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La trama: storie d’amori impossibili e frequenti battaglie

LA NARRAZIONE DEL 1848 E I SUOI GENERI

3. I ROMANZI: UN INTRECCIO AL SERVIZIO DELLA STORIOGRAFIA

3.3 La trama: storie d’amori impossibili e frequenti battaglie

La trama dei vari romanzi si muove su due piani differenti: da un lato le vicende private, le passioni amorose, i lutti e le amicizie dei vari personaggi; dall’altro i grandi avvenimenti politico-militari del Risorgimento italiano in cui gli stessi personaggi entrano con ruoli secondari nelle battaglie e nelle manifestazioni di piazza. Le compromissioni con il governo e le partenze per il fronte costringono evidentemente i patrioti a compiere viaggi, un elemento frequente nella narrazione che spesso funge anche da ulteriore ostacolo al soddisfacimento della passione amorosa.

L’elemento privato e quello politico, alternati e sovrapposti nell’intreccio, possono evidentemente influenzarsi vicendevolmente: la morte in battaglia di uno dei personaggi, l’esilio cui essi possono essere costretti da una sconfitta oppure dalla scoperta di una congiura da parte della polizia austriaca o anche semplicemente la partenza come volontario verso i campi di battaglia, presentata come dovere patriottico non aggirabile, sono tutti modi in cui lo scenario politico introduce svolte nello sviluppo dell’intreccio romantico e privato. Per contro è una situazione ricorrente quella del patriota che prolunga o intensifica il proprio impegno militare al servizio della patria spinto anche da qualche tragedia privata o dai propri tormenti amorosi, spesso cercandovi una morte onorevole e quasi consolatoria: ne Il paladino dell’umanità Tancredi parte per Roma essendo l’amata Irma promessa al fratello, mentre Luigi si reca a Venezia in seguito alla morte del padre; Augusto, accusato ingiustamente di furto si getta con furore nella difesa della città in L’assalto di Vicenza; ne I cacciatori delle alpi Giuliano si fa                                                                                                                

202 Esempi di questa figura si ritrovano sia in Ottolini, I cacciatori delle alpi sia in Sacchi, Il

paladino dell’umanità sia in Ferrari, Maria da Brescia.

volontario prima nella guerra austro-piemontese, poi in difesa di Roma per dimenticare il tradimento della moglie.

I romanzi possono essere distinti tra quelli che si limitano cronologicamente al lungo 1848 e ai suoi strascichi, Maria da Brescia e L’assalto di Vicenza ma anche i romanzi di Bresciani, e quelli, I cacciatori delle alpi e Il paladino dell’umanità, che invece includono nella propria narrazione anche momenti successivi del Risorgimento, a cominciare dalla Seconda Guerra d’Indipendenza. All’affresco storico più contenuto corrisponde nel primo caso una vicenda privata più semplice e con un nucleo di personaggi più compatto quanto a relazioni reciproche. In caso contrario troviamo trame più complesse che sembrano in realtà alternare e incrociare le storie distinte di diversi personaggi i cui rapporti e incontri possono anche essere minimi lungo tutta l’opera. Al centro della narrazione rimane in ogni caso una storia d’amore, tormentata e costretta a superare una serie di ostacoli, tra due giovani italiani; dei due quanto meno il ragazzo è un fervente patriota.

In L’assalto di Vicenza Augusto ama ricambiato Elena ma il matrimonio tra i due, entrambi orfani cresciuti in casa da benestanti patrioti che li mantengono al proprio servizio, è impedito da una mistero sulle origini di Elena, tipico dispositivo melodrammatico. La ragazza si rivela, infatti, figlia di un tedesco; tuttavia la problematicità di sposare qualcuno estraneo alla comunità nazionale sfuma in conclusione all’opera: Elena può essere ritenuta equiparabile agli italiani tra cui ha trascorso l’intera esistenza, condividendone la vita di stenti e miserie dei dominati e giungendo a essere, culturalmente ed emotivamente, molto più simile ad essi che ai tedeschi204. Prima di questo, momentaneo lieto fine (che comunque nell’epilogo sarà tragicamente spezzato dalla morte di Elena), i due giovani devono superare le macchinazioni di loschi figuri, in primis il conte Botta, farabutto opportunista per effetto delle cui trame è svelato il segreto di Elena e Augusto è accusato di furto.

Analogamente in Maria da Brescia l’amore tra la protagonista ed Ernesto non può inizialmente trovare compimento, semplicemente per la temperie politica che impone al ragazzo di prendere le armi in difesa della patria, dovere inderogabile per ogni buon italiano, così da dimostrarsi degno dell’amore della virtuosa Maria. La situazione è poi peggiorata dai raggiri dell’infame Antonio, spia per l’Austria

                                                                                                               

invaghitasi della giovane, che in ultima istanza si riveleranno comunque infruttuosi.

