3.2 VARIETÀ DI ITINERARI, ETEROGENEITÀ DI STRUTTURE E
3.2.2 Le famiglie ricomposte: elementi comuni
3.2.2.1 La famiglia ricomposta post-separazione e divorzio
Le transazioni familiari sono dei processi in continuo cambiamento, e solo in alcuni casi sono sanciti legalmente, come nel caso delle separazioni e dei divorzi. Può infatti
45 In particolare vanno tenute in considerazioni i seguenti fattori: la storia emozionale e sentimentale, lo stato
civile dei partner che costituiscono la nuova relazione, i figli in comune o avuti nell’ambito della precedente unione e i relativi affidamenti e residenze assegnate agli stessi figli in seguito alla separazione (Malagoli Togliatti 2005).
capitare che gruppi di individui che formavano una coppia di fatto con figli, si dividano e successivamente transitino verso una seconda unione, sancita legalmente.
Data l’estrema variabilità di situazioni, quando ci si riferisce alla ricomposizione familiare post-separazione e divorzio, si considera la trasformazione, sancita legalmente, della famiglia da binucleare e bigenitoriale a plurinucleare e multi genitoriale: il numero dei componenti varia a seconda che sia uno dei due genitori/ex coniugi ad essere impegnato in una nuova unione oppure entrambi e se, il genitore acquisito sia a sua volta genitore biologico di figli nati da precedenti unioni.
In questo modo gli adulti responsabili delle funzioni di cura dei figli diventano tre se uno solo dei genitori vive con un nuovo partner, oppure quattro, se entrambi i genitori sono impegnati in una nuova unione.
Da quanto emerso in diversi studi, le modalità con cui i partner affrontano il divorzio è probabilmente collegata alle loro percezioni e al sistema di aspettative che avevano del loro matrimonio prima della separazione. A sua volta, la modalità attraverso la quale gli individui valutano e affrontano il percorso di separazione e divorzio va a condizionare il processo e le modalità secondo cui essi riorganizzano le successive relazioni familiari, influenzandone i processi di adattamento propri e dei figli naturali e acquisiti (Hetherington, Kelly 2002; Coleman, Ganong 2004)46
La rete ricomposta fatica a funzionare se gli ex coniugi non arrivano ad accettare che la separazione conclude il legame coniugale ma mantiene vivo e perenne il legame genitoriale, ovvero se non si verifica la cosiddetta “coalizione genitoriale” (Visher, Visher 1990), intesa come collaborazione tra gli ex coniugi e gli eventuali partner nell’interesse dei figli, attraverso la garanzia del mantenimento dei rapporti tra i figli ed entrambi i genitori
46 Si vedano al riguardo le ricerche che hanno indagato le relazioni tra dinamiche matrimoniali, divorzio e
dinamiche nelle nuove ricomposizioni familiari (Price, McKenry 1998; Spanier e Thompson 1987; White, Booth 1991 in Coleman, Ganong 2000). E’ stato osservato come il partner che promuove il divorzio influenza le relazioni successive. Pare che esso intraprenda una nuova relazione in tempi molto più rapidi del partner che subisce la separazione (Sweeney 2002). In generale si evidenzia una forte associazione tra volere la separazione e nuovo coinvolgimento familiare per le donne oltre i 35 anni, piuttosto che per quelle più giovani, mentre non si rilevano associazioni tra l’età degli uomini e il desiderio di stabilire nuovi legami. Sweeney (2002) ha argomentato come le donne oltre i 35 anni, rispetto a quelle più giovani, coinvolte in un matrimonio insoddisfacente, sono più portate a ritardare l’iniziativa della separazione fino a quando non ritengono che le loro prospettive per un’altra relazione sono buone. L’età è un fattore meno predittivo rispetto al coinvolgimento in nuovi legami per gli uomini, perché le norme sociali circa le differenze di genere e il matrimonio (gli uomini sposano partner più giovani, mentre le donne sposano uomini con età più elevata) tendono ad aumentare il potenziale gruppo di partner adatti per la loro età per gli uomini, mentre a diminuire per le donne (Sweeney 2002).
biologici anche dopo la separazione, e che implica appunto il discernimento tra la funzione genitoriale e la conflittualità legata alla coppia coniugale.
Al tempo stesso, per i secondi coniugi o partner, “la costellazione familiare implica ugualmente l’accettazione che il tempo della loro storia coniugale non inizia con l’incontro, che non cancella il passato, ma deve necessariamente integrarlo. Ereditando la vita coniugale dell’altro, essi devono apprendere a comportarsi con le conseguenze di un storia nella quale essi non hanno alcuna parte, gestire le loro relazioni con gli ex-coniugi dell’altro e con la sua parentela, trovare la giusta distanza che gli permetterà di emancipare la loro propria coppia” (Théry in Mazzoni 2005, 26).
