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Le previsioni 1995 per l’Emilia-Romagna

Nel documento Emilia-Romagna Regione d’Europa (pagine 60-64)

Lo scenario internazionale Il 1994 è stato caratterizzato dalla forte crescita delle economie di alcu-ni paesi in via di sviluppo. Cina, In-dia, Sud America ed Estremo Orien-te stanno aumentando la loro quota nella produzione di manufatti, con una crescita che appare slegata da-gli andamenti ciclici delle principali economie industrializzate. Al di là degli effetti di lungo periodo che questa crescita può comportare, preme qui osservare che essa con-sente alle economie occidentali di ampliare nel breve periodo le loro quote di export, consentendo quindi una ridistribuzione delle quote di do-manda totale da dodo-manda interna a domanda estera. La crescita della domanda estera necessita quindi, per non tradursi in una spinta infla-zionistica, di un aumento contenuto della domanda interna. Le politiche di contenimento dei deficit pubblici, le operazioni al rialzo effettuate sui tassi di interesse e la moderazione salariale hanno lo scopo di mantene-re la cmantene-rescita della domanda interna e delle spinte inflazionistiche relative

a livelli bassi. Ne consegue che nel-l’immediato futuro la domanda inter-na crescerà per effetto della crescita economica e non ne sarà il motore.

Nei paesi che si trovano in una fase più avanzata della ripresa (segnata-mente Stati Uniti e Regno Unito) so-no già stati effettuati rialzi dei tassi di interesse. V’è quindi da aspettarsi una crescita moderata dell’inflazio-ne, anche di fronte ad un incremen-to del commercio mondiale che può essere prevista attorno al 7% nel 1995. L’accelerazione dei prezzi at-tesa potrebbe inoltre scaricarsi sui prezzi dei manufatti e dei beni inter-medi, trasmettendosi limitatamente ai prezzi al consumo finali.

Lo scenario italiano

Le ipotesi che si possono formulare per il complesso dell’economia ita-liana sono fortemente legate allo scenario macroeconomico comples-sivo delineato per la situazione inter-nazionale, seppure con differenze ri-levanti. La deflazione in atto nel set-tore dei servizi pare ormai caratteriz-zata da connotazioni di tipo

struttu-rale e non semplicemente legata alla sfavorevole congiuntura del 1993, mentre ormai consolidata appare anche la ridistribuzione delle quote di domanda interna a favore di quo-te di domanda esquo-tera. Da quesquo-te due tendenze in atto dovrebbe sca-turire una maggiore profittabilità del-le attività industriali in comparazione al settore dei servizi. Appare tuttavia lontano da soluzione il problema po-sto dall’elevato rapporto fra debito pubblico e Prodotto interno lordo e dalle spese per il suo servizio che esso genera. Il ritorno della lira a quotazioni che oscillano attorno alle 1.000 lire contro un marco, le ten-sioni sui mercati finanziari che stava-no spingendo al rialzo i tassi di inte-resse e il costo del debito pubblico, avrebbero potuto spingere il gover-no ad adottare misure più drastiche per il contenimento del fabbisogno, agendo sulla spesa sanitaria e sul si-stema pensionistico. Tali azioni di ri-sanamento sono, al momento in cui scriviamo, rimandate al prossimo anno. Non siamo pertanto in grado di valutare oggi quale sarà l’effettiva portata delle misure che si andranno ad intraprendere e soprattutto se esse potranno essere realmente effi-caci. In mancanza di tale efficacia il governo sarà costretto ad intrapren-dere nuove misure di contenimento che potrebbero prevedere il ricorso a nuove tasse. Il clima di instabilità politica non consentirà comunque di avviare azioni di risanamento tali da deprimere radicalmente la crescita della domanda interna. Nello scena-rio di base che si formula quindi è

Lo scenario di P.I.E.R.O. per il 1995

Produzione Industriale Emilia-Romagna

contenuto un certo effetto recessivo delle manovre di rientro del debito pubblico e di destabilizzazione del tasso di cambio, ma non tale da de-primere la crescita economica nel suo complesso. Il Prodotto interno lordo a livello nazionale potrebbe apparire in crescita del 2% circa per tutto il 1994, per continuare a cre-scere a tassi superiori al 2,5% nel 1995 e nel 1996. L’inflazione potreb-be risultare in leggera accelerazione alla fine del 1994, pur mantenendo-si a livelli prosmantenendo-simi al 4%, mentre po-trebbe continuare l’avanzo del conto corrente estero. Per quanto riguarda l’occupazione, si conferma l’ipotesi già più volte avanzata: la ripresa non è destinata a generare una forte cre-scita della base occupazionale, an-che se i suoi primi effetti potrebbero cominciare a manifestarsi nei primi mesi del 1995.

