22 Estratto dalla relazione del Presidente di Unioncamere al Consiglio di Amministrazione provenienti non solo dal sistema
came-rale, ma anche da gran parte delle realtà socio – economiche della regione.
Attività convegnistica
Innanzitutto l’Unione regionale ha dato voce al sistema delle Camere di Com-mercio dell’Emilia – Romagna affron-tando alcuni dei temi più rilevanti lega-ti allo sviluppo economico del territorio regionale. Serrata l’attività convegnisti-ca dell’Ente a partire dal tema del futu-ro del trasporto merci nel mercato uni-co europeo per ribadire uni-come il uni- com-pito del sistema camerale debba esse-re quello di aggesse-regaesse-re gli inteesse-ressi del-le PMI per consentire all’offerta di ade-guarsi e muoversi coerentemente con una domanda non frammentata. Una sfida, quindi, che riguarda il settore sia sul versante della domanda che su quello dell’offerta e che lega indissolu-bilmente la competitività del settore stesso alla capacità di riconversione e riammodernamento delle strutture.
Ma il tema dell’integrazione europea è stato oggetto di riflessione anche nel-la sua accezione più ampia e a tal fine è stato organizzato un convegno nel tentativo di capire il perché delle diffi-coltà che il “sistema Italia” sta incon-trando nell’adattare le regole stabilite dalla Comunità al proprio sistema po-litico ed economico. Il convegno si in-titolava: “Regioni, Enti locali e Camere di Commercio: nuovi protagonisti nel-lo sviluppo dell’Europa”.
E’ stata poi realizzata una ricerca, con il Dipartimento di Scienze Economiche dell’Università di Bologna, dal titolo
“Emilia – Romagna Regione d’Europa.
Risorse e politiche di sviluppo per l’in-gresso nel mercato unico europeo”,
presentata in un convegno pubblico nel quale dall’esame della competitività di diversi sistemi industriali, come quello giapponese e tedesco, ci si è sofferma-ti su alcune indicazioni di polisofferma-tica indu-striale e sono state individuate quattro aree critiche (capacità tecnologica, si-stema formativo, dotazione infrastruttu-rale, ordine finanziario) anche con l’o-biettivo di individuare la posizione com-petitiva dell’Emilia – Romagna. Infine l’Unione regionale ha organizzato un convegno su “Le strategie di partecipa-zione al mercato del lavoro in Emilia – Romagna” per la presentazine di ulte-riori due ricerche realizzate in collabora-zione con l’Università Cattolica di Mila-no e con l’ISFEL Emilia – Romagna.
Attività di sistema
Ma la “voce” del sistema camerale del-l’Emilia – Romagna si è sentita anche attraverso la realizzazione di iniziative e progetti direttamente con la partecipa-zione delle Camere di Commercio. Ad esempio la costituzione, con la colla-borazione dell’IFOA ed avvalendosi dei servizi di ASTER, della rete regionale dei Centri di Innovazione e Trasferi-mento di Tecnologie (CITT) che collega le piccole e medie imprese alle iniziati-ve promosse nel campo dell’innovazio-ne. Il Centro CITT, presso ogni Camera di Commercio, svolge un ruolo di inter-faccia tra imprese, istituti di ricerca, en-ti di formazione, uffici di consulenze specialistici, in particolare per:
- fornire informazioni alle imprese e ri-spondere a quesiti nel campo dello sviluppo tecnologico dell’organizza-zione aziendale e dei finanziamenti all’innovazione;
- porre gli imprenditori in contatto con
le istituzioni che possiedono cono-scenze tecnologiche;
- fornire conoscenze sull’impiego di nuove tecnologie;
- segnalare attività e sviluppi tecnolo-gici alle imprese.
Con il Coordinamento dell’Unione re-gionale è stata anche costituita la rete regionale degli Eurosportelli.
Studi e ricerche
L’attività studi e ricerche si è concretiz-zata, oltre che nella pubblicazione e nella diffusione delle riviste e notiziari dell’Unione (Statistiche regionali, Stu-di, ricerche e documentazione, Nota di mercato, Congiuntura Industriale), in numerose iniziative di ricerca volte alla conoscenza dei settori economici re-gionali. In particolare nel 1992 sono state completate le ricerche sul setto-re agroindustriale, setto-realizzate in collabo-razione con l’Università Cattolica di Piacenza, sfociate nel Terzo Rapporto sul Sistema Agroindustriale, le ricerche sul settore artigiano con la presenta-zione del Terzo Rapporto dell’Osser-vatorio, in collaborazione con la Regio-ne, nonché la già citata ricerca “Emilia – Romagna Regione d’Europa. Risor-se e politiche di sviluppo per l’ingresso nel mercato unico europeo”.
Le attività dell’Osservatorio Economi-co hanno inoltre riguardato l’export, in collaborazione con la Federazione del-le Casse di Risparmio e Banche del Monte dell’Emilia – Romagna ed il turi-smo, in collaborazione con ISCOM.
