Intervento del Presidente di Unioncamere Pietro Baccarini 171 Bologna, Hotel Sheraton, 10 Luglio 1998
la loro localizzazione territoriale. Più com-plessa appare la definizione delle linee strategiche da seguire e dei servizi da approntare a sostegno dell’internaziona-lizzazione. Dalle risposte delle imprese dell’Emilia-Romagna intervistate emerge chiaramente una frammentazione della domanda di servizi; non è possibile ri-condurre le richieste delle aziende a so-stegno della loro attività estera in una ti-pologia ristretta e ben definibile di servizi, ma esse variano in funzione della localiz-zazione, della dimensione aziendale, del settore di attività, della propensione al-l’export e di altre numerose caratteristi-che. Dall’analisi delle risposte è comun-que possibile estrapolare alcuni compor-tamenti condivisi dalla maggioranza delle imprese da cui partire nell’approntare le politiche a sostegno dell’internazionaliz-zazione. Una prima costante è la scarsa conoscenza da parte delle aziende dei servizi offerti dalle varie Istituzioni operan-ti sul territorio: mediamente un terzo del-le imprese non utilizza i mezzi predisposti dalle strutture pubbliche proprio perché non ne conosce l’esistenza. Se sono no-ti quasi a tutte le imprese i servizi offerno-ti dalle banche, un quarto delle aziende esportatrici non è al corrente delle op-portunità messe a disposizione dalle Ca-mere di Commercio e dalle associazioni di categoria, percentuale che sale drasti-camente per altre strutture. Un secondo elemento che emerge dall’analisi dei da-ti è un maggior interesse da parte delle imprese per tutti quei servizi destinati ad agevolare le esportazioni, mentre appare evidente la scarsa importanza attribuita ai supporti rivolti a sostenere un’attività di internazionalizzazione diretta. Per questa ragione le imprese privilegiano i servizi di
tipo promozionale e informativo piuttosto che quelli consulenziali e formativi. Sono considerate di grande importanza le in-formazioni sulle opportunità nei diversi Paesi d’interesse e, soprattutto, è richie-sta la predisposizione di strumenti per valutare l’affidabilità del partner. Non so-no ritenute utili le informazioni che impli-cano un maggiore coinvolgimento nel-l’attività internazionale non limitata sola-mente all’import-export, quali quelle ine-renti le normative e gli investimenti all’e-stero, gli strumenti e i programmi dell’U-nione Europea. Sempre nella stessa otti-ca va valutato il giudizio positivo espres-so per fiere e mostre come servizi per la promozione dell’attività internazionale, mentre sono giudicate meno interessan-ti le missioni all’estero e gli incontri appo-sitamente organizzati in Italia. Ai servizi di assistenza e consulenza si rivolgono principalmente le imprese maggiormente radicate sul territorio di riferimento e le aziende forti esportatrici. Interessa so-prattutto ricevere assistenza nella valuta-zione del rischio d’impresa e nella ricerca di agenti o rappresentanti. L’attenzione delle imprese verso i servizi di formazione dell’attività internazionale è estremamen-te bassa, limitata all’area riguardanestremamen-te il fi-nanziamento e l’assicurazione dei crediti e rivolta al personale amministrativo inca-ricato delle operazioni con l’estero. Le ri-chieste di servizi all’internazionalizzazio-ne, come già riscontrato nell’analisi dei comportamenti sui mercati esteri, sono fortemente condizionate dalla dimensio-ne aziendale. A fronte di poche grandi imprese che già hanno avviato il proces-so di internazionalizzazione e conproces-solida- consolida-to la propria presenza all’estero, la regio-ne conta la presenza di moltissime
pic-cole e medie aziende che solo ora si af-facciano sui mercati internazionali. Men-tre le prime, dotate di un’organizzazione interna e di una rete di consulenti privati che le rende autosufficienti, utilizzano so-lo pochi supporti forniti dalle strutture pubbliche, per le seconde la qualità e l’efficienza dei servizi forniti dalle Istituzio-ni saranno fondamentali nel determinare la capacità di penetrazione nei mercati esteri. Le politiche industriali, dunque, devono tenere conto di questa dicoto-mia. In Emilia-Romagna l’offerta di servi-zi all’export e più in generale all’interna-zionalizzazione è indubbiamente cresciu-ta nel corso degli anni ’90 e presencresciu-ta aspetti positivi che sembrano proprio an-dare nel senso degli orientamenti indica-ti dalle imprese. In parindica-ticolare tali aspetindica-ti positivi possono essere così riassunti:
• l’attivazione di strumenti di comunica-zione mirati alle imprese e l’inizio di pri-me politiche di marketing attivo dei servizi;
• l’estensione dei servizi promozionali alle aree del mondo economicamente emergenti;
• l’aumento delle risorse, sia finanziarie che professionali, a sostegno dei pro-cessi d’internazionalizzazione dell’e-conomia e delle imprese;
• l’avvio di prime esperienze di collabo-razioni in rete tra istituzioni, enti e sog-getti operanti sul territorio regionale, quindi l’avvio di collaborazioni anche operative tra enti della regione ed istitu-zioni di altre regioni italiane e straniere.
L’offerta di servizi è caratterizzata dalla presenza di una pluralità di soggetti ero-gatori: quelli di natura istituzionale (la Re-gione Emilia-Romagna ed i suoi enti de-rivati e specializzati, il sistema Ervet ed in
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“Internazionalizzazione e mercato globale: politiche e nuovi strumenti per le piccole e medie imprese”
172 Intervento del Presidente di Unioncamere Pietro Baccarini Bologna, Hotel Sheraton, 10 Luglio 1998 particolare Aster; il sistema camerale
re-gionale costituito dalle Camere di Com-mercio e le loro Aziende Speciali, dall’U-nione Regionale delle Camere di Com-mercio e dal Centro Estero, l’Istituto per il Commercio Estero di Bologna), quelli di natura associativa (le associazioni im-prenditoriali), quelli di natura consortile (i consorzi d’imprese per l’export come Cepi, Expo Modena, Parma Tecnologia, Piacenza Alimentare, Romagna Alimen-tare ed altri). Non va poi dimenticato il ruolo del sistema fieristico regionale, as-se fondamentale di un potenziale nuovo sistema integrato dell’offerta regionale dei servizi all’internazionalizzazione.
Manca all’interno di questa pluralità di soggetti un punto di riferimento a livello regionale riconoscibile da tutti. Si tratta di capire se ed in che modo è possibile raggiungere questo obiettivo mettendo in rete e rendendo realmente disponibile alle imprese il sistema di servizi esistenti.
Permangono evidenti numerose insuffi-cienze e gravi disfunzioni nell’attuale si-stema d’offerta, che possono essere co-sì delineate:
• frammentazione delle risorse;
• estrema difficoltà nell’individuazione di progetti prioritari;
• ridotta dimensione media dei singoli enti;
• insufficiente conoscenza e visibilità delle iniziative avviate;
• ripetute sovrapposizioni di iniziative;
• prestazioni insufficienti in certe aree di servizio;
• debole valorizzazione del mercato pri-vato dei servizi di consulenza export.
La proposta di una riorganizzazione dei servizi all’internazionalizzazione presenti ed operanti in regione deve essere
fina-lizzata all’obiettivo del massimo coordi-namento, dell’integrazione ed in parte dell’accentramento, in un soggetto unico regionale, di molte funzioni proprie dell’in-ternazionalizzazione. Ovviamente, l’ac-centramento deve riguardare quelle fun-zioni che essendo molto specializzate non sono efficacemente organizzabili a li-vello provinciale, o gestibili sul piano eco-nomico senza inutili duplicazioni di spe-sa. Il soggetto unico non si dovrà certo configurare come l’ennesima struttura che si occupa di servizi all’export ed al-l’internazionalizzazione, ma come l’unico animatore di una rete che opera su tali materie nella dimensione regionale per conto e d’intesa con le istituzioni ed i soggetti che l’hanno promossa e ne so-stengno l’attività. Il modello gestionale potrebbe rientrare nella sfera privatistica, la gestione dovrebbe essere fortemente orientata a garantire efficacia e tempesti-vità di risposta alla domanda di servizi espressa dalle imprese. Sul piano giuridi-co-organizzativo una soluzione in questo senso è suggerita dalle innovazioni legis-lative intervenute in questi ultimi mesi sia con l’approvazione della legge di riforma dell’ICE (68/ 1997), sia con quella del decentramento amministrativo (59/
1997) ed i suoi decreti attuativi, in parti-colare il 112/98. L’articolo 3 comma 3 della legge di riforma dell’ICE attribuisce larga autonomia alle Regioni lasciando facoltà alle stesse, ove esista una plurali-tà di soggetti pubblici operanti nell’eroga-zione di servizi di supporto all’internazio-nalizzazione, di costituire “nuovi ambiti organizzativi regionali” destinati all’ero-gazione di servizi per i sistemi locali di im-presa. Viene quindi dato dal legislatore molto spazio alle Regioni nella
promozio-ne all’estero. La costituziopromozio-ne di “nuovi ambiti organizzativi regionali” destinati al-l’erogazione di servizi all’internazionaliz-zazione del sistema imprenditoriale re-gionale deve evitare da un lato la sovrap-posizione e la duplicazione delle modali-tà dell’offerta, dall’altra l’affermarsi di nuove logiche accentratrici negli appara-ti regionali, che altro non provocherebbe-ro se non un ulteriore allontanamento della fruibilità dei servizi dell’utente-impre-sa. Si deve invece instaurare e struttura-re un rapporto di solida collaborazione fra i diversi soggetti, ognuno con una specifica vocazione e specializzazione nell’offerta di servizi all’internazionalizza-zione, tale da garantire la prossimità del-l’offerta complessiva di quei servizi al si-stema impresa Emilia-Romagna e la ri-spondenza puntuale ad una domanda, come si è detto, sempre meno standar-dizzata e sempre più personalizzata. La Regione Emilia-Romagna ha recente-mente diffuso la prima bozza del proget-to di legge regionale sul decentramenproget-to amministrativo e ha dedicato un articolo all’attuazione delle funzioni delegate ine-renti lo sviluppo delle esportazioni e del-l’internazionalizzazione. Tale attuazione è detto che deve essere realizzata “in con-corso con altri soggetti” e che, a tal fine, la Regione “stipula accordi con le ammi-nistrazioni centrali dello Stato, l’ICE, il si-stema camerale, le Province, le associa-zioni delle categorie produttive, gli Enti Fieristici ed altri soggetti pubblici e privati ritenuti idonei”. In linea di principio il det-tato legislativo regionale è coerente con l’impianto della riforma dell’ICE e prelude a scelte innovative di riorganizzazione dei sistemi all’internazionalizzazione.
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Rapporto sull’andamento economico regionale, tenutosi a Bologna nel dicembre 1999 173 Relazione del Presidente di Unioncamere Pietro Baccarini
La valutazione sull’andamento del reddito dell'Emilia-Romagna del 1999 risulta abbastanza problema-tica a causa della incompletezza dei dati disponibili. Si può tuttavia affer-mare che i primi otto - nove mesi del 1999 si sono chiusi tra luci e ombre, in sostanziale linea con l'e-voluzione congiunturale italiana.
I risultati più positivi sono stati rap-presentati dal miglioramento del-l’occupazione e dal contestuale ca-lo delle persone in cerca di occupa-zione, dai forti segnali di ripresa del-l’industria delle costruzioni, dalla ap-prezzabile crescita degli impieghi bancari, dal nuovo aumento dei tra-sporti aerei, dall'allargamento della compagine imprenditoriale e dal mi-nore numero di fallimenti dichiarati.
