• Non ci sono risultati.

Presidente del Partito Popolare Europeo

Eminenza Cardinale Bagnasco, Eccellenza Mons. Peri,

Signor Presidente del Parlamento europeo, caro Antonio, Cari Presidenti,

Signor Sindaco,

Cari membri del Comitato Promotore Scientifico e del Comitato Organizzatore, Signore e signori,

È un piacere per me essere qui con voi oggi a Caltagirone, ciDà natale di don Luigi Sturzo, per cele- brare il centenario dell’Appello ai liberi e forti e della nascita del Partito Popolare Italiano.

Due mesi fa ero a Roma per la presentazione di un libro su Alcide De Gasperi, padre dell’Europa e della democrazia cristiana italiana. Inoltre, non è un caso che i due membri italiani della fondazione politica del PPE, l’Istituto Luigi Sturzo e la Fondazione De Gasperi, portano i nomi di questi due pi- lastri della nostra famiglia politica.

Ma l’esperienza di De Gasperi non sarebbe stata possibile senza le basi geDate da Sturzo. Perché è gra- zie a lui che i caDolici italiani hanno riscoperto l’importanza dell’impegno politico. Con lui, si pose fine a questo periodo di isolamento iniziato nel 1874 con il non expedit.

Oggi i caDolici, in Italia come in Europa, sono chiamati a un nuovo impegno. MeDere di nuovo tuDe le loro energie al servizio di questa missione che è al centro della nostra fede: lavorare per il bene co- mune e per il futuro dei nostri figli e nipoti.

Vorrei quindi concentrarmi, nel mio intervento, sull’aDualità del messaggio di Luigi Sturzo e sui va- lori cristiano-democratici che ha incarnato. Perché è solo da questi valori che possiamo rispondere alle sfide del presente e costruire un’Europa migliore.

InnanzituDo, in un momento in cui nazionalisti e populisti predicano l’odio l’uno con l’altro e giocano sulle divisioni, Sturzo ci ricorda il vero significato della parola “caDolico”. Come ben sapete, “katholikos” in greco significa “universale”. Perché il messaggio cristiano non conosce confini, razze o nazioni.

Il cristiano è quindi chiamato ad aprirsi agli altri e a costruire “ponti di amicizia” contro le “mura della paura e dell’ignoranza” ereDe da estremisti di ogni tipo. È quanto afferma Papa Francesco nel mes- saggio che ha inviato ai “fratelli e sorelle musulmani” in occasione del Ramadan.

La diversità ci arricchisce. Caltagirone, crocevia di civiltà e terra di accoglienza come tuDa la Sicilia, ne è l’esempio.

Ma aprirsi agli altri non significa perdere se stessi. Non significa rinunciare ad affermare chi siamo, a rivendicare con fierezza la nostra identità, la nostra religione e le nostre origini. È ancora una volta il Papa che ce lo ricorda, invitandoci ad avere allo stesso tempo “il dovere dell’identità e il coraggio dell’alterità”.

Ciò che è vero per le persone è vero anche per le nazioni. Così come l’apertura verso gli altri non mi- naccia la nostra identità, ma la completa, così la cooperazione internazionale non limita la sovranità nazionale, ma la rafforza.

Per Sturzo, la legiDima salvaguardia degli interessi nazionali deve sempre coniugarsi con un “sano internazionalismo”. Avendo vissuto gli orrori della Grande Guerra, conosceva bene il danno del na- zionalismo. E proprio come De Gasperi all’indomani della seconda guerra mondiale, sapeva che il percorso verso la pace, la stabilità e la prosperità passava necessariamente per la cooperazione tra le nazioni. Quindi, la debolezza della Società delle Nazioni ci ha resi vulnerabili all’ascesa del fascismo, portandoci a un confliDo fratricida. Oggi, la forza dell’Unione europea ci protegge. L’integrazione eu- ropea ci ha salvato non solo dalla guerra e dal declino economico, ma anche dall’emarginazione sulla scena internazionale. Insieme, siamo tuDi più forti. Non lo dimentichiamo. L’isolamento offerto dai cosiddeDi sovranisti limiterebbe di faDo la nostra sovranità.

Dal lavoro di Sturzo possiamo anche trarre importanti lezioni di democrazia.

Aveva talmente a cuore la democrazia che arrivò a definirla “imperfeDa” nel 1948 perché la Demo- crazia Cristiana aveva avuto una viDoria così schiacciante alle elezioni che non aveva rivali. Che dif- ferenza rispeDo ai populisti di oggi, che non tollerano alcuna forma di opposizione, nessun limite al loro potere, nessuna opinione contraria!