L’Osservatorio sul sistema agroali-mentare oltre alle analisi dello scenario internazionale e comunitario e dell’e-voluzione dei flussi commerciali e dei prezzi delle principali produzioni
regio-Programma di attività dell’Unioncamere per l’anno 1992
Estratto dalla relazione del Presidente di Unioncamere al Consiglio di Amministrazione 23 nali, ha rivolto particolare attenzione
all’andamento dell’annata agraria e al-la performance dell’industria alimenta-re. In particolare sono stati analizzati l’impatto del Mercato unico Europeo sulla commercializzazione dei prodotti alimentari e le relative strategie delle imprese della regione.
Il rapporto dell’Osservatorio artigiano affronta, invece, il tema della dimen-sione europea dell’artigianato condu-cendo una prima analisi esplorativa sulla collocazione delle imprese mino-ri all’interno della CEE e sugli omino-rienta- orienta-menti comunitari che riguardano inter-venti a favore di piccole imprese e im-prese artigiane
Nel corso del 1992 sono state com-pletate inoltre le già citate indagini sul mercato del lavoro: in collaborazione con l’ISFEL è stata svolta un’indagine su caratteristiche e prospettive degli iscritti alle liste di collocamento, in col-laborazione con il Consorzio per lo sviluppo dell’occupazione è stata completata un’indagine sulle aspetta-tive di lavoro dei neo – diplomati, in collaborazione con l’Osservatorio re-gionale del mercato del lavoro è stata fatta un’indagine sul fabbisogno di manodopera dell’impresa manifattu-riera. Importanti e significativi sono poi i progetti avviati nel 1992 ed attual-mente in svolgimento: in particolare l’indagine sul sistema agroalimentare della Padania, in collaborazione con le Unioni regionali del Veneto e della Lombardia e l’indagine sulle fusioni ed acquisizioni in Emilia – Romagna dal 1985 ad oggi, in collaborazione con la Federazione delle Casse di Risparmio e Banche del Monte.
L’attività dell’Ufficio Studi ha inoltre ri-guardato il coordinamento e l’assisten-za di alcuni rilevanti progetti regionali, tra i quali il progetto SIREDI (Sistema Informativo della Rete Distributiva Italia-na). Come è ormai tradizione, l’Unione regionale ha presentato alle autorità, ai rappresentanti delle associzioni di ca-tegoria e degli enti economici regionali, il Rapporto sull’economia regionale 1992 con le previsioni per il 1993.
I rapporti con la Regione
In una situazione congiunturale grave e difficile, che senza esagerazioni può es-sere definita di emergenza, lo sforzo del sistema camerale e dell’Unione regiona-le è, innanzitutto, quello di operare atti-vamente di fronte all’attuale crisi econo-mica. Sono due le principali direttrici del-le politiche di indirizzo dell’Unione.
Da un lato uno stretto coordinamento con le associazioni di categoria al fine di individuare interventi ed iniziative da porre in essere nel contesto regionale.
Dall’altro si ritiene che si debba inter-venire per modificare il rapporto con la Regione nel senso di realizzare una maggiore collaborazione tra Unionca-mere e la Regione stessa.
Da tempo si propone, infatti, di unire gli sforzi su temi strategicamente im-portanti quali l’internazionalizzazione dell’economia emiliano – romagnola (sono state incrementate le attività del Centro Estero e rafforzata la sua strut-tura operativa) ed i servizi alle imprese, visto che in questo campo si continua a disperdere risorse ed energie.
Già nel 1991 è stato inviato al Presi-dente un protocollo d’intesa su alcune aree di intervento che potrebbero es-sere comuni, come avvenuto in altre
Regioni, ma non siè ricevuta alcuna ri-sposta. E’ comunque importante già oggi la collaborazione nelle attività di Osservatorio in materia di agroalimen-tare, agricoltura, artigianato, turismo.
Inoltre il Consiglio di Amministrazione dell’Unione regionale ha preso posizio-ne sui problemi conposizio-nessi alla situazio-ne e riorganizzaziosituazio-ne del sistema ER-VET e, prendendo spunto da questo tema, ha affrontato il più ampio tema del ruolo della Regione nella politica economica, delle politiche dei servizi alle imprese auspicando il passaggio dai centri di servizio a politiche di in-centivazione del privato ai fini dell’avvio di nuovi punti di offerta, quindi dalla politica dei servizi reali ad un maggior impegno organizzativo e finanziario.
Riguardo all’ERVET, le Camere di Commercio hanno auspicato un riposi-zionamento e la fuoriuscita dell’ERVET stessa da funzioni secondarie, una contestuale riorganizzazione dei Centri che garantisca all’ERVET un ruolo più vicino a quello della società capogrup-po in grado di assicurare una efficiente gestione del sistema avvalendosi di una solida struttura decisionale ridi-mensionando la struttura tecnica.
I Consorzi Fidi
L’economia emiliano-romagnola, so-stanzialmente sana, impone l’affianca-mento delle strutture produttive nell’af-frontare i punti di debolezza. In que-st’ottica, avendo valutato che il costo del denaro è oggi uno degli elementi di maggior pericolo per l’economia e per le imprese, sono stati aumentati gli stanziamenti a favore dei Consorzi di Garanzia e Fidi del commercio, dell’ar-tigianato e dell’industria.
