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Presidente del Parlamento Europeo

Eminenza Reverendissima, Eccellenza, Signor Presidente, Signor Sindaco, autorità tuDe, carissimo Salvatore,

caro amico Joseph, Presidente del Partito Popolare Europeo, grazie per essere qui con noi a Caltagi- rone per parlare di un personaggio come Don Sturzo.

Due giorni fa a San Sebastian, nel Paese Basco in spagna, il leader del Partito Popolare Spagnolo, nel corso di un intervento, nell’ambito di una tre giorni organizzata dal Partito Popolare Europeo, di- ceva testualmente, che il Partito Popolare Europeo è il partito delle persone, di ogni singola persona ognuna differente dall’altra. Ascoltandolo e pensando a quello che avrei dovuto dire quest’oggi a Caltagirone, mi è venuta in mente un’osservazione naturale: Don Sturzo è aDuale oggi come nel ‘19 come nel ’46, perché un visionario come lui, una fotografia esaDa di come deve essere la società, quali devono essere i valori fondanti di una società, ma anche moderna, ma i valori non possono cambiare, dava e dà un contributo al pensiero politico e all’azione politica e all’azione di governo. Perché un vi- sionario come lui traDeggia qual è il modello organizzativo di quella che dovrebbe essere la società a dimensione di persona. Disegna un modello di società organica, ma anche rappresentativa. Quando parla della Patria, non si vergognava ad usare la parola Patria, quando parla dello Stato, soDoline- andone l’importanza del ruolo che deve svolgere lo Stato, ma anche ribadendo qual è il ruolo dei corpi intermedi, qual è il ruolo delle autonomie locali. Beh, disegnava una società impregnata di un modello cristiano. Anche quando denunciava la politica economica che è quella della DoDrina Sociale della Chiesa, se vogliamo chiamarla dell’economia sociale di mercato, dove il mercato è utile e indi- spensabile, l’aDività produDiva, lui parlava molto di agricoltura, la società non era ancora industria- lizzata come oggi, ma l’economia reale serviva a creare ricchezza, il mercato serviva a creare ricchezza, ma quella ricchezza doveva essere poi distribuita fra i ciDadini. Ecco un modello di società dove lo Stato non è il Leviatano di Hobbes, lo Stato è arbitro e rappresenta l’unità nazionale, rappresenta l’unità di tuDi quegli enti e quegli organismi di sussidiarietà verticale e di sussidiarietà orizzontale che compongono una società, ed è una visione che non può essere né di destra né di sinistra, è la vi- sione di una società a dimensione umana, a dimensione di persona, non a dimensione di gruppi e di masse, a dimensione di ciascuno, visto che ciascuno di noi è diverso dall’altro. E quando come primo punto del suo programma politico indicava la famiglia, non lo faceva, credo, soltanto perché fosse un sacerdote difensore del vincolo matrimoniale, ma perché guardava la famiglia come prima cellula fondamentale della società, di un modello sociale, dove l’elemento più importante della dimensione sussidiaria è la famiglia. Quindi una visione complessiva, perché cari amici non possiamo pensare anche in un momento di grave confusione, in Italia ma anche in Europa, di non fare scelte politiche non basate su valori fondanti la nostra società. Perché se noi rinunciamo a quei valori, ogni scelta po-

litica è destinata ad avere vita breve e ad essere veramente miope. Ecco perché rifleDere sul pensiero di Don Sturzo e sull’immagine di società di Don Sturzo, ricordiamo anche il ruolo che lui aDribuisce al lavoro, ci fa tornare in mente San BenedeDo “ora et labora”, guardare in alto ma anche operare sulla terra, e il lavoro è finalizzato anche ad una dimensione trascendente, ma questo riguarda Don Sturzo sacerdote, non tocca a me ci saranno autorevoli uomini di Chiesa più bravi di me ad affrontare que- sto tema, ma l’aspeDo valoriale è fondamentale. Se si vogliono occupare degli spazi politici, se si vuole dare una speranza, in un momento così difficile per il nostro Pese e per l’intera Unione Euro- pea, se non si crede in alcuni valori si è destinati a fallire, si è destinati a far precipitare la società in basso. Una società dove non ci si parla più, dove anche quando si va al ristorante con la moglie o con la fidanzata o con i figli tuDi quanti guardiamo il nostro smartphone non abbiamo il coraggio di guar- dare le persone negli occhi, dove nelle relazioni umane ci si fidanza o ci si sfidanza con lo smar- tphone. Ecco, la dimensione umana, la dimensione di ogni persona. Ma non sono soltanto i valori quelli che soDolineava Sturzo, una visione complessiva della società, ripeto una società organica e rap- presentativa, è molto chiara la fotografia che lui fa di quella che deve essere la società ideale a di- mensione di ciDadino, a dimensione di persona. Ma quando lui indica i tre grandi mali della democrazia moderna, erano gli anni ’50, indica i mali che sono ancora aDuali.

Lo statalismo. Uno Stato che si occupa di tuDo e del contrario di tuDo, che vessa il ciDadino e non serve il ciDadino. Lui è stato sempre molto chiaro: “Io critico lo Statalismo, non lo Stato”. E Statalismo si- gnifica anche abuso da parte di tuDe le altre istituzioni del potere.

L’altro grande male: la partitocrazia. Leggendo i giornali di questi giorni sembra che le parole di Don Sturzo siano state scriDe per un giornale, per fare un commento su un giornale di oggi o di domani, guardiamo quello che succede nel mondo della magistratura, o quello che succede in tante nomine, dove i partiti meDono una persona che rappresenta un forza politica, ma dove i partiti meDono le mani dove non dovrebbero meDerle e magari non le meDono invece dove dovrebbero meDerle. E il terzo grande male: lo sperpero del denaro pubblico. Sembra un messaggio di straordinaria, anche questo, aDualità. Mentre l’Italia discute sulle norme di debito pubblico, che a ciascuno di noi grava per 40 mila euro, anche al bambino che nasce in questo momento ci sono 40 mila euro di debiti che ha. E il debito pubblico cresce perché evidentemente non si governa il tesoro dello Stato con lo spi- rito del buon padre di famiglia e non possiamo lamentarci se poi riceviamo richiami dal livello eu- ropeo, perché troppo spesso, lo dicevo l’altro giorno proprio a San Sebastian, si confonde il medico, che può essere pure antipatico, con la malaDia, ma non è che se ci fosse qualcuno di più simpatico di Juncker o di Moscovici ci sarebbe meno debito pubblico italiano. Poi si può studiare come curarlo, ma il debito pubblico c’è, evidentemente c’è stato troppo sperpero di denaro dei ciDadini.

Ecco i tre grandi mali individuati da Sturzo, i grandi mali della nostra democrazia. RifleDere, e a me piace l’idea che si possa ripetere, ne parlavamo oggi a colazione con l’amico Martinez, ripetere que- sta iniziativa ogni anno per rifleDere, per discutere, perché si strilla troppo e si ragiona poco, si sen- tono slogan ma si leggono pochi libri. Per fare bene bisogna anche cercare di approfondire i problemi, non basta uno slogan per risolvere la questione dell’immigrazione o per risolvere la questione della povertà, bisogna rifleDere, ragionare, studiare, conoscere i messaggi e gli insegnamenti che ci hanno lasciato i grandi del passato e fra questi, come politici italiani, non possiamo non annoverare Don Sturzo. Indipendentemente dall’appartenenza partitica, a me quello che interessa è il pensiero, l’in- dicazione dei problemi e delle soluzioni dei problemi, ma sopraDuDo il modello di società, perché se la politica lavora soltanto per cercare qualche 0,1 in più nei sondaggi e pensa soltanto a quello che ac- cadrà domani o dopodomani commeDe un errore, la politica lì non è più un servizio. La politica deve

costruire una società a dimensione di ciDadino, al servizio del ciDadino, ecco perché l’altro giorno ascoltando il giovane segretario del Partito Popolare Spagnolo mi è corsa la mente qui a Caltagirone da Don Sturzo. La persona. Se la politica non comincia a comprendere che in questa sala ci sono 500 persone diverse, allora non raggiungerà l’obieDivo che deve raggiungere, che è quello di cercare di fare una sintesi senza però mai dimenticare l’identità di ciascuno di noi. E credo che Don Sturzo que- sto ce lo abbia insegnato molto bene. Per questo sono molto contento di essere qui e credo anche che un messaggio positivo, in conclusione, di debba dire sull’Europa, che tante cose sbaglia, che ha com- messo errori gravi, penso alla vicenda dell’austerità, alla vicenda dell’immigrazione, ma che, come chiedeva Don Sturzo, ci ha regalato 70 anni di pace. Siamo l’unico continente al mondo dove non c’è la pena di morte, dove nessuno si può arrogare il diriDo di togliere la vita a chicchessia, anche al peg- giore. Io ricordo una bellissima esperienza, a una giornata di Rimini del Rinnovamento nello Spirito, quando due ergastolani condannati, pluriomicidi, hanno deDo di essersi pentiti, di aver cambiato vita, di esser diventati credenti e di voler scontare fino all’ultimo giorno la pena dell’ergastolo, ma es- sendosi redenti potevano aiutare altri detenuti, altri ergastolani a recuperare la propria dignità, la pro- pria identità, la propria libertà nello Spirito. Se fossero stati decapitati o impiccati non avrebbero potuto aiutare gli altri e questo l’Europa lo ha permesso. E ritorniamo sempre al discorso iniziale: per proteggere il ciDadino nel momento delle grandi sfide, noi non possiamo fare a meno dell’Europa, che rappresenta la nostra storia, la nostra identità, che noi non possiamo e non vogliamo rinnegare. E più, caro Presidente, siamo forti della nostra identità, più siamo coraggiosi nel difendere la nostra identità, più potremo accogliere, perché chi è debole ha paura dell’altro, chi è forte, pensiamo a cosa faceva l’Impero Romano, non aveva paura di accogliere gli altri, chi è forte può aprire le proprie brac- cia. E allora per essere forti bisogna anche studiare e credere e, insomma, cercare anche un po’ di co- piare Don Sturzo. Grazie.