Una democrazia di successo si basa sempre su una società civile forte e vivace. I media, le università, le ONG e le associazioni costituiscono il sistema immunitario delle nostre società. Rappresentano il baluardo più efficace contro i virus dell’autoritarismo, dell’intolleranza, del razzismo e dell’antise- mitismo. Ecco perché i regimi autoritari, ovunque e in qualsiasi periodo storico, sono sempre stati contro di loro. La società civile deve tornare a questo ruolo oggi. Opporsi al populismo e al nazio- nalismo e ricordare alle persone ciò che l’Europa ha faDo e continua a fare per loro.

Fedele alla doDrina sociale della Chiesa e al principio di sussidiarietà, Sturzo ha sempre difeso il ruolo cruciale della società civile. Lo stato doveva limitarsi ad accompagnarla, senza mai costringerla o soffocarla. Uno stato onnipresente non era solo economicamente inefficiente. Rappresentava anche una minaccia per lo stato di diriDo e le libertà individuali.

Infine, un principio fondamentale di qualsiasi democrazia è la separazione tra Stato e Chiesa. Per Sturzo, i valori cristiani dovevano ispirare l’azione politica. Ma la politica e la religione dovevano rimanere due sfere distinte e autonome. Non avrebbe mai concluso una campagna eleDorale baciando il rosario! Aveva troppo rispeDo per la religione per usarla a scopi politici. E non aveva bisogno di meDere in mostra la sua fede. La viveva giorno per giorno, con le sue azioni e le sue parole.

Signore e signori,

Il Partito popolare europeo è oggi l’erede della tradizione di Luigi Sturzo.

Il nostro partito è stato fondato nel 1976 da dei cristiani democratici. La Democrazia Cristiana italiana è stata uno dei membri fondatori. Successivamente, ci siamo allargati ad altri partiti, centristi, con- servatori o liberali. Questo ci ha permesso di diventare la più grande forza politica in Europa. Ma non abbiamo mai rinunciato ai tre pilastri su cui si fonda la nostra famiglia politica: i valori democratico- cristiani, l’economia sociale di mercato e l’impegno al progeDo europeo.

Questi valori e principi ispirano e modellano tuDa la nostra azione politica. E siamo convinti che siano ancora rilevanti oggi per soddisfare le aspeDative dei nostri conciDadini. Per offrire loro solu- zioni concrete, giuste ed efficaci per le sfide del XXI secolo.

Prima la sfida migratoria. Dall’inizio della crisi, la Sicilia si è trovata in prima linea nell’accogliere mi- granti e rifugiati. Siciliani e italiani hanno aperto le loro porte e i loro cuori a quelle famiglie che fug- givano da guerre, miseria e persecuzioni nei loro paesi. Hanno dato una lezione straordinaria di solidarietà. Ma questo ha avuto un prezzo. I populisti hanno saputo giocare sulle paure e sui senti-

zione di essere stata abbandonata dall’Unione Europea, di essere stata lasciata sola di fronte a que- sta sfida, ha alimentato l’euroscetticismo in questo paese fondatore dell’Unione Europea.

In realtà, grazie alle politiche promosse dal PPE, gli arrivi illegali sono diminuiti di oltre il 90% ri- spetto al picco del 2015. E la Commissione europea ha sempre cercato di trovare soluzioni condivise e solidali per la gestione dei migranti. Ma non è stata seguita da alcuni paesi, mossi dall’egoismo, cer- tamente, ma anche dall’impressione che l’Italia non gestisse i suoi confini in modo responsabile. Perché solidarietà e responsabilità devono sempre andare di pari passo. I paesi di prima accoglienza devono assumersi la responsabilità della protezione delle frontiere esterne dell’Unione; ma anche gli altri paesi devono dimostrarsi solidali a questo sforzo comune. La solidarietà verso i veri rifugiati è un dovere morale; ma non possiamo accogliere tutti i migranti economici. Non possiamo trascurare le nostre responsabilità nei confronti dei nostri cittadini, che dobbiamo proteggere dai pericoli della migrazione incontrollata; ma neanche verso i migranti che rischiano la vita in mare e i loro paesi di origine, che stiamo svuotando delle loro risorse umane.

Il vostro paese è stato anche colpito duramente dalla tempesta economica e finanziaria che si è ab- battuta sull’Europa 10 anni fa. Anche in questo caso, il binomio solidarietà/responsabilità svolge un ruolo cruciale.

Tutti i paesi devono gestire le proprie finanze in modo responsabile. Lo devono ad altri paesi, per- ché nell’odierna economia interconnessa i nostri destini sono indissolubilmente legati. I problemi di alcuni si riflettono su tutti gli altri. Ma lo devono soprattutto ai propri cittadini e specialmente alle giovani generazioni, che non possono essere sopraffatte dall’onere di un debito insostenibile. Pertanto questi paesi non devono essere lasciati soli di fronte alle loro difficoltà. Ancora una volta, all’Europa è stato puntato contro il dito ed è stata accusata di mancanza di solidarietà verso l’Italia. Ma la realtà è che nessun paese ha goduto di tanta flessibilità da parte della Commissione europea. Sfortunatamente, l’irresponsabilità del governo italiano e la mancanza di progressi nelle riforme stanno irritando sempre più i partner europei, che stanno iniziando a perdere la pazienza.

