Anche in Italia studiosi, Enti locali, policy maker e società civile riconoscono i mi- granti come portatori e produttori di capitale umano, economico e sociale, in un con- testo in cui l’esperienza delle Associazioni di migranti testimonia la loro capacità di “promotori e facilitatori di sviluppo” (Piperno e Reina, 2005).
Le Associazioni dei migranti in Italia sono numerose e presenti sul territorio in modo capillare, anche se al centro e al nord del paese sono mediamente più grandi e attive. Le differenze tra loro sono numerose e rilevanti, in generale, comunque, queste realtà sono attive sia nell’accoglienza sia nelle iniziative verso i paesi di origine, basate sul mantenimento di forti legami transnazionali – sociali, politici ed economici – con le comunità nelle aree di partenza, dimostrando buone capacità di resilienza4
. Negli ultimi tempi si assiste anche alla nascita di federazioni intercomunitarie di Associazioni
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Nel programma di Stoccolma, previsto per il periodo 2010-2014, emerge un ampliamento delle azioni di con- trollo e repressione della mobilità all’interno e attraverso i confini dell’Unione Europea, attraverso il rafforza- mento dell’agenzia Frontex, da tempo oggetto di forti critiche da parte della società civile europea, nonché pro- tagonista di un recente rapporto di Human Rights Watch (The EU’s Dirty Hands. Frontex Involvement in Ill-
Treatment of Migrant Detainees in Greece, 2011) che ne ha denunciato gli abusi sui migranti detenuti in Grecia. 4
Nella letteratura, una comunità resiliente è fondata sulla condivisione di fattori identitari, intenti e valori, una coesione sociale che permette di superare le grosse difficoltà che spesso vivono le diaspore e ricominciare a co- struire un percorso condiviso (Manetti Et al., 2010).
184 CHIARA GIOVANNA DAVOLI
o alla crescita di visibilità di alcune delegazioni governative dei paesi di origine dei mi- granti, gestite spesso dai leader delle diaspore5.
Queste associazioni sono protagoniste da tempo in Italia di diverse iniziative di co- sviluppo6, in collaborazione con Istituzioni locali e altre Organizzazioni. Queste espe- rienze non sono ancora analizzate in modo sistematico su tutto il territorio nazionale, ma possiamo comunque basarci sulla raccolta di dati provenienti da varie analisi e pro- grammi. Inoltre, la nascita di una piattaforma nazionale della rete europea Eunomad7
, dedicata interamente al dibattito e allo scambio di esperienze di cosviluppo in Europa, ci offre un punto di vista privilegiato sul fenomeno.
Per esempio, al programma MIDA8 dell’OIM, del 2006, le associazioni avevano presentato 56 proposte di progetto, molte delle quali avevano mobilitato dei partena- riati transnazionali così come richiesto dal bando. La stessa considerevole adesione è registrata nel caso del bando sul cosviluppo proposto fin dal 2007 dal Comune di Mi- lano (che ha coinvolto solo nel primo anno 28 diverse comunità straniere).
Alcuni progetti di cosviluppo in Italia riguardano scambi culturali, piccoli interven- ti nei paesi di origine – ristrutturazione di scuole, chiese, strade, invio di materiale sco- lastico – altri iniziative più impegnative, come attività di sviluppo rurale, turismo re- sponsabile o trasferimento di nuove tecnologie. Sebbene le associazioni protagoniste di queste esperienze sembrino aver talvolta bruciato le tappe, solo alcune di queste inizia- tive sono sostenibili nel tempo: mobilitare risorse economiche è sempre più difficile, così come impegnarsi nel sensibilizzare e condividere in rete competenze ed esperienze. Il bisogno di networking emerge nella valutazione delle iniziative di cosviluppo più forti e affermate, che da anni collaborano con la cooperazione decentrata italia- na. Le comunità di migranti lavorano in modo più efficiente con le istituzioni locali, in particolare con alcune regioni9
del Nord e Centro Italia e a diversi Comuni italia- ni, che nel frattempo avevano predisposto programmi per sostenere progetti di cosvi- luppo, stimolando la concertazione con altri attori locali, come i privati, e incorag- giando la condivisione di competenze e risorse. Oltre che ai contesti locali, è al con- testo europeo che le istituzioni locali, le ONG e le Associazioni si rivolgono, “bypas- sando” lo stato centrale – che negli ultimi anni ha drasticamente tagliato le risorse
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Possiamo citare due esempi di queste delegazioni: quello dell’Ecuador, che ha stabilito in Europa alcune sedi della Secretaría Nacional del Migrante (SENAMI), in Italia presenti a Milano, Genova e Roma; e quello del Governo Maliano, che ha dato vita al Conseil des Maliens d’Italie, i cui rappresentanti sono basati a Brescia.
