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L’ex Snia torna ad essere una centralità per il quartiere.

Negli anni Ottanta, in un contesto generale di ripiegamento – il cosiddetto ‘riflusso’ – dei movimenti di massa affermatisi nel ventennio precedente, si registrò sempre più l’emergere delle questioni ambientali283 ed una rinnovata attenzione istituzionale alla città esistente284. In

questo periodo ebbe luogo un passaggio di proprietà decisivo per le vicende di cui si tratta: la società di liquidazione del patrimonio immobiliare della Snia Viscosa285 cedette il terreno

con tutti i suoi fabbricati286. La nuova proprietà sarà artefice, come vedremo, dei tentativi di

valorizzazione economica dell’area dei decenni successivi, che susciteranno la forte reazione degli abitanti287.

Negli ultimi venticinque anni, infatti, l’area della fabbrica è stata al centro di una lotta tra i progetti speculativi della proprietà, da un lato, ed i bisogni e desideri della popolazione, dall’altro. In un contesto caratterizzato dall’alta densità abitativa288 e dalla scarsità di verde

pubblico ed altre dotazioni289, quest’area abbandonata – circa dodici ettari – costituisce infatti

un potenziale enorme per una riqualificazione centrata sugli spazi aperti e sui servizi locali.

282 Ad esempio, Il ferroviere di Pietro Germi (1955) che attraverso una vicenda personale e familiare racconta la composizione operaia, o Accattone di Pier Paolo Pasolini (1961), che si sofferma su quella sottoproletaria. 283 A livello nazionale, ad esempio, l’attenzione all’ambiente anima le grandi lotte contro il nucleare e, sul piano istituzionale, si traduce nella nascita delle liste elettorali verdi. A livello locale, come evidenziato nel capitolo precedente, si concretizzano le varianti al Prg del 1965, per il rinnovo dei vincoli (‘variante verde e servizi’), e per la creazione di un sistema di aree non urbanizzate (‘variante di salvaguardia’).

284 A livello nazionale, si assiste ad una rinnovata attenzione verso i centri storici, e di conseguenza dal 1978 entra nella legislazione nazionale lo strumento urbanistico del Piano di Recupero. A Roma, con le giunte di sinistra (1976-1985), si inaugura una stagione di rinnovamento e re-immaginazione della città esistente, al cui interno ha un forte ruolo, ad esempio, la riqualificazione delle borgate.

285 Società Immobiliare SNIA, cui nel 1982 sono stati ceduti i beni immobili della società. L’informazione, insieme ad altre, è estratta dalla preziosa ‘cronistoria della lotta’ disponibile sul blog ufficiale della battaglia per la tutela e la fruizione pubblica del lago ex Snia, riportata nell’allegato D (“Cronistoria della lotta”).

286 L’acquirente è la società Pinciana 188 Srl, che poi sarà assorbita dalla società Ponente 1978 Srl di proprietà del costruttore Antonio Pulcini. Per la fonte, vedi nota precedente.

287 Una cronologia ‘tematica’ della vicenda complessiva è contenuta nell’allegato D (“Cronistoria della lotta”). 288 I dati dell’anagrafe comunale, alla fine del 2016, indicano una densità di popolazione superiore ai 20.000 abitanti per kilometro quadrato a Torpignattara (zona urbanistica 06a), cioè l’area che a livello amministrativo comprende il Pigneto-Prenestino (Roma Capitale, 2017).

289 Nell’ambito delle conferenze urbanistiche e del processo delle ‘varianti circoscrizionali’ portato avanti dalle giunte di sinistra, la dotazione necessaria per verde e servizi viene quantificata e si ragiona di integrarla con un piano di zona, secondo la legge 167 del 1962. “Nel maggio 1980, viene adottata la variante relativa alla VI circoscrizione […]. La zona del Pigneto individuata come zona 6a comprende […] 225 ettari di superficie ed

Figura 3.4 – L’area della fabbrica e le conquiste degli abitanti (elaborazione su base Bing Maps).

A partire dal 1995, un pezzo alla volta, gli abitanti hanno riconquistato all’uso pubblico più della metà dell’area, assicurandone una gestione partecipata. L’area del CSOA eXSnia, a differenza delle altre e nonostante il nome, apparteneva ad uno stabilimento differente da quello della Viscosa.

Le proposte di sviluppo presentate dalla proprietà sono state varie, finalizzate a differenti funzioni, dall’originario centro commerciale fino alle più recenti quattro torri residenziali. Una constatazione, piuttosto ovvia, è che le proposte presentate dalla proprietà non hanno mirato ad usi specifici, ma semplicemente ad incamerare la cosiddetta ‘rendita differenziale’290. La popolazione, al contrario, ha perseguito un obiettivo univoco,

chiaramente espresso dai suoi differenti comitati e associazioni: la conservazione della fabbrica con il suo valore storico per il quartiere, l’attivazione di strutture per servizi pubblici, la conservazione delle aree verdi e la loro apertura come parco pubblico.

In questo lasso di tempo, ogni volta che la proprietà ha presentato un nuovo progetto centrato sul cambio di destinazione d’uso dell’area, abitanti ed associazioni locali sono riusciti a fermarlo, ottenendo nuove aree verdi o edifici per uso pubblico.

Nel 1992, un lago naturale emerse nell’area, conseguentemente al primo tentativo di speculazione da parte della proprietà. Durante i lavori, conseguenti al rilascio di una concessione edilizia irregolare291, la falda acquifera della Marranella venne intercettata dallo

una popolazione di 67.500 abitanti. Dalle analisi risulta una forte carenza di aree a standard – 17,7 ettari in meno per i servizi e 59,3 per il verde pubblico. La variante si pone l’obiettivo di recuperare tali carenze […] in modo che, “a trasformazione ultimata”, il quartiere possa essere dotato di un nuovo parco pubblico di 21 ettari e di servizi sociali, avendo già a disposizione, almeno sulla carta, le aree a verde e servizi, localizzati intorno al Torrione, oltre a villa Valiani ed alle aree dell’ex-stabilimento Snia” (Severino, 2005).

290 Vd. Tocci (2009).

291 Sul tema, si rimanda al capitolo “Il giallo della mappa falsa” in: Boccacci, 1995. In sintesi: “30.05.1990 – L’assessorato all’Urbanistica della Regione Lazio (assessore Paolo Tuffi, D.C. con collegio elettorale a

scavo di cantiere finalizzato alla realizzazione dei piani interrati. Questo evento, seguito dalla rottura del collettore fognario nel quale inizialmente vennero convogliate le acque intercettate, diede vita al lago nell’area corrispondente al grande sbancamento, con una superficie di poco più di un ettaro e una profondità di più di dieci metri.

Figura 3.5 – Vista aerea dell’area, 2017.

Al centro, il lago naturale, con lo scheletro edilizio del centro commerciale e, in alto, la pineta storica sulla collina. Sulla sinistra, i ruderi dei reparti meccanici dell’ex fabbrica. A destra, l’area ferroviaria.

Un ruolo fondamentale in questa vicenda fu quello della cittadinanza che, sotto l’impulso del neonato Comitato di Quartiere Pigneto-Prenestino292 ed attraverso le manifestazioni ed il

continuo monitoraggio del cantiere, spinse le istituzioni a prendere posizione: da un lato, con la progressiva verifica della concessione edilizia rilasciata; dall’altro, con la sospensione del cantiere, in conseguenza dell’emergere del lago e della rottura del grande collettore fognario, funzionale al quartiere adiacente, causata dall’impresa costruttrice.

Frosinone) rilascia la concessione edilizia n. 958/1990 […]. 1992 – A seguito di indagini cittadini e comitati presentano alla Procura della Repubblica, un esposto-denuncia sulla concessione edilizia. Il successivo giudizio penale accerterà la falsificazione della planimetria sulla quale si era basata la concessione […]. 22.06.1992 – Con decreto regionale n. 1402, si dispone l’integrale annullamento della concessione edilizia. La società Ponente 1978 impugnerà questo annullamento con un ricorso prima al TAR del Lazio e poi al Consiglio di Stato. Entrambi i ricorsi saranno respinti, il primo nel 1996, il secondo nel 2007”. Il testo è riportato fedelmente dalla ‘cronistoria della lotta’ (vd. Allegato D, “Cronistoria della lotta”).

292 Il Comitato di Quartiere Pigneto-Prenestino, nato in quegli anni, metteva insieme persone diverse, molte delle quali provenienti da precedenti esperienze politiche. Si caratterizzava, in particolare, per la compresenza di militanti della sinistra extraparlamentare e di quella istituzionale e partitica.

