5. L'INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE IMPRESE MINORI
5.6 Il caso italiano
5.6.1 Lo scenario internazionale delle Pmi italiane
Fin dal secondo dopoguerra, l'Italia è sempre stata un Paese a forte vocazione all'esportazione. Già negli anni '60 il contributo delle esportazioni alla crescita del PIL era significativo, nonostante il parallelo forte sviluppo dei consumi e degli investimenti interni. Nelle periodiche recessioni che hanno colpito l'economia del nostro Paese, le vendite all'estero hanno sempre rappresentato "l'ancora di salvezza" in assenza della quale il PIL avrebbe registrato risultati molto meno positivi. Naturalmente la composizione geografica dei mercati di sbocco e la natura dei prodotti esportati si sono modificati nel tempo, in parallelo ai progressi compiuti all'interno dell'apparato produttivo e manifatturiero del Paese40 e alle dinamiche evolutive sociali, competitive ed economiche dei Paesi
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INTERNAZIONALIZZAZIONE: SCELTA OBBLIGATA PER VALORIZZARE LA
COMPETITIVITA' DELLE PMI ITALIANE? , Report (Novembre 2013) sui risultati della ricerca condotta da A+ NETWORK sui percorsi di internazionalizzazione della media, piccola e piccolissima impresa, pag 22.
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esteri. Il progressivo affermarsi del Made in Italy nel mondo è stato oggetto negli anni di valutazioni contrastanti; da un lato osservazioni critiche sulla piccola dimensione delle imprese esportatrici e sulla loro capacità di presidio dei mercati internazionali, dall'altro un giudizio che vede nelle imprese minori una risposta innovativa e flessibile alle sfide della globalizzazione. Nonostante come già detto le imprese italiane esportino da tempo, la maggior parte di queste si è fermata a modelli di internazionalizzazione poco strutturati, mantenendo comunque in Italia i centri di ricerca e la produzione non tanto per una questione di dimensione o di orientamento ma soprattutto in quanto:
è difficile ricercare all'estero le condizioni necessarie per assicurare la qualità superiore delle produzioni italiane che si basa sull'esistenza di network produttivi specializzati,
si teme di irrigidire le strutture e perdere flessibilità
E' comunque vero che il modello italiano presenta molti punti di debolezza; ad esempio il processo di marketing, là dove esiste, è comunque poco strutturato e le analisi ambientali raramente sono condotte secondo criteri scientifici41.
Secondo quanto riportato da diverse ricerche sul tema le PMI esportatrici italiane presentano inoltre caratteristiche abbastanza simili riassumibili nei seguenti punti42:
si collocano nella parte alta all'interno della singola classe dimensionale cioè sono più grandi della media della classe;
hanno una quota maggiore di diplomati e laureati tra i dipendenti: sono richieste competenze più professionalizzate;
hanno un livello di efficienza maggiore rispetto a quello medio della propria classe, con un valore aggiunto per dipendente nettamente superiore.
41 DEMATTE' C., PERRETTI F., (2003) , Strategie di internazionalizzazione, Egea, Milano, pag 93. 42
INTERNAZIONALIZZAZIONE: SCELTA OBBLIGATA PER VALORIZZARE LA
COMPETITIVITA' DELLE PMI ITALIANE? , Report (Novembre 2013) sui risultati della ricerca condotta da A+ NETWORK sui percorsi di internazionalizzazione della media, piccola e piccolissima impresa, pag 29. Documento tratto dal sito: http://www.fondazionealmamater.unibo.it/
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Le caratteristiche riportate sopra non sono tanto il risultato di una più o meno lunga tradizione sui mercati esteri; rappresentano piuttosto una necessaria precondizione per l'impresa che intende esportare con continuità e successo (per ulteriori approfondimenti su questo aspetto si rimanda al paragrafo successivo) Per questo dimensioni troppo ridotte mal si coniugano con soggetti operanti su mercati internazionali; imprese con un numero di dipendenti inferiore a 10 difficilmente possiedono le risorse professionali od economiche adatte ad operare su mercati esteri. Come possiamo vedere dalla tabella elaborata dall'istat e riguardante i dati del 2012 solo il 6 % delle esportazione sul totale viene realizzate da microimprese.
Fonte. ISTAT
Imprese esportatrici,addetti, ed esportazioni per classe di addetti
Nel 2012, sono attive 192.405 imprese esportatrici, il cui contributo alle esportazioni nazionali cresce sensibilmente all’aumentare della dimensione d’impresa, espressa in termini di addetti. Le grandi imprese esportatrici (quasi duemila unità con almeno 250 addetti) hanno realizzato il 45,9 per cento delle esportazioni nazionali, le medie imprese (50-249 addetti) il 28,4 per cento e le
piccole imprese, con meno di 50 addetti, il 25 per cento. Con riferimento ai singoli paesi, Germania e Francia si confermano anche nel
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2013 i principali mercati di sbocco delle esportazioni nazionali con quote pari, rispettivamente, al 12,4 per cento e al 10,8 per cento. Gli Stati Uniti si collocano al terzo posto tra i paesi partner, con una quota del 6,9 per cento; seguono Svizzera e Regno Unito (5,2 e 5%). Rispetto al 2012, i mercati per i quali si sono avuti gli incrementi più consistenti sono: Belgio (+10,3 %), Cina (+9,5 %), Russia (+8,2 %) e Giappone (+7,0 %). Si segnalano anche Algeria (+12,8 %) e Arabia Saudita (+11,4 %). Le diminuzioni più sostenute all’export riguardano invece Svizzera (-10,8 %) e Spagna (-6,3 %). Per quanto riguarda la composizione settoriale, si evidenzia il notevole peso, nella struttura delle esportazioni, dei macchinari e apparecchi, dei metalli di base e prodotti in metallo, dei prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori, dei mezzi di trasporto, dei prodotti alimentari, bevande e tabacco. Considerando la provenienza territoriale delle merci si evidenzia come, nel corso del 2013, il 40,1 per cento delle esportazioni nazionali abbia avuto origine dalle regioni nord- occidentali, il 31,3 per cento da quelle nord-orientali, il 16,4 per cento dalle regioni centrali, il 6,7 per cento dalle regioni del Sud, il 4,2 per cento dalle Isole, un residuale 1,2 per cento riguarda regioni non specificate43.
Le tendenze più recenti, già introdotte all'inizio del capitolo, mostrano come sia proprio il complesso di piccole e medie imprese a trascinare sempre più l'export del nostro paese. Secondo lo studio di Confartigianato infatti nei primi tre trimestri del 2014 il valore delle esportazioni da piccole e medie imprese è salito del 3,3% rispetto all'anno recedente, contro una crescita dell'1,7% di tutte le industrie italiane.44