Il quadro macroeconomico regionale

Il 1994 si avvia a conclusione con una crescita del Prodotto interno lordo prossima al 2,5%. Tale cresci-ta è determinacresci-ta soprattutto dal riac-quisito dinamismo della produzione industriale, dal positivo andamento dell’annata agricola e dal buon an-damento della stagione turistica.

Dopo un 1993 e un 1994 di netto rallentamento, il 1995 potrebbe ve-dere la ripresa, seppure moderata, della crescita dei consumi delle fa-miglie, sostenuti da una crescita dei salari nominali di 1 punto maggiore alla dinamica prevista dall’inflazione.

La crescita del Prodotto interno

lor-do potrebbe assestarsi su livelli prossimi al 2% nel 1995 e al 3% nel 1996 e 1997. I tassi di crescita di importazioni ed esportazioni di beni e servizi continueranno nel processo di convergenza avviatosi nel 1994, dopo il notevole divario registrato, a causa della svalutazione della lira, nel 1993. Il 1995 potrebbe inoltre vedere la forte ripresa del ciclo degli investimenti in macchine ed attrez-zature per il complesso dell’econo-mia regionale. Dal punto di vista oc-cupazionale, la ripresa dell’attività produttiva nell’industria e la stabiliz-zazione della crescita del valore ag-giunto nel settore dei servizi potreb-be portare ad una crescita comples-siva sulle unità di lavoro equivalente (non dei posti di lavoro) a partire dai primi mesi del 1995. In tal modo il tasso di disoccupazione potrebbe scendere al 6% nel 1995, con ulte-riori diminuzioni di mezzo punto per-centuale nel 1996 e 1997.

L’andamento del valore aggiunto nei comparti dell’economia re-gionale

Il favorevole andamento dell’annata agraria potrebbe consentire al com-parto dell’agricoltura di chiudere l’anno con un incremento del valore aggiunto pari all’1,9%. Consideran-do l’eccezionalità di questo anda-mento il 1995 potrebbe concludersi con un ritorno alla produzione ai li-velli del 1993. La forte ripresa del-l’industria nel 1994 potrebbe prose-guire a livelli più contenuti nel 1995, con una crescita del valore aggiunto superiore a 2,5 punti percentuali,

fa-cendo rilevare un incremento delle unità di lavoro che si ripercuoterà sulla crescita delle ore lavorate all’in-terno del comparto. Il 1995 potreb-be inoltre segnare l’uscita dalla crisi anche per l’industria delle costruzio-ni, settore che avvia a concludere l’anno con una forte riduzione del valore aggiunto (-4% circa) e delle unità di lavoro (-11% circa). La ridu-zione delle unità di lavoro proseguirà anche nel 1995, pur in presenza di una modesta crescita del valore ag-giunto. Il settore dei servizi destinati alla vendita potrebbe vedere nel 1995 un lento aumento, prossimo al 2% in termini di tassi di crescita del valore aggiunto, crescita tuttavia non sufficiente a generare fabbiso-gni di nuove unità di lavoro. Prose-guirà nei prossimi anni la diminuzio-ne del valore aggiunto gediminuzio-nerato dal settore dei servizi non destinati alla vendita (principalmente le pubbliche amministrazioni) anche in seguito ai processi di rallentamento della loro crescita occupazionale.

La previsione per l’industria emiliano-romagnola

I primi nove mesi del 1994 hanno vi-sto un’impennata della produzione, sospinta dal mantenersi di elevati tassi di crescita della domanda este-ra, accompagnati da una ripresa so-stenuta della domanda interna. Gli ordini interni risultano in crescita dal primo trimestre 1994. Nel corso del 1995 essi potrebbero conoscere un rallentamento, in conseguenza di manovre di rientro della finanza pub-blica contenute nella legge

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Le previsioni 1995 per l’Emilia-Romagna

ria e dalla stabilità del tasso di cre-scita dei salari su livelli bassi. La do-manda estera, se pure a ritmi più contenuti di quelli sperimentati nel 1993, potrebbe continuare a salire con tassi superiori al 10% nel 1994, per ridurre la sua crescita a circa il 7% nel 1995, in conseguenza di una stabilizzazione del corso della lira.

L’instabilità della domanda interna e la relativa stabilizzazione del tasso di cambio della lira potrebbero far co-noscere alla crescita produttiva un rallentamento nel corso del 1995, dopo un 1994 di crescita sostenuta, con tassi medi annui prossimi al 7%.

