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Segretario Generale Aggiunto Cisl

La nascita del Partito Popolare, la pubblicazione dell’appello ai “liberi e forti”, sono avvenimenti che segnano uno spartiacque nella storia del Paese.

Il richiamo di Sturzo dà fondamenta concrete alle illuminate parole della Rerum Novarum. Costrui- sce l’impalcatura di un nuovo impegno comune e universale, ispirato ai valori del cristianesimo ma capace di rivolgersi a tutti. Finalità di questo impegno -dopo gli orrori della Grande Guerra -doveva essere quella di rigenerare il tessuto sociale, produttivo, economico, attraverso un modello parteci- pativo, democratico, plurale.

A cavallo del cambiamento

L’industrializzazione e l’economia di massa partite con il conflitto mondiale mostrano subito a Sturzo i terribili rischi ma anche le formidabili opportunità di ogni grande transizione.

Il campo in cui si giocavano sia i pericoli che le occasioni era quello dei rapporti tra Capitale e Lavoro. Il grande sacerdote siciliano riesce a vedere con straordinaria lungimiranza i pericoli di un modello di sviluppo asimmetrico, che metteva i lavoratori in posizione subalterna rispetto a un assetto capi- talistico in rapida ascesa.

Assetto che di lì a qualche anno, per usare le parole di Piero Gobetti, avrebbe avuto la propria “pa- lingenesi” nel fascismo.

Popolarismo antidoto del Populismo

Sturzo capisce tutto questo. Vede l’enorme disuguaglianza che lo circonda, la tensione deflagrante che ne deriva, e -illuminato dalla dottrina sociale -comprende che il rimedio al disastro si chiama com- partecipazione del lavoro ai processi decisionali.

Lavoro che Sturzo declina nella dimensione della cooperazione, l’unica che potesse garantire rapporti pienamente solidali e mutualistici in anni in cui tanti diritti dei lavoratori erano ancora da conquistare. L’importanza della cooperazione

In particolare, nel lavoro cooperativo e nell’esperienza delle Casse rurali il sacerdote vede uno stru- mento capace di servire e sollevare dalla povertà soprattutto i contadini della sua Sicilia e del suo Mezzogiorno.

Vittime -fino e oltre la riforma agraria del secondo dopoguerradi sfruttatori e latifondisti senza scrupoli. Sturzo sa che:

- senza una rete solidale e partecipativa che unisca le filiere della produzione e del credito; - senza un sindacato autonomo e non “istituzionalizzato”;

- senza una politica ispirata alla dignità della persona, l’Italia non sarebbe mai riuscita a tagliare i traguardi della crescita e dello sviluppo umano, dell’innovazione e della giustizia sociale.

Protagonismo del lavoro

Il suo popolarismo è, in questo senso, il più grande antidoto al populismo, al totalitarismo, agli istinti antiliberali di chi -da sempre -tenta di imbrigliare il popolo fingendo di parlare per lui.

Strumento principe di questo percorso verso la libertà, l’emancipazione personale e collettiva è il lavoro. Da convinto anti-dirigista e anti-Statalista, sa che solo l’impulso vivo e dinamico di persone emanci- pate e consapevoli, della società organizzata, dei corpi intermedi, offre garanzie sufficienti sull’equa distribuzione delle risorse e delle opportunità, oltre che sul controllo dell’azione pubblica.

E consapevole che alla base di questo paradigma non può che esserci il protagonismo dei lavoratori. Su questo passaggio, come su tanti altri, il monito di Sturzo è di un’attualità cocente. A cento anni dal- l’Appello l’Italia è un Paese “ancora una volta lacerato e diviso”, come ha ricordato il Presidente della Cei, Cardinal Bassetti.

Attualità del suo monito

Ovviamente in modo diverso, con caratteristiche specifiche, ma sarebbe da stolti non vedere le tante dinamiche che ci avvicinano a quegli anni.

