Capitolo III° : La struttura del patrimonio nel
4. I livelli allibrat
Dopo la descrizione delle proprietà fondiarie, la polizza di estimo riportava i livelli soggetti alla allibrazione dell’estimo, “sopra i quali non appare obbligo di messe”. Emergeva con questi livelli, una ulteriore differenza nella struttura del documento rispetto al 1680, in quanto i dati riportati mostravano una maggiore configurazione formale e in tal senso si descrive una dimensione tipica di questi livelli,
Antonio Zenatti da Castagnè come successo alla locazione rinovata 15 marzo 1619 atti di Bettino Cechini paga di livello perpetuo lire quattordici soldi otto L. 14 : 8178
Nella sostanza si trattava di 39 livelli, il cui valore totale ammontava a lire venete 738, soldi 5, denari 11, con una media che si attestava sulle 19 lire venete 7 soldi e 3 denari.
177 F. Landi, Storia economica del clero, op. cit., pag. 42.
Si presentavano con una significativa eterogeneità, in quanto si andava da un ammontare di poche lire venete,
Il signor Girolamo Simeoni per le sopradette come in loco di Marco Zen paga
di livello perpetuo lire quattro L. 4
Eredi del signor Mazzo Mazzi come possessori del fondo in Cazzano lasciato dal nostro Reverendo Don Danielle di Verona pagano di livello perpetuo
lire cinque L. 5179
alle 186 lire venete,
Il nobile signor marchese Bonifacio Canossa per cose giudicate tra la commissaria Canossa da una e li nobili signori Pier Francesco e fratelli Trivella et conte Alessandro Carmina dall’altra e per terminazione della Guarantia di Venezia paga di livello affrancabile
lire trentatre soldi sei danari otto L. 186
e queste significative differenze risultavano dimostrate, anche dal valore relativamente elevato della standard deviation, uguale a 30.
In merito alla distribuzione, 18 livelli (46,15%) si presentavano inferiori alle 10 lire venete, 16 (41,03%) tra le 10 e le 30 lire venete, mentre solo 5 livelli (12,82%) superavano le 30 lire venete.
Due livelli risultavano suddivisi, fra più livellari, in porzioni di eguale valore, il primo,
Eredi Giori per porzione di fondo in locazione rinnovata 21 maggio 1619 atti di Francesco Rottari pagano di livello perpetuo lire cinque soldi undici et un pezzo
di capon L. 5 : 11
Mattio Donise per le suddette ragioni paga di livello perpetuo lire cinque soldi undici
et un pezzo di capon L. 5 : 11
Bernardino Marhini o il signor dottor Rottari se possiede il fondo per le suddette ragioni paga di livello perpetuo lire cinque soldi undici et un pezzo di capon180 L. 5 : 11
e il secondo,
Giacomo e fratelli Salvatori da Cavalo entrati nelle ragioni in locazione 7 settembre 1540 atti di Girolamo Manarino pagano di livello perpetuo lire tre soldi sei
danari otto L. 3 : 6 : 8
Bernardin Fumaneri e Francesco Lonardi da Cavalo eredi di Bortolomio Martini
pagano di loro porzione per le ragioni come sopra il medesimo perpetuo L. 3 : 6 : 8181
Anche dal punto di vista delle ragioni che avevano originato il contratto, queste entrate si presentavano in modo più analitico: dal subentrare alle ragioni in locazione,
Il signor Bortolomio Lioni come subentrato alle ragioni in locazione con
Bortolomio Galvan paga di livello perpetuo lire sette soldi dieci L. 7 : 10
alla locazione rinnovata,
Gasparo Parise di Montorio come per locazione rinovata 13 ottobre 1705 atti Seriati paga di livello perpetuo lire quattordici L. 14
179
A.S.VR, A.E.P. 1724, registro n. 343, Busta 28, carte non numerate.
180 Oltre ad essere un livello suddiviso in porzioni, questo è anche l’unico, che oltre al denaro presentava pure il pagamento in natura, con un pezzo di cappone
al succedere,
Ogniben Piubello da Cazzan come successo alla locazione 20 gennaro 1628 atti di Bettino Cechini deve pagar con obbligo sopra tutti tre di un officio funerale di livello
affrancabile lire quindici L. 15182
Quello che comunque emerge, con maggiore evidenza dall’analisi di questi livelli soggetti ad allibrazione era la loro diversa natura, legata all’essere affrancabili o perpetui.
I livelli affrancabili, di cui abbiamo già trattato le caratteristiche affrontando le dinamiche economiche del 1680,
Il nobile signor conte Alvise Franco per le ragioni in instromento 15 ottobre 1577 atti di Gregorio Albertini paga di livello affrancabile lire trentatre soldi sei
danari otto L. 33 : 6 : 8
Il nobile signor Lodovico Morando et il signor Francesco Liorsi pagano unitamente come entrati nelle ragioni in locazione 16 novembre 1577 atti di Donato de Pietro Paoli di livello affrancabile con ducati duecento lire ottanta soldi dodici L. 80 : 12183
erano 7 ed il loro ammontare risultava di lire venete 367 soldi 15 denari 7; un valore di entità particolarmente rilevante, in quanto attestava circa il 50% del totale dei livelli allibrati; i rimanenti livelli allibrati stipulati dal convento di Santa Maria della Scala, di conseguenza erano di origine perpetua.
I livelli perpetui interessavano soprattutto il piccolo proprietario terriero, che otteneva in concessione livellaria, appezzamenti di terra che gli consentivano di integrare il reddito ricavato dalla piccola proprietà184.
Il livello rappresentava un contratto agrario invalso nel Medioevo che ha delle affinità con l’enfiteusi, secondo cui il proprietario (concedente) forniva un appezzamento di terra in godimento ad un ricevente o livellario per un tempo prestabilito, in corrispettivo di un canone annuo (livello) e con un rapporto di subordinazione del livellario, nei riguardi del concedente; elementi che andavano a dimostrare l’ascendenza feudale o signorile dell’istituto. Il livellario poteva vendere la terra oggetto di livello, solo dopo aver sentito il proprietario185. Il canone (o censo) poteva essere corrisposto, sia in forma di denaro, oppure con i prodotti ottenuti dalla coltivazione e ancora con qualche adempimento in natura. I contratti livellari, definiti più specificatamente locatio
perpetualis, in epoca Medioevale avevano una durata di 29 anni, dal 1500 la durata si
ridusse a 10 anni con il patto, che alla scadenza potevano essere rinnovati.
182
A.S.VR, A.E.P. 1724, registro n. 343, Busta 28, carte non numerate. 183 A.S.VR, A.E.P. 1724, registro n. 343, Busta 28, carte non numerate. 184 In appendice è descritto un livello perpetuo stipulato dal convento nel 1552. 185 G. Borelli, Questioni di Storia, op. cit., pp. 97-98.
Generalmente questi contratti si aprivano con la formula di rito “ad habendum,
tenendum, uti, frui, meliorandum et non peiorandum”, che in modo molto esplicito
sottoponeva il livellario ad un comportamento, tale da garantire l’integrità della proprietà e quindi di fatto ad una subordinazione, che nel contratto poteva emergere in maniera più o meno marcata, secondo le volontà e le esigenze del concedente.
Un esempio può essere fornito, dal contratto inerente la “locationes perpetuales” instaurata dal conte Niccolò Guagnini nel 1633 ad Illasi, zona collinare veronese, che iniziava con la formula di rito e successivamente attestava la durata dei 10 anni, rinnovabili dietro pagamento da parte del locatario di un buon cappone o 10 soldi veronesi; proseguiva poi, con le diverse clausole “ogni anno nel giorno di San Martino
il locatario debba al locatore i 2/5 di tutti i grani da spigo raccolti, batudi et isolati et conduti a loro spese a casa del locatore a Lavagno. Il locatore è tenuto ad aiutare il locatario con i propri animali. E così che di tutti i menudi il terzo venga condotto alla casa del Padrone; e per l’uva vendemmiata la metà; e per la legna, salvo quella di gelso, la metà. I miglioramenti apportati al fondo nei 5 anni successivi all’instaurazione della “locatio” vanno a vantaggio dei conduttori. Tutti i morari, cioè i gelsi, così importanti nell’equilibrio della famiglia coltivatrice di allora in quanto fornivano la foglia necessaria per il nutrimento dei bachi da seta, vengono considerati di pieno dominio dei conduttori, senza che il padrone possa accampare pretese per il legno e per la foglia. Anche il prato di cui è dotato il fondo collinare è lasciato in pieno godimento ai conduttori. Al padrone è fatto obbligo di fornire “una tantum” 50 copi (tegole) per eventuali riparazioni alla casa copata ed solarata di cui è dotato il fondo e il concorso per metà dei lavori per il progno, vale a dire il corso d’acqua a regime torrentizio186”.
Questo istituto assumeva ancora più valenza in considerazione della crisi economica del “Lungo Seicento”, quando a causa della diminuzione dei prezzi delle derrate agricole, i piccoli proprietari se non fossero ricorsi ad una integrazione del reddito coltivando appezzamenti di terra dati in locatio pepetualis, in molti casi avrebbero perso anche la loro piccola proprietà. Un istituto che se da una parte garantiva la salvaguardia delle
loro terre ai piccoli proprietari, dall’altra permetteva ai concedenti di godere, di una entrata perpetua187.
Nella polizza di estimo erano presenti 32 livelli perpetui, per un totale di 370 lire venete, 4 soldi e 4 denari, con una media di lire venete 11, soldi 7 e denari 2. Escluso un livello perpetuo che superava le 40 lire venete ed uno che era di poco superiore alle 20 lire venete i rimanenti risultavano tutti inferiori alle 20 lire venete, con 15 di essi che non superavano le 10 lire venete (46% del totale dei livelli perpetui).
Dei complessivi 39 livelli allibrati, 20 riportavano oltre al nome del notaio anche la data nella quale era stato stilato l’atto. Dall’analisi di queste date emergeva, che 13 livelli erano stati redatti in periodi che avevano superato i 100 anni, con la stipula del livello più antico che superava i 188 anni,
Eredi del nobile signor Giulio Cesare Morando come nelle ragioni in locazione 30 marzo 1536 atti di Pietro Alberini pagano di livello perpetuo lire dodici L. 12
e con il più recente redatto nel 1721, quindi solo 3 anni prima della trascrizione nella polizza di estimo,
Signor Tomaso da Dosso per locazione perpetua rinnovata 25 agosto 1721
atti Seriati paga di livello perpetuo lire diecisette soldi dieci L. 17 : 10188
Quello che si evidenzia, soprattutto in relazione ai livelli redatti in tempi meno recenti rispetto alla data del 1724 era, la continuità di contratti livellari in essere anche da centinaia di anni; ma questo era comunque in linea, con quello che abbiamo visto essere le spirito che caratterizzava il clero in ambito economico, ossia la ricerca della stabilità, anche se talvolta a discapito di migliori e più proficui guadagni.
Per cercare di dare maggior significato al valore di questi livelli allibrati, si ritiene utile procedere ad un confronto con altre istituzioni religiose cittadine189. Santa Anastasia
187
Per produrre gli approfondimenti su questo tipo di livello sono stati consultati i seguenti riferimenti bibliografici:
G. Borelli, Forme contrattuali nelle campagne venete del 500 – 600, in Economia e Storia, Rivista Italiana di Storia Economica e Sociale, Giuffrè, Milano 1982;
G. Borelli, Analisi della struttura, op. cit.;
G. Zalin, Proprietà e impresa nel Settecento. La gestione delle terre nel monastero delle Maddalene, in Rapporti tra proprietà impresa e manodopera nell’agricoltura italiana dal IX secolo all’unità;
A. Dal Moro, Proprietà e impresa, op. cit.;
D. Beltrami, Forze di lavoro e proprietà fondiaria nelle campagne venete dei secoli XVII e XVIII, Venezia – Roma, 1961;
G. Cagnin, I patti agrari in territorio trevigiano dalla metà del secolo XII agli inizi del secolo XIV; tradizione e innovazione, in Storia di Treviso, Volume II, Venezia 1983;
G. L. Basini, Le terre di un monastero. Una azienda agraria emiliana dal 1650 al 1750, Bologna 1979; A. Bignardi, Disegno storico dell’agricoltura, in Rivista di storia dell’Agricoltura, n° 3, 1969.
188 A.S.VR, A.E.P. 1724, registro n. 343, Busta 28, carte non numerate.
presentava livelli allibrati che ammontavano a lire venete 2683 soldi 17, di cui lire venete 427 relative a livelli perpetui e lire venete 2256 soldi 17 a livelli affrancabili190; decisamente valori che superavano significativamente quelli di Santa Maria della Scala (lire venete 738 soldi 5 denari 11), così come relativamente più cospicui si presentavano anche i livelli allibrati di San Fermo maggiore, che assommavano a lire venete 1311 soldi 16 denari 6, di cui lire venete 817 soldi 13 erano perpetui e lire venete 494 soldi 3 denari 6 risultavano affrancabili191; anche San Daniele con livelli allibrati di lire venete 1661 soldi 15 denari 9192 mostrava una differenza decisamente non trascurabile rispetto a Santa Maria della Scala, ma questo “trend” con più o meno evidenza si mostrava anche per gli altri conventi e monasteri presi in considerazione, come in sequenza si va a rilevare. San Cristoforo indicava livelli affrancabili di lire venete 1216 soldi 17 denari 10193, San Tommaso presentava lire venete 3101 soldi 8194, San Nazzaro e Celso lire venete 2894 soldi 9 denari 6195 e San Domenico per soli livelli perpetui indicava lire venete 2894 soldi 9 denari 6196. Nel proseguire in questo confronto emergeva, che una istituzione religiosa presentava livelli allibrati che si avvicinavano a quelli di Santa Maria della Scala, si trattava di San Giuseppe e San Fidenzio con lire venete 881 soldi 10197, mentre un solo monastero, quello di Santa Maria del Paradiso, con lire venete 308 soldi 4 denari 8 presentava livelli allibrati inferiori a quelli di Santa Maria della Scala198. Da questo confronto il convento in esame sembrava uscire alquanto ridimensionato sul piano dei livelli allibrati, le ragioni potrebbero essere diverse, comunque non semplici da individuare visto, che il paragone è esclusivamente di ordine oggettivo e di conseguenza non siamo in grado di valutare nel dettaglio, le caratteristiche delle altre istituzioni religiose, rispetto a quelle di Santa Maria della Scala. L’analisi può essere comunque utile, se orientata ad evidenziare queste differenze non solo in termini assoluti, ma come linee tendenziali di una specifica situazione economica.
190 A.S.VR, A.E.P. 1724, registro n. 343, Busta 1, carte non numerate. 191 A.S.VR, A.E.P. 1724, registro n. 343, Busta 11, carte non numerate. 192 A.S.VR, A.E.P. 1724, registro n. 343, Busta 9, carte non numerate. 193 A.S.VR, A.E.P. 1724, registro n. 343, Busta 7, carte non numerate. 194 A.S.VR, A.E.P. 1724, registro n. 343, Busta 35, carte non numerate. 195
A.S.VR, A.E.P. 1724, registro n. 343, Busta 31, carte non numerate. 196 A.S.VR, A.E.P. 1724, registro n. 343, Busta 8, carte non numerate. 197 A.S.VR, A.E.P. 1724, registro n. 343, Busta 15, carte non numerate. 198 A.S.VR, A.E.P. 1724, registro n. 343, Busta 27, carte non numerate.
Un confronto probabilmente più concreto è quello che invece si può rapportare con i livelli trascritti nella polizza di estimo del 1680199, dove la prima differenza che emerge è legata al loro numero, che nel 1724 risultava di 39, molto inferiore a quello dei 44 anni precedenti, uguale a 101.
Anche rispetto al loro valore, che nel 1680 era di lire venete 2943, soldi 7, denari 4, la differenza risultava piuttosto marcata, visto che tale entità nel 1724, si attestava a 738 lire venete, 5 soldi e 11 denari. Pure in relazione alla media, la differenza fra i due anni non era trascurabile, nel 1724 risultava di lire venete 19, soldi 7, denari 3, mentre nel precedente anno si rilevava di lire venete 31, soldi 8 e denari 2.
Per rendere maggiormente conto della diversa valenza che all’interno delle due polizze di estimo, assumevano i livelli allibrati, quelli del 1680 rappresentavano il 18,81% del valore delle proprietà fondiarie, mentre nel 1724 tale percentuale si attestava solamente al 4,75%200.
Differenze che appaiono in tutta la loro evidenza, ma che ci consigliano di non spingerci troppo frettolosamente a conclusioni, in quanto come vedremo in seguito, l’esame dei livelli necessita di significativi approfondimenti, che il solo riferimento alle polizze di estimo non permette.
Proseguendo con l’analisi del documento, a seguire i livelli allibrati erano i livelli con obbligo di messe.