4.2. FAMIGLIE RICOMPOSTE E GESTIONE DELLE RISORSE ECONOMICHE
4.2.1 Lo state dell’arte delle ricerche sul tema
Come abbiamo visto la questione del denaro in famiglia non è cosa semplice. Ma la gestione delle risorse economiche diventa ancor più spinosa quando il nucleo familiare è diviso e suddiviso da divorzi e secondi matrimoni. I soldi non vengono più pensati all’interno della coppia, ma il di fuori dei confini domestici, poiché la struttura di partenza si è frantumata in più strutture familiari distinte. Questa circolazione allargata delle risorse impone inevitabilmente di modificare la prospettiva. I legami di filiazione si intrecciano e i territori di ognuno si confondono.
Coleman e Ganong (1989) hanno messo in luce che vi sono ampie evidenze empiriche a dimostrazione di come la gestione delle questioni finanziarie occupi un’area di cruciale importanza nelle famiglie ricomposte, siano esse convivenze o seconde nozze
(Coleman 2001; Hobart 1991; Pasley, Koch, Ihinger-Tallman 1993), rappresentando una delle maggiori fonti di conflitto e discordia all’interno della coppia, soprattutto nei primi anni della convivenza (Visher, Visher 1979). Ciò non deve sorprendere se si tiene conto della molteplicità di elementi e di variabili connesse sia alla peculiarità del processo di formazione di queste famiglie sia alla complessità insita nella gestione della quotidianità.
A queste considerazioni si devono aggiungere ulteriori elementi quali: l’assenza di norme sociali di riferimento e di supporti istituzionali per queste forme familiari (Cherlin 1978), la permanenza di legami, spesso conflittuali, e le relative responsabilità connesse alle precedenti relazioni (mantenimento dell’ex-coniuge e dei figli conviventi e non), l’ambiguità e la mancata chiarezza dei confini familiari, la modificazione dei reticoli di supporto primario, la rinegoziazione e il bilanciamento di ruoli e di identità, le nuove aspettative connesse ai bisogni di riscattarsi rispetto alle precedenti relazioni fallimentari e, da ultimo, lo scontro con un sistema di norme e di aspettative sociali profondamente radicate sul modello della famiglia nucleare, che porta ancor oggi a considerare queste forme familiari come devianti.
Pertanto, fare i conti nelle famiglie ricomposte è un’operazione tutt’altro che scontata poiché entrano in gioco interessi diversi, i ruoli e le responsabilità di ciascuno non sono chiari e giuridicamente definiti, e i compromessi sono carichi di un forte carico affettivo, giocandosi in una quotidianità regolata più dal fatto che dal diritto.
Le coppie in questione sono dunque costrette a fare i conti in maniera diversa: questa ginnastica è d’altronde tanto acrobatica a seconda di come sono state gestite e vissute le transazioni precedenti, in particolare rispetto alla separazione. Dopo la separazione i soldi sottolineano e portano a rafforzare i rapporti di forza che si sono instaurati fra i due partner: che siano oggetto di privazione, o al contrario di un dono, conferiscono a colui che li usa una forma di potere simbolico sull’altro.
In queste storie spesso piene di tristezza, di collera o di risentimento, il denaro può servire a fini radicalmente diversi a seconda dello stato psicologico ed emotivo che prevale verso l’ex coniuge.
Per alcuni il versamento degli alimenti è un mezzo per preservare un legame parentale e per portare avanti un progetto educativo comune, nonostante la frattura coniugale. Per altri, al contrario, gli alimenti servono a ratificare la fine della storia comune e a regolare i conti della rottura. I soldi dati o meno ai bambini sembrano dunque uno strumento per misurare il luogo simbolico che ogni genitore continua a occupare nella loro
vita, nel bene e nel male. Ossia, in effetti, consente di riaffermare il legame che li unisce se non vivono più sotto lo stesso tetto, o al contrario, lo può rendere più fragile. Molto spesso però i dissensi fra vecchi sposi possono impedire e ostacolare la circolazione dei soldi: capita spesso che alcuni padri si rifiutino di pagare gli alimenti perché hanno l’impressione di mantenere la nuova famiglia che ha ricostruito l’ex moglie.
Il genitore separato deve mantenere un legame finanziario con i membri della precedente unione per adempiere agli obblighi di mantenimento dei figli, mentre i componenti la nuova coppia devono prendere in considerazione la storia passata di ciascun coniuge e assumerne economicamente le conseguenze.
In un caso come nell’altro, la coppia non può evitare di riflettere sul modo migliore e opportuno per gestire le risorse.
A questo punto sorgono degli inevitabili interrogativi: bisogna prendersi carico insieme di tutti i bambini della coppia o occuparsi soltanto dei figli naturali? Chi deve pagare cosa? A chi devono essere versati gli assegni familiari? come fare con la differenza di entrate delle due case ricostituite?
