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528 1796 marzo 16, Cagliari (Palazzo arcivescovile)

In risposta al dispaccio del generale delle finanze conte di Serravalle i tre Stamenti approvano una memoria predisposta dalla deputazione ordinaria rela-tiva ai problemi monetari e deliberano di proporre la coniazione di una nuova moneta.

Rc.2 Addì 16 marzo 1796.

Essendo stato necessario unirsi tutti e tre gli Stamenti questo illustrisismo Sta-mento reale composto dalla prima voce cavaliere Humana, avvocato Ramasso, avvocato Mundula, avvocato Cabras, avvocato Sulas, avvocato Pintor, avvoca-to Cadeddu su unì in una sala del Palazzo arcivescovile. Trovandosi così uniti si propose da un membro della deputazione cavaliere Guiso e si lesse una me-moria combinatasi e piano di progetto in risposta al dispaccio del signor conte Serravalle dove si prega Sua Eccellenza a riscontrare il medesimo di

far perve-nire

in questa i danari dei quali fa menzione in detto dispaccio. Come altresì si rinnova l'instanza in detta supplica a Sua Eccellenza pel sovvenimento della cassa variata in vari articoli giusta in congresso avutosi con Sua Eccellenza.

Così ancora circa la nuova conniatura del pezzo duro già propostosi in altra seduta di cui è nato il dubbio se fosse utile al Regno, o no, e per disciogliersi

il medesimo si separarono gli Stamenti, dopo vari eccitamenti fattisi in pubbli- co tra i quali il canonico Simon ha proposto, che da un suo principale gli è stato proposto il discapito di detta monetazione, e che sarebbe meglio darsi un valore più grande ad una moneta più piccola d'argento e lo fa avertito, che non dia il voto, circa il chiedersi l'argento delle chiese.

Separatisi dunque gli Stamenti lo Stamento reale ha deciso a pluralità di voti che urgendo la necessità dell'erario, né potendosi ovviare / né potendosi an- R c. 2v.

dare al riparo con altro mezzo che con una conniatura d'un pezzo duro ha sti- mato aderire alla medesima, e così lo fece sentire agli altri Stamenti come al- tresì gli altri hanno aderito al medesimo 1.

528/1 1793 marzo 18, Cagliari.

I tre Stamenti espongono in una memoria al viceré un progetto per venire incontro ai bisogni della cassa regia e per risolvere il problema della penuria di denaro liquido nel Regno,. per la soluzione di quest'ultimo problema non riten-gono proponibile l'aumento della circolazione di carta moneta, mentre ritengo-no sia opporturitengo-no coniare una nuova moneta di bassa lega del valore di 3 lire sarde.

Promemoria 2. U c. 338

I tre ordini del Regno sempre constanti nel doveroso impegno di promuovere tutti quegli oggetti, che riguardano il vero servizio di Sua Maestà, e del Regno non poteano se non col maggiore interessamento occuparsi dei mezzi, onde sollevare la regia cassa dalle angustie nelle quali ritrovasi, che inabilitