• Non ci sono risultati.

La relazione tra generazioni

1.3 LA FAMIGLIA COME RELAZIONE SOCIALE

1.3.3 La relazione tra generazioni

La relazione parentale-filiale implica la differenza tra le generazioni e la conseguente responsabilità di quella che precede su quella che segue.

La delimitazione del concetto di generazione si presenta particolarmente complesso27. All’interno della sociologia, negli studi moderni e contemporanei sulle generazioni si riscontrano due linee interpretative: quelle, rispettivamente, della generazione come “gruppo d’età”28 e della generazione come “discendenza parentale-familiare”29 (Bertocchi 2006).

26 I condizionamenti strutturali della società e le pressioni della sfera pubblica sono molto potenti sulla vita

interna della famiglia: per esempio oggigiorno, nelle sfere quali il lavoro, i consumi, i divertimenti, spingono verso una omogeneizzazione dei generi

27 Secondo Attias-Donfut, si possono identificare quattro definizioni di generazioni: a) demografica: l’insieme

delle persone che hanno vissuto un medesimo fenomeno demografico durante un dato periodo, ossia coorte costituita da tutte le persone nate nello stesso anno; b)genealogico: rapporto di filiazione e insieme di persone classificate secondo questo rapporto; c) storico: lo spazio di tempo che separa ciascun grado di filiazione, ovvero l’età del padre da quella del figlio; d) sociologica: insieme di persone aventi all’incirca la stessa età e il cui principale criterio di identificazione risiede nelle esperienze storiche comuni da cui derivano una comune visione del mondo (Attias-Donfut 1991 in Bertocchi 2006).

28 La concezione della generazione come gruppo d’età risale ai seguenti autori: Dilthey (Dilthey 1947 in

Bertocchi 2006) la intende quale “collettivo di individui che fa la storia”, ovvero di un’insieme di persone che, avendo la stessa età biologica, condividono la stessa esperienza di avvenimenti storici importanti; Ortega y Gasset (Ortega y Gasset 1923 in Bertocchi 2006) si muove sulla stessa linea del precedente equiparando la generazione all’insieme dei coetanei che hanno forti esperienze comuni, all’interno di uno stesso contesto socio-geografico; Mannheim riprende il concetto di generazione come gruppo d’età, ma rileva un ruolo centrale, non tanto al carattere biologico (essere nato in una certa data non implica di per sé alcuna appartenenza collettiva), bensì al concetto di “collocazione sociale”. In tal senso perché si possa parlare di generazione effettiva, secondo questo studioso, è necessario che esista un legame tra i membri, che deriva da un’esposizione comune a sintomi sociali e intellettuali del processo dinamico di mutamento. (Bertocchi 2006, 2).

29 La concezione della generazione come discendenza parentale-familiare risale a Ariès il quale afferma che

“la parte svolta dalle generazioni nella trasmissione e nel cambiamento è legata al posto occupato dalla famiglia nella società. Quanto più è di rilievo tanto più importante è la funzione delle generazioni; più è insignificante, come nelle società tradizionali, e più il ruolo delle generazioni è modesto” (Ariès 1979, 562). All’interno di questa linea interpretativa “troviamo anche autori come Bengtson (2001), Achenbaum (1993) e Roberts (1991) i quali considerano la generazione come l’ordine di discendenza secondo il rango degli individui” (Bertocchi 2006, 12).

Secondo la definizione di generazione propria della sociologia relazionale, il concetto di generazione identifica l’insieme delle persone inserite in un circuito relazionale comprendente le relazioni parentali di discendenza (o di ascendenza) quali l’essere figlio, genitore, etc, e, al tempo stesso, accomunate dalla compartecipazione agli status-ruoli societari definiti con riferimento alle “età sociali” (Donati 1991). Pertanto il farsi di una generazione dipende dall’interazione fra lo status-ruolo che viene assegnato in famiglia in base alle relazioni procreative e lo status-ruolo che viene attribuito dalla società in base all’età: per dirla altrimenti essa è la relazione, il nesso fra linee di discendenza familiare e età sociale.

Le generazioni si definiscono guardandosi l’un l’altra nella società, ma fanno questo passando attraverso la famiglia e le sue relazioni con l’esterno. Il senso della famiglia è ciò che alimenta la trama del tessuto relazionale tra le generazioni, poiché rappresenta il luogo privilegiato ove è possibile creare quel nesso simbolico e strutturale fondamentale tra generazioni ascendenti e discendenti che dà continuità alla vita sociale. Una generazione influenza fortemente, attraverso le sue scelte familiari, il modo in cui la generazione successiva sarà una generazione. La famiglia agisce infatti da filtro che seleziona le capacità di vita di ogni generazione e quindi di un’intera società.

Questa caratteristica della famiglia consente di assicurare all’individuo una forma particolare di individuazione dell’appartenenza ad una società (Théry, 2006), proprio perché la famiglia, istituita all’interno di un sistema di parentela, si fa carico non solo del modo in cui l’intera vita sociale si colloca nel tempo, ma anche del modo in cui istituisce il tempo, attraverso la distinzione alleanza/filiazione/fratellanza30. Va quindi posto in rilievo il tema del tempo e della temporalità connesso ai legami intergenerazionali.

La relazione famigliare si struttura e si srotola nel grembo del tempo, ma essa “lega” anche il tempo medesimo. Detto altrimenti: esiste una temporalità familiare che è propriamente frutto dello scambio tra le generazioni e dello scambio tra famiglia e contesto socio culturale. E nella spazializzazione del tempo ogni persona ritrova una nicchia

30 La sociologa Thèry sottolinea come in una prospettiva socio-antropologica, i concetti di paretela, filiazione

e alleanza assumono un senso più generale e più ampio, rispetto a quanto previsto nel vocabolario giuridico: la parentela è un termine generico che designa tanto la consanguineità che la prossimità; la filiazione indica l’insieme dei consanguinei in discendenza diretta e collaterale, e non soltanto, e non soltanto i legami genitori/figli; l’alleanza contempla non soltanto il matrimonio, ma anche forme differenti di legami affettivi. Nel diritto, invece, la parentela indica la consanguineità in linea diretta e collaterale (oltre i legami di filiazione genitori/figli) e l’alleanza è il rapporto che sussiste tra uno dei coniugi e la parentela dell’altro (al di là del matrimonio) (Thèry 2006, 46).

ecologica che lo connette ad una storia e ad un progetto. Tale nicchia è elemento fondativo non secondario del sentimento di identità (Cigoli 1994) .

Si ha dunque il tempo della vita, dalla nascita alla morte, quale processo che implica un movimento nella scacchiera delle posizioni genealogiche (colui che è stato un figlio diventerà padre, colui che era un discendente diventerà un ascendente) (Théry, 2006).

La coppia genitoriale ha di fronte a sé quindi, oltre al compito di cura responsabile dei figli31, anche quello di tenere viva la memoria familiare e di trasmettere l’eredità (Cigoli e Scabini 2006, 32).

Il concetto di eredità fa riferimento sia alla fondazione genetica della persona sia a quella culturale e patrimoniale in quanto la realtà umana non si lascia ridurre alla biologia anche se la presuppone. Comprende i beni (il possesso di terre, case, risparmi, oggetti), lo status (posizione della famiglia nel contesto sociale), la filosofia di vita, i legami di appartenenza con la terra d’origine. Centrale, al proposito è il processo di “trasmissione generazionale”32: utilizzando la ricchezza del nostro linguaggio, il termine trasmissione può essere articolato in una dimensione spaziale (tras-mettere), che ha a che fare con il patrimonio genetico e le regole che presiedono all’eredità e temporale (tra-mandare) che riguarda i significati relativi all’origine quali il nome-identità di famiglia e la sua mitologia (Cigoli e Scabini 2006).

Va sottolineato che il termine “trasmissione” può evocare in prima battuta qualcosa che ha a che fare con una qualsivoglia meccanicità e rimandare ad un processo dall’alto al basso (top-down). All’interno delle relazioni familiari, esso tiene invece vivo l’aspetto di scambio, il che implica il ruolo attivo della generazione successiva che è chiamata a interiorizzare e modificare il patrimonio e il ruolo nel nuovo incontro i coppia. La

31 Da un punto di vista psicologico, con Erikson si può definire la “cura” come “l’interessamento in costante

espansione per ciò che è stato generato per amore, necessità o per caso e che supera l’adesione ambivalente ad un obbligo irrevocabile” (Erikson 1984, 131). La cura non va confusa con l’accudimento, che rappresenta un comportamento adattivo su base biologica; al contrario la cura si qualifica come un atteggiamento verso la relazione ed è attraversata dalle qualità etico-ffettive che costituiscono il nutrimento valoriale della relazione. tali qualità possono essere figurate in modo più specifico a seconda del tipo di relazione familiare che consideriamo (legame coniugale, paventale, generazionale, fraterno, comunitario) (Cigoli, Scabini 2006). In chiave sociologica, Bramanti intende la “cura” come atto del donare che innesca uno squilibrio nei rapporti in quanto le persone si sentono legate da un debito reciproco che vincola, ma tale obbligatorietà rimanda più alla gratitudine che alla coercizione ed ha aspetti di eccedenza più che di equivalenza. La cura viene vista come un compito evolutivo della famiglia nel corso del suo ciclo di vita sia in riferimento al rapporto con le generazioni sia per quanto concerne il rapporto di coppia (Bramanti 2001).

32 Il processo di trasmissione generazionale può essere distinto in due dimensioni: intergenerazionale e

transgenerazionale. Il primo si riferisce a ciò che si scambia in bene e in male tra le generazioni (ed è ciò che effettivamente osserviamo) e il secondo si riferisce a ciò che attraversa e passa tra le generazioni, vale a dire i temi affettivi e etici (Cigoli e Scabini 2006).

trasmissione ha perciò esiti incerti e per nulla pre-determinati: essa opera all’interno di una specifica cornice sociale, culturale e contestuale e da queste dimensioni ne è influenzata.. Il contratto tra le generazioni deve tenere conto del fatto che i soggetti contraenti hanno fra loro particolari relazioni di mondo vitale (vincoli reciproci diretti) che non sono facilmente assoggettabili a regole artificiali e astratte. La questione diventa oggi sempre più quindi complessa, in quanto la reciprocità intergenerazionale non è più solo limitata all’interno della famiglia-parentela, come succedeva nelle società semplici, ma “entra in un complesso di relazioni assai più ampie costituito dagli scambi di reciprocità nelle relazioni familiari- parentali, negli scambi nelle relazioni dirette tra le nuove generazioni e le organizzazioni della società, negli scambi tra le relazioni generazionali in famiglia e le relazioni generazionali nel sistema societario” (Donati 1998, 227).

CAPITOLO 2

I CAMBIAMENTI DELLA FAMIGLIA NELLA SOCIETA’ CONTEMPORANEA

2.1 I VOLTI DELLA FAMIGLIA OGGI TRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE