• Non ci sono risultati.

Intense passioni e spontaneismo: il carattere pre-politico del patriota

TEMI, FIGURE E CLICHE' DELLA LETTERATURA SUL 1848

2. I PATRIOTI: EROI POPOLARI, ROMANZESCHI E DALLE MOLTE VIRTU’

2.3 Intense passioni e spontaneismo: il carattere pre-politico del patriota

E’ significativo che i testi si soffermino raramente sul modo in cui si diventa patriota: la questione è di fatto del tutto assente in saggi e memorie, mentre qualche accenno si può trovare nei romanzi dove non mancano casi di protagonisti che sono iniziati ai valori patriottici nel corso della narrazione (tendenzialmente al suo inizio); anche in queste occasioni però i testi non si soffermano sulle ragioni profonde del nazionalismo né si addentrano a trattarne le motivazioni: al più sono esplicitate le ragioni per coltivare l’odio contro gli austriaci, che però del patriottismo non può essere che una componente.

La cosa è evidente se si prende il più ampio e significativo di questi passi: quello dell’educazione patriottica di Ernesto ad opera dell’amata che apre Maria da

Brescia296. Esso, di fatto, consiste in una lunga esposizione, attraverso gli esempi forniti dalle vicissitudini private della famiglia di Maria, delle durezze dell’amministrazione asburgica e delle sue pratiche repressive, che ben meritano la reazione indignata degli italiani, e in una serie d’istruzioni su come condurre la                                                                                                                

lotta contro la dominazione straniera, insistendo soprattutto sulla necessità di ardore, perseveranza e disposizione al sacrificio; il giovane cui vengono impartite appare per altro già maldisposto verso la boria austriaca e pronto a servire la patria:

Ned io credo che la patria possa arrossire di me: giovane com'io mi trovo, io sento il mio dovere di venerarla, di amarla – io non la disonorerò giammai.297

Questa mancanza di spiegazioni sull’origine e sulle motivazioni dell’amore verso la Nazione italiana corrisponde alla concezione del patriottismo come sentimento naturale e spontaneo che dovrebbe essere condiviso da tutti e che non necessita appunto di giustificazioni o di analisi dettagliate. Il patriottismo di saggi e romanzi, come dei componimenti in versi e delle opere teatrali, è inteso come un valore fondamentale, alla stregua dell’amore per i familiari o della devozione a Dio, che ogni uomo di sani principi dovrebbe condividere.

E’ bene precisare che questo sentimento patriottico non si riduce al riconoscimento di una Patria d’appartenenza, che puntualmente si ama e si ritiene baciata dalla bellezza e dalla ricchezza, ma include anche le rivendicazioni relative alla libertà e alla grandezza di tale Patria. Nel momento in cui su ciò s’innesta la constatazione della dominazione tedesca su ampia parte del territorio nazionale, diviene inevitabile che sia dovere del patriota, quindi di ogni italiano combattere i tedeschi, identificati come nemici: per riprendere una poesia già citata, «E’ d'Italia indegno figlio Chi all'acciar non dà di piglio, E un nemico non atterra»298.

Alla base del patriottismo dunque, lo si è già visto trattando dei personaggi dei romanzi, vi sono sentimenti naturalmente presenti nel cuore di ognuno, indipendentemente dal fatto che essi possano divenire più maturi e consapevoli in seguito a determinate esperienze: «La fiamma nascosta nel mio cuore divenne incendio convivendo co’ miei tre amici di campo» leggiamo ad esempio ne Il

paladino dell’umanità299.

Il patriota su cui i romanzi soprattutto preferiscono concentrarsi è quello che ha coltivato i propri sentimenti, giungendo a un impegno totalizzante a favore della patria, ma è condivisa l’idea che nessuno all’interno della comunità nazionale                                                                                                                

297 Ivi, p. 25.

298 Luigi Carrer, Canto di guerra in I poeti della Patria, p. 303. 299 Sacchi, Il paladino dell’umanità, p. 83.

possa mettere in dubbio i fondamenti del patriottismo («L’Italia! … L’Italia l’amo anch’io … e chi non l’ama? »300), fatta naturalmente eccezione per i traditori, che si sono appunto autoesclusi da tale comunità.

