6.1 I CONTENUTI DELLE INTERVISTE
6.1.7 L’organizzazione dei compiti di cura dei figli
Il tema della cura dei figli costituisce un aspetto assolutamente peculiare a queste forme familiari, dando luogo a comportamenti e pratiche specifiche rispetto al lavoro domestico, in quanto va a toccare questioni relative al modo di intendere e declinare la maternità e paternità lungo le direttrici di sangue e di affetto.
Va innanzitutto considerato, che in questi contesti familiari, trattare l’organizzazione dei compiti di cura genitoriale, chiama in causa le questioni peculiari riferite alle funzioni del terzo genitore, ossia il genitore acquisito, che rappresenta una
chiave d’accesso per approfondire le tematiche emotive e relazionali presenti nelle famiglie ricomposte, oltre a comprendere come si struttura a partire da ciò, la loro quotidianità. Nella famiglia ricomposta, questa funzione di genitorialità acquisita deve essere definita giorno per giorno e famiglia per famiglia: il genitore e il suo partner non sono investiti legalmente della stessa autorità, in secondo luogo i figli possono legittimare l’uno più dell’altro.
“La mia compagna non porta le bambine non va a scuola dalle bambine, non perché non sia adeguata ma questa è una scelta, faccio tutto io. Ha cominciato adesso a venire a qualche festa di fine anno o saggio, le bambine la invitano o la invita la nonna...la mia compagna è contenta di questo…però cerca di non essere troppo invadente… se non ci fosse stata questa conflittualità e il voler sempre mettersi in mezzo di mia ex moglie penso che non ci sarebbero problemi” (30,6,M,S)
“i bambini vanno a scuola qui vicino e fino ad un anno e mezzo fa’, io facevo l’orario di lavoro dalle 8 alle 17 e riuscivo a portarli alle 7 e 30, poi però ho cominciato a lavorare alle sette e anche lei però..ma lei, la mia compagna, può disporre di permessi, perché anche lei ha i genitori invalidi, in corrispondenza delle giornate in cui i bambini stavano qui il giorno dopo lei si prendeva la giornata libera o alcune ore di permesso e li portava lei, questa non è stata una cosa semplice, ha una delega come qualunque altra persona, le maestre sono state comprensive. All’inizio è stato difficile perché all’uscita da scuola la maestra si raduna con la classe nel cortile della scuola e quando il bambino dice è arrivato il papà, la mamma il nonno, la maestra li riconosce e il bambino se ne può andare…all’inizio con lei è sempre difficile, qui è un ambiente chiuso..a casa possiamo gestire il nostro affetto come nasce naturalmente, ma fuori no…perciò lì non è stato semplice. Adesso il bambino dice c’è la Clarissa, Clari, hanno un rapporto anche molto affettuoso con lei, però all’inizio non era così e la mamma non ci ha aiutato da questo punto di vista perché aspettava i bambini fuori da scuola tutti i giorni per aspettare che arrivino e la salutino e talvolta lo fa ancora adesso ed è motivo di screzio. La settimana scorsa il bambino doveva andare in gita a Lignano e lei è venuta qui a prenderlo con la scusa del «ti ho portato il succo di frutta» però alla fine lo ha accompagnato lei (la mia nuova compagna). Allora dopo ci siamo sentiti e le ho detto che non ha fatto la cosa giusta…Clarissa e la mia ex., loro due non hanno ancora questo rapporto di parlarsi. La mia ex ha cominciato da poco a venire su in casa, di solito aspettava i bambini giù, e questo è stato motivo di discussione perché io quando vengo a casa sua porto i bambini dentro non sono dei pacchi. Anche quando lei in passato aveva una relazione con un’altra persona, io accompagnavo i bambini in casa, per cui adesso viene qui, sale. Clarissa li accompagna o li va a prendere da scuola, dipende a seconda delle necessità,
questo è un punto che si è stabilizzato abbastanza bene. Però parlare con le maestre questo no e neanche se sono da portare dal medico. Però siccome la mamma adesso lavora più lontano, se dovesse esserci la necessità dovrà adattarsi anche lei che, se Clarissa è disponibile, fa la cortesia di portarli, prima era no no ora è si si , poi è vero …io non mi trovo nella situazione della madre naturale, penso che sia difficile da superare questa cosa però è andata così perciò bisogna trovare un modo” (50,10,M,S).
