1.3 LA FAMIGLIA COME RELAZIONE SOCIALE
1.3.2 La relazione tra i generi
Nell’ambito delle scienze sociali, il termine “gender”, importato dalla letteratura anglo-americana, rimanda all’insieme delle caratteristiche fondamentali che contraddistinguono un gruppo di persone in quanto appartenenti ad un sesso maschile e femminile. Ogni cultura infatti traduce il sesso come fatto biologico in un’identità femminile e maschile, con ruoli e funzioni, caratteristiche sociali e culturali. La caratteristica sessuata riguarda gli aspetti biologici (il corpo), gli aspetti psichici (la personalità), quelli
sociali (le comunicazioni nella forma di scambi e relazioni), quelli culturali (le rappresentazioni e i modelli di valore).
Nella famiglia i due generi si legano sulla base della loro differenza: essa ne “rappresenta l’archetipo simbolico-relazionale in cui la differenza sessuale maschile/femminile è assunta come fondante non solo dell’identità dell’individuo, ma anche delle sue relazioni, dalle più intime alle più impersonali” (Donati 1998, 140). A proposito dell’identità, lo studioso Kernberg (1995) sostiene che fin dalla nascita il soggetto umano istituisce la sua identità maschile e femminile in quanto è riconosciuto da altri nella sua differenza di genere. Pertanto le identità sessuali si formano e si riproducono, non senza problemi, variazioni e deviazioni, a partire dalla famiglia poiché essa è quella “relazione che nasce specificatamente sulla base della coppia uomo/donna per regolarne le interazioni e gli scambi. […] la famiglia umana si forma in base al genere sessuale delle persone che le danno vita se e in quanto al sesso biologico venga attribuito un complesso simbolico di significati che strutturano, a partire dalla famiglia, l’intera organizzazione sociale” (Donati 1998, 127). La dualità maschio/femminina non è da vedere in termini antagonistici, bensì come struttura che è condizione di una relazionalità, in cui si dispiega l’umano.
L’identità di genere è sia personale, sia familiare, sia sociale. Sta nell’intreccio fra soggettività (personalità), cultura (modelli di valore e di comportamento) e relazioni sociali (agire nei ruoli e negoziazioni relative) (Donati 1998, 163).
La relazione coniugale si basa sulla differenza di gender (Cigoli e Scabini 2000, 9). Nel corso della storia hanno prevalso due codici simbolici relativi alla differenza di genere: il codice gerarchico duale pre-moderno e moderno, che si caratterizzava per un trattamento simbolico dei sessi come polarità in totale asimmetria reciproca, in cui il maschio occupava una posizione gerarchica dominante22 e quello egualitario-simmetrico modernizzante che promuoveva libertà individuali e collettive dei singoli generi.23. Con la società dopo-moderna24, si può rilevare l’emergere di un terzo codice che coincide con
22 Com’è noto, la modernità ha privilegiato la razionalità, l’acquisività, la competizione, il dominio sulla
natura. Alexander (1990), parlando della democrazia, vi attribuisce i caratteri di impersonalità, razionalità, auto-controllo (cioè caratteri tipicamente attribuiti la “maschile”), e per converso connota il codice simbolico dei regimi autoritari e conservatori come caratterizzati da irrazionalità, personalizzazione delle relazioni, emotività, (cioè “al femminile”).
23 L’individualismo sviluppatosi in questo codice simbolico fa sì che donne e uomini non si vedano come
alterità bensì stanno dentro un processo di omologazione fra gender. I due generi diventano due cecità, il che significa separazione uni-gender, vivere da soli, oppure vivere in reti sociali anche dense di comunicazione ma prive di una relazionalità capace di sinergia, co-operazione, azione comune (Donati 1998, 172).
24 Donati utilizza il termine dopo-moderno per indicare ciò che viene dopo la modernità, nel senso che non si
l’interdipendenza relazionale fra i due generi, ispirata alla reciproca personalizzazione, ove la differenziazione tra i due generi si basa sul riconoscimento di una reale alterità, né dualistica né residuale, ma similare fra uomo e donna. In questo senso si propone la ricerca di una relazionalità e di una nuova alleanza fra i sessi che, mentre li considera uguali per gli aspetti fondamentali relativi alla dignità umana, ne deve anche preservare e promuovere i diversi vissuti interiori, le diverse configurazioni di personalità, mettendo a disposizione norme sociali e regole d’interazione che ne rendano possibili le espressioni proprie.
Come l’antropologia ha da molto tempo ricordato, la forma tipica di alleanza tra i sessi si struttura e si esplicita nel matrimonio25, che rappresenta il patto, il contratto, la garanzia per entrambi i partner, che sancisce le reciproche aspettative e obbligazioni all’interno di un contesto di comunità. Va evidenziato che il matrimonio è qualcosa di più e di diverso dell’istituzionalizzazione della coppia. Esso è un patto di reciprocità, sancito giuridicamente che lo qualifica quale istituzione che permette di assegnare a ciascuno la sua posizione genealogica, di affermare diritti e doveri derivanti dal coniugio e dalla filiazione al di là del mero fatto biologico. Il matrimonio è dunque quella istituzione naturale che l’umanità ha scoperto per distinguere pubblicamente tra relazioni sessuali, intime e generative, ritenute lecite o illecite (Prandini 2004, 408). Quest’ultima distinzione lecito/illecito, intreccia la famiglia, il matrimonio e la società del diritto cioè quel sistema sociale di aspettative normative istituzionalizzate. I sistemi di diritto hanno privilegiato le relazioni eterosessuali, durevoli, stabili e fertili. Oggi però emergono nuove fenomenologie che problematizzano in un certo qual modo “l’ordine della modernità” (Prandini 2004, 408).
Con il venir meno della cultura del matrimonio unitamente alle attuali dinamiche socio-culturali relative ai generi che vanno oggi in contro a processi di riduzione delle distanze e di aumento di variabilità, si aprono inevitabilmente delle questioni rilevanti: la famiglia potrà continuare ad annettere il significato di una relazione sui generis, di tipo procreativo e socializzante fondata sulla differenziazione di genere, o la contrario rischia di essere declinata secondo un significato generico di relazione affettiva e di compagnia intima per quanto stabile?
25 Matrimonio deriva dal latino matri-munus cioè il dono che la donna portava con sé (la dote). Nella nostra
cultura la relazione coniugale è vista soprattutto nei suoi aspetti affettivi e di intimità e meno nei suoi aspetti di impegno e di patto che invece hanno caratterizzato la nostra tradizione, da quella ebraica a quella greco- romana, e che ancora caratterizzano altre culture.
Secondo Donati, l’organizzazione familiare, pur essendo coinvolta in processi di “morfogenesi di gender” (Donati 1998, 146) mossi non solo per le sue esigenze interne, ma soprattutto per le interdipendenze che deve costruire con l’esterno26, deve restare fortemente costruita sulle differenze di genere poiché essa ha la sua ragion d’essere nel ciclo di vita individuale e familiare, quale luogo privilegiato dell’unione procreativa e dell’amore fra i sessi nella cura dei figli.