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vista da un punto di osservazione ‘privilegiato’.

Alla luce di quanto tratteggiato nel paragrafo precedente, si possono riconoscere alcuni passaggi fondamentali per l’evoluzione del quartiere: il Pigneto è stato infatti oggetto, di volta in volta, di molti progetti e programmi specifici portati avanti dalle istituzioni. Negli ultimi decenni, la trasformazione dell’area è stata portata avanti, a livello istituzionale, con l’attivazione di diversi strumenti urbanistici complessi346.

Il mio intento è quello di guardare questi eventi, come detto, a partire dalla vicenda della fabbrica, con la sua polarizzazione estrema tra le volontà della popolazione e l’interesse di un privato proprietario. Si tratta di un punto di osservazione che definisco ’privilegiato’, in quanto evidenzia una chiave di lettura utile proprio per analizzare alcuni momenti

345 Quest’ultimo aspetto è individuato anche nel già citato libro di Giovanni Semi (2015), nel quale il Pigneto costituirà, insieme al quartiere centrale di Monti, il caso-studio romano. L’autore evidenzia alcune caratteristiche generali – la ‘tenaglia’ costituita dalle dinamiche di produzione e consumo dello spazio, e la privatizzazione dello spazio pubblico – e i suoi tratti specifici: il ricambio abitanti, il ruolo dell’immaginario e, appunto, la dialettica tra progetto e mutamento spontaneo. Questo caso studio è inserito poi in un contesto più ampio di cambiamenti nella struttura politica, sociale ed economica delle città italiane: la svolta imprenditoriale e competitiva delle città; le politiche di rigenerazione; l’ascesa delle classi medie e la scomparsa delle classi popolari; la perdita di popolazione delle aree centrali; la tendenza alla proprietà della casa, al welfare familiare e alla ‘finanziarizzazione’ delle famiglie.

346 Nello specifico, nell’area del Pigneto sono stati attivati un Programma di recupero urbano (Pru, art.11 legge, Programma di riqualificazione urbana e Contratto di quartiere.

importanti nella trasformazione del territorio, i cui conflitti apparirebbero altrimenti più sfumati.

Figura 3.12 – Manifesto per un corteo territoriale, 2010.

In basso, sono indicati i tanti aderenti alla manifestazione: comitati di quartiere, comunità nazionali, associazioni, partiti politici, organizzazioni di lavoratori. Le questioni sono invece elencate nelle caselle del Monopoli: isola pedonale, ex-Serono, stazione Pigneto, via del Pigneto 5, cinema Preneste,

acqua pubblica, Certosa, ex-Snia, sopraelevata, via Fanfulla 39, deposito Atac, Casilina vecchia, piazza Perestrello, via Gabrino Fondulo, piazza dei Condottieri, Tana dei cuccioli, piazza Persiani

Mi sembra interessante accennare all’azione del Comitato di Quartiere Pigneto-Prenestino, protagonista della battaglia contro il primo tentativo di speculazione sull’area dell’ex Snia Viscosa. Questa organizzazione, un attore importante in un contesto ovviamente molto più sfaccettato, è stata tra i gruppi di cittadini che si sono interessati attivamente ai contenuti delle politiche pubbliche nell’area, adottando un punto di vista simile a quello che ho indicato in precedenza come ‘privilegiato’.

Il comitato ha contestato l’operazione del Programma di Riqualificazione Urbana347, definito

‘Rinascimento Pigneto’ nei pieghevoli informativi, chiarendo la natura speculativa degli interventi privati in esso previsti, a fronte di benefici pubblici limitati. Ha poi partecipato attivamente alle riunioni per la formazione del Contratto di Quartiere ‘Pigneto’348, e ha

seguito da vicino i progetti relativi alla realizzazione dei grandi interventi riguardanti le infrastrutture metropolitane e ferroviarie (linea C e ‘vallo ferroviario’).

Oltre a essere stati costretti a compromessi con gli interessi emergenti dalle logiche dell’urbanistica ‘contrattata’349, gli abitanti hanno indagato a fondo le previsioni e sorvegliato

l’attuazione degli interventi privati e soprattutto di quelli ‘compensativi’, che hanno avuto tempi lunghi di realizzazione o addirittura, in alcuni casi, sono rimasti sulla carta.

In particolare, il comitato di quartiere ha svolto quest’attività, insieme ad altri gruppi, per quanto riguarda i giardini e la piazza Nuccitelli-Persiani350, l’isola pedonale di via del

Pigneto, il giardino Angelo Galafati davanti la scuola Toti e il cinema L’Aquila sull’omonima

347 Gli interventi del programma sono conosciuti come ‘articolo 2’ in virtù della loro origine normativa: il finanziamento di questi programmi integrati è in base all’art.2 c.2 della legge 179 del 1992. Il Programma di Riqualificazione Urbana “Pigneto” prevedeva, in base alle informazioni reperibili (la pagina sul sito di Roma capitale non è più accessibile), dieci interventi pubblici e nove interventi privati. Tra questi ultimi vi sono le ‘densificazioni’ mediante la demolizione di fabbricati esistenti e la ricostruzione di edifici ad uso residenziale. 348 Analizzando gli esiti di questo programma, e il loro contributo al deliberato obiettivo di gentrification del quartiere, è possibile concludere che in esso si siano verificate le ambiguità della ‘partecipazione’ menzionate da Cellamare (2011, p.162): “il sostegno a politiche predefinite […]; la gestione dei rapporti con le associazioni e comitati […]; la funzione di cuscinetto sociale per ammorbidire i conflitti”. Questo al contrario di quanto osservato riguardo le dinamiche presenti nell’area dell’ex fabbrica della Viscosa (vd. nota 307).

349 Cellamare (2011, p.159), nel definire i processi partecipativi, nomina appunto altre tipologie di processo (negoziazione e concertazione) caratterizzati dall’interazione e che hanno spesso esito con il prevalere degli attori più forti: “[…] La negoziazione è essenzialmente fondata sulla mediazione tra interessi diversi […]. Nella concertazione i soggetti portatori di interesse interagiscono per definire il proprio ruolo e il proprio contributo (ovvero “oneri” e “onori”) nella realizzazione di un obiettivo condiviso”.

350 A compensazione di un intervento di edificazione privata, la società interessata si impegnò nella realizzazione della piazza con giardini in questione e dei campi sportivi adiacenti. In una comunicazione del 2006 indirizzata al presidente del municipio e all’assessore all’urbanistica, l’assemblea di quartiere riunitasi evidenziava alcune questioni relative alla piazza e all’affidamento in gestione della struttura sportiva. Allo stesso tempo, si chiedeva “chiarezza sulla prosecuzione della ristrutturazione dell’area: in particolare, massima trasparenza sulla destinazione d’uso delle attuali baracche-box”. Un decennio dopo, i suddetti box sono stati acquistati da un privato, il quale ha usufruito di una serie di norme per realizzarvi l’ennesimo locale di somministrazione. Questo ha innescato la reazione degli abitanti interessati ad evitare le conseguenze negative di questa trasformazione, già sperimentate in altri luoghi del quartiere, tra le quali la conseguente dinamica di mercificazione dello spazio pubblico adiacente.

via. Si è trovato più volte a constatare, talvolta in conflitto aperto con il governo municipale, i disagi provocati dai cantieri, i ritardi nella consegna delle opere, le differenze tra progetto e realizzazioni, l’incompletezza di queste ultime, le problematiche di gestione e la mancata manutenzione.

Figura 3.13 – Pigneto, alcune opere e luoghi ‘problematici’ (elaborazione su base Bing maps).

Le trasformazioni finalizzate allo sfruttamento economico dell’area, d’altronde, hanno agito però anche attraverso altri canali più diretti, veloci e informali: l’aumento degli affitti e la riconversione delle attività commerciali, effetti tangibili delle dinamiche di gentrification. Nei volantini e nei discorsi pubblici, il comitato di quartiere e le organizzazioni territoriali ad esso affini hanno identificato il cuore della problematica in politiche caratterizzate dall’impronta economica liberista, invocando al contrario la predisposizione di misure idonee di governo locale, come una accorta gestione delle licenze commerciali.

Mi sembra di individuare, come già detto nei precedenti capitoli e in accordo con quanto affermato in queste occasioni dal comitato, una ‘regola’ nella dinamica di crescita delle aree urbanizzate: la relazione diretta con l’importanza della rendita fondiaria. In definitiva, le logiche di sviluppo urbano di impronta neoliberale sono capaci di condizionare anche le operazioni di trasformazione dell’esistente351. Considerando anche l’importanza in questi

351 Volendo sintetizzare, si potrebbe dire che le attuali politiche di austerità sono solo uno degli ultimi episodi di un processo di lungo periodo, direttamente relazionato all’ideologia neoliberale e acceleratosi dopo lo scoppio della crisi economica e finanziaria. Tale processo socio-economico, non contrastato ed anzi supportato

processi delle grandi opere infrastrutturali, ci si riconnette alla specifica strategia di accumulazione propria del ‘regime dell’urbe’ (Moini & D’Albergo, 2015).

Voglio fare alcuni esempi, riferimenti ‘spot’ a trasformazioni in corso o in preparazione nei dintorni. Sono operazioni che coinvolgono i luoghi in maniera quasi indiscriminata, muovono grandi flussi di capitali, e trovano nella parola d’ordine della ‘rigenerazione urbana’ una presentazione accettabile della loro natura prevalentemente economico- finanziaria. In un intorno più ampio, sotto questa etichetta mi sento di individuare tante direttrici di intervento, presenti e future352. Attualmente, in particolare, ritengo importante

rilevare l’affermazione di processi di portata significativa in quartieri adiacenti al Pigneto, in direzione ovest, nel quartiere di San Lorenzo, e nord, nell’area di Casalbertone e Pietralata. Nel primo caso, l’occasione è offerta dalla riconversione di un’ampia area ferroviaria, quella dello scalo merci anche detta ‘ex dogana’. Qui è in corso un’operazione controversa, che nasconde a fatica il suo obiettivo principale di carattere più generale: la valorizzazione fondiaria delle aree ferroviarie dismesse353. In contemporanea, vanno avanti le

trasformazioni, sostanzialmente analoghe a quelle avvenute al Pigneto, all’interno di un quartiere che storicamente ha sempre avuto una forte connotazione ‘popolare’: l’aumento dei canoni d’affitto, la specializzazione commerciale sempre maggiore, i piccoli grandi interventi urbanistici ed edilizi, con demolizioni, ricostruzioni, aumenti di cubature.