- Oggi come allora attraversiamo una stagione di cambiamento epocale che rivoluziona il quadro economico, tecnologico e culturale di riferimento.

- Oggi come allora, la società è strattonata da poderose forze centrifughe indotte da un rapporto asim- metrico tra capitali finanziari speculativi ed economia reale del lavoro.

- Oggi come allora le disuguaglianze crescono paurosamente, insieme a una rabbia diffusa che ali- menta nazionalismi.

Contro una globalizzazione predatoria

Far proprio l’esempio di Sturzo significa ritrovarsi nella critica a una mondializzazione che in que- sti anni ha danneggiato i lavoratori, famiglie, pensionati,

Che ha provocato livelli di sperequazione che -insieme a una vera e propria “mistica della tecnolo- gia” -ha determinato frammentazione dei rapporti sociali, svalutazione della persona e del ruolo del lavoro, individualismo e solitudini di massa.

C’è, alla base di questa analisi, la consapevolezza dei danni materiali e morali di quella economia dello “scarto”-come la chiama Papa Francesco - che mina il vincolo di solidarietà nelle nostre comunità. Centralità della persona

Pericolo che dà la misura della ricchezza della Dottrina sociale e del bisogno di entrare in una nuova stagione che riaffermi la centralità della persona, del diritto a un’occupazione e a un reddito digni- toso per tutti.

Lavoro e reddito – questo era il faro che muoveva Sturzo e che orienta da sempre la Cisl – non sono solo mezzi di sostentamento, ma strumenti attraverso i quali l’individuo si fa persona, si fa creatore di ricchezza comune, fiorisce nel partecipare attivamente al bene comune.

Il ruolo del sindacato

È proprio in questo spazio che si deve collocare il lavoro del Sindacato. Che - ha indicato il Pontefice - è profetico “ogni volta che dà voce a chi non ce l’ha, ogni volta che smaschera chi calpesta i diritti dei più fragili, ogni volta che difende la causa degli ultimi”.

Presidiare le periferie esistenziali

Il luogo dove si esercita questa funzione è quello delle periferie esistenziali che costellano le nostre comunità.

Per usare le parole di Papa Bergoglio, il sindacato deve essere vigile sentinella “sulle mura della città del lavoro” per proteggere “chi è dentro e chi è fuori”, affinché il percorso di crescita e sviluppo non escluda nessuno.

La sfida consiste nel ricucire gli strappi, sostituendo il principio del conflitto con quello della parte- cipazione.

Coesione e partecipazione

Significa ricomporre il Capitale al Lavoro e riconoscere maggiore partecipazione ai lavoratori ai ri- sultati e alle decisioni d’impresa, secondo il faro della democrazia economica.

Significa riconnettere Sud e Nord, sconfiggere l’abuso della criminalità e realizzare vera convergenza sociale.

Significa, ancora, riavvicinare ceti deboli e forti, contrastare la povertà, lottare contro evasione e cor- ruzione, operare una forte redistribuzione fiscale e salariale.

Patto generazionale

E poi vuol dire realizzare un ricambio generazionale che non metta in opposizione padri e figli. Come ha detto il Santo Padre, “stolto” è il Paese che costringe i propri anziani a lavorare troppo a lungo e che esclude oltre il 40 per cento dei ragazzi dalla partecipazione alla vita economica.

Di qui il bisogno di mettere in campo una più forte e convinta politica di sostegno all’occupazione giovanile, specialmente in un Mezzogiorno che intercetta e amplifica tutte le criticità nazionali. Al Sud come al Nord, sapremo essere all’altezza della sfida se daremo certezza a milioni di ragazze e ragazzi scoraggiati, delusi, che vivono l’eterno presente di una vita negata al progetto.

Riscattare il lavoro povero

Lavoro che si presenta più che mai diseguale e frammentato, e nel quale il sindacato “di profezia” ha il dovere di inserirsi per riempire ogni vuoto.