Benché l’intreccio si faccia più complesso, le storie d’amore con gli ostacoli che si oppongono al loro compimento restano centrali anche nella seconda tipologia di romanzi, spesso anzi se ne trova più d’una intrecciata. Ne Il paladino

dell’umanità ossia I sedici anni dovendone indicare una principale si può fare

senz’altro riferimento ai sentimenti reciproci tra Tancredi e la cugina Irma che però è promessa al fratello di Tancredi, Arturo. Neppure la morte per malattia di quest’ultimo cambierà le sorti infelici delle relazioni: rispettosa della promessa fatta al padre morente, Irma si chiude in convento; incontra ugualmente Tancredi per caso su una barca, ma l’idillio tra i due è subito interrotto da un naufragio che provoca la morte di Irma. Parallelamente Astolfo ama la sorella Costanza ma scopre presto d’essere stato adottato, con una svolta che sembra uscita da un melodramma; la felicità dei due è però compromessa dal coinvolgimento del ragazzo nella congiura mazziniana del 1853; ricercato dalla polizia e costretto all’esilio in Piemonte, Astolfo morirà nella guerra di Crimea, mentre Costanza fattasi suora condividerà il destino di Irma.

Ne I cacciatori delle alpi Virginia ama il cugino Giuliano che però si invaghisce della viziata Rita, la quale lo tradisce. Nonostante la separazione di fatto dalla consorte il patriota continua a ignorare Virginia, che in seguito s’innamora del compagno d’armi di Giuliano, Federico, il quale però, a sua volta reduce dalla perdita dell’amata, suicidatasi in seguito alle torture austriache, non la contraccambia e anzi s’innamora dell’infermiera Giulia. Scoperta questa relazione subito dopo la morte del cugino, Virginia si chiuderà in convento.

L’aumento del numero dei personaggi, e in particolare dei patrioti, in queste opere sembra servire innanzitutto a includere nella narrazione un maggior numero di episodi, grandi e piccoli, del Risorgimento. Non a caso il romanzo con più coprotagonisti, Il paladino dell’umanità, è anche quello che presenta il maggior numero di momenti della lotta per l’indipendenza: Luigi si reca a Venezia mentre Tancredi è a Roma, la partecipazione di Ernesto al 1848 si ferma al volontariato nella prima guerra d’indipendenza ma in seguito egli prenderà parte alla congiura milanese del 1853 e alla guerra di Crimea, dove rincontrerà Tancredi; insieme a quest’ultimo, seguirà quindi Garibaldi nel nuovo conflitto con l’Austria, nella spedizione dei Mille e in quella conclusasi nei fatti d’Aspromonte. Ottolini si

serve piuttosto dei suoi vari personaggi maschili per descrivere momenti diversi degli stessi scontri: così nelle Cinque giornate i vari patrioti combattono in diverse zone della città, mentre la figura di don Luigi consente di fotografare la mobilitazione delle campagne; in seguito i due protagonisti si arruolano in differenti corpi volontari e arrivano e ripartono da Roma attraverso strade differenti.

Le conclusioni sono spesso cariche di drammaticità ma non dominate interamente dalla componente tragica, e questo nonostante spesso si concentrino sulla morte di uno o più dei protagonisti. Tali trapassi, infatti, sono spesso venati di orgoglio per aver compiuto il proprio dovere, aver testimoniato il valore del popolo italico e svelato le atrocità della dominazione straniera; spesso interviene una componente mistica che introduce elementi consolatori: l’eroe passa alla vita ultraterrena andando a ricevere il giusto premio e lasciandosi indietro le sofferenze terrene. Inoltre nelle opere più tarde, in cui si può far riferimento alle vittorie della causa italiana successive al 1848, la soddisfazione delle aspirazioni patriottiche risulta, evidentemente, motivo di gioia e consolazione, consente di parlare di una vittoria per cui valeva la pena morire, rendendo ancor più nobile e virtuoso il sacrificio del patriota.

Così il finale de Il paladino dell’umanità sembra all’insegna della malinconia, più che della disperazione: l’opera si chiude con la separazione tra Ernesto e Tancredi, gli unici personaggi sopravvissuti e le riflessioni del primo, rattristato dalla solitudine ma soddisfatto per il conseguimento di buona parte di quel progetto nazionale cui ha consacrato l’intera vita. I cacciatori delle alpi si conclude con la morte eroica di Giuliano, quella per disperazione della madre, e la monacazione dell’allibita Virginia, ma anche con un lieto fine per Federico. Più drammatico il finale de Maria da Brescia dove, come già accennato, prima la protagonista muore per le ferite riportate in seguito ai combattimenti delle Dieci giornate bresciane, quindi l’amato Ernesto va incontro a una sorte simile a Roma, ma questi passi sono comunque pervasi dal senso dell’eroismo e del martirio nobilitante; nella chiusa si riaffaccia anche la speranza per le sorti future della nazione. Peculiare è invece la scelta di Fantoni che concluderebbe la sua opera con un lieto fine, con il gioioso matrimonio tra i due protagonisti, ma include un epilogo in cui narra di ulteriori problemi avuti dalla coppia con la polizia austriaca: Elena incinta muore per lo shock conseguito al vedere il marito spossato

dalle torture, subite dopo essere stato ingiustamente arrestato; Augusto assieme al figlio, miracolosamente sopravvissuto, si ricongiunge con il padrone in esilio.

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