Nel 1995, l’occupazione di un’officina meccanica adiacente alla fabbrica Snia Viscosa diede inizio allo sviluppo di un centro sociale, il Csoa293 Ex Snia. Dopo le mobilitazioni e i risultati

degli anni precedenti, è un’azione diretta finalizzata alla realizzazione di un luogo autogestito, in concomitanza con altre esperienze simili nei primi anni Novanta, a determinarne la nascita. In questo modo viene costituito un presidio permanente nell’area, dal quale continuare a reclamare l’apertura al pubblico dell’ex fabbrica nel suo insieme.

Figura 3.6 – La Casa del Parco delle Energie (foto Marco Gissara, 2017).

Realizzata sul sedime di uno dei fabbricati ausiliari della fabbrica, su progetto dell’associazione Bioarchitettura, è costituita da un corpo di fabbrica con struttura mista in calcestruzzo armato (pilastri)

e legno lamellare (capriate). All’estremità sud è localizzata una serra solare per l’accumulo di calore, mentre una struttura lignea indipendente, in posizione centrale, ospita pannelli solari e fotovoltaici.

All’interno, è suddiviso in più ambienti tra cui una grande sala ovale centrale.

Nel 1997, in seguito un primo esproprio, il comune inaugurò il Parco delle Energie, che costituisce tutt’oggi il più grande spazio verde del quartiere, in un’area espropriata per uso pubblico nel corso degli anni. Nel 2003, venne approvato il progetto di riuso di uno degli ex fabbricati accessori della fabbrica. I lavori, iniziati nel 2005, vengono completati nel 2009. L’edificio, oggi denominato Casa del Parco, venne restaurato al fine di utilizzarlo per servizi pubblici, gestiti dall’amministrazione locale. Alla luce del disinteresse da parte di quest’ultima, nel 2011 le persone iniziarono ad utilizzare non ufficialmente la Casa del Parco, che oggi ospita numerose attività autogestite, in aggiunta a quelle culturali e sociali sviluppatesi all’interno del centro sociale. Negli anni, la struttura ha ospitato numerosi eventi e non solo: la Ludofficina Mompracem, che organizza le attività per l’infanzia, e il Centro di Documentazione Territoriale Maria Baccante, con l’archivio storico della fabbrica al suo interno, hanno consolidato le loro progettualità.

Nel 2004, l’amministrazione comunale deliberò l’esproprio dell’area intorno al lago. Questo atto finì per non avere reali conseguenze. L’area fu poi inclusa nel progetto di costruzione di un impianto natatorio per i Campionati mondiali di nuoto del 2009294. A seguito del

fallimento di tale tentativo, ancora una volta a causa delle proteste degli abitanti, fu presentato un altro progetto nel 2012, anch’esso senza successo: la costruzione di residenze private da affittare a studenti, in parte promossa dall’Università Sapienza di Roma295.

Nel frattempo, tra gli anni 2005 e 2011, all’interno del Parco delle Energie venne realizzato il Quadrato, uno spazio teatrale polifunzionale. Questo spazio oggi ospita festival ed eventi culturali e sportivi. Al fine di coordinare le attività del Quadrato stesso, e della Casa del Parco, nel 2008 venne istituito il Forum Territoriale Permanente del Parco delle Energie, di cui avrò modo di parlare in seguito. Oggigiorno, molte persone fanno parte del Forum, partecipano alla gestione del parco e si prendono cura delle diverse aree dello stesso. Si riuniscono una volta al mese per discutere delle varie attività e prendere decisioni collettive.

È attraverso queste lunghe vicende che si costituì una nuova ‘centralità’, proprio nei luoghi che avevano svolto in passato una funzione per certi versi analoga. Questo parallelismo meriterebbe numerosi distinguo, ma ritengo che le enormi differenze possano emergere facilmente attraverso l’analisi dei caratteri della ‘centralità’ odierna, e del processo nel corso del quale essa è diventata concreta per sempre più persone.

