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La nuova mappa del territorio regionale”

Nel documento Emilia-Romagna Regione d’Europa (pagine 115-119)

114 Intervento del Presidente di Unioncamere Pietro Baccarini Bologna, Aula Magna Nomisma Incontri, 21 Giugno 1996 li...). Questo può richiedere molti

cam-biamenti e allungare il tempo della pia-nificazione. Ma se si può ridare credi-bilità e, soprattutto, utilità alla pianifica-zione, non sarà tempo perso.

Schede - Le variabili demografiche Sintesi

Il territorio regionale presenta una si-tuazione molto differenziata. Il gene-rale invecchiamento della popolazio-ne é più acuto popolazio-nelle aree di collina e montagna da Piacenza a Bologna, e nel basso Ferrarese. Dal punto di vi-sta dell’occupazione, le aree di mag-giore disagio paiono essere quelle del basso ferrarese e del riminese.

Dal punto di vista dinamico c’é da osservare che un processo di uscita dai centri urbani verso i comuni della cintura ha caratterizzato tutti i princi-pali centri urbani della via Emilia.

Alcune considerazioni

Il processo di spopolamento non ri-guarda solo la montagna, ma anche i punti centrali delle aree urbane. La migrazione dei nuclei familiari é sicu-ramente dovuta ad una necessità di raggiungere, nelle condizioni abitati-ve e di vita, migliori liabitati-velli di qualità. In una simile situazione c’é un incre-mento notevole di mobilità personale per motivi di lavoro e per raggiunge-re i centri urbani che si caratterizza-no come concentratori di strutture di servizio. Tale mobilità genera costi sociali, ambientali e personali.

Quali interventi

La politica dei trasporti deve fissare, in un sistema di mobilità regionale, a quali punti, a quali nodi del territorio assicurare una rapida accessibilità.

Su questo disegno, su questa

ma-gliatura dei trasporti (soprattutto pubblici), va ricostruita una immagine dell’insediamento, anche produttivo.

Naturalmente questo deisegno non può essere costruito da zero, ma de-ve tenere conto delle attuali specifici-tà produttive del territorio.

Le abitazioni - Sintesi

Le migliori condizioni abitative (rica-vate da indicatori sintetici sullo stato della abitazioni) si confermano pre-senti nelle aree delle cinture urbane dei principali centri sulla via Emilia.

Le aree più svantaggiate si confer-mano quelle appenniniche.

Alcune considerazioni

La dinamica abitativa coincide con quella localizzativa della famiglie più giovani, completando un quadro già delineato di spostamento nelle cin-ture urbane. Il costo dell’abitare é talmente elevato che ha generato flussi verso i cenri limitrofi alle aree urbane.

Quali politiche

Una politica dell’insediamento che recuperi i tessuti urbani all’insedia-mento abitativo é pensabile anche a livello locale. Ci si sposta anche per-ché non si trovano case a prezzi bas-si, sia in acquisto che in affitto. Ci possiamo porre l’obbiettivo di rende-re più trasparende-rente il mercato della ca-sa (borse immobiliari)?

Ricchezza, disagio sociale e disoc-cupazione

Sintesi

La distribuzione della ricchezza si accompagna spesso a situazioni di disagio sociale e alla contemporanea presenza di disoccupazione. A parte le aree più svantaggiate della regione

(anche qui alcune zone appenniniche e del ferrarese) tale compresenza evidenzia un ruolo della famiglia e più in generale del tessuto sociale come ammortizzatore del disagio occupa-zionale. Le classiche relazioni fra oc-cupazione e ricchezza presentano una discontinuità: al di sotto di tassi di disoccupazione particolarmente elevati la disoccupazione cessa di essere un dramma.

Alcune considerazioni

Tuttavia il problema delle aree meno sviluppate della regione resta. La presenza di forza lavoro inoccupata segnala una necessità di impiegare correttamente questa risorsa e di ri-lanciare dei progetti di sviluppo equi-librato del territorio.

Quali politiche

Un rilancio della formazione come strumento di sviluppo del territorio va sicuramente tentato. Un piano di sviluppo dell’offerta formativa e del-la nascita di nuove imprese innovati-ve nelle aree meno sviluppate va tentato. Occorre sicuramente tenere conto delle vocazioni e delle poten-zialità delle aree meno sviluppate, per proporre non uno sviluppo basa-to su modelli di industrializzazione improponibili, ma di specializzazione e di valorizzazione delle potenzialità anche ambientali di tali aree.