Dal punto di vista occupazionale, la crescita della produttività del lavoro unita alla volatilità della domanda in-terna potrebbe portare ad una dimi-nuzione dell’occupazione, nel 1994 rispetto al 1993, di circa 2 punti per-centuali, riduzione destinata a rallen-tare, se la produzione proseguirà la sua crescita, nel 1995, anche per ef-fetto del necessario riassorbimento e stabilizzazione della crescita delle ore lavorate, che si avviano ad una crescita prossima, per il 1994, al 4%, incidendo notevolmente sulla determinazione delle unità di lavoro stimate per il complesso del com-parto industriale.

Uno scenario alternativo per l’in-dustria manifatturiera: reazione forte ad una crisi sui mercati in-ternazionali

Non è possibile tuttavia escludere a priori che la forte opposizione susci-tata dall’annuncio dei provvedimenti contenuti nella legge finanziaria

pos-sa portare ad un suo svuotamento sostanziale e ad una crisi forte sui mercati internazionali della lira. Tale crisi potrebbe spingere il governo, a ridosso o subito dopo le elezioni amministrative di primavera ’95, a manovre di rientro più radicali e con effetti, sia reali che di annuncio, più forti sull’economia reale. Potrebbero inoltre incidere sull’economia reale la ripresa dei processi di accumulo delle scorte, nonché un riaccendersi del processo inflazionistico incorpo-rato nelle importazioni effettuate in periodo di scambi sfavorevoli. I ri-schi di inflazione per l’economia ita-liana sono peraltro legati non tanto a tale dinamica, quanto al persistere a tutt’oggi di due forti punti di riferi-mento per il sistema della fissazione dei prezzi. Il primo punto di riferi-mento è la politica di moderazione salariale a tutt’oggi ancorata agli ac-cordi di luglio 1992. E’ improbabile che essa venga meno, anche per le condizioni di precarietà in cui versa il mercato del lavoro, ma essa può es-sere messa in discussione da una legge finanziaria che non trovi il ne-cessario consenso. Il secondo pun-to di riferimenpun-to è l’indipendenza dell’istituto centrale nel perseguire politiche deflazionistiche. Tale indi-pendenza è stata fino ad oggi assi-curata, ma il rischio che non lo sia più in futuro può essere legittima-mente contemplato. In presenza di una forte crisi sui mercati internazio-nali quindi potrebbero ricostituirsi, almeno in parte, le condizioni che portarono alle manovre di rientro della spesa pubblica a fine del 1992.

Le conseguenze di manovre di tale portata tuttavia si calerebbero in un contesto internazionale e nazionale profondamente mutato, con una maggiore quota di export del com-plesso dell’economia già consolida-ta, ed in un contesto inflazionistico già raffreddato e comunque non ai li-velli del 1992. Il verificarsi in tali con-dizioni di un calo della domanda in-terna, ipotesi che riteniamo assai poco probabile, della stessa portata di quello del 1993 porterebbe co-munque ad un più marcato rallenta-mento della crescita della produzio-ne, che potrebbe presentare conno-tazioni recessive alla fine del 1995.

Se si confrontano le previsioni medie a 12 mesi nelle due ipotesi, tale fase di rallentamento è facilmente osser-vabile, anche se il proseguire del so-stegno alla produzione portato dalla domanda estera potrebbe evitare un crollo netto della produzione stessa.

Le conseguenze di una brusca rea-zione alla situarea-zione dei mercati in-ternazionali aggraverebbero comun-que le incertezze che gravano sul-l’attuale fase della ripresa, amplian-do il divario fra economia reale e sta-to della finanza pubblica.

Abbigliamento

Il 1994 ha visto l’uscita dalla crisi del settore, che si avvia a concludere l’anno con tassi di incremento della produzione industriale superiori al 5%, crescita sostenuta soprattutto dal favorevole andamento della do-manda estera. Il 1995 potrebbe ve-dere la prosecuzione di tale crescita della produzione con tassi prossimi all’1,5%, anche in conseguenza del

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rallentamento della domanda estera conseguente allo stabilizzarsi dei tassi di cambio. Proseguirebbe, in tale ipotesi, la crescita delle ore la-vorate mensilmente da operai e ap-prendisti.

Tessile

Il rallentamento previsto degli ordi-nativi totali che affluiscono al settore non consentirà una crescita equiva-lente della produzione industriale, che potrebbe presentare nel 1995 tassi di crescita moderatamente ne-gativi. Potrebbe così perseguire la diminuzione delle ore lavorate inter-rottasi nel 1993 e nel 1994.

Alimentare

La rilevante crescita degli ordini esteri ha scarsamente inciso sul li-vello della produzione industriale nel 1994, anche per il moderato livello di apertura internazionale del settore che produce prevalentemente per il mercato interno. La produzione in-dustriale potrebbe continuare a cre-scere per il 1995 a tassi superiori al 3%, con un incremento moderato anche dalle ore lavorate.