La crisi è ormai alle spalle, per fortuna. Negli ultimi 5 anni siamo tornati alla crescita. Quasi 13 mi- lioni di nuovi posti di lavoro sono stati creati in Europa e il tasso di disoccupazione non è mai stato più basso in 10 anni. E con il fondo Juncker, abbiamo mobilitato quasi 400 miliardi di investimenti, a beneficio di 950.000 PME. Tutto ciò è stato possibile grazie al PPE. Al presidente della Commis- sione, Jean-Claude, Juncker; a quello del Consiglio, Donald Tusk; e ovviamente al Presidente del Par- lamento europeo, Antonio Tajani. Antonio si è sempre fatto portavoce dell’Italia in Europa. Ha mostrato cosa si può ottenere quando si preferisce il dialogo al confronto; quando si lavora in modo costruttivo con i partner europei anziché insultarli.

È chiaro, tuttavia, che ancora non tutti gli europei godono dei benefici dei progressi raggiunti. Non possono approfittare di un’economia in crescita, né delle opportunità offerte dalla globalizzazione, dalla rivoluzione digitale, dall’automazione e dall’intelligenza artificiale. Questi fenomeni sono una grande fonte di crescita e creazione di posti di lavoro e possono concretamente migliorare la nostra vita quotidiana. Eppure molti dei nostri concittadini li percepiscono come minacce. È quindi nostro dovere aiutarli affinché in Europa nessuno rimanga indietro.

Questa si chiama economia sociale di mercato, un altro principio chiave della democrazia cristiana, derivato dalla Dottrina Sociale della Chiesa. Come Sturzo, fuggiamo da qualsiasi ingerenza da parte dello Stato nell’economia. Crediamo nella libertà e nell’iniziativa individuale. Perché sono le imprese che creano lavoro, non lo Stato o le istituzioni europee. Ma esso deve essere sempre accompagnato

da solide politiche sociali, che proteggano il più vulnerabile dei nostri concittadini. E soprattutto, mediante politiche che offrono a ciascun europeo gli strumenti per trarre il massimo vantaggio da questi sviluppi. Educazione e formazione permanente, accordi di libero scambio basati sulle nostre norme e i nostri standard, una politica agricola comune ben finanziata e strategica che aiuti i nostri agricoltori ad affrontare la concorrenza internazionale... ecco alcuni esempi di come il PPE mette con- cretamente in pratica il principio dell’economia sociale di mercato.

Infine, non possiamo dimenticare la sfida del cambiamento climatico. Perché la protezione dell’am- biente non è una prerogativa dei Verdi. Come ce lo ha ricordato il Papa nella sua Enciclica “Laudato sì”, la “salvaguardia della casa comune” è un dovere di ogni cristiano. Abbiamo un solo pianeta su cui vivere e dobbiamo proteggerlo. A differenza dei Verdi, tuttavia, non siamo disposti ad attuare po- litiche troppo oneroso, che soffocherebbero le nostre imprese, minando la loro competitività e pe- sando eccessivamente sui meno fortunati tra noi. Chiudere una fabbrica inquinante senza preoccuparsi delle migliaia di persone che perdono il lavoro o aumentare le tasse sul carburante senza pensare all’impatto sul bilancio delle famiglie più povere non è una soluzione. Economia cir- colare, bioeconomia, agricoltura intelligente, mobilità sostenibile...ecco alcuni esempi di come il PPE mira a conciliare la protezione dell’ambiente con le esigenze economiche e sociali.

Di fronte alle sfide migratorie, economiche o ambientali, due principi devono sempre guidarci: la centralità della persona umana e una visione della politica come missione al servizio degli altri. Que- sto è ciò che abbiamo imparato dall’insegnamento di Sturzo.

Il PPE, che rimane il partito leader in Europa e la forza motrice dell’integrazione europea, si pone que- sto come missione: continuare a lavorare per offrire a ogni europeo un futuro migliore e per costruire un’Europa più sicura, che protegga i suoi cittadini. Un’Europa prospera ed equa per tutti, che offra a tutti un futuro migliore. Un’Europa sostenibile, che combini politiche ecologiche, creazione di posti di lavoro e difesa dell’industria europea. Un’Europa che difenda i nostri valori e i nostri interessi nel mondo, in grado di parlare con una sola voce e di agire insieme.

Intervento di