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Le previsioni 1997 per l’Emilia-Romagna

Nel documento Emilia-Romagna Regione d’Europa (pagine 104-109)

Lo scenario di P.I.E.R.O. per il 1997

Produzione Industriale Emilia-Romagna

103 stimato dai modelli econometrici

re-gionali di Prometeia attorno al 5%

(le stime formulate in sede di rap-porto di previsione 1995 erano atte-state attorno al 3,6%). L'Istituto G.

Tagliacarne ha pubblicato stime re-lative alla crescita del valore aggiun-to al cosaggiun-to dei fataggiun-tori a prezzi 1990 che quotano una crescita in quanti-tà prossima al 3,6%. Nonostante la provvisorietà dei dati e le differenti metodologie di stima utilizzate da Unioncamere Emilia-Romagna, Pro-meteia e Istituto G. Tagliacarne le valutazioni sono concordi: il 1995 è stato un anno di forte crescita per l'economia regionale nel suo com-plesso.

Maggiori difficoltà sorgono nel valu-tare gli effetti complessivi dell'anda-mento dei singoli settori su valore aggiunto e prodotto interno lordo regionale per il 1996. Prometeia quota infatti la crescita del pil nazio-nale su una media annua 1996 prossima allo 0,7%, risultato positi-vo, ma alquanto ridotto rispetto alle previsioni formulate nel corso del 1995 sul 1996. Inoltre il delinearsi in maniera relativamente piu' chiara della struttura e del peso della leg-ge finanziaria, costringono, al mo-mento in cui scriviamo, a rivedere al ribasso anche tutte le stime effet-tuate sulla crescita del pil nel 1997.

Una semplice trasposizione dei ri-sultati del modello econometrico utilizzato per la valutazione del pro-dotto interno lordo imporrebbe una stima della crescita del Pil nel 1996 prossima allo zero, mentre la cre-scita del valore aggiunto si

asseste-rebbe attorno allo 0,4%, quindi, in termini di tassi di crescita, al di sot-to della crescita del prodotsot-to inter-no lordo a livello nazionale.

Tale stima va piu' che mai valutata con estrema prudenza. Nel com-plesso i risultati dei diversi settori dell'economia regionale non sono tali da confermare una previsione cosi' bassa. Il settore agricolo ha conosciuto una caduta dei prezzi, ma una crescita quantitativa delle produzioni; l'industria si avvia a concludere l'anno con tassi di cre-scita nulli, ma la media annuale del-la crescita deldel-la produzione indu-striale, pur prossima allo zero, non dovrebbe essere negativa; l'annata turistica è risultata nel complesso stazionaria mentre credito e tra-sporti hanno ottenuto risultati non negativi. Di piu' difficile valutazione sono invece i risultati della distribu-zione commerciale, nella quale la ri-composizione delle quote di merca-to a favore della grande distribuzio-ne rende difficile la valutaziodistribuzio-ne degli andamenti congiunturali.

I risultati della simulazione ottenuta col modello econometrico vengono comunque pubblicati come medie del biennio 1996-1997. Lo scenario utilizzato ingloba già gli effetti che la legge finanziaria esplicherà soprat-tutto nel 1997; tuttavia risulta diffici-le aldiffici-le procedure utilizzate dal mo-dello econometrico assegnare cor-rettamente a uno solo dei due anni gli impatti che la legge finanziaria eserciterà. Ci pare quindi opportuno sottoporre la previsione cosi' come essa emerge dalle ipotesi formulate

nello scenario nazionale, pur tenen-do conto che le stime relative al 1996 citate nel testo potrebbero es-sere ritoccate al rialzo mano a ma-no che nuovi dati si renderanma-no dis-ponibili.

Nel 1997 la crescita del prodotto in-terno lordo potrebbe mantenersi positiva, ma comunque non supe-riore all'andamento del Pil a livello nazionale. Gli effetti restrittivi della legge finanziaria dovrebbero in par-ticolare esercitarsi sui redditi delle famiglie, contenendo l'incremento dei consumi a prezzi costanti 1985.