Il tema centrale in questo tipo di famiglie riguarda quindi il delicato equilibrio tra genitorialità biologica, genitorialità acquisita e coniugalità, che mette in gioco la necessità di creare e mantenere confini flessibili e permeabili tra i vari nuclei che sono parte del sistema familiare, in modo tale da garantire ai figli la continuità relazionale con il genitore biologico non affidatario, e, dall’altro di favorire l’instaurarsi e il consolidarsi del rapporto tra i figli e il nuovo partner del genitore affidatario, e tra essi e gli eventuali fratelli acquisiti (Fruggeri 2005).
Al proposito vari studi hanno messo al centro come il ruolo e le modalità di gestione delle funzioni di co-parenting47 influenzino la qualità e la tenuta nel tempo del sistema di relazioni ricomposte: Giles-Sims (1988) ha rilevato che il positivo contatto tra ex-coniugi è associato con la coesione, affettività e assenza di conflitti nelle famiglie ricomposte.
In questo modo, in ogni formazione ricomposta l’esercizio della genitorialità richiede di mantenere contatti contemporaneamente con più contesti relazionali diversi e interdipendenti, che necessitano inevitabilmente per garantire un funzionamento adeguato e armonico conferme e riconoscimenti reciproci tra i membri della nuova coppia, i figli naturali o acquisiti, e gli ex coniugi, e la rete parentale allargata.
Questa tipologia familiare, a causa dell’allargamento della rete parentale, manca di confini precisi e di criteri di appartenenza univoci, che possono in talune situazioni, creare problemi identitari nei membri che la compongono problemi. Secondo Donati (1998), “le famiglie ricomposte hanno, in media, difficoltà a stabilire confini e legami, perché hanno
47 Il termine co-parenting viene definito come “il coinvolgimento di entrambi i genitori separati nell’assunzione
delle decisioni circa i vari aspetti di vita dei figli e il prendersi cura dei bisogni materiali, emotivi, sociali, psicologici, religiosi. Il co-parenting non significa che i genitori separati devono interagire totalmente tra essi per la crescita dei figli, ma devono sussistere dei livelli di comunicazione tra i genitori e alcuni livelli di interazione e comunicazione con i figli da parte dei genitori (Coleman e Ganong 2004, 45).
identità più incerte, ambigue e confuse rispetto alle identità che si manifestano nelle famiglie nucleari di prime nozze” (Donati 1998, 273). Ma, come afferma Francescato (1994), questi aspetti, che apparentemente sembrano dei punti deboli, possono in realtà costituire la forza di questa tipologia familiare: “proprio la mancanza di regole precise, l’ambiguità dei ruoli permettono a ciascuno dei membri della famiglia di essere più creativo nei rapporti con gli altri, di seguire più i sentimenti che le norme sociali, di essere più liberi di scegliere chi amare, di chi fidarsi, o con chi avere rapporti stretti e non soltanto formali” (Francescato 1994, 221-222).
Com’è già stato evidenziato, la costruzione di una identità di coppia e di famiglia ricostituita non è inoltre indipendente da come viene percepita da parte del contesto sociale, della rete amicale o delle famiglie d’origine dei membri.
Va ricordato infatti che, la transazione dal matrimonio alla separazione comporta l’assolvimento di compiti di sviluppo anche da parte delle famiglie d’origine che devono ridefinire i rapporti con il proprio figlio/a ma anche con l’ex nuora e genero. Dato, tra l’altro, il ruolo di sostegno emotivo e di cura per i nipoti che vengono svolti dai nonni soprattutto nei momenti di maggiore stress del figlio/a (Clingempeel, Colyar, Brand, Hetherington 1992 in Fruggeri 2005), essi occupano una posizione rilevante nel veicolare risorse per consentire la realizzazione di una maggiore fluidità o, al contrario, di impedimenti alla ricomposizione. In particolare oltre a rimodulare le relazioni esistenti con i nipoti, si trovano a dover sperimentare nuove relazionalità nei confronti dei nipoti acquisiti e del partner acquisito, che si inseriscono in una rete parentale già consolidata con altre relazioni affettive e appartenenze con componenti di altri nuclei familiari. Rimangono ad oggi aperti molti interrogativi “sul tipo di lealtà inter-generazionale e tra le generazioni che può nascere nei casi in cui alla lealtà fondata sul sangue, si sostituisce la lealtà fondata e cementata dalla convivenza quotidiana, ma segnata dalla molteplicità delle appartenenze” (Di Nicola 2008, 175).