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Capitolo IV°: Le entrate e le uscite del

3. La suddivisione degli introit

La tabella e il grafico che segue delinea le entrate così, come risultavano in relazione alle categorie prestabilite.

316 A.S.VR, Monasteri Maschili Città, Santa Maria della Scala, registro n. 55, c. 121 r. 317

Relativamente al mese di Dicembre è già stata evidenziata l’entità di alcune operazioni, che derivavano dall’incidenza dei proventi da elemosine.

318 A.S.VR, Monasteri Maschili Città, Santa Maria della Scala, registro n. 55, c. 120 r. 319 A.S.VR, Monasteri Maschili Città, Santa Maria della Scala, registro n. 55, c. 120 r.

Tabella 2: La suddivisione delle entrate del 1680 Mesi Entrate nette Affitti case Vendita prodotti agricoli Elemosine Livelli gennaio 940 15 187 630 febbraio 655 3 189 409 marzo 584 60 122 321 aprile 785 523 259 maggio 957 79 256 617 giugno 479 52 125 202 luglio 584 36 203 340 agosto 601 17 333 221 settembre 1116 80 172 281 ottobre 1105 66 243 771 novembre 1267 17 48 595 587 dicembre 3737 37 130 3012 556 Totale 12810 351 289 5960 5194

Grafico 2: Il delinearsi delle categorie di entrata relative al 1680

0 1000 2000 3000 4000 5000 6000

Affitti case Vendita prodotti agricoli

Filantropia Affitti

I dati evidenziano che sul totale delle entrate, sia gli introiti derivanti dall’affitto di case, che i redditi legati alla vendita di prodotti agricoli di propria produzione risultavano quasi trascurabili; dall’analisi della fonte, emergeva che le case di proprietà del convento erano 5, di conseguenza gli affitti che ne derivavano, non potevano decisamente rappresentare un elemento significativo nella dinamica delle entrate; tre di queste abitazioni si trovavano nella contrada di Sant’Andrea,

Sotto li 25: febraro ricevuti da Messer Domenico Litigato

habitante nella prima casa di S. Andrea per saldo del suo semestre

maturato il suddetto mese campione c. 269 L. 37 : 4320

Sotto il di 30 aprile 1680 ricevuti da Messer Antonio Giacomelli per saldo del suo semestre habitante nella 2^ casa di S. Andrea

principiato il medesimo mese campione c. 214 T° L. 37 : 4321 Adì 4: do ricevuti dal Signor Dotor Franco Valmarise habitante

nella 3^ casa di S. Andrea per saldo del suo semestre scaduto

il prossimo corrente campione c. 216 T° L. 37 : 4322

una nella Via Nuova,

Adì 29: do ricevuti da Messer Gio: Batta Ferrari à conto del suo semestre

scaduto il presente mese campione c. 252 T° L. 30323

e infine un’ultima casa era situata, sempre all’interno delle mura cittadine, e presentava la particolarità di essere stata suddivisa in diverse stanze, ognuna affittata separatamente,

Adì 12: do ricevuti da Domenico Morello per saldo del suo semestre

nella camera nella casa Benzona scaduto il prossimo febbraio campioe c. 270 L. 3 : 10324 Adì 21: do ricevuti da Messer Domenico de’ Lucchi per saldo del

suo semestre come habitante in una camera della casa Benzona scaduto

il presente mese campione c. 222 T° L. 9325

Adì 23: do ricevuti da Franco Todeschi affittuale di due camere della casa Benzona per saldo del suo semestre li 8: genaro prossimo

passato campione c. 225 T° L. 15 : 10326

Adì 19: do ricevuti dal Signor Domenico Zampagna per saldo del suo annuo affitto di una camera terrena nella casa Benzona scaduto il mese

di luglio prossimo passato campione c. 224 T° L. 6 : 4327.