Gli investimenti dell'industria mani-fatturiera sono aumentati, anche se in misura più ridotta rispetto al 1998. La cooperazione si avvia a chiudere l'anno con risultati positivi in termini di fatturato e occupazione.
La stagione turistica sembra avere mantenuto i livelli di quella prece-dente. L'industria manifatturiera ha consolidato il trend di crescita, an-che se con un'intensità più conte-nuta rispetto al 1998. L'energia elettrica venduta dall'Enel nei locali e luoghi diversi dalle abitazioni, è cresciuta nel primo semestre del 3,5 per cento rispetto all'analogo periodo del 1998.
Le note negative non sono tuttavia mancate. L'agricoltura ha accusato flessioni dei prezzi alla produzione.
La pesca marittima ha visto
diminui-re i ricavi. L’artigianato non ha dato alcun segno di ripresa produttiva. Il commercio al dettaglio ha accusato pesantezza nelle vendite, soprattut-to per quansoprattut-to concerne la piccola distribuzione. L’export è diminuito.
Cali di attività sono inoltre venuti dai trasporti stradali, portuali e ferrovia-ri. I protesti sono aumentati. Lo stesso è avvenuto per le ore di la-voro perdute a causa degli scioperi.
Nel 1998 il reddito dell’Emilia-Ro-magna, secondo le valutazione del-l'Istituto Guglielmo Tagliacarne, è aumentato in termini reali del 2,1 per cento. In ambito nazionale, solo il Trentino - Alto Adige è cresciuto più velocemente. A nostro avviso ben difficilmente si riuscirà ad ugua-gliare quell’incremento, al massimo ci attendiamo per il 1999 una cre-scita attestata attorno all’1,7 per cento, certamente contenuta, ma tuttavia più ampia di quella prospet-tata per il Paese che dovrebbe atte-starsi fra l’1-1,3 per cento.
Passiamo ora ad illustrare più det-tagliatamente alcuni temi specifici della congiuntura del 1999, riman-dando ai capitoli specifici coloro che desiderano un ulteriore appro-fondimento.
Nel mercato del lavoro, la situa-zione occupazionale è stata carat-terizzata da un andamento tenden-zialmente positivo. Nei primi sette mesi dell'anno, secondo la nuova serie delle rilevazioni delle forze di lavoro, gli occupati sono aumentati del 2,2 per cento rispetto all'analo-go periodo del 1998. La crescita occupazionale ha interessato
mag-giormente le donne, confermando l'Emilia-Romagna tra i primi posti in Italia ed Europa per partecipazione al lavoro. Con riguardo alla posizio-ne professionale, l'occupazioposizio-ne alle dipendenze è aumentata più inten-samente rispetto a quella indipen-dente. Le rilevazioni effettuate dagli Uffici del lavoro relative agli avvia-menti sottolineano come, in Emilia-Romagna, siano sempre più utiliz-zati gli strumenti capaci di rendere più flessibile il mercato del lavoro, quali le assunzioni a tempo determi-nato e part-time, in grado di stimo-lare le imprese ad accogliere un nu-mero crescente di lavoratori. In for-te espansione è inoltre apparso il lavoro interinale. Le persone in cer-ca di occupazione sono diminuite di circa 15.000 unità. Il relativo tasso è sceso dal 5,4 al 4,5 per cento. In termini di disoccupazione giovanile l'Emilia-Romagna ha fatto registrare nello scorso luglio il terzo migliore tasso in ambito nazionale, alle spal-le di Trentino-Alto Adige e Valspal-le d'Aosta.
La manodopera extracomunitaria ha registrato un ampio aumento de-gli avviamenti. La relativa consisten-za degli iscritti nelle liste di colloca-mento è salita del 4,8 per cento.
Per quanto concerne l'annata agraria nel periodo luglio 1998 – giugno 1999, i prezzi del frumento tenero sono diminuiti del 5,8 per cento rispetto ai dodici mesi prece-denti. A partire da luglio, con l'inizio della nuova campagna, è stata tut-tavia registrata una inversione di tendenza. Per l’eccedenza