Questi due stralci di intervista esprimono in modo chiaro, la complessità che ruota attorno all’adempimento dei compiti di cura e di accudimento dei figli entro le famiglie ricomposte, in particolare nei confronti dei figli del partner o della partner.
Come si nota dalle parole degli intervistatati, la funzione della madre acquisita, è fonte di problematicità e non è per nulla scontata. In particolare, la relazione e i compiti in capo a quest’ultima sono fortemente condizionati dal rapporto con la madre naturale e scanditi in base a quanto essa consente o meno di fare.
Appare chiaro che le funzioni connesse alla cura dei figli siano essi naturali o acquisiti è direttamente collegata ad una serie di variabili quali: l’età dei bambini, il numero dei figli, il tempo di permanenza degli stessi presso il nucleo familiare nonché il tempo dedicato alla relazione genitoriale, così come i sentimenti di tutte le persone coinvolte, ed in particolare, il punto di vista dei figli acquisiti e del ruolo del genitore naturale non convivente.
Qualora i figli acquisiti sono piccoli, è il genitore naturale, ad occuparsi quasi interamente della gestione e delle cure degli stessi, mentre il compagno funge da spalla e da supporto a quest’ultimo, piuttosto che esercitare una funzione diretta, in particolare rispetto a tutte le adempienze che coinvolgono l’esterno. Mentre per quanto riguarda la vita dentro casa, al crescere dell’età dei figli, il partner o la partner sembrano poter assumere ruoli più attivi e svolgere azioni specifiche con i figli, quali ad esempio seguirli nei compiti, accompagnarli nelle attività ricreative etc.
“Le bambine, stanno vivendo una forte conflittualità tra i genitori e ne risentono. Io sono figlia di divorziati ma i miei hanno divorziato quando io avevo 24 anni però io tensioni in casa le ho sempre vissute e so che cosa si può provare dal punto di vista del figlio…perciò a volte mi permetto di consigliare Mauro in questo senso perché forse lui dal suo canto, di voler bene alle figlie e cercare di costruire un rapporto genitori-figli a volte si lascia prendere la mano. Però per quanto riguarda le decisioni riguardante le bambine, le prende lui perché è lui il padre. Io lo posso appoggiare, consigliare o gli dico se ci sono cose che non approvo, ma mai di
fronte alle bambine creare scompiglio nella loro piccola idea di stabilità che possono avere di noi. […]Io non ho rapporti con la mamma delle bambine.., io sto fuori dalla conflittualità con lei, è una cosa che se la devono gestire fra di loro.
Ho cominciato ora ad andare agli spettacoli delle bambine, prima Mauro mi teneva alla larga, era combattuto dalle reazioni che avrebbero avuto, è un passo avanti in questa direzione, io li lascio i sui tempi, perché si tratta di una rapporto di coppia ma è importane capire che ci sono anche due bambine e il fatto che loro non vivano con noi sempre ci ha aiutato perché abbiamo avuto più tempo per parlare, per organizzarci. Le bambine quando fanno i compiti, per esempio all’inizio Asia aveva grossi problemi a leggere e leggeva solo con me e io ho sempre cercato di incoraggiarla, anche se sono gemelle non sono identiche e anche nel carattere. In certi momenti percepisco il bisogno di affetto di Celeste, Asia è più indipendente, a lei basta se stessa, Celeste invece nel fare qualcosa deve conquistare l’affetto degli altri. Se le bambine fossero qui più spesso ci sarebbe un cambiamento nella nostra quotidianità… non essendo mamma certi principi base non li ho, io dico sempre che il mestiere più difficile è fare il genitore, però sarebbe una bella esperienza” (30,5,F,S).
Si è colto dagli stralci sovra riportati, come se il rapporto tra la madre naturale e la compagna del padre non è sorretto da rabbie, rancori o dinamiche particolarmente conflittuali, quest’ultima può conquistare maggiori margini per svolgere dei compiti diretti sui figli. E’ comunque stato segnalato delle cinque intervistate, i cui partner hanno figli ancora piccoli, che la ripartizione delle funzioni materne è particolarmente delicata e pare essere molto più complessa rispetto alla ripartizione delle responsabilità della funzione genitoriale tra due uomini, ossia tra il padre natura e quello acquisito. Le cure fisiche, il vestiario, i pasti sono spesso occasioni di disaccordo, poiché la madre naturale tende a sentirsi l’unica ad avere il diritto di occuparsi fisicamente del figlio e fa resistenza ad accettare che la compagna del padre gli compri i vestiti, lo porti dal dentista o a scuola.
