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I tratti specifici delle strategie di internazionalizzazione

2. L'INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE IMPRESE: ASPETTI INTRODUTTIVI

2.3 Le strategia di internazionalizzazione

2.3.3. I tratti specifici delle strategie di internazionalizzazione

L'internazionalizzazione, come già detto, ha luogo nel momento in cui un impresa amplia le sue politiche di approvvigionamento, vendita, o di trasformazione al di la dei confini dello stato nel quale ha la sua sede di partenza. Nel fare ciò le imprese, oltre alle conseguenze proprie di qualsiasi operazione di espansione geografica, si trovano a dover affrontare ulteriori problemi specifici:

L'ostacolo dei confini e delle dogane. I confini segnano normalmente una barriera doganale che funge da freno o da impedimento al libero scambio di beni, servizi e capitali; fanno eccezione i confini tra paesi appartenenti ad un'unione doganale, come ad esempio il mercato unico europeo che dal 1993 consente il libero movimento di beni tra gli stati membri. La presenza, tra i diversi mercati geografici degli ostacoli artificiali quali le dogane, conferisce elementi di rischio addizionali per le imprese che vogliono svolgere attività oltre i confini statali rispetto alle strategie di espansione geografica interna. La variazione delle aliquote doganali e dei contingenti, rappresenta quindi un'ulteriore fattore esogeno che influenza le scelte delle imprese, e che può alterare i punti di convenienza in modo non facilmente prevedibile. In certi casi non si tratta solo del rischio di costo (per le importazioni) o di prezzo ( per le esportazioni), bensì dell'impossibilità vera e propria di approvvigionarsi o di inviare le merci all'estero.

I confini valutari. I confini doganali sopracitati non rappresentano l'unico limite che separa uno stato da un altro: spesso tra i diversi territori sono contestualmente presenti dei confini valutari ovvero delle "linee astratte" che dividono due differenti aree valutarie. A fare da crocevia vi sono i cambi, che solo in qualche caso o in qualche epoca storica, sono stati fissi. Oggi più che mai le variazioni dei cambi sono difficili da prevedere. Poichè i tassi di cambio determinano il controvalore in valuta locale dei costi (per le impostazioni) o dei ricavi (per le esportazioni) essi costituiscono un potenziale fattore di rischio capace di alterare i punti di convenienza delle scelte spaziali, spesso in forme e in intensità difficili da prevedere. Sono dipendenti da questa variabile sia le scelte di

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approvvigionamento,sia le scelte del mercato di sbocco,sia a maggior ragione le scelte di localizzazione produttiva: uno scostamento prolungato del valore dei cambi rispetto alle parità dei poteri, può trasformare un'ottima decisione di investimento in un dato paese in un grave handicap.

La discontinuità normativa e giurisdizionale. Nel passaggio da un paese ad un altro cambiano le norme e le autorità giurisdizionali. Ciò comporta difficoltà (e quindi costi) di adeguamento alle nuove condizioni operative e rischi nel livello di protezione dei diritti rispetto all'attività svolta nel paese d'origine. Per le singole imprese possono esserci anche rischi di natura derivata, dovuti a contese di livello superiore, tra gli stati, e possono includere l'esproprio o il ripudio dei crediti. In questo caso siamo di fronte al cosiddetto "rischio paese". In breve attività o passività che abbiano come controparte soggetti non residenti o che si trovino localizzate in paesi terzi sono soggette a livelli di rischio diversi da quelle locali. La diversità del contesto normativo crea inoltre una rilevante barriera informativa che aumenta i costi di transazione. L'impresa nell'intraprendere un processo di internazionalizzazione deve quindi analizzare rigorosamente e rispettare il quadro normativo del paese in cui decide di operare; nel fare ciò si trova talvolta obbligata a mutare le caratteristiche dei prodotti,del packaging o le modalità di comunicazione.

Le barriere linguistiche. Un altro ostacolo che le imprese possono incontrare nel processo di espansione verso nuovi mercati è la differenza linguistica che separa i diversi paesi. Anche se a prima vista potrebbe sembrare un problema poco rilevante, le divergenze linguistiche in realtà rappresentano un ostacolo critico dal momento in cui influenzano tutto il processo informativo e lo rendono più opaco, più mediato e più costoso. Si pensi ad esempio al costo per adeguare il packaging dei prodotti alimentari, o per i programmi televisivi il costo della traduzione o del doppiaggio.

La discontinuità nel contesto. Vi sono casi in cui valicare i confini nazionali non comporta rilevanti cambiamenti: la lingua rimane la stessa, la struttura legislativa non varia significativamente ed anche le abitudini di lavoro e di consumo rimangono invariate rispetto al paese di origine. Vi sono però casi in

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cui il contesto operativo cambia radicalmente, tanto che l'espansione territoriale finisce per prospettarsi quasi come una vera e propria diversificazione anche se non vi è alcuno spostamento rispetto all'attività svolta. Proprio perchè le caratteristiche della domanda, anche se riferite alla stessa funzione, sono così diverse, o perchè sono diversi i comportamenti d'acquisto, o perchè i concorrenti sul nuovo mercato hanno altre dimensioni e altre configurazioni, si modificano profondamente i fattori critici di successo e l'assetto d'impresa necessario per competere. In questi casi le imprese avviano un processo di internazionalizzazione con l'idea di realizzare un mero allargamento geografico, ma si trovano ben presto di fronte al problema di impostare una nuova formula imprenditoriale. Proprio per questo motivo il primo passo che deve fare un'azienda che vuole estendere i propri confini operativi è quello di valutare se tale operazione comporti o meno mutamenti radicali al proprio assetto strategico ed operativo.

Nel corso dell'internazionalizzazione si possono incontrare ulteriori discontinuità oltre a quelle elencate; quanto fin'ora detto può in ogni caso essere sufficiente ad evidenziare la complessità e la difficoltà nel realizzare tale operazione , nonchè la necessità di porre in essere politiche adeguate alla gestione dei rischi specifici che l'azienda può incontrare operando sui mercati esteri. Sorge a questo punto l'interrogativo: come fanno le imprese a raccogliere tutte le informazioni necessarie per compiere scelte di questo tipo? e come si attrezzano per elaborarle e per valutare le alternative che si profilano?