Una tale scelta potrebbe sottendere, la necessità di accrescere i ricavi derivanti dagli affitti delle abitazioni, cercando il più possibile di sfruttare gli spazi disponibili, come del resto attraverso questo comportamento, molto probabilmente risultavano minori le

320 A.S.VR, Monasteri Maschili Città, Santa Maria della Scala, registro n. 55, c. 119 v. 321 A.S.VR, Monasteri Maschili Città, Santa Maria della Scala, registro n. 55, c. 117 v. 322 A.S.VR, Monasteri Maschili Città, Santa Maria della Scala, registro n. 55, c. 118 r. 323 A.S.VR, Monasteri Maschili Città, Santa Maria della Scala, registro n. 55, c. 117 r. 324

A.S.VR, Monasteri Maschili Città, Santa Maria della Scala, registro n. 55, c. 117 r. 325 A.S.VR, Monasteri Maschili Città, Santa Maria della Scala, registro n. 55, c. 117 r. 326 A.S.VR, Monasteri Maschili Città, Santa Maria della Scala, registro n. 55, c. 120 v. 327 A.S.VR, Monasteri Maschili Città, Santa Maria della Scala, registro n. 55, c. 119 v.

entità delle pigioni a carico degli inquilini e di conseguenza meno soggette al pericolo di non essere onorate.

Tranne l’ultimo caso riportato, il cui affitto presentava scadenza annuale, gli altri avevano come termine di pagamento il semestre, anche questo può indurre a pensare che diluire il pagamento in due periodi potesse limitare, le conseguenze di mancate corresponsioni. Questo comunque solo in linea teorica, infatti come si evince dalla fonte, per nessuna abitazione si registravano nel corso del 1680 pagamenti di due semestri; tutto ciò può significare, che i termini di pagamento degli affitti fossero alquanto dilazionati e nel contempo che gli stessi religiosi non si dimostrassero particolarmente rigidi nel far rispettare le scadenze agli affittuari.

Nel complesso i proventi da affitti di abitazioni rappresentavano, il 2,74 % del totale delle entrate del 1680.

L’esiguità di queste entrate poteva dipendere non solo dal limitato numero di abitazioni, ma probabilmente anche dalla qualità delle stesse case. In tal senso Gullino analizzando le abitazioni affittate a Venezia all’inizio del ‘700, dal quaderno di cassa Moretta rilevava, che per una misera casetta sulla fondamenta del Rio di San Giovanni Laterano l’affitto annuo era di 14 ducati328. Se pensiamo che per le case affittate dai padri di Santa Maria della Scala, nessuna di queste arrivava a tale valore (le case di S.Andrea, quelle con gli affitti più elevati, presentavano un provento semestrale di lire venete 37 soldi 4, che annualmente quindi risultava di lire venete 74 soldi 8 e che veniva di conseguenza a corrispondere a ducati 12), si può dedurre che si trattasse di abitazioni di qualità alquanto modesta.

Si può corroborare questo in relazione anche alla posizione sociale di coloro che risultavano affittuari di abitazioni in epoca moderna, in tal senso come rilevava Beltrami, coloro che pagavano un affitto inferiore ai 12 ducati annui, erano di norma assai poveri e spesso godevano del sostentamento anche della pubblica carità, mentre chi poteva disporre per l’affitto di una casa dai 13 ai 30 ducati annui, seppur non indigente, era comunque di modestissime condizioni economiche; è implicito pensare che coloro che si trovavano in queste condizioni economiche certamente non potessero

328 G. Gullino, I Pisani dal Banco e Moretta. Storia di due famiglie veneziane in età moderna e delle loro vicende patrimoniali tra 1705 e 1836, Istituto storico italiano per l’età moderna e contemporanea, Roma 1984, pag. 89.

abitare altro che case di qualità molto modesta329. E’ da rilevare infine che non si sono trovati riferimenti circa la grandezza delle case affittate, certamente il richiamo che fa Gullino di misera casetta fa pensare che anche le dimensioni fossero molto limitate330. Dello stesso tenore delle pigioni relative alle abitazioni (2,26% del totale delle entrate) erano, anche gli introiti derivanti dalla vendita dei prodotti provenienti dalle possessioni di Vigasio e ciò induce a pensare, che probabilmente una parte cospicua di questi, fosse destinata all’autoconsumo alimentare dei padri331.

Entrando comunque nel dettaglio di queste entrate si rilevano ricavi sia per la vendita di cereali,

Sotto lì 4 do ricevuti da Frà Franco Maria per sacchi sei miglio venduto

sopra il mercà di Villafranca à troni dieci il sacco in tutto L. 60332 Adì ultimo ricevuti da Frate Pietro per semole vendute in più volte sino

al tempo presente L. 39333

che per quella di vino,

Adì 17: do ricevuti da Messer Zuane nostro torcolotto per brenti dodeci vini venduto al Signor Michel Manfrone à marchetti trenta il brento

sono in tutto L. 18334.

