46 Estratto dalla relazione del Presidente di Unioncamere al Consiglio di Amministrazione dispensabile ed urgente per
ricolloca-re su basi di efficienza operativa il si-stema delle Camere di Commercio ri-definendone i compiti, per tralasciare le funzioni non più attuali e concentra-re le risorse sulle effettive priorità di in-tervento.
Una stretta collaborazione con le Associazioni Imprenditoriali Nell’attesa, non certo passiva, della ri-forma del sistema camerale, le Came-re di Commercio dell’Emilia-Romagna intendono rivedere, aggiornare ed adeguare i propri assetti operativi per far fronte ai cambiamenti strutturali dell’economia, alle mutate esigenze delle imprese e alla grave crisi che sta interessando in particolare le piccole imprese. E’ stato dato seguito ad un costruttivo confronto con le associa-zioni imprenditoriali sia in sede provin-ciale che in sede regionale, avviato del resto lo scorso anno con la Conferen-za regionale sui servizi. Si è in partico-lare convenuto:
• sulla necessità di conseguire una maggiore coesione nell’azione tra la molteplicità di soggetti, pubblici e privati, che si occupano di promo-zione dello sviluppo economico lo-cale, favorendo la partecipazione dell’associazionismo economico ai processi decisionali dell’ente pubbli-co e per facilitare una più capillare diffusione sul territorio dei servizi al-le imprese; ciò è vero a maggior ra-gione per i settori ed i comparti maggiormente interessati da situa-zioni di crisi;
• sulla necessità di un maggiore coor-dinamento operativo tra il sistema
camerale ed Ente regione e tra si-stema camerale, aziende speciali ed associazioni imprenditoriali, per evi-tare sovrapposizioni e duplicazioni di interventi;
• sulla necessità di avviare tavoli di confronto e di concertazione in me-rito alle iniziative da intraprendere per far fronte alle difficoltà dell’attua-le fase economica;
• sulla necessità di ampliare ed esten-dere la rappresentanza delle asso-ciazioni nel sistema camerale, in pri-mo luogo nel Consiglio di Ammini-strazione di Unioncamere.
Si sono, pertanto, approvate alcune modifiche statutarie con le quali tra l’altro:
• viene allargata la composizione del Consiglio di Amministrazione dell’U-nione regionale, formato dai presi-denti delle Camere di Commercio, integrandolo con quattro membri di Giunta delle Camere di Commercio della regione, espressi dai settori dell’agricoltura, dell’industria, del-l’artigianato e dei servizi;
• viene rilanciata la consulta economi-ca regionale, composta dai Presi-denti e dai Direttori delle associazio-ni imprenditoriali regionali più sigassociazio-nifi- signifi-cative, e che oltre ad entrare nel me-rito di ogni argomento ed iniziativa avente rilevanza per l’economia re-gionale, interverrà sui problemi an-nuali d’attività e sui bilanci dell’Unio-ne Regionale.
Nuovi rapporti con la Regione Emilia-Romagna
Lo stato dei rapporti tra la Regione e gli Enti locali da un lato e Camere di
Com-mercio dall’altro risente tuttora dei non risolti problemi di sovrapposizione di competenze, specie nelle materie eco-nomiche tradizionalmente proprie degli istituti camerali, e di contrapposizioni politiche che oggi non hanno motiva-zione di esser mantenute.
Lo stesso Statuto regionale non pre-senta alcun riferimento esplicito alle Camere di Commercio, che sono considerate un interlocutore “generi-co” dell’Ente Regione assieme agli al-tri pubblici poteri relativamente ai pro-blemi socioeconomici.
La prospettiva nella quale le Camere di Commercio stanno lavorando ed intendono operare è quella di diventa-re interlocutori privilegiati della Regio-ne sulle tematiche economiche, in vir-tù di riconosciute capacità progettua-li, operative e realizzative, del caratte-re di istituti che operano a sostegno delle economie locali, della stretta vici-nanza con le imprese, in primo luogo quelle di minori dimensioni.
La nuova realtà europea induce a pensare in termini nuovi al ruolo delle Regioni, che dovranno avere respon-sabilità maggiori non solo nelle politi-che di spesa, ma anpoliti-che in quelle di entrata. Questo nuovo inevitabile as-setto dei poteri porterà inevitabilmen-te ad un nuovo regionalismo e ad un profondo ripensamento del ruolo del-l’Ente pubblico e del rapporto tra pub-blico e privato.