In definitiva la compressione dei consumi (stimati in aumento solo per effetto di una crescita della pro-pensione al consumo) derivante dalla diminuzione del reddito dispo-nibile per il 1997 (come prevede Prometeia) potrebbe esercitare i suoi effetti sul livello complessivo della domanda interna provocando un rallentamento di tutti i settori nel corso del 1997. Tale rallentamento potrebbe poi essere compensato da una successiva crescita tra la fi-ne del 1997 e l'inizio del 1998. Il 1998 dovrebbe infatti segnare una ripresa del clima di fiducia degli operatori economici, in seguito ai ri-sultati ottenuti in termini di risana-mento del bilancio pubblico e in se-guito all'allentarsi della politica mo-netaria. Gli investimenti in macchi-nari ed impianti hanno segnato nel 1995 un tasso di crescita molto ele-vato, accentuato anche dagli effetti della legge Tremonti. Dopo la battu-ta d'arresto segnabattu-ta nel 1996 gli in-vestimenti potrebbero riprendere

Le previsioni 1997 per l’Emilia-Romagna

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lentamente a crescere nel 1997 e in particolare nel 1998. La ripresa del ciclo degli investimenti potrebbe comportare di riflesso una crescita piu' accentuata anche dei consumi sempre nel corso del 1998, anche attraverso l'incremento dei salari reali, in crescita nell'ipotesi del per-manere di un tasso di inflazione prossimo a 2,5 punti percentuali.

Il biennio 1996-1997 potrebbe con-cludersi con tassi di disoccupazio-ne medi piu' elevati del 1995, anche in virtu' del venire meno degli effetti di crescita riscontrati in quell'anno che hanno esercitato effetti positivi fino a tutta la metà del 1996.

Il rallentamento indotto dalla com-pressione dei consumi avrebbe ef-fetti negativi su tutti i settori. In par-ticolare l'industria potrebbe cono-scere un calo del valore aggiunto medio nel biennio dello 0,3%, an-che conseguente al calo della pro-duzione industriale previsto per il primo semestre del 1997. In termini di importazioni il netto rallentamen-to dell'attività economica farebbe segnare una crescita estremamente rallentata nel 1997. Le esportazioni segnerebbero un rallentamento an-cora piu' accentuato in seguito allo stabilizzarsi del tasso di cambio della lira contro il marco attorno alle 1.000 lire, come sancito anche dal recente rientro della lira nello SME.

Nel 1997 il tasso di crescita delle importazioni potrebbe, anche in conseguenza del rafforzamento del-la lira, sopravanzare il tasso di cre-scita delle esportazioni.

Le previsioni per l’industria emiliano-romagnola

La crescita della produzione indu-striale emiliano-romagnola nel 1996 ha subito un arresto e non pare possa andare oltre l'1,6%, dopo che nel 1995 aveva fatto segnare un incremento del 10%. La crescita è stata supportata solo dagli ordini esteri, mentre gli ordini interni sono diminuiti rispetto allo scorso anno.

Questo andamento è confermato anche dalla sensibile riduzione del grado di utilizzo degli impianti.

La politica di bilancio orientata al contenimento della spesa pubblica, la cautela dei consumatori, la stasi degli investimenti, hanno determina-to un accumularsi progressivo di scorte nel sistema, ridottesi minima-mente solo nella seconda metà del-l'anno, e hanno provocato una pro-gressiva riduzione degli ordini inter-ni. Questi dovrebbero registrare a fi-ne anno una variaziofi-ne media fi- nega-tiva pari a -0,4%. Infatti l'andamen-to degli ordini interni è divenul'andamen-to ne-gativo sin dalla primavera di que-st'anno e una sua lenta ripresa è possibile solo in chiusura di que-st'anno e nei primi mesi del 1997, mentre una vera accelerazione si avrà solo a fine anno. Il ritmo di cre-scita degli ordini esteri è risultato anch'esso ben lontano da quello del 1995 (+12,2%). Dopo un deciso ral-lentamento nel primo trimestre 1996 l'aumento degli ordini esteri è ripre-so, proseguendo però per il resto dell'anno ad un ritmo non superiore ad un terzo rispetto a quello dello scorso anno. La crescita media nel

1996 non andrà quindi oltre un 3,3%. Si rilevano qui gli effetti reces-sivi delle politiche di bilancio sull'an-damento delle principali economie europee. Ne risulta quindi la forte ri-duzione dell'incremento della pro-duzione industriale regionale. Si vie-ne anzi a definire una vera fase re-cessiva, seppure molto limitata in durata e intensità, in quanto le pre-visioni indicano che per il quarto tri-mestre 1996 e per il primo tritri-mestre 1997 la produzione industriale farà registrare variazioni di segno negati-vo. In tale ipotesi la ripresa della produzione potrebbe avverrebbe solo a metà del 1997, e con varia-zioni positive minime, si che il tasso medio di crescita previsto per il 1997 è attorno all'1%. Nel corso del 1997 dovrebbero però giungere i segnali della successiva ripresa. La variazione degli ordini interni è previ-sta in aumento del 4,3% e quella degli ordini esteri del 6,6%. Tali an-damenti si manifesteranno però so-prattutto nella seconda parte del-l'anno. Occorre però segnalare il ne-gativo trend che pare riavviarsi per l'occupazione, di cui si prevede un calo del 2,7% nel corso del 1997, dopo la riduzione prevista dell'1,5%

delle ore lavorate nel 1996.

Uno scenario alternativo:

il risanamento di bilancio e la difesa della lira nello Sme L'ipotesi di base formulata nella previsione per l'industria emiliano-romagnola si basa sull'efficacia del-l'azione di risanamento, la stabiliz-zazione del cambio lira/marco

all'in-Le previsioni 1997 per l’Emilia-Romagna

105 circa a quota 1.000, la ripresa a

ini-zio 1997 della domanda mondiale a ritmi più sostenuti, seppure non di molto, e una ripresa della domanda interna, inizialmente lenta e via via più sostenuta, a partire dal secondo trimestre 1997.

Occorre considerare che il recente rientro nello Sme della lira è avvenu-to a un livello di parità centrale di 990 lire per un marco e che per cor-rispondere ai criteri di Maastricht per l'ingresso nell'Unione monetaria si richiede che le valute nazionali in-teressate abbiano avuto un com-portamento stabile all'interno dello Sme per i due anni precedenti l'in-gresso. Questo potrebbe compor-tare un rallentamento della discesa dei tassi di interesse, soprattutto nel caso che aspettative negative sull'economia italiana portino a pressioni sul tasso di cambio da parte della speculazione internazio-nale. Inoltre allo stato attuale non compaiono ancora segnali della fu-tura ripresa della domanda interna e nei prossimi mesi occorrerà verifica-re l'efficacia dei provvedimenti pverifica-resi per ridurre il deficit della finanza pubblica. Potrebbe quindi rendersi necessario il varo di ulteriori mano-vre fiscali, i cui effetti andrebbero a sommarsi a quelli di una serie di provvedimenti che nei prossimi due anni dovranno trasformare in per-manente l'aggiustamento straordi-nario previsto dalla legge finanziaria per il 1997. In questo scenario al-ternativo ipotizziamo quindi che l'a-zione di bilancio non possa soste-nere la ripresa economica, ma

svol-ga anzi un ruolo restrittivo, insieme con una discesa dei tassi di interes-se più lenta di quanto previsto, si da determinare una sensibile riduzione della domanda interna, un punto percentuale in media annua, e che il cambio venga mantenuto molto prossimo alla parità centrale. In questo quadro alternativo, le linee di tendenza della previsione si man-tengono, ma assumono tinte più scure. Infatti se la durata della fase recessiva non aumenta, si indeboli-sce sensibilmente la fase di recupe-ro. La produzione farebbe registrare un aumento dello 0,7% nel 1997, sostanzialmente determinato dal-l'ultimo trimestre. Se gli ordini este-ri continuassero a procedere nella loro crescita con un ritmo solo lie-vemente più contenuto (+6,4%), appare evidente la flessione della crescita degli ordini interni per l'in-dustria regionale per i prossimi anni:

l'incremento dovrebbe risultare del 3,9% nel 1997 e avere tassi minori negli anni successivi. In questo ca-so una vera ripresa per l'industria regionale potrebbe venire solo dalla ripresa della domanda mondiale nel corso del 1998, se le imprese emi-liano-romagnole avranno saputo di-fendere i loro livelli di competitività.

I settori

L'industria dell'abbigliamento L'industria dell'abbigliamento ha molto risentito della riduzione della domanda. Nel 1996 infatti la produ-zione risulterà stazionaria, dopo l'incremento del 9% del 1995. Que-sto blocco della crescita era stato

preannunciato dalla riduzione del-l'incremento degli ordinativi, avviata dalla fine del 1995 e proseguita nel 1996, si che a fine anno la loro va-riazione sarà solo di +0,8%. Sulla scia dell'andamento produttivo po-sitivo dello scorso anno l'occupa-zione risulterà aumentata a fine an-no, mentre la riduzione del ritmo produttivo determinerà una riduzio-ne delle ore lavorate. Per il 1997 si prevede una variazione positiva de-gli ordini (+2.8%) che attiverà la produzione (+1,3%). Una crescita cosi limitata, dopo la stasi di que-st'anno, comporterà effetti negativi sull'occupazione, prevista in calo del 5%, anche a seguito delle ri-strutturazioni avviate nel settore.

L'industria tessile

La riduzione della crescita degli or-dini totali ha determinato un forte calo della produzione, che a partire dal primo trimestre ha fatto registra-re solo variazioni negative. A fine anno l'incremento della produzione dell'industria tessile si arresterà al 2,3%, mentre quella degli ordini non arriverà al 2%. Nel prossimo anno, dopo un ulteriore rallentamento, la crescita degli ordini dovrebbe ri-prendere, ma ad un tasso limitato, che non andrà oltre il 2,2% a fine 1997, si che la produzione farà regi-strare una variazione negativa dell'1%. Lo sfavorevole andamento congiunturale del 1996 ha determi-nato una riduzione delle ore lavora-te dello 0,5%, ma anche nel prossi-mo anno si dovrebbe registrare una caduta occupazionale della stessa entità.

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L'industria alimentare

L'industria alimentare regionale ha risentito meno di altri settori della sfavorevole congiuntura di questo anno. La crescita della produzione nel 1996 dovrebbe risultare del 3,8%, un livello superiore a quello dello scorso anno (+2,1%), grazie all'aumento della crescita degli ordi-ni. In particolare gli ordini interni do-vrebbero aumentare del 5,8%, mentre la crescita degli ordini esteri risulterà ancora più elevata (+10,9%). L'occupazione del setto-re non ne ha però beneficiato. Ri-masta stabile lo scorso anno, subirà quest'anno una sensibile riduzione, a fronte di una contemporanea di-minuzione delle ore lavorate.

Per il 1997 si prevede una nuova ri-duzione della crescita degli ordini (interni +4%, esteri +6,3%), mentre la produzione manterrà il saggio di crescita di quest'anno. Nonostante la crescita produttiva l'occupazione è prevista in ulteriore decremento, mentre risulterà in aumento il nume-ro delle ore effettivamente lavorate.

L'industria ceramica

L'industria della ceramica vive da anni un trend di riduzione del ritmo dell'attività produttiva. A fine anno la crescita della produzione si sarà ri-dotta allo 0,8%, a fronte del 4,9%

dello scorso anno. La diminuzione degli ordini interni risulterà molto forte a fine anno (-3,5%). A causa della elevata propensione all'espor-tazione, il settore ha risentito parti-colarmente della riduzione degli or-dini esteri, che nel 1996 faranno re-gistrare una variazione negativa

dell'1,9%. Nel 1997 il mercato inter-no inter-non offrirà ulteriori spazi di cre-scita, che saranno forniti invece dal-la ripresa deldal-la domanda mondiale:

si prevede che gli ordini interni si ri-durranno ulteriormente del 2,7%, mentre gli ordini esteri sono previsti in crescita del 2,1%. L'occupazione del settore non risentirà particolar-mente di questa situazione, mentre il numero delle ore lavorate effettiva-mente si ridurrà sensibileffettiva-mente.

L'industria dell'elettricità e dell'elettronica

Dopo anni estremamente positivi, la riduzione del ritmo di crescita degli ordini dell'industria dell'elettricità e dell'elettronica evidenziato nel corso del 1995 costituiva un'avvisaglia della variazione negativa (-1,7%) del complesso degli ordini e della ridu-zione della produridu-zione (-1,5%) che si registreranno a fine 1996. L'anda-mento degli ordini dovrebbe ripren-dere la tendenza positiva già nel 1997 (+7,5%), mentre la produzione dovrebbe riavviarsi nel 1998 e nel prossimo anno rimarrà ancora inva-riata. Questo andamento produttivo in tono minore, in un settore partico-larmente dinamico, ha determinato quest'anno una diminuzione delle ore effettivamente lavorate (-2,1%) e determinerà nel 1997 una sensibile riduzione dell'occupazione (-3,4%).

L'industria meccanica tradizionale

Anche per l'industria della meccani-ca tradizionale, il 1996 ha visto la brusca interruzione di un ciclo posi-tivo. A fine anno la variazione degli ordini interni risulterà negativa

(-1,7%), così come quella degli ordini esteri (-0,5%). Si tratta di un secca caduta rispetto ai trend dello scorso anno, rispettivamente +18,85 e +20%, che però non ha annullato la crescita della produzione, che pas-serà da una crescita del 15,1% nel 1995 a una variazione del +2,8% al-la fine di quest'anno. La variazione della produzione proseguirà questa traiettoria discendente anche nel 1997, quando la produzione si ri-durrà dell'1%. A quella data tuttavia la crescita degli ordini esteri sarà già ripresa, +5,4% a fine 1997, mentre gli ordini interni continueran-no a fare segnare variazioni negati-ve (-0,3%). Nel corso del 1996 il ral-lentamento della produzione si è scaricato sulle ore lavorate effettiva-mente (-1,9%), che continueranno a ridursi anche nel corso del 1997, mentre l'occupazione, ancora in crescita nel corso del 1996, ne ri-sulterà più sensibilmente colpita durante il prossimo anno.