Il carattere intrinsecamente spontaneo del patriottismo ne fa un tratto fondamentalmente a-politico o meglio pre-politico nel senso che, più che essere una questione estranea alla politica, l’adesione alla causa nazionale è una scelta – dovuta – che precede logicamente ed è autonoma rispetto all’appartenenza a un qualche partito, fazione o ideologia. Si è patrioti indipendentemente dal proprio credo politico: si può essere monarchici o repubblicani, moderati o radicali, neoguelfi, federalisti, filo-piemontesi o mazziniani senza per questo entrare minimamente in contraddizione con l’ideale nazionalista, nonostante esso reclami la concordia d’intenti e il compattamento del fronte italiano come imprescindibili requisiti per un successo nella lotta allo straniero.

E’ certamente vero che ogni corrente politica si ritiene la vera depositaria di tale ideale e considera la propria proposta su come la nazione italiana avrebbe dovuto organizzarsi una volta liberata come l’unica legittima, bollando ogni divergenza d’opinioni come un tradimento di tali idee; tuttavia nei testi considerati gli schieramenti politici rivali non sono mai condannati nella loro stessa esistenza sulla base dell’illegittimità delle loro ideologie. Piuttosto nello scambio di accuse, che pure evidentemente avviene, i vari partiti si accusano reciprocamente d’aver compromesso l’indispensabile unità nazionale pur di sostenere le proprie aspirazioni specifiche, finendo in alcuni casi con il tradire i propri stessi principi che comunque, si riconosce, includono il patriottismo. L’idea alla base rimane quella della necessità di mettere da parte differenze d’opinioni per ricercare una vittoria utile a tutti, secondo una dinamica che si è già avuto modo di vedere discutendo dei caratteri della saggistica, salvo poi accusare i propri avversari di non aver accolto tale sensatissimo proposito.

Saggi e memorie raramente sottolineano le posizioni ideologiche dei patrioti che mettono in scena, che peraltro sono solitamente figure che si distanziano solo momentaneamente dalla folla, l’orientamento politico della quale rimane parimenti indefinito. Anche quando l’autore vuole sottolineare i meriti della propria corrente politica lo fa evidenziando la prontezza con cui essa interpreta fedelmente le volontà popolari, arrivando talvolta ad un’identificazione tra il                                                                                                                

popolo patriottico e il partito stesso, più che attribuendole il merito dell’espressione di idee nazionalistiche che non sarebbero diffuse negli altri schieramenti politici301.

Quanto ai patrioti dei romanzi, spesso non se ne precisa neppure le idee politiche, anche se in alcuni casi le loro scelte operative ce ne forniscono chiare indicazioni302. Non di rado personaggi con ideali politici differenti possono convivere e collaborare pacificamente all’insegna della dedizione ai superiori ideali nazionali, come avviene in Maria da Brescia dove nella stessa famiglia della protagonista vi sono posizioni diverse, anche se tale alleanza non è priva di problematicità e ricadute negative:

Così in una sola famiglia noi vediamo l'intero elemento di tutta la rivoluzione lombarda, e le cause della sua rovina. Edoardo uomo delle vecchie idee, del dottrinarismo, della soverchia cautela, della diffidenza nel popolo, della cecità nei re: uomo in gran parte aristocratico, gelato dalle persecuzioni, che viene trascinato senza volerlo nella rivoluzione: che l'accetta come cosa santa, ma che egli non avrebbe giammai in quest'anno desiderato. Maria testa ardente, fede repubblicana, calunniatrice dei re e delle loro provvidenze, idolatra del popolo che confida ciecamente in una volontà che non esiste che per metà, avventata rivoluzionaria senza avere i mezzi, credendo che alla mistica parola fiat lux la luce dovesse farsi, sacrifica al principio i fatti e le cose. Cesare, il popolo lombardo, onesto e leale che si dibatte fra le paure del primo e le storditezze della seconda vittima del calcolo di Edoardo e dell'entusiasmo della sorella, che combatte ciecamente ora pel principio, ora per la dinastia, che approva ogni mezzo da qualunque parte gli venga purché serva a cacciare lo straniero.303

In altri casi è addirittura esplicito che il patriota, in quanto popolano non istruito non ha neppure idee politiche troppo chiare e precise, non padroneggia appieno nemmeno i concetti propri del discorso nazionale, cosa che comunque non gli impedisce d’essere sinceramente e spontaneamente patriota:

Egli sentia pur di comprenderla quella parola, e gli parea definirsela intieramente a sé stesso: ma messo al punto così all'improvviso di spiegarla ad altri, mentre non avea pensato ch' essi potessero trovarla nuova, si trovò piuttosto arrenato (sic). Cominciò quindi col cacciarsi indietro dal fronte il cappello, quasi ne dovesse scoprire anche le idee; […] poi prese a scilinguare qualche cosa che

                                                                                                               

301 Si vedano Cattaneo, L’insurrezione di Milano del 1848; Ambrosoli (a cura di), La insurrezione

di Milano; Casati, Milano ed i principi di Savoia.