Nonostante la complessità delle questioni e la graduale crescita del fenomeno delle famiglie ricomposte in tutti i paesi occidentali, i temi connessi agli scambi economici all’interno delle famiglie ricomposte sono stati relativamente trattati nelle ricerche in ambito di giuridico e sociologico. Ripercorrendo lo stato dell’arte delle ricerche a livello internazionale è emerso come sia molto ridotto il numero di contributi scientifici in merito a questo tema e la maggior parte di essi sono stati prodotti negli Stati Uniti, in Francia e in Gran Bretagna.
Tali lavori si sono concentrati essenzialmente su tre aree tematiche:
- le difficoltà circa il versamento del mantenimento da parte dell’ex coniuge nei confronti dei figli che vivono con l’altro genitore in una soluzione di ricomposizione familiare (Festy, Valetas 1993; Léridon, Villeneuve-Gokalp 1994; Martin 1997);
- lo studio dei legami materiali e di mantenimento che uniscono più o meno direttamente e fuori da qualsiasi obbligo legale il bambino e il genitore acquisito (Dhavernas,Théry 1991; Le Gall, Martin 1993; Cadolle 2000 ; Martial 2003; Coleman, Ganong 1998; Ganong, Coleman 1989; Malia 2005);
- lo studio degli effetti sulla sfera economica che si creano per i figli a fronte del divorzio e delle nuove unioni dei genitori (Morrison, Ritualo 2000)
Un tratto comune e distintivo degli studi su menzionati è riscontrabile nel fatto che essi si sono focalizzati sulle relazioni specifiche figli e genitori naturali e/o figli e genitore acquisiti, ossia hanno avuto come oggetto il singolo nucleo ricostituito quello del padre o quello della madre.
Al contrario pochi lavori hanno messo al centro l’analisi delle questioni economiche, che si creano dall’incrocio dei legami di filiazione naturale e sociale e dai legami di cogenitorialità che perdurano tra i genitori separati, a livello del meta-sistema familiare o, per dirla con Thèry, dall’intera costellazione familiare ricomposta. Ciò appare essenziale poiché com’è stato confermato dall’esperienza di ricerca riferita da autori stranieri (Ganong, Coleman 1994; Thèry 2002; Visher, Visher 1996; Van Cutsem 1998), la stabilità, la tenuta e il benessere nelle ricomposizioni familiari dipendete in maniera determinante non solo dalla qualità delle relazioni che si sviluppano nelle convivenze, ma anche tra i diversi nuclei.
In un recente lavoro di ricerca, la studiosa francese Cadolle (2000) ha osservato la gestione economica rispetto alla famiglia ricomposta nel suo insieme, confrontando i sostegni paterni e materni dati ai giovani adulti. Essa ha rilevato una asimmetria tra i genitori: il padre si ritrova molto spesso frenato nell’aiuto che potrebbe dare ai suoi figli per la presenza di una nuova compagna o sposa la quale entra in concorrenza con i figli nati dal primo letto per quanto riguarda l’accesso alle risorse paterne, mentre il padre acquisito all’interno del nucleo materno è più spesso considerato dai suoi figli acquisiti come un generoso fornitore di risorse. I nuclei paterno e materno del bambino rimangono però trattati in maniera separata come entità familiari isolate all’interno delle quali si prevedono poche o nessuna relazione.
La studiosa è arrivata dunque a concludere che l’attenzione di studio va spostata dai confini che separano i nuclei familiari ailegami che si estendono dall’uno all’altro.
In queste costellazioni ricomposte, i figli delle unioni precedenti, rappresentano il trade d’union tra una moglie divorziata con il nuovo compagno e tra il suo ex marito e la sua nuova moglie. Dal punto di vista economico, quindi si allacciano tra i due nuclei ricomposti dei legami da cui si generano forme di obbligazioni sulla sfera materiale del tutto
inedite. I due nuclei costituiti dai genitori separati di un bambino devono mantenerlo assieme e nello stesso tempo.
Per una coppia separata, la difficoltà è quella di trasformare i principi che reggevano i propri scambi quando si era uniti, e adattarli alla nuova situazione.
Da questo obbligo comune nascono un certo numero di transazione che chiamano in causa da una parte i genitori separati e le relazioni che essi devono mantenere attorno al bambino, dall’altra parte, le nuove coppie e, infine, l’insieme di questi adulti in cui ognuno si vede implicato in gradi variabili nei calcoli e nelle negoziazioni riguardanti le modalità di mantenimento del bambino.
Il tema della famiglia ricomposta conduce all’argomento specifico della genitorialità, delle responsabilità parentali, della conservazione e dell’attribuzione di diritti e doveri. In una ricerca interdisciplinare condotta in Italia67, i ricercatori dell’area giuridica hanno studiato tali questioni comparando il nostro ordinamento con quello di altri paesi in tema di mantenimento dei figli in caso di costellazione familiare ricomposta.