Dal materiale raccolto nelle interviste, è emerso come sia quanto più difficile il ruolo della compagna del padre allorquando essa non ha figli propri: in queste situazioni esse percepiscono una maggiore rigidità e competizione da parte dell’ex moglie del partner e una minore delega di funzioni. Ciò fa’ sì che le donne intervistate, che si trovano in questa situazione, vivano uno stato di maggiore disagio dato dalla tensione interna tra il desiderio di costruzione di un legame affettivo con i figli del partner e la realtà che le vede sempre condizionate da quanto la loro madre delega o attribuisce fiducia. Queste ambivalenze emotive spesso sono alla base di comportamenti di distacco e basso coinvolgimento
affettivo verso i figli acquisiti: queste donne lo motivano da una parte come una forma di protezione verso sé stesse “se non mi affeziono troppo, riesco di più ad accettare di essere la madre di scorta” (60,11,F,S), ma dall’altra lo riconducono a vissuti di inadeguatezza e di sentirsi limitate nella relazione genitoriale in quanto prive di figli propri, e quindi prive di istinto materno.
Da parte di tutti gli intervistati è stato sottolineato come l’integrazione nei compiti di cura dei bambini tra genitori naturali e acquisiti richiede molto tempo, tenuta sul piano emotivo e relazionale, flessibilità e elevati doti di mediazione.
Un'altra dimensione di criticità in merito a questo tema, messa al centro da tre intervistati (due donne e un uomo), ha a che vedere con il fatto che i compiti di cura dei figli chiamano in causa le idee sull’educazione, trasmesse ad entrambi dalle rispettive famiglie d’origine, ma anche quelle sperimentate nella famiglia nucleare esistente nel precedente matrimonio. Di fronte a queste situazioni, che implicano inevitabilmente regolari negoziazioni tra i partner, secondo gli intervistati, la difficoltà sta nel fatto che mentre in una famiglia tradizionale ciò avviene con la nascita dei figli, e quindi si ha tutto al tempo per elaborarli e enunciarli, in una famiglia ricomposta con i figli, magari adolescenti, questi movimenti sono simultanei e, come tale, ampliano le maglie della complessità quotidiana.
Ciò nonostante le responsabilità educative di ciascuna coppia variano secondo l’idea che essi hanno delle proprie funzioni e cambiano a secondo dell’evoluzione dei figli.
Va altresì aggiunto, come lo svolgimento dei compiti di cura dei figli acquisiti, porta ad aprire delle questioni connesse al confronto tra l’intimità della propria situazione familiare e la realtà esterna, ossia implica presentarsi alla società con la propria identità di famiglia ricomposta. Le parole degli intervistati ci segnalano che questa è un’operazione tutt’altro che scontata bensì implica uno sforzo emotivo di non poco conto, in quanto si deve fare i conti con gli stereotipi e i pregiudizi che permeano in modo accentuato nella società, condizionandone i comportamenti dei soggetto coinvolti.
“Andare a prendere i bambini da scuola non è stato un peso per me …sicuramente lo è stato più per loro, magari che la gente ti guarda un po’ così perché sai…nei paesini, però io me ne sono sempre fregata perché io alla fine mi devo comunque arrangiare nelle mie cose e il problema ti tocca fino ad un certo punto, ci son cose peggiori..però all’inizio ti senti strana..osservata…o forse ciò che mi metteva a disagio era appunto creare disagio ai bambini…e poi io..per la legge non sono nessuno…devo sempre avere deleghe su deleghe di
entrambi i genitori..ecco ancora ancora con la scuola va bene..ma se serve portali dal medico..e non c’è né sua madre Né suo padre…per me è un problema…poi, cosa vuole, alla fine si fa prevalere il buon senso…ma spesso questo non basta ”(50, 9,F,S).
Questo ci conferma come i compiti connessi alle funzioni genitoriali che la famiglia ricomposta è chiamata ad affrontare, non si esauriscono solo entro le mura domestiche. La sfida è più ricca e articolata rispetto al mero funzionale adattamento interno tra i membri coinvolti. Essa diviene una questione collettiva e pubblica, in quanto date le proprie qualità distintive, connesse alla plurinuclearità e molteplicità di appartenenze, va a forgiare l’immaginario collettivo circa alcuni temi cruciali (sessualità, valori, norme) e a incidere sulle aspettative sociali indirizzate ai suoi componenti, apportando elementi di novità e trasformazioni ai modelli familiari socialmente riconosciuti dal sistema sociale.