sono avvicinato al contesto dell’ex Snia Viscosa e di questa battaglia.
Poco a poco, ho capito che, fra le tante domande da porsi, era quella meno importante.
È stato il riconoscimento sociale del valore del luogo, nello stato attuale, per il suo intorno urbano, a far sì che la battaglia compiesse i passi illustrati. La necessità di un verde ‘fruibile’408, infatti, non è in contraddizione totale con la preservazione. È, invece, il felice
esito di un pensiero che ha messo l’integrazione tra sistema naturale ed antropico (‘verde’ e ‘costruito’) come presupposto fondamentale per la qualità della vita. Alla luce di ciò, nell’immaginare il futuro dell’area non si è mai partiti dalla proiezione dell’ambiente urbano sull’esistente (“cosa ci si potrebbe costruire?”), ma sempre dal riconoscimento di ciò che già c’era, del valore, delle ‘minacce’ e delle azioni di tutela409.
Gli usi pensati come compatibili per questi luoghi410 sono stati la diretta conseguenza
dell’incontro tra un’esasperazione diffusa nei confronti dell’ambiente urbano attuale –
408 Nella preparazione della seconda giornata “Il lago che vogliamo”, del 18 aprile 2015, il tema della rete ecologica è stato affrontato attraverso il paragone fra due elaborati: la tavola del Piano Regolatore Generale, raffigurante le componenti della stessa, e una planimetria con l’indicazione delle stesse aree fruibili al pubblico, mettendo in luce come queste costituissero una piccola parte di quelle complessive.
409 A tal fine, sono stati fondamentali i due convegni scientifici organizzati nel dicembre 2013 (“Scienziati e studiosi per l'Ex-Snia Viscosa: potenzialità, criticità e valorizzazione di un patrimonio ambientale e culturale in una delle zone più inquinate e densamente abitate di Roma”) e nel maggio 2014 (“eXSnia: la natura rigenera la città. Aggiornamento sugli studi dell’ecosistema del lago e prospettive future di rinaturalizzazione e tutela dell’area”). Inoltre, in preparazione della prima giornata “Il lago che vogliamo”, del 18 aprile 2015, è stata predisposta una analisi Valori-Minacce-Risposte per l’area complessiva e per i suoi sottosistemi (quattro aree). Questa analisi ha identificato come valori i principali elementi identitari – riguardanti vegetazione, fauna, geologia e suolo, storici-architettonici, sociali – e settori e sistemi funzionali – ambiente e ecosistema – al fine di definire le minacce e ragionare sulle possibili risposte. Questi lavori hanno avuto un ruolo importante per il dibattito e la successiva predisposizione delle linee guida di cui alla nota seguente, e sono consultabili presso la Casa del Parco e nella sezione “Documenti” del sito internet ufficiale (http://lagoexsnia.wordpress.com). 410 Gli usi compatibili, frutto del lavoro svolto in precedenza e della discussione collettiva nelle giornate “Il lago che vogliamo”, sono confluiti nelle linee guida per la progettazione, anch’esse pubbliche e consultabili (vd. nota precedente). Queste ultime, in primo luogo, stabiliscono la volontà di mantenere l’unitarietà del complesso ex Snia Viscosa (terreni espropriati e parte ancora privata), sottolineano il suo ruolo per le aree circostanti (standard minimi di verde e raccordo con la rete ecologica), ribadiscono l’esigenza di procedere con la gestione partecipata dell’area. Presentano inoltre un piano d’assetto, con la suddivisione in tre sistemi principali: area a tutela integrale, area ricreativo-lacustre e monumento naturale (area della fabbrica, non ancora espropriata, e collegamento attraverso l’area ferroviaria). Per ognuna sono evidenziate le funzioni ambientali e i singoli settori: lago (ecosistema lacustre e fascia di protezione a vegetazione ripariale; edificio abusivo “mostro” e sponda cementificata), collina (vegetazione mediterranea, zona di rinaturazione spontanea), falesia (vegetazione di forra), prateria (vegetazione ruderale e spontanea), area fabbrica (archeologia industriale e memoria storica della fabbrica ex Snia), parco delle Energie. Questa classificazione è utile a definire le indicazioni di tutela e gestione, le tipologie dei percorsi, le prescrizioni per gli arredi e l’illuminazione (o la loro assenza), le indicazioni di fruizione e gli obiettivi per gli edifici presenti.
inquinamento, assenza di spazi verdi e densità edilizia sono alcune delle caratteristiche dell’area – e i contributi tecnico-scientifici che si sono concentrati sullo studio delle dinamiche ambientali complessive.
Questo aspetto è ben rappresentato dalla relazione per la riserva naturale, che in pochissime pagine integra la storia sociale del luogo, le basi normative – legislazione, vincoli, previsioni di piano – e l’analisi ambientale, dedicando a quest’ultima una grande attenzione. Così, in questo documento che sintetizza all’estremo il patrimonio di conoscenze accumulato negli anni, facendo riferimento a una grande bibliografia sul tema411, sono colti numerosi aspetti.
Il punto di partenza dell’analisi è il riconoscimento di una preesistenza ‘dimenticata’: il fosso della Marranella, proveniente dai Colli Albani e tributario dell’Aniene, che a fine Ottocento attraversava l’area da sud a nord segnando il confine tra il Suburbio e l'Agro romano. Il deflusso superficiale del fosso era stato canalizzato negli anni Venti del Novecento, durante la costruzione della fabbrica della Viscosa, e quasi settant’anni dopo, come narrato, lo scavo per i parcheggi del centro commerciale ha intercettato la sottostante falda in pressione, dando vita a un lago naturale alimentato dalla stessa412.
L’analisi ha poi evidenziato il processo di ‘rinaturalizzazione’ messo in moto a partire da questo evento. La ricomparsa delle acque ha riattivato i precedenti servizi ecosistemici e favorito la ricolonizzazione spontanea da parte della vegetazione413. Di conseguenza, si sono
potute instaurare catene alimentari complesse di grande utilità per la fauna e si sono
411 Il documento citato fa riferimento a una bibliografia variegata, che va dalla normativa alle note istituzionali, dalla letteratura scientifica agli approfondimenti specifici realizzati nel tempo. Esso è riportato nell’allegato F, al quale si rimanda per l’approfondimento.
412 Le caratteristiche geologiche del suolo, con la sua divisione tra le pozzolane rosse della collina del Parco delle Energie e i tufi della zona esterna più bassa, spiegano le motivazioni della risalita: l'alveo della Marranella, nel tempo, ha occupato l'avvallamento corrispondente alla faglia tra i due materiali e questa discontinuità del terreno ha permesso all’acquifero in pressione di risalire a livelli prossimi alla falda superficiale. Lo scavo recente ha attinto a questa fonte, a differenza della costruzione della fabbrica che si limitò a interrare i deflussi superficiali, coinvolgendo dunque volumi molto più elevati. Questo fenomeno, oltre che dagli indizi provenienti dalle analisi geologiche, è dimostrato da “analoghe qualità e composizione fisico-chimica delle acque [del lago e della falda], una quota superficiale del bacino coerente con la profondità dell'acquifero dal piano di campagna, la sostanziale indipendenza dei volumi invasati dagli apporti di pioggia che viceversa incidono sulla portata dei fossi e delle falde superficiali e dunque la preponderanza degli afflussi di ricarica sostenuti dal regime perenne dell'acquifero in pressione. L'alimentazione del bacino da parte della falda più profonda è comprovata dalle analisi microbiologiche eseguite sulle acque del lago nel 2006 e nel 2014 che rilevano livelli di carica batterica estremamente bassi e, per le sostanze chimiche, concentrazioni che escludono anche la presenza di contaminanti percolanti dal suolo o dalla falda più superficiale” (dalla relazione citata nel testo, consultabile integralmente nell’allegato F).
413 Nella relazione, citando gli atti del convegno 2013, si evidenzia che la selezione ha premiato le specie vegetali autoctone di maggior pregio: “sono riapparse così le Phragmites australis sulle sponde, Salix alba e
Populus alba nelle fasce riparie, lecci, allori e alaterni nel microclima più fresco a ridosso della collina”.
Tirando le somme della situazione attuale concernente la flora e la fauna dell’area, “ad oggi sono 185 le specie vegetali censite e ben 64 quelle animali”.
stabilite, anche nei terreni più poveri in prossimità, specie vegetali di grandi dimensioni capaci di costituire riparo e rifugio per l'avifauna.
Figure 4.6 (a-b-c-d-e-f) – Alcuni dei tanti avvistamenti faunistici al lago dell’ex Snia Viscosa.