Le previsioni 1997 per l’Emilia-Romagna

Estratto dalla Relazione del Presidente di Unioncamere al Consiglio di Amministrazione 107 Verso un nuovo modello di

relazio-ni tra sistema camerale riformato e nuovo regionalismo

Ai fini di una coerente stesura del Pro-gramma 1996 è necessario soffer-marsi su alcune valutazioni sul conte-sto politico ed economico nazionale e regionale.

Il 1995 si è caratterizzato, rispetto agli ultimi anni, per una ritrovata relativa stabilità politica ed economica nel no-stro paese, non senza elementi di pre-carietà e di rischio che impongono un moderato ottimismo per il futuro, so-prattutto per quello che riguarda le reali possibilità per l’Italia di essere ammessa alla prossima tappa dell’U-nione Europea, quella dell’udell’U-nione mo-netaria.

Il “governo dei tecnici”, sulla scia della ripresa dell’economia, grazie anche al recupero di credibilità della lira sui mercati internazionali, ha improntato ad un efficace realismo la politica de-gli interventi a favore del riassesta-mento delle finanze dello Stato.

Appare però sempre più impellente, non solo per i suoi risvolti finanziari, bensì per il suo significato politico, una complessiva riforma delle autono-mie regionali in senso federalista che significa certamente dare al nostro si-stema democratico basi partecipative più solide, ma soprattutto significa, per una esigenza di efficienza ammini-strativa, rifuggire il diffondersi di ulte-riori logiche accentratrici negli appara-ti regionali.

Di federalismo fiscale tanto si è parla-to e tanparla-to si continua a parlare: le Re-gioni contestano una prospettiva di federalismo che proceda al semplice

trasferimento del gettito di alcuni tri-buti gestiti a livello centrale senza pe-rò attribuire alle Regioni stesse alcuna flessibilità ed autonomia sugli aspetti generali di politica tributaria (presup-posti del tributo, soggetti passivi, dif-ferenziazione delle aliquote, controlli).

Un riforma in questo senso, comun-que, a nulla varrebbe se non si proce-desse anche ad una complessiva ri-forma delle autonomie regionali, con l’alleggerimento dei vincoli di destina-zione delle risorse regionali e quindi con un ampliamento delle materie di competenza regionale.

Con la prospettiva dell’attribuzione di maggiori competenze alle Regioni, si affranca anche la necessità di un di-verso rapporto, da un lato tra pubbli-ca amministrazione e cittadini, dall’al-tro tra pubblica amministrazione terri-torio ed imprese, per un decisivo sal-to di qualità delle politiche per il terri-torio. In particolare il sistema di picco-la e media impresa esprime una forte domanda di un diverso modello di go-verno dell’economia, di diverse e più efficaci forme di regolazione dei rap-porti tra imprese ed istituzioni pubbli-che. E’ anche attraverso nuove forme di concertazione e coinvolgimento dei principali attori dell’economia regiona-le che si definiscono più efficaci politi-che e strategie operative, politi-che si indivi-duano regole chiare, certe e traspa-renti, che si riescono a stabilire priori-tà e che si attivano, infine, efficienti strumentazioni di controllo dei risulta-ti. In questo modo la Regione potrà ri-tirarsi, almeno in parte, dall’eccesso di gestione diretta di iniziative e progetti che troppo spesso incontrano

osta-coli alla tempestività ed efficacia del-l’intervento, causa la rigidità d’azione propria delle burocrazie pubbliche.

Le Camere di Commercio sono in pie-na fase di prima attuazione della legge di riforma, la 580/93, nella quale esse sono state riconosciute come istitu-zioni pubbliche delle imprese, apren-do un capitolo nuovo nei rapporti non solo tra imprese e Stato, ma anche tra

Le Camere di Commercio sono in pie-na fase di prima attuazione della legge di riforma, la 580/93, nella quale esse sono state riconosciute come istitu-zioni pubbliche delle imprese, apren-do un capitolo nuovo nei rapporti non solo tra imprese e Stato, ma anche tra

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