Per il ‘pensiero urbanistico’, è importante cogliere questi processi, nonostante possano essere considerati residuali nel turbine di cambiamenti che caratterizzano i contesti urbani odierni. Innanzitutto, essi contribuiscono a dar vita a luoghi significativi, isole di ‘urbanità’ (Choay, 1994) che emergono nell’oceano dell’urbanizzazione multiforme e diffusa. Sono realizzati da una ‘comunità’ che, per quanto fondata su uno ‘zoccolo duro’ di abitanti locali e di frequentatori abituali dei luoghi, raccoglie il contributo di un insieme di persone più ampio. Per leggerne le caratteristiche, è allora utile considerare anche le dinamiche della mobilità all’interno dei territori296, non porsi solamente all’interno di un paradigma ‘stanziale’. Questi

processi, inoltre, sono portati avanti mediante una molteplicità di pratiche individuali e collettive, dove le relazioni giocano un ruolo decisivo, e in questo risiede il motivo maggiore dell’interesse. Lo affermava decisamente decenni fa Lefebvre, analizzando il cambiamento di paradigma imposto dalla ‘rivoluzione urbana’:

294

La costruzione degli impianti natatori per tale evento fu un grande scandalo per la politica locale e nazionale, a causa del forte trasferimento di ingenti fondi pubblici al settore privato. In più, molti di questi impianti risultarono incompleti all’avvio dei campionati mondiali e alcuni di essi sono attualmente non completati (la Città dello Sport, progettato da Santiago Calatrava, è l’esempio più noto).

295 La delibera comunale di esproprio del 2004 conteneva un progetto, all’interno del quale si prevedeva la localizzazione di una sede universitaria della Sapienza nell’area dell’ex fabbrica. La proposta del 2012, conseguente alle varianti al Piano d’Assetto Generale della Sapienza volute dal rettore Frati, sostituisce il campus universitario con dei residence realizzati dai privati ed affittati a canone concordato.

“[…] Viene infine l’era dell’urbano […] si relativizza ciò che passava per assoluto: la ragione, la storia, lo stato, l’uomo. […] In questa nuova epoca, le differenze sono conosciute e riconosciute, assunte, concepite e significate. […] Il pensiero urbanistico (non diciamo: l’urbanistica), cioè la riflessione sulla società urbana, riunisce i dati stabiliti e separati dalla storia. Non ha più la sua fonte, la sua origine, il suo punto di forza nell’impresa. Non può non piazzarsi dal punto di vista dell’incontro, della simultaneità, della riunione, cioè dei tratti specifici della forma urbana. Essa ritrova dunque, ad un livello superiore, in un’altra scala, dopo l’esplosione (negazione), la comunità, la cittadella” (Lefebvre H, 1973, p.45)

La gestione partecipata che è stata portata avanti nel tempo, tanto attraverso le assemblee decisionali quanto con l’attività di ‘cura’ quotidiana dei luoghi da parte dei fruitori, è stata senza dubbio la chiave principale di una riappropriazione ed identificazione con i luoghi stessi da parte degli ‘abitanti’. D’altro canto, gli ‘atti territorializzanti’ (Magnaghi, 2010) posti in essere da chi ha contribuito a questo processo non si sono limitati solo a questo: hanno ricostruito e rinnovato la memoria storica dell’area, attraverso le attività stabili e i progetti sporadici negli anni; hanno agevolato un arricchimento degli usi del luogo, frutto del coinvolgimento reciproco fra energie esterne e interne ai processi in corso; si sono prestati a una condizione di ‘mutevolezza permanente’, un ossimoro che ben rappresenta la capacità di cogliere al meglio le possibilità di cambiamento, mantenendo autonomia e allo stesso tempo interagendo con la dimensione istituzionale; sono stati, allo stesso tempo, processi locali in corso d’opera e chiavi di lettura per altre questioni, riferibili ad ambiti più ampi.

Cercherò di dare conto di tutto questo nei paragrafi che seguono, per poi arricchire ancora di più la questione nel capitolo successivo. La pretesa non potrà mai essere quella di offrire un quadro esaustivo, proprio in virtù del risultato di tutte le attività portate avanti in questi decenni: il rinnovamento di una società locale complessa, che sfugge a ogni possibilità di mappatura complessiva, tanto degli individui e dei gruppi sociali che ne hanno fatto parte, quanto delle attività poste in essere nel tempo. È naturale, dunque, immaginare che tutto questo processo sia stato accompagnato da conflitti interni ed esterni, elementi di continuità e punti di rottura, forzature e compromessi. La mia intenzione è perciò principalmente quella di mettere in luce i caratteri che ritengo interessanti, nella convinzione che, pur non focalizzandosi sugli elementi contraddittori, questo contributo possa scavare nel profondo in un’altra maniera: riunendo insieme le tante qualità affatto scontate, i tanti frammenti di ‘utopia concreta’ che ho riscontrato in questo piccolo angolo di mondo.

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