Elettronica

Il settore si avvia alla conclusione del 1994 con tassi di crescita della pro-duzione industriale prossimi al 13%

e con un incremento delle ore lavo-rate del 4%. L’incremento degli ordi-ni totali è previsto in crescita dell’8,7% circa anche per il 1995, con una crescita della produzione industriale a livelli superiori al 10%.

Dal punto di vista occupazionale è prevista una stabilizzazione delle ore lavorate mensilmente da operai e apprendisti.

Meccanica

La fortissima crescita degli ordini esteri ha consentito al settore una crescita produttiva, nel 1994, pros-sima all’11%. Il rallentamento degli ordini interni previsto per il 1995 ed il riassestamento degli ordini esteri consentiranno comunque al settore tassi di crescita prossimi al 5%. In aumento si segnalano anche le ore lavorate, a tassi prossimi al 2% me-dio annuo.

Ceramica

L’aumento della produzione indu-striale è stato sostenuto, durante il 1994, dalla crescita della domanda estera, a fronte di una stazionarietà della domanda interna. Il 1994 po-trebbe concludersi con un tasso di crescita della produzione industriale prossimo al 7%. Il moderato aumen-to della domanda interna ed il rias-sestamento della domanda estera potrebbero portare la produzione in-dustriale ad una crescita prossima al 5% medio annuo per tutto il 1995, incremento non sufficiente a soste-nere l’incremento delle ore lavorate.

62 Estratto dalla Relazione del Presidente di Unioncamere al Consiglio di Amministrazione L’economia dell’Emilia-Romagna,

dopo la stagnazione delle attività produttive iniziata nel 1992, è entra-ta in una fase di recessione. Le ri-percussioni della crisi e del calo del-la domanda interna si sono manife-state sia sulla struttura imprendito-riale, che si è indebolita, che su quella occupazionale, che sta regi-strando aumenti significativi del nu-mero dei disoccupati oltre ad un ac-centuato ricorso alla Cassa Integra-zione Guadagni.

I caratteri della crisi in atto sono ta-li da provocare una forte selezione fra le imprese ed i settori di attività dell’economia regionale. Non man-cano tuttavia evidenti segnali, a partire dal riequilibrio dei conti con l’estero, dal contenimento del dis-avanzo pubblico e dal ridotto tasso di inflazione, circa l’esistenza di fa-vorevoli condizioni per l’avvio di un nuovo processo di un nuovo pro-cesso di ripresa lungo un sentiero di crescita virtuoso.

Le contraddizioni dell’attuale situa-zione economica stanno producen-do una crescente complessità del quadro di compatibilità e di selettivi-tà delle politiche e delle iniziative at-tuabili da parte delle istituzioni pub-bliche e fra queste anche le Came-re di Commercio. In ogni caso per contribuire al rilancio dell’economia emiliano-romagnola è indispensabi-le che indispensabi-le istituzioni sia private che pubbliche, e tra queste il sistema camerale, confermino e rafforzino l’impegno nell’attuazione dei pro-getti e delle attività di promozione economica, sostenendo le imprese

in questa particolare, difficile fase di contenimento delle difficoltà delle situazioni di crisi per cogliere tutte le opportunità di un possibile nuovo avvio delle attività produttive.

Il programma di attività ed il bilancio di previsione per l’esercizio 1994 dell’Unioncamere Emilia-Romagna, pur nella limitatezza dei mezzi dis-ponibili, sono stati predisposti in questa logica e con questi obiettivi.

E’ nostro fermo convincimento inol-tre che l’Unione Regionale possa e debba svolgere una funzione di in-dicazione e di elaborazione cultura-le per cultura-le Camere associate delcultura-le ini-ziative da attivare per fronteggiare le difficoltà dell’attuale congiuntura e per contribuire a rilanciare l’eco-nomia regionale. L’obiettivo di

por-tare l’intero sistema camerale regio-nale ad intervenire a sostegno delle singole economie provinciali nel contesto di linee di intervento con-cordate e condivise in sede regio-nale, al fine di conseguire tutte le possibili sinergie di sistema e di po-ter conseguire maggiori risultati grazie alla massa critica delle risor-se attivate, rapprerisor-senta un impegno preciso di questa Presidenza. Del resto l’Ente Regione, che è attual-mente un autorevole interlocutore del sistema camerale e del quale è auspicabile che le stesse Camere costituiscano l’interlocutore privile-giato per gli interventi in favore del-l’economia locale, ci richiede di operare in qualità di sistema nella dimensione regionale.

Programma di attività dell’Unioncamere

Nel documento Emilia-Romagna Regione d’Europa (pagine 60-64)

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