Lo dobbiamo fare per contrastare l’isolamento e per rinsaldare il tessuto connettivo tra le persone e tra tutte le comunità lavorative: da quelle tradizionali, fino alle maglie più fragili dell’economia delle piattaforme digitali, passando per le sfide della quarta rivoluzione industriale.

Sfida che impone molta più attenzione pubblica su innovazione, formazione, ammortizzatori sociali e politiche attive.

C’è una grande ferita aperta che riguarda nel nostro Paese almeno 3 milioni di lavoratori poveri. Donne e uomini che vanno condotti nel perimetro delle tutele e dei diritti, e verso i quali dobbiamo orientare gli sforzi di tutto il sistema-Paese.

Servono nuove tutele, nuove competenze, sistemi che permettano di interagire con ecosistemi for- mativi e produttivi integrati. Canali che mettano la persona in rapporto costante con le esigenze del proprio territorio.

Non dobbiamo temere la tecnologia

In questo, l’innovazione tecnologica può venirci in aiuto. Non dobbiamo opporci ideologicamente ad essa. Ma, anzi, interrogarci su come metterla a disposizione di un nuovo e più efficace modo di fare legi- slazione, contrattazione e rappresentanza sociale. Sapendo che il progresso vero non è “idolatria del nuovo”, ma costruzione di una prospettiva di crescita per tutti.

Il ruolo della contrattazione

Il Mondo del lavoro, la Cisl sicuramente, attraverso l’impegno e la coerenza ai propri valori, vuole continuare in questo solco, ponendosi come argine ai populismi e offrendo un approdo solido alle tante persone che hanno bisogno di attenzioni, di tutele, di promozione sociale.

Conquista che ci avvicina a questi obiettivi è il Patto per la Fabbrica, che rilancia il tema della con- trattazione di prossimità, della partecipazione, del welfare generativo e di una formazione a contatto con la viva pelle delle comunità.

In tempi tormentati come questi, diventano più attuali e necessarie soluzioni negoziali inclusive e mu- tualistiche, con avanzati strumenti di conciliazione, un welfare sussidiario che aumenti la protezione familiare, leve bilaterali che diano maggiori certezze previdenziali e sanitarie.

Serve un patto

Occorre recuperare una dimensione solida e strutturata di dialogo tra la sfera pubblica e le Parti So- ciali nella definizione di un grande Accordo per il lavoro e la coesione. Significa lavorare sul piano delle nostre comunità territoriali, riconoscendo la dovuta autonomia e responsabilità alle singole am- ministrazioni, come indicava Sturzo.

L’imprescindibile dimensione europea

Dobbiamo raccordare le esperienze locali in un disegno nazionale ed europeo che metta al centro il lavoro, il welfare, gli investimenti la solidarietà.

Forte ed essenziale il richiamo europeista di Sturzo, che ci dà la misura della distanza siderale tra il suo autonomismo e certe proposte federaliste disgreganti ed antieuropeiste che circolano in questi anni.

Il sacerdote sapeva che senza Europa dei Popoli vince l’Europa dei Populismi. “Occorre il tempo”

Eallora è qui, in questa dimensione e affrontando questa sfida, che dobbiamo saper lavorare uniti. Con decisione, chiarezza e radicalità. Ripartendo dai valori che abbiamo ereditato dai Padri della no- stra Repubblica.

Con la consapevolezza, al tempo stesso, che non ci sono scorciatoie e che il lavoro non sarà né breve, né semplice.

Ma d’altra parte lo scriveva proprio don Sturzo:

“Nella politica, come in tutte le sfere dell’attività umana, occorre il tempo, la pazienza, l’attesa del sole e della pioggia, il lungo preparare, il persistente lavorio, per poi, infine, arrivare a raccoglierne i frutti”.

PUNTO 4 - LAVORO E COOPERAZIONE

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