Per quanto attiene ai rapporti tra Ente Regione e Camere di Commercio rite-niamo importante e necessario l’avvio di “accordi di programma”, secondo quanto previsto dalla Legge 142/90, al fine di definire concordemente ed
Programma di attività dell’Unioncamere per l’anno 1993
Estratto dalla relazione del Presidente di Unioncamere al Consiglio di Amministrazione 47 attuare interventi rivolti al sistema
eco-nomico locale, evitando sovrapposi-zioni e duplicasovrapposi-zioni di iniziative. Come pure riteniamo vi siano oggi le condi-zioni che portino la Regione a consi-derare le Camere di Commercio sog-getti ai quali poter affidare deleghe per l’espletamento di funzioni, in materia socio-economica, di competenza re-gionale.
I rapporti di collaborazione tra Regio-ne e Camere non mancano in questa regione: sull’artigianato, la formazio-ne, la ricerca economica, in certa mi-sura anche nei servizi alle imprese. Si tratta però di rapporti con singoli As-sessorati legati a specifici compiti ed iniziative. Noi avvertiamo l’esigenza di istituzionalizzare un organico rapporto di collaborazione che, partendo dal ri-conoscimento reciproco di ruoli e competenze, porti la Regione a consi-derare le Camere come istituti con i quali ricercare accordi per l’attuazione degli interventi economici.
L’Unione Regionale delle Camere di Commercio, con questa consapevo-lezza e volontà, all’indomani dell’inse-diamento del nuovo Consiglio di Am-ministrazione, aveva proposto alla Re-gione Emilia-Romagna di sottoscrive-re un accordo quadro, per unificasottoscrive-re gli sforzi su temi strategicamente impor-tanti per l’economia regionale, evitan-do dispersioni di energie e risorse.
Crediamo che una simile intesa sia imposta dai tempi, oltre che dalla gra-vità della crisi, che deve trovare una precisa ed univoca risposta da parte della pluralità istituzionale presente sul territorio. Dopo due anni di silenzio da parte della Regione, nonostante
di-chiarazioni di disponibilità a collabora-re che poi non si traducevano in ini-ziative concrete, oggi pare che siamo finalmente alla vigilia dell’accordo. Ad esso attribuiamo grande importanza per rafforzare e raccordare l’operativi-tà dei diversi soggetti istituzionali che operano in favore del sistema econo-mico regionale.
In tale prospettiva concepiamo anche il rapporto tra sistema camerale ed Er-vet, per il quale deve essere portato a pieno e rapido compimento il proces-so di revisione e di riposizionamento su funzioni prioritarie e strategiche.
Tale riposizionamento deve realizzarsi a partire dalla ridefinizione del ruolo e delle funzioni che la Regione deve esercitare e sviluppare nei prossimi anni in materia di politiche di sviluppo.
E’ nostra convinzione che la Regione possa e debba svolgere un ruolo forte non solo e non tanto nella politica dei servizi alle imprese, quanto nel com-plesso delle politiche economiche che determinano i processi di sviluppo del territorio. Queste politiche possono essere realizzate più che da un unico soggetto attuatore (l’ente di sviluppo), come è stato in passato, chiamando la pluralità dei soggetti pubblici, tra i quali ovviamente anche le Camere di Commercio, e privati ad attuare speci-fici programmi di sviluppo, magari con il coordinamento operativo dell’ente di sviluppo.
La revisione ed il ripensamento dell’a-zione dell’Ervet, seguita dal necessa-rio riposizionamento su alcune funzio-ni strategiche e prioritarie, suggerisco-no l’opportunità di andare quanto pri-ma ad una razionalizzazione delle
atti-vità e dei centri di servizio, chiudendo quelli che non trovano rispondenza nella domanda delle imprese, disim-pegnandosi dalle funzioni di seconda-ria importanza ed impiantando un mo-nitoraggio permanente dei risultati conseguiti dai programmi attuati e dall’attività svolta dai centri.
Certo è che il nuovo Ervet è opportu-no operi in futuro in un più stretto rap-porto operativo con associazioni di categoria e Camere di Commercio.
Le linee di programma dell’Unione Regionale e delle Camere di Com-mercio per il 1993
È a partire dalla constatazione della complessità dei problemi e dalla gra-vità dell’attuale situazione economica che le Camere di Commercio emilia-no-romagnole e la loro Unione Regio-nale hanno convenuto di sviluppare la loro attività. In particolare lungo tre li-nee generali:
• operare in stretto raccordo con si-stema a rete, con il coordinamento dell’Unione Regionale;
• ricercare continuamente intese ge-nerali ed accordi operativi con le as-sociazioni imprenditoriali provinciali e regionali, facendo del sistema ca-merale un’occasione di confronto permanente per la definizione di li-nee comuni di intervento;
• proporsi agli Enti locali ed all’Ente Re-gione, nonché ai suoi organismi col-legati, come autorevoli interlocutori sulle problematiche economiche, disponibili a cooperare, in primo luo-go nell’ambito di accordi di program-ma o di convenzioni quadro oppure ancora di accordi operativi con i
sin-Programma di attività dell’Unioncamere per l’anno 1993
48 Estratto dalla relazione del Presidente di Unioncamere al Consiglio di Amministrazione goli assessorati, per attuare iniziative
e servizi di reale interesse per le im-prese e l’economia regionale.
Seguendo questi criteri operativi le Camere di Commercio dell’Emilia-Ro-magna orienteranno la loro attività ed i loro servizi alle imprese nelle seguenti direzioni, considerate priorità d’inter-vento:
L’informazione economica: le Camere vogliono esercitare il ruolo di principa-le istituzione pubblica sul territorio di raccolta, elaborazione e diffusione dell’informazione per le imprese. Ciò a partire dalla massima valorizzazione delle informazioni reperibili nel Regi-stro delle ditte e dalla qualificazione e distribuzione delle informazioni di mercato necessarie ai processi di in-ternazionalizzazione delle imprese; il sistema camerale emiliano-romagnolo nel 1992 ha destinato oltre tre miliardi di lire al settore. C’è da dire che le tur-bolenze che il sistema economico na-zionale e regionale hanno attraversato negli ultimi decenni, nonché i grandi processi di ristrutturazione che l’indu-stria emiliano – romagnola ha vissuto e sta vivendo in vista del mercato uni-co europeo, hanno posto l’enfasi sul-la necessità, per gli operatori econo-mici ed i responsabili della program-mazione economica di tutti i livelli, di una informazione e di una analisi eco-nomica tempestiva e puntuale. In uno scenario in rapida evoluzione, infatti, l’informazione economica è una risor-sa che consente agli operatori di ade-guare i loro comportamenti nel tenta-tivo di cogliere l’opportunità che i mercati presentano e soprattutto di attrezzarsi nei confronti delle difficoltà
che sorgono da mutamenti congiun-turali, dell’organizzazione dei settori e delle normative che regolano le attivi-tà economiche. Per questo l’Unione regionale, attraverso il suo Ufficio Stu-di, incentra la sua attività su:
- sviluppo degli osservatori (industria, investimenti, export, artigianato, agroindustria, turismo) che nel 1993 si amplieranno all’edilizia e alle pu-blic-utilities. Il settore delle public uti-lities, che è in gran parte sottoposto a regime di monopolio per legge, e che occupa alcuni rilevanti settori in-dustriali e dei servizi quali la distribu-zione di acqua, gas, energia, tra-sporti e telecomunicazioni, non è mai stato monitorato. Nonostante ciò è innegabile che il settore abbia un enorme rilievo, sia dal punto di vi-sta occupazionale che dell’impatto complessivo derivante dai suoi livelli di efficienza. Le attività dell’osserva-torio intendono verificare, attraverso l’esame di indicatori sintetici, lo sta-to dei setsta-tori in regione e la loro evo-luzione nel tempo. Verranno coinvol-ti nell’atcoinvol-tività dell’Osservatorio tutcoinvol-ti i soggetti che istituzionalmente occu-pano il settore: le grandi aziende pubbliche e le associazioni di azien-de municipalizzate (CISPEL);
- sviluppo di indagini monografiche (qualità della vita nelle città, mercato del lavoro) che nel 1993 saranno ri-volte soprattutto all’analisi delle stra-tegie di crescita delle piccole e me-die imprese; tra gli aspetti della fun-zionalità del mercato del lavoro ver-ranno approfonditi i temi dell’immi-grazione extracomunitaria, il fabbi-sogno di profili professionali, il lavoro
sommerso; collegata all’indagine sulla qualità della vita vi è quella rela-tiva alla penetrazione della criminali-tà organizzata in Emilia – Romagna per verificare se, come, quando e quanta penetrazione di capitali, per-sone e metodi mafiosi sia in atto o si sia già registrata nell’economia di una regione ricca come l’Emilia – Romagna e nelle sue imprese;
- supporto informativo al sistema del-le Camere di Commercio e degli os-servatori economici presenti in re-gione.