Un processo ancora più ampio è quello in preparazione da tempo per l’area che gravita intorno alla nuova stazione Tiburtina. Mentre resta ancora aperta la questione delle ‘compensazioni’ per la realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità (Tav Roma- Napoli), si possono cogliere alcune prime realizzazioni354: la sostituzione di un grande

dalle politiche pubbliche, ha prodotto enormi ingiustizie all’interno delle città (Berdini 2014). A Roma, negli anni, ha causato fra l’altro: l’alienazione di importanti proprietà pubbliche (edifici ed aree); una distruzione progressiva del welfare urbano esistente e delle attrezzature ad esso funzionali, con un’enorme riduzione nella qualità e nella quantità dei servizi pubblici; la trasformazione del centro storico in un luogo esclusivamente per turisti e la gentrificazione di quartieri precedentemente definibili come ‘popolari’; la trasformazione degli spazi pubblici, oggi principalmente votati allo shopping ed al consumo.

352 Oltre ai casi citati in seguito, ad esempio, ci si può riferire: alle occasioni fornite dalla recente realizzazione della linea C della metropolitana, lungo la direttrice est, sia per la disponibilità di aree non urbanizzate (fermata “Teano”), sia per le tendenze di gentrification – aumento degli affitti e conseguenti dinamiche di espulsione dei ceti meno abbienti – già rilevate dagli abitanti di Centocelle; a sud, invece, c’è un'altra porzione di aree produttive in via di riconversione, lungo via Casilina vecchia e via del Mandrione, il cui processo avrà probabilmente un punto di svolta con la realizzazione del raccordo ferroviario tra metropolitana e linee ferroviarie in corrispondenza della stazione Pigneto. Un grande intervento, pressoché concluso, ha inoltre riguardato l’area in corrispondenza dell’intersezione tra via Prenestina e viale P. Togliatti: la realizzazione di un nuovo quartiere residenziale, con alcune attrezzature pubbliche e private tra cui soprattutto una grande struttura commerciale.

353 Il ruolo giocato, all’interno delle politiche urbanistiche cittadine, dalla valorizzazione delle aree ferroviarie dismesse, è una questione che affonda le sue radici in tempi ormai lontani. Cfr. Tocci (1993) e Berdini (2001). 354 Il riferimento è a diversi interventi: la cosiddetta ‘Città del sole’, su progetto dello studio Labics, in luogo del deposito Atac di via della Lega Lombarda; il grande edificio su via di Portonaccio, all’angolo con via De

deposito di autobus con un nuovo ‘brano’ di città, lungo via Tiburtina; la realizzazione di un grande intervento all’ingresso del quartiere Casalbertone, e di un edificio residenziale, pensato come ‘condominio di lusso’, a poca distanza; la costruzione ed inaugurazione dell’enorme sede centrale di una grande banca, che ha riunito qui tutti i suoi uffici romani nella capitale. Trasformazioni più grandi sono in corso o devono ancora iniziare: l’espansione edilizia nelle aree non urbanizzate intorno a via dei Monti Tiburtini, guidate dal programma integrato di Pietralata e dall’omonima centralità metropolitana; la riconversione dell’area produttiva orbitante su via di Casalbertone; le conseguenti operazioni diffuse nei quartieri corrispondenti.

Figura 3.14 – Alcune questioni evidenziate, sullo sfondo dei quartieri e delle infrastrutture ferroviarie ad est del centro storico (fonte: Bing Maps).

Sulla destra, a sud, il ‘quartiere’ del Pigneto-Prenestino. Al centro, il cimitero monumentale del Verano. Fra questi, il quartiere di Casalbertone (in alto, ad est) e l’area dell’ex scalo merci ferroviario, adiacente al quartiere di San Lorenzo. A sinistra, cioè a nord: il quartiere attorno a piazza Bologna, in basso (ad ovest), l’area della nuova stazione Tiburtina e, in alto (a est), l’omonima via con i quartieri di Pietralata e Casalbruciato.

Al Pigneto, come in altri contesti, le lotte locali hanno insistito molto su tematiche come la conservazione e l’ampiamento delle aree verdi e l’attivazione di servizi pubblici, in funzione di una migliore qualità della vita degli abitanti.

La storia continua, anche guardandola da questo punto di vista, con la ripresa dei temi relazionati al ‘diritto alla città’ che animarono quest’area fin dalle sue origini, accompagnandone la formazione frammentaria e stratificata.

Dominicis; il complesso residenziale in via di Casalbertone, su progetto dello studio Redais; la nuova sede della Bnl-Bnp, a fianco della nuova stazione Tiburtina, su progetto dello studio 5+1AA.

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