302 In particolare rivelante è l’adesione ai corpi volontari come nel caso dei protagonisti di Ottolini,

I cacciatori delle Alpi.

non trovò acconcia, ed irsi (sic) in giro anfanando, per cui ne arrossì, s'adirò di tratto con sé medesimo, e ripigliò l' impeto in questo modo:

Ecco, ti dirò.... costituzione è la libertà!... no: è una specie di.... di accordo.... di concessione.... nemanco. Dirò meglio, è una restituzione di quanto ci era stato tolto....304

Non era certo di quella classe d'uomini prima, che da per loro sanno; né apparteneva agl’infimi che tengono chiusa la mente incapace ad ogni dottrina e insegnamento; ma fra quelli e questi, egli afferrava o riteneva le altrui lezioni, e di più sentia sete d'apprendimento: non sarebbe stato insomma dura selce a buona semente; anzi terra ferace. Ma servitore in campagna, suoi uffizii erano […] l' accudire alle bisogne di casa, lavorare qualche poco di cucina, dar mano ai lavoratori nei campi e sorvegliarli, e, come diceva lui, fare un po' di tutto pel suo buon padrone ch'era vita sola.305

Dato che il patriottismo risulta essere un sentimento fondamentale, naturalmente e doverosamente presente in tutti gli italiani e che, al contempo, esso non è intrinsecamente legato a precise ideologie politiche, gli autori, nel momento in cui vogliono individuare qualche tratto che caratterizzi i patrioti non possono che far riferimento ad intense e alte passioni. Il che in realtà poco aggiunge a tali figure, soprattutto agli occhi del lettore moderno, ponendosi all’interno di una scrittura che è sempre pronta a enfatizzare gli aspetti emotivi e che non di rado ritrae i propri personaggi mentre esprimono apertamente gioie, dolori, inquietudini e speranze anche attraverso il riso, le grida, gli svenimenti, i malori e soprattutto il pianto, specificando talvolta che si tratta di un comportamento sano, genuino e proprio degli animi nobili:

Essi piansero.

Havvi pure una celeste voluttà nel pianto: le anime delicate e sensibili sentono bisogno di esso, come tutto il mondo sente il bisogno della gioia; lo spirito si ristora in questo sfogo, la tenerezza cresce nel cuore, l'anima si schiude più affettuosamente alle celesti ispirazioni, la natura si rabbellisce, la speranza rinasce, e bagnata dalle stille del pianto la virtù cresce di bellezza e di attraenza.306

I romanzi hanno occasione di mostrare tale emotività in una pluralità di situazioni pubbliche e private; nel caso dei patrioti presenti in saggi e memorie invece tale indole è tendenzialmente ritratta attraverso l’ardore, la rabbia, la combattività che                                                                                                                

304 Fantoni, L’assalto di Vicenza, pp. 23-24. 305 Ivi, pp. 31-2.

essi pongono nelle battaglie e nell’azione in generale. Ma grande enfasi, spesso persino maggiore, è posta anche sui momenti in cui il popolo può gioire per l’esplosione dei moti, per la loro felice conclusione, per qualche manifestazione patriottica o anche per la risoluzione di combattere sino all’ultimo. Un ottimo esempio è la marcia popolare verso il Broletto che precede lo scoppio delle Cinque giornate, in occasione della quale si manifesterebbe una generalizzata commozione di fronte alla comparsa dei primi simboli nazionali:

