggetti che hanno un analogo percorso formativo e un’analoga collocazione sociale.
Va comunque precisato che la tendenza all’omogamia per titolo di studio non sia diretta conseguenza di un’omogeneizzazione della collocazione professionale e del reddito percepito. Ciò è motivato sia dai differenti percorsi lavorativi di uomini e donne, sia per la differente declinazione tra i generi delle problematiche della conciliazione con le responsabilità di cura, specie laddove la genitorialità è scissa, sia per le implicazioni che ricadano sul versante economico in conseguenza dei percorsi di separazione/ divorzio e, conseguenti periodi di monogenitorialità.
Al proposito, sebbene tutti gli intervistati abbiano un’attività lavorativa, di fatto allorquando sono stati chiamati a raccontare i temi della gestione delle risorse economiche in famiglia, è emerso come il contributo economico ai bilanci familiari sia piuttosto diversificato, in quanto influenzato in modo pregnante non solo dall’entità dell’entrate economiche, ma da come esse vengono distribuite all’interno delle mura domestiche in termini di voci di spese, dalla tipologia familiare precedente alla ricomposizione (ad esempio presenza di figli piccoli nati da precedenti piuttosto che figli che hanno già una vita autonoma) e, conseguentemente, da quanto gli oneri connessi alla separazione gravano su uno o entrambi i membri della coppia stessa.
Un ultimo aspetto riferito alle caratteristiche socio-anagrafiche degli intervistati, riguarda la tipologia di ricomposizione assunta: tenendo presente la definizione proposta in letteratura da Coleman e Ganong (1994) a partire della complessità strutturale e della multiformità che può assumere la costellazione familiare ricomposta, si può parlare di famiglie ricomposte semplici laddove solo uno dei partner ha figli da precedenti unioni e famiglie ricomposte complesse quando entrambi i partner hanno figli nati da precedenti unioni.
Nel caso dei nuclei intervistati possiamo cogliere come vi siano quattro famiglie ricomposte semplici e quattro famiglie ricomposte complesse. A questa considerazione va tenuto presente che, tra i quattro nuclei corrispondenti alla categoria famiglie ricomposte semplici, rientrano due nuclei nei quali, pur avendo solo uno dei partner figli da precedenti unioni, vi sono figli nati dall’attuale unione. Pertanto sebbene da un punto di vista dei criteri definitori, esse rientrano nella categoria semplici, per quanto attiene la trama dei legami