Nell’ordine: airone cinerino che si ciba di un pesce gatto; gheppio; cormorano; cinciarella; volpe rossa nella neve, filmata il 1 febbraio 2015; femmina di martin pescatore
(fonti: Mario Paloni; WWF Pigneto-Prenestino).
L’ecosistema del lago costituisce oggi, in ragione della sua biodiversità, un elemento di rango primario nella rete ecologica romana. Nel complesso l’area dell’ex fabbrica, con la sua
ampia superficie permeabile414 e la sua vegetazione, svolge alcuni servizi ecosistemici
fondamentali per l’assetto idraulico delle aree circostanti415: in particolare, la tutela della
falda e la difesa dai rischi idraulici416.
Un aspetto centrale, che ritengo molto interessante, è evidente nella relazione ambientale e storico-urbanistica citata: queste funzioni sono strettamente in relazione con il benessere umano, ampliando il significato delle ‘dotazioni’ necessarie – i celebri standard urbanistici – definite nel recente passato417.
Questa conclusione è frutto di una lunga elaborazione e, dando una maggiore dignità scientifica e culturale all’assunto ‘spontaneo’ della popolazione – l’opposizione a ulteriori ‘cementificazioni’ –, costituisce uno dei tanti passi che questa consapevolezza deve fare per diventare un patrimonio comune cosciente alla maggioranza delle persone. Anche qui, come accennato in precedenza, l’interazione con le persone a partire dalla classica domanda “cosa ci costruiamo?” è stata frequente, in ragione delle dinamiche di massa innescate dalla mobilitazione. Per affermare un punto di vista ‘nuovo’, naturalmente, c’è stato il bisogno di spiegarlo e confrontarlo con le precedenti assunzioni – quello che ho definito un punto di vista urbano autoreferenziale – permeate nel senso comune e dunque date per scontate da molti. Si hanno quindi, molto spesso, occasioni di dibattito su assunti che per alcune persone sono consolidati e per altre sconosciuti, a partire dal caso specifico del lago e della fabbrica: il passaggio fra le due logiche è tutto fuorché un percorso lineare.
In conclusione, con tutti i limiti del caso418, posso tirare le somme dicendo che all’interno
della battaglia per la conservazione dell’area e per il suo uso pubblico mi sembra si compia,
414 Sempre citando la relazione: “Oggi i 9 ettari che i reparti ex SNIA occupavano nell'alveo della Marranella sono suddivisi tra 20.000 metri quadri di superfici coperte dai ruderi residui dela fabbrica, i circa 6 ettari colonizzati da vegetazione spontanea in vari stadi evolutivi, gli oltre 10.000 metri quadri del lago, per una superficie permeabile pari al 80% del totale, cui sommare i 3 ettari a verde dell'adiacente Parco delle Energie”. 415 “[…] la destinazione dell'area è quindi dirimente per l'assetto idraulico dell'intero quartiere, a fronte delle principali criticità segnalate dalle carte idrogeologiche del PRG di Roma che indicano l'ex SNIA al margine della zona a rischio di sovrasfruttamento dell'acquifero dell'Acqua Vergine, e interessata da massima vulnerabilità idraulica delle depressioni morfologiche a largo Preneste e via di Portonaccio”.
416 Il riferimento è alle conseguenze delle piogge: il filtro nei confronti degli inquinanti e la mitigazione dei fenomeni alluvionali conseguenti agli eventi più gravosi. La capacità di assorbimento dell’area e della vegetazione presente contribuiscono infatti a annullare o ritardare l’afflusso nella rete fognaria, ricaricando al contempo la falda acquifera. Oltre all’accumulo, la vegetazione lacustre cresciuta sulle sponde svolge la funzione di fitodepurazione degli inquinanti presenti nelle acque di prima pioggia.
417 Il riferimento è alle elaborazioni alla base del noto Decreto del Ministero dei Lavori Pubblici del 2 aprile 1968, n. 1444. Quest’ultimo, per le zone residenziali, fissava lo standard (“dotazione minima, inderogabile”) di 9 mq per abitante destinati a ”spazi pubblici attrezzati a parco e per il gioco e lo sport”.
418 Ritengo che l’importante questione tratteggiata in questi due paragrafi meriterebbe uno spazio ancora maggiore: probabilmente, il suo approfondimento potrebbe costituire l’argomento di una ricerca a sé stante.
anche in continuità con alcuni episodi precedenti419, un passaggio importante: un approccio
ambientale integrato dimostra di poter sostituire la logica urbana autoreferenziale.