Nel 1993 è previsto un impegno spe-cifico per il rilancio del Centro Regio-nale per il Commercio Interno (CER-COMINT) che consisterà nella realiz-zazione di una Collana di Studi e Ri-cerche sul settore, nella predisposizio-ne di schemi di ricerca in collaborazio-ne con l’Università, collaborazio-nella rivitalizzazio-ne della Consulta regionale per il com-mercio ambulante e la predisposizio-ne della “carta” dei mercanti ambulan-ti nella regione Emilia – Romagna.
Le esperienze che in questi anni Unioncamere ha maturato nei con-fronti delle scuole medie superiori (in-contri di orientamento, iniziative sul mercato unico Europeo, indagine sui diplomati) hanno evidenziato la neces-sità di informazione rivolta alla scuola sulle principali caratteristiche del mer-cato del lavoro e soprattutto dell’eco-nomia a livello regionale. Solo la cono-scenza della struttura economica re-gionale può infatti costituire una solida base per le attività di orientamento al lavoro o a scelte scolastiche e fomati-ve successifomati-ve.
D’altra parte le iniziative già svolte
Programma di attività dell’Unioncamere per l’anno 1993
Estratto dalla relazione del Presidente di Unioncamere al Consiglio di Amministrazione 49 hanno evidenziato l’estrema
disponi-bilità delle strutture scolastiche, del corpo docente e degli studenti stessi ad iniziative di orientamento ed infor-mazione. A tale scopo si provvederà alla realizzazione di una videocassetta che conterrà informazioni sulla strut-tura economica regionale.
La formazione di base, la formazione imprenditoriale, la formazione mana-geriale: le Camere di Commercio in-tendono impegnarsi ulteriormente, as-sieme alle loro più qualificate strutture formative, per contribuire ad elevare la qualità e la qualificazione delle risorse umane e per essere sempre più tavo-lo di orientamento e di incontro tra do-manda e offerta; complessivamente il sistema camerale svilupperà attività formative per oltre 25 miliardi di lire nel 1993;
L’internazionalizzazione: le Camere di Commercio ed il Centro Estero inten-dono qualificare ulteriormente l’opera-tività con servizi in rete e rafforzando le iniziative promozionali; ad attività e servizi per la commercializzazione e l’internazionalizzazione saranno desti-nati quasi 14 miliardi.
La politica creditizia: le Camere di Commercio sono fortemente impe-gnate per favorire sia a livello provin-ciale che a livello regionale la crescita operativa dei consorzi e delle coope-rative di garanzia fidi, che in una fase, come l’attuale, di alti tassi di interesse e di difficoltà per le piccole imprese ad accedere al credito bancario, costrui-scono l’unica risposta alternativa ed efficace al tradizionale rapporto fra banca e piccola impresa; le Camere di Commercio erogheranno ai consorzi
fidi provinciali e regionali nel 1993 contributi per oltre 5 miliardi di lire. Nel 1993 verrà costituito un nuovo Con-sorzio tra imprese aderenti ai Consor-zi Fidi provinciali, promosso dall’Unio-ne regionale, che avrà tra gli oggetti sociali in primo luogo l’analisi dei bi-lanci delle aziende che richiedono l’in-tervento della garanzia dei Consorzi regionali e provinciali dei diversi setto-ri. Il Consorzio si occuperà anche di assistenza finanziaria per l’innovazio-ne, per la tecnologia, per le ricerche di mercato e per la qualità.
La creazione su base locale di merca-ti per la trattazione di valori mobiliari non quotati nella Borsa Valori e nel mercato ristretto risponde all’esigenza di individuare, per le piccole e medie imprese, un nuovo strumento di finan-ziamento e un minor costo della rac-colta di capitale di rischio. Le indagini fino ad ora svolte hanno evidenziato che il principale strumento di finzia-mento e costituito per le piccole e me-die imprese, dal reinvestimento degli utili. Grazie alla natura selettiva del mercato consente, inoltre, una ade-guata tutela del risparmiatore – inve-stitore e permette al sistema bancario locale di utilizzare il “borsino” per svol-gere un’intensa attività di trading e, quindi, di intermediazione titoli con la clientela. Uno studio di fattibilità su base e mercati finanziari locali verrà effettuato nel 1993.