Programma di attività dell’Unioncamere per l’anno 1992
24 Intervento del Presidente di Unioncamere Pietro Baccarini Padova, 12 Maggio 1992 Non mi atterrò strettamente al tema
che è stato proposto. Parlerò di al-cuni problemi che sono stati soltan-to sfiorati nella prima parte di que-sta mattinata. Faccio mie le valuta-zioni contenute negli interventi che sono già stati fatti in merito al ruolo delle Camere di Commercio, alla lo-ro posizione nel sistema istituziona-le nazionaistituziona-le; condivido appieno la relazione del presidente Zambon.
Vorrei però entrare un po’ in media res. Abbiamo pensato a questi due convegni per parlare del sistema camerale, dei problemi che quoti-dianamente abbiamo a livello nazio-nale ed a livello periferico e di quale politica il nuovo gruppo dirigente dovrà svolgere nei prossimi tre anni.
Noi viviamo un momento molto dif-ficile, complesso, non parlo tanto del quadro politico-istituzionale na-zionale, che abbiamo tutti sotto gli occhi, quanto dell’intero sistema camerale. Siamo ad una vigilia im-portantissima: ricambio della classe dirigente, ridefinizione di coerenti obiettivi di sviluppo e qualificazione del sistema. Ricambiare una classe dirigente è già di per sé un proble-ma fondamentale per qualsiasi or-ganizzazione, per qualsiasi istituzio-ne, a qualsiasi livello. Credo che ri-cambiare una presidenza, quale quella che ha gestito in questi anni l’Unioncamere, sia un problema nel problema. Bassetti ha guidato l’U-nione con grande capacità ed in-ventiva , ha organizzato una struttu-ra tutta tesa alla costruzione di un sistema che avesse nell’Unione un punto di riferimento sul piano della
promozione, dell’internazionalizza-zione dell’economia, della ricerca e degli studi. Il sistema ha avuto un assetto organizzativo che è sotto gli occhi di tutti noi. Tutto il nuovo si è sviluppato in virtù della forza, del carisma del nostro Presidente e per la capacità di gestione che hanno avuto il Segretario Generale dr. Cer-roni e lo staff che lo circonda. Que-sta è Que-stata in gran parte la forza del-l’Unione delle Camere di Commer-cio. Ma è al tempo stesso la sua debolezza. Ed è la debolezza del-l’Unioncamere nel sistema camera-le. Il ricambio di questa presidenza quindi è un ricambio non di routine, bensì un ricambio che ci pone dei seri problemi per i prossimi anni.
Bassetti ci lascia, abbiamo detto, perché intende inserire Milano nel-l’Europa. In questo momento, per la verità, Milano forse avrà bisogno di Bassetti anche per altre ragioni e noi ce lo auguriamo vivamente per lui e per Milano. Ma noi conosciamo le ragioni più vere del perché Bas-setti lascia la presidenza dell’Union-camere. L’amicizia che mi lega a Bassetti mi ha portato ad accettare con fatica questo ricambio. Ma, una volta deciso, debbo dire con altret-tanta franchezza che la futura Unio-ne non potrà più continuare ad es-sere quella che è stata fino ad oggi.
Oggi noi siamo in grande difficoltà.
Rischiamo la paralisi. Siamo incerti sulle funzioni e sulle competenze che noi abbiamo e questo problema cominciamo ad avvertirlo anche a li-vello di Camere. Io non so se ad al-tri presidenti è capitato, ma oggi la
riflessione sulle nostre attività a li-vello camerale è certamente diversa rispetto a quella di qualche anno addietro. Questo è un problema di fondo che non possiamo più sotta-cere. Abbiamo i due vice presidenti dimissionari, 100 amministratori sotto inchiesta alla Corte dei Conti, un sistema di controlli paralizzanti, un’incertezza legislativa per cui ogni volta che noi a livello nazionale prendiamo una decisione dobbiamo incrociare le dita sperando che la decisione non sia anche questa soggetta alle mire di un procuratore della Corte dei Conti. Non dimenti-chiamo che ci sono già state tre sentenze che hanno condannato gli amministratori a risarcire danni per spese fatte non più secondo un procuratore soltanto ma ora anche di una prima Corte. Sono in discus-sione le agenzie che abbiamo costi-tuito, i bilanci sono sotto inchiesta;
possiamo andare avanti in queste condizioni? Noi presidenti dell’Emi-lia-Romagna diciamo che non è possibile andare avanti in queste condizioni. Noi diciamo che un con-tinuismo passivo senza il segno del cambiamento non lo possiamo ac-cettare. E’ di fatto impossibile am-ministrare in una situazione di que-sto genere. Neppure è più il tempo di furbizie, di piccoli tamponamenti sperando poi che le cose si sistemi-no da sole. Noi abbiamo visto che in questi anni, e sono stati lunghi anni, non siamo riusciti a produrre quella legittimazione delle attività dell’autoriforma che noi avevamo attuato e nella quale crediamo.