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Alcuni esempi rilevanti, riguardano le Associazioni Afriaca, Sunugal, Filipino Women’s Council, OMCVI, Soprai-
ponti, Takku Ligey, Dora e Pajtimit. 7
www.gaong.org/eunomad,; www.eunomad.org.
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Il MIDA, Migration for Development in Africa è uno degli esempi più rilevanti di programmi sulle migrazioni e lo sviluppo a livello internazionale: lanciato dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) nel 2001 con l’obiettivo di favorire il trasferimento di risorse e competenze della diaspora africana verso i paesi d’origine, in Italia ha interessato le comunità ghanesi e senegalesi, e ha goduto del sostegno del Ministero degli Affari Esteri e dei Governi del Ghana e del Senegal. MIDA Italia aveva come obiettivi favorire la nascita di pic- cole e medie imprese in Italia e nel paese d’origine, promuovere join-venture tra imprese o progetti italiani e africani, incoraggiare il trasferimento delle rimesse attraverso i canali formali, capitalizzare l’esperienza dei mi- granti sostenendo le iniziative di cosviluppo.
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Basti citare il Piemonte, il Veneto, la Toscana, la Lombardia, l’Emilia Romagna, il Friuli Venezia Giulia, o i comuni di Milano, Torino, Bergamo, Padova, Modena, Reggio Emilia, la provincia di Trento.
185 Politiche e pratiche di cosviluppo: il contesto italiano
destinate alla cooperazione – per ottenere finanziamenti e attivare collaborazioni e partenariati internazionali (Gómez Gil, 2005).
È da sottolineare, infatti, l’assenza in Italia di veri e propri programmi di cosvilup- po governativi. La presenza di un gruppo di lavoro, tra i dieci predisposti, dedicato al rapporto tra migrazioni e sviluppo nel recente Forum della cooperazione internaziona- le (svoltosi a Milano nell’ottobre 2012), è testimonianza di un innegabile interesse nel paese per la tematica, a cui però è corrisposta una delusione da parte della società civile per lo scarso seguito della mobilitazione avviata per l’occasione. Alcune risorse della cooperazione italiana allo sviluppo sono dedicate alla collaborazione con i paesi di ori- gine per gestire la manodopera proveniente da questi ultimi nelle quantità e nei tempi necessari al mercato del lavoro italiano, per internazionalizzare le aziende italiane10
, e per gestire i flussi migratori e i rimpatri, collaborando con le forze dell’ordine di questi paesi (come gli accordi tra il paese e l’Egitto, l’Albania, la Tunisia, la Libia).
Più che nel dibattito politico il cosviluppo è presente saltuariamente nella cronaca: nell’aprile 2011, in seguito agli eventi della primavera araba, e all’arrivo in Italia di molti migranti dalla Libia e dalla Tunisia, il Ministro degli esteri Frattini è inviato dal presidente del Consiglio italiano in Tunisia, per proporre un accordo di cosviluppo al governo tunisino11
. L’accordo riguardava la fornitura di mezzi e servizi alla polizia tuni- sina (per un valore di circa 100 milioni di euro) destinati a bloccare i flussi migratori, cercando di ottenere l’impegno da parte di Tunisi di rimpatriare 100 migranti al gior- no. In cambio, Roma avrebbe creato una linea di credito di circa 150 milioni di euro per il reinserimento dei tunisini e l’avvio di attività economiche in patria. L’accordo non fu mai firmato, ma è comunque un accaduto illuminante sull’approccio italiano al profondo e delicato legame tra migrazioni e sviluppo. Imitando male i vicini europei, si tenta di usare il cosviluppo come strumento di controllo dei flussi migratori, non considerando l’enorme ricchezza che deriverebbe dal coinvolgere le comunità dei mi- granti presenti in Italia in attività di integrazione e sviluppo.