Le infrastrutture: le Camere di Com-mercio sono già fortemente impegna-te e predisporre e gestire infrastruttu-re di base al servizio del tessuto eco-nomico locale (porti, aeroporti, inter-porti, enti fieristici, strutture mercantili,
ecc.); in questo settore intendono raf-forzare la loro presenza e la loro ope-ratività, coinvolgendo istituzioni pub-bliche ed operatori privati in iniziative che siano al servizio dei processi di sviluppo economico locale.
Le quote dei bilanci camerali che si in-dirizzano in queste direzioni hanno di-mensioni rilevanti. Complessivamente le spese per soli interventi diretti in fa-vore dell’economia nei bilanci came-rali superano i 40 miliardi di lire.
Lo sforzo che il sistema camerale emi-liano-romagnolo produrrà nel 1993, attivandosi maggiormente in una si-tuazione di crisi economica grave e difficile, è indiscutibile. In tal modo in-tendiamo essere interlocutore stabile, qualificato ed affidabile delle imprese, quale espressione decentrata sul ter-ritorio del sistema pubblico. In tempi economicamente difficili quali quelli che stiamo vivendo, segnati oltretutto dalle grandi trasformazioni sociali, isti-tuzionali e politiche, non basta tuttavia la buona volontà dei singoli, individui o istituzioni. Occorre operare in équipe, concertando ruoli, strategie ed inter-venti. Noi, per parte nostra, intendia-mo operare in autonomia come siste-ma regionale, in sempre più stretto raccordo però con le associazioni im-prenditoriali, d’intesa operativa con Enti locali e Regione.
Programma di attività dell’Unioncamere per l’anno 1993
50 Rapporto sull’andamento economico regionale, tenutosi a Bologna nel dicembre 1994 Relazione del Presidente di Unioncamere Pietro Baccarini Le valutazioni sull’evoluzione del
prodotto interno lordo risentono ine-vitabilmente della incompletezza e della provvisorietà dei vari indicatori che si rendono via via disponibili e, conseguentemente, vanno sempre considerate con la massima cautela.
La Relazione revisionale e program-matica stima per il paese una cre-scita reale del Pil pari all’1,6%, dopo che nel 1993 era stata registrata una diminuzione reale dello 0,7%.
Le nostre previsioni relative al 1993 redatte nel dicembre dello stesso anno, avevano ipotizzato per l’Emi-lia-Romagna un calo dello 0,8% in sostanziale linea con le valutazioni (-0,5%) pubblicate dall’istituto Gu-glielmo Tagliacarte nell’estate del 1994. Per quest’anno si prevede per l’Emilia-Romagna un aumento reale prossimo al 2,5%, decisamen-te superiore alla stima governativa relativa al paese che, va doverosa-mente sottolineato, è ritenuta tutta-via un po’ pessimistica da non pochi centri di previsioni econometriche, che si aspettano invece una cresci-ta oscillante fra il 2-2,5%.
La valutazione regionale è quindi cautamente ottimista, senz’altro su-periore alle aspettative di inizio an-no. Il miglioramento del clima con-giunturale deriva innanzitutto dalla netta inversione di tendenza osser-vata in settori portanti della nostra economia quali l’industria manifattu-riera ed il turismo. Le attività mani-fatturiere, che nel 1993 hanno pro-dotto reddito per 34.839 miliardi di lire per un’incidenza del 27,5% sul totale regionale, hanno via via
con-solidato la ripresa produttiva benefi-ciando soprattutto del notevole di-namismo della domanda estera.
Per il turismo è stata registrata una forte ripresa delle presenze straniere che sarebbe riduttivo ascrivere al solo effetto della svalutazione della lira. A questo quadro marcatamente positivo bisogna aggiungere i buoni risultati conseguiti nei trasporti (il porto di Ravenna e l’aeroporto di Bologna si avviano a conseguire nuovi record di traffico) e la sostan-ziale tenuta di importanti settori quali il credito e l’agricoltura.
Le note negative non sono tuttavia mancate. L’industria delle costruzio-ni e delle installaziocostruzio-ni impianti, pur presentando indici meno negativi ri-spetto al 1993, è rimasta di fatto esclusa dalla ripresa. La produzione ittica è stata penalizzata dal forte
Le note negative non sono tuttavia mancate. L’industria delle costruzio-ni e delle installaziocostruzio-ni impianti, pur presentando indici meno negativi ri-spetto al 1993, è rimasta di fatto esclusa dalla ripresa. La produzione ittica è stata penalizzata dal forte