La strada, i balconi eran zeppi. Si sventolavano fazzoletti, s'agitavano i bastoni, gli ombrelli, le braccia; le donne gittavan nappe tricolori. In un batter di ciglia gli abiti, i cappelli di tutti ne furono adorni. Mi vengono tuttavia le lagrime agli occhi nel ricordare quelle prime coccarde. Veder li que'cari colori riuniti insieme come i petali d'un fiore, toccarli con mano e farne pompa alla faccia del sole, in cospetto del pubblico, mentre a malapena si erano tenuti disgiunti e ben riposti fino allora, non mi pareva vero. Quantunque vecchia, non trovo imagine (sic) che calzi meglio fuorché paragonare quelle prime coccarde al primo bacio ricambiato tra due innamorati.307

Non stupisca questa similitudine finale. Non è raro che i romanzi in particolare costruiscano parallelismi tra l’amore verso la patria e quello verso i cari o, più spesso la donna amata, nelle rare occasioni in cui tentano di sviluppare un discorso sui caratteri propri del patriottismo. Questo espediente serve a ritrarre le implicazioni del patriottismo nella sua specificità veicolando, al contempo, l’idea che esso costituisca un valore morale e un sentimento totalizzante:

Devi saper, Adolfo, ch’io amo più di te, e darei volentieri la vita per questo intenso sentire. Colei ch’io amo vuole che le dimostri il mio amore col condurre una vita d’annegazione (sic), e io l’ho abbracciata, né la cambierei per tutto l’oro del mondo. Questa passione però non è gelosa; io vorrei vedere amata la mia donna come io l’amo da chiunque nacque sotto il nostro cielo. […]

E chi è questa donna straordinaria diversa dalle altre? – gli chiese piano. L’Italia!308

Tra le dimostrazioni di forte passionalità specifiche dei patrioti mi pare che meriti particolare attenzione il cameratismo che essi instaurano facilmente verso i propri compagni nella lotta contro lo straniero. La figura del patriota, si è visto, tende ad avere una dimensione collettiva e anche quando i combattenti si distanziano dal popolo essi si muovono spesso in gruppo: in un corpo volontario, nelle truppe di                                                                                                                

307 Mascheroni, Gli Ostaggi, pp. 23-4. 308 Sacchi, Il paladino dell’umanità, pp. 82-3.

un esercito regolare, nel comitato organizzatore dei moti, ecc. Se a questo si congiunge il modo totalizzante in cui, per effetto della loro forte emotività, i buoni patrioti concepivano la lotta in cui erano impegnati, non sorprenderà che la condivisione d’esperienze spinga facilmente e, in tempi anche molto rapidi, i giovani combattenti a considerarsi vicendevolmente alla stregua di fratelli, indipendentemente dal loro status sociale. Ne costituiscono ottimi esempi sia il rapporto tra i due protagonisti de I cacciatori delle alpi, che si erano conosciuti in carcere dove erano stati rinchiusi dalla corrotta polizia austriaca e che insieme attraverseranno le lotte risorgimentali309, sia quello tra i vari personaggi de Il

paladino dell’umanità:

L’operaio, insomma, lo studente ed i due appartenenti alla classe agiata marciavano l’uno vicino all’altro senza distinzione di sorta da sembrare quattro fratelli. Anche i denari misero in comune310

Il rapporto è pronto e reinstaurarsi anche dopo molti anni se i patrioti s’incontrano nuovamente e, se ve n’è l’occasione, ad allargarsi andando a includere anche coloro che sin lì erano stati amici di uno solo dei «fratelli di campo». Lo si evince chiaramente sempre da Il paladino dell’umanità quando descrive il ricongiungimento tra due dei suoi protagonisti:

Un grido di gioia sorse all’ora dal petto d’altro dei soldati ivi radunati. […] e già l’operaio era nelle braccia del suo antico compagno d’arme, e si tenevano stretti, e si davano il bacio dell’amicizia.

– Il cuore mi diceva che t’avrei qui ritrovato. Quanti anni di lontananza!... – Ma non mi sono mai scordato degli amici fatti sulle barricate di Milano. […]

Tancredi strinse la mano ad Astolfo; prese per lui molto interessamento, e gli donò la sua amicizia quando sentì il sagrifizio d’amore fatto [ad unire spiritualmente i due giovani interviene qui anche la comune esperienze di sofferenze d’amore pur generate da circostanze e dinamiche molto distanti tra di loro].

Quei tre giovani d’allora in poi erano mai disgiunti; anche di notte una stessa tenda li raccoglieva.311

Outline

Documenti correlati