La politica delle localizzazioni e della valorizzazione dell’artigianato, che spesso costituisce la struttura eco-nomica portante di queste aree, va ripensata a partire dalla piena attua-zione dei piani provinciali dell’artigia-nato e dal supporto alle imprese. La territorializzazione delle politiche di

Presentazione dell’indagine su

“La qualità della vita nei comuni dell’Emilia-Romagna – La nuova mappa del territorio regionale”

Intervento del Presidente di Unioncamere Pietro Baccarini 115 Bologna, Aula Magna Nomisma Incontri, 21 Giugno 1996

servizi alle imprese va ripresa in que-sta ottica, sfruttando al pieno le si-nergie che si possono attivare fra as-sociazionismo economico, enti loca-li e Camere di commercio.

La localizzazione delle attività econo-miche - Sintesi

Permane prevalente il modello della specializzazione territoriale delle atti-vità produttive che ha caratterizzato in questi anni lo sviluppo di questa regione. Le aree urbane si caratteriz-zano sempre di più per una maggio-re pmaggio-resenza di sistemi di servizi alle imprese, mentre le attività produttive sono state in qualche modo deloca-lizzate sui comuni della cintura.

Il rapporto fra industrializzazione e presenza di servizi con il reddito é elevato, ma la presenza di attività produttive in forte concentrazione non é sempre correlata con una qualità della vita elevata (ad esempio per motivi di natura ambientale).

Alcune considerazioni

I distretti industriali stanno vivendo un forte periodo di trasformazione. L’af-fermarsi di imprese leader all’interno del distretto, la crescita dimensionale delle imprese sospinta da fattori tec-nologici fanno si che le tradizionali ag-gregazioni distrettuali siano oggi scar-samente riconoscibili. Tuttavia una politica industriale rivolta a questi pro-cessi di trasformazione, più che ad una immagine statica del distretto che appartiene ormai al passato, si rende ancora più necessaria, visti i processi di diffusione sul territorio che l’industrializzazione ha conosciuta.

Quali politiche?

Finanza per lo sviluppo degli

investi-menti, processi di internazionalizza-zione, diffusione dell’innovazione so-no i temi principali che occorre cala-re sul territorio per favoricala-re i processi di sviluppo di quelli che sono stati i distretti industriali in Emilia-Roma-gna. L’attività creditizia e dei consor-zi fidi devono potere essere affianca-te da strumenti di finanza innovativa che consentano la crescita dimensio-nale delle imprese e dei loro gruppi.

Essi costituiscono anche una forte leva per l’attrazione di nuovi investi-menti, che può costituire, nell’ambito dello sviluppo di una politica di mar-keting territoriale, un ulteriore fattore dui crescita dell’economia locale.

L’ambiente é un tema di forte rile-vanza, ma al quale va dato un ap-proccio positivo e non

semplicemen-te vincolistico. I dati che Cciaa stan-no arccogliendo tramite i moduli di dichiarazione unica ambientale (MUD) ci daranno un quadro detta-gliato delle necessità di smaltimento dei rifiuti. La logistica della raccolta dei rifiuti e il loro smaltimento, stoc-caggio e riciclaggio vanno riformula-te, consentendo alle imprese di mini-mizzare il loro impatto ambientale e dando una risoluzione positiva ai problemi che l’attività produttiva ine-vitabilmente genera.

I poli di attrazione ed i servizi.

Sintesi

I principali poli di attrazione e dei ser-vizi di primo e secondo livello in Emi-lia-Romagna coincidono con la distri-buzione dei principali centri urbani sul-la via Emilia e con i capoluoghi di

pro-Presentazione dell’indagine su

“La qualità della vita nei comuni dell’Emilia-Romagna – La nuova mappa del territorio regionale”

Seduta di Consiglio Unioncamere

Da sinistra: M.se Claudio Macchiavelli, consigliere - Geom. Giorgio Serra, Direttore Centro Estero - Dott. Antonio Camellini, Presidente CCIAA di Modena.

116 Intervento del Presidente di Unioncamere Pietro Baccarini Bologna, Aula Magna Nomisma Incontri, 21 Giugno 1996 vincia. Tale distribuzione é rimasta

so-stanzialmente invariata negli ultimi an-ni, e lascia presupporre che molti dei movimenti di pendolarismo siano do-vuti proprio alla localizzazione abitati-va della familie nelle zone di cintura ri-spetto a tali poli di attrazione.

Alcune considerazioni

Stentano ad emergere in regione dei poli di servizio che fungano da attra-zione per l’investimento, anche dal-l’estero. Si avverte un diffuso biso-gno di raggiungere masse critiche, fino ad ora non raggiunte, anche per quanto riguarda servizi avanzati alle imprese, oltre che alle persone. Può emergere una logica di specializza-zione del territorio in queste funzio-ni? Forse si, a patto che la mobilità (oltre che l’accessibilità) siano mag-giormente garantite sul territorio re-gionale.

Quali politiche

Le scelte di localizzazione delle prin-cipali infrastrutture, nelle quali sono spesso coinvolte le Camere di com-mercio, deve essere rivisto in un’otti-ca di specializzazione dei centri ur-bani sul territorio, assicurando mobi-lità ed accessibimobi-lità con il sistema dei trasporti.

I bilanci delle amministrazioni comu-nali. - Sintesi

L’indagine fa emergere che i comuni con elevate spese per servizi ai citta-dini sono, di norma, quelli con indici sintetici di ricchezza medio alta.

D’altra parte vi sono comuni che mantengono una maggiore flessibili-tà dei loro bilanci, pur contribuendo di meno all’innalzamento della quali-tà della vita delle loro aree territoriali.

Da un punto di vista più generale si é potuto osservare che comuni vicini, dal punto di vista territoriale, tendo-no a mantenere strutture simili dei bilanci.

Alcune considerazioni

Le autonomie locali giocano un ruo-lo, spesso trascurato ma importan-te nello sviluppo del importan-territorio. La ri-chiesta di maggiore autonomia però non deve fare dimenticare che spesso l’impresa é legata al suo ter-ritorio e non sempre può scegliere o vuole scegliere una localizzazione diversa. Comportamenti fortemente disomogenei delle amministrazioni locali finiscono così per trasformarsi in svantaggi competitivi per la pic-cola impresa, o in spinte a localiz-zarsi altrove per la media e grande impresa.

Quali politiche

é necessario ritrovare un momento di confronto sulle politiche delle am-ministrazioni comunali e le forze eco-nomiche, anche attraverso il contri-buto delle Camere di commercio. I temi di lavoro sono molteplici: la rea-lizzazione delle opere pubbliche, la valorizzazione del territorio, le politi-che di insediamento e, ultimo ma non ultimo, i sistemi di imposizione e di tariffe che a livello locale colpisco-no l’impresa. Un sistema che si oc-cupi di osservare e aiuto un naturale e libero coordinamento delle autono-mie locali su questi temi non può non vedere coinvolta l’impresa e i suoi sistemi di rappresentanza.

Presentazione dell’indagine su

“La qualità della vita nei comuni dell’Emilia-Romagna – La nuova mappa del territorio regionale”

Rapporto sull’andamento economico regionale, tenutosi a Bologna nel dicembre 1997 117 Relazione del Presidente di Unioncamere Pietro Baccarini

Il modello econometrico di Prome-teia stima per il 1997 un aumento reale del Prodotto interno lordo del-l’Emilia-Romagna pari allo 0,8 per cento, in lieve accelerazione rispetto alla crescita prevista dallo stesso istituto per il 1996. Questa stima sembra coerente con l’andamento moderatamente espansivo che ha contraddistinto l’economia dell’Emi-lia-Romagna. Se le previsioni saran-no rispettate, si registrerà un aumen-to lievemente più contenuaumen-to rispetaumen-to a quello dell’1,2 per cento previsto per il Paese in sede di Relazione pre-visionale e programmatica. Chi in-tende interpretare negativamente questo andamento deve tuttavia considerare che bisogna confrontare questa situazione con una regione, quale l’Emilia-Romagna, che vanta posizioni di eccellenza, in ambito na-zionale, in termini di reddito pro ca-pite e di export, senza dimenticare gli indicatori del mercato del lavoro, tra i meglio intonati in ambito nazio-nale. Lo scenario di medio periodo redatto da Prometeia prevede tutta-via un apprezzabile miglioramento già dal 1998. L’adesione alla prima fase dell’Europa monetaria, sempre più reale visti i buoni risultati ottenuti in termini di tassi d’interesse, d’infla-zione e di controllo della spesa pub-blica, dovrebbe stabilizzare verso il basso il sistema dei tassi, consen-tendo a tutta l’economia di benefi-ciare di costi del denaro più conte-nuti. La prosecuzione delle politiche virtuose in termini di spesa pubblica dovrebbe consentire di alleggerire la pressione fiscale, con conseguente

liberazione di risorse verso gli inve-stimenti, creando di conseguenza nuova occupazione. Fino al 2000 il Pil dell’Emilia-Romagna è previsto in crescita a tassi superiori al 2 per cento. Per quanto concerne i rami di attività, agricoltura, industria e servi-zi destinabili alla vendita faranno re-gistrare fra il 1998 e il 2000 aumenti reali del valore aggiunto compresi fra il 2-3 per cento. Meno accentuata sarà la crescita dei servizi non desti-nabili alla vendita, in gran parte rap-presentativi delle attività della Pub-blica amministrazione, il cui aumento salirà dal modesto 0,4 per cento del 1998 all’1,2 per cento del 2000. I consumi delle famiglie, dopo il lieve aumento dello 0,6 per cento previsto per il 1998, riprenderanno quota nel 1999 per arrivare all’incremento del 2 per cento previsto nel 2000. Parte di questo andamento sarà imputabi-le alla crescita dei salari, che si man-terrà superiore di circa un punto per-centuale all’evoluzione dei prezzi al consumo. Gli investimenti torneranno a crescere in misura consistente -oltre il 4 per cento - già dal 1998, mantenendo questo trend fino al 2000. Le esportazioni saliranno a tassi apprezzabili, compresi fra il 6 e l’8 per cento.

Le ricadute sull’occupazione di que-sto scenario non saranno tuttavia immediate. Nel 1998 è prevista una diminuzione dello 0,8 per cento, che si sommerà a quella dell’1,4 per cento attesa per il 1997. Nel 1999 si registrerà una situazione di sostan-ziale stazionarietà e solo dal 2000 si avrà una situazione moderatamente

espansiva pari allo 0,4 per cento. Le persone in cerca di occupazione so-no destinate a salire nel biennio 1997-1998. Dal 1999 fino al 2000 si avranno invece flessioni accentuate, pari rispettivamente al 5,1 e 8,2 per cento. Se analizziamo a grandi linee l’evoluzione dei vari comparti pro-duttivi, si può evincere, come antici-pato, una tendenza di moderata ri-presa, che tuttavia non ha interessa-to tutti i setinteressa-tori. In estrema sintesi si può parlare di un 1997 tra luci e om-bre, quasi a configurare una sorta di ponte verso un triennio, quale il 1998-2000, che dovrebbe riservare, secondo le previsioni, una svolta fi-nalmente positiva. L’annata agraria, sulla base dei primi parziali dati, do-vrebbe accusare un sensibile calo della produzione lorda vendibile in gran parte dovuto alle avverse con-dizioni meteorologiche.

L’industria manifatturiera - nel 1996 ha concorso alla formazione del red-dito regionale con una quota del 28,6 per cento - ha proposto tassi di crescita di produzione e di fatturato più ampi rispetto ai moderati aumen-ti rilevaaumen-ti nel 1996. Il mercato interno ha interrotto la tendenza negativa, mentre l'estero ha proposto incre-menti apprezzabili, più ampi di quelli registrati nel 1996. L’artigianato ha accusato nei primi sei mesi un calo produttivo. L’industria delle costru-zioni ha chiuso il primo semestre, re-gistrando un calo della produzione che ha consolidato la tendenza ne-gativa in atto dal 1993. Il ricorso alla Cassa integrazione guadagni di ma-trice anticongiunturale si è attenuato,

Nel documento Emilia-Romagna Regione d’Europa (pagine 115-119)

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