Se l’insieme delle entrate provenienti dagli affitti delle case e dalla vendita dei prodotti di propria produzione rappresentavano circa il 5% dei proventi del 1680, di altra valenza erano gli introiti correlati alle elemosine (lire venete 5960), il cui ammontare rilevava il 46,53% delle entrate totali.

E’stato più sopra sottolineato, il loro rilevante valore rispetto alle entrate del mese di dicembre (80,5% dei proventi mensili), ma nel complesso le opere caritatevoli, si presentavano particolarmente significative, anche nella gran parte degli altri mesi. Già rilevato in tal senso il mese di aprile, in quello di agosto il loro valore attestava circa il 56% dell’introito mensile.

Nel complesso escluso dicembre a causa della sua rilevanza risulta, che la media della categoria elemosine, si attestava sulle 268 lire venete.

329 D. Beltrami, Storia della popolazione di Venezia dalla fine del secolo XVI alla caduta della Repubblica, Padova 1954, pag. 224.

330 Riferimenti in questo contesto sono anche i lavori di J.F. Chauvard, La circulation des biens à Venice: strategies patrimoniale set marchè immobilier (1600-1750), Ecole Francaise de Rome, Roma 2005; L. Mocarelli, Costruire la città. Edilizia e vita economica nella Milano del secondo Settecento, Il Mulino, Bologna 2008.

331 Vedremo trattando le uscite del 1680, come erano distribuiti i consumi alimentari dei religiosi e il loro rapporto con i prodotti delle possessioni fondiarie del convento.

332 A.S.VR, Monasteri Maschili Città, Santa Maria della Scala, registro n. 55, c. 116 r. 333 A.S.VR, Monasteri Maschili Città, Santa Maria della Scala, registro n. 55, c. 122 r. 334 A.S.VR, Monasteri Maschili Città, Santa Maria della Scala, registro n. 55, c. 118 v.

Se dal punto di vista quantitativo la loro valenza è certamente indiscutibile, da quello qualitativo emerge che le elemosine rappresentavano una entrata, che non aveva basi consolidate, ossia non garantiva certezza e questo si può evidenziare per esempio analizzando il mese di settembre, nel quale gli introiti della categoria raggiungevano solo il 15% del totale mensile, oppure gennaio, dove l’entità di questi proventi rilevava circa il 20% dell’ammontare del mese; inoltre il loro valore sembra non essere correlato al totale delle entrate, ossia non emerge, che all’aumentare degli introiti totali aumentassero anche i proventi da elemosine

Questo induce a considerare, che tale categoria era soprattutto una fonte di introiti di carattere contingente, che comunque nell’economia dell’istituzione religiosa rappresentava, una risorsa di fondamentale importanza; anche se nel corso del tempo, il gettito proveniente da altre fonti era aumentato significativamente, le elemosine non avevano comunque perduto il loro carattere di entrata di riferimento.

La successiva categoria di proventi rappresentata dalla voce livelli a differenza delle opere caritatevoli, almeno in linea teorica rappresentava una entrata maggiormente certa335, a cui probabilmente i padri potevano fare riferimento con più sicurezza; l’entità di questa categoria ammontava a lire venete 5194 e rappresentava il 40,5% delle entrate totali del 1680, con la media mensile che si attestava a lire venete 433. Solo quattro mesi presentavano incassi inferiori alle 300 lire venete, mentre il solo ottobre superava le 750 lire venete, con gli altri mesi, che si attestavano fra le 350 e le 650 lire venete.

Come nel caso delle elemosine, anche per i livelli non sembra emergere una correlazione a livello mensile, fra la loro entità economica e quella delle entrate totali e tale evidenza potrebbe essere spiegata considerando, che le diverse scadenze di pagamento potevano essere distribuite, in modo particolarmente disomogeneo all’interno dei diversi mesi.

335 Anche se le entrate da livelli erano in linea di massima preventivamente attese, non sempre i debitori del convento rispettavano i loro impegni, costringendo spesso i padri a ricorrere a provvedimenti di carattere giuridico per far valere i loro diritti. In alcuni casi anche questi interventi potevano rivelarsi di scarsa efficacia, costringendo i religiosi alla rinuncia delle loro ragioni. Esempi in tal senso sono rinvenibili nella polizza di estimo, dove, come si ricorderà dall’analisi prodotta era emersa una certa rilevanza sia dei livelli inesigibili che di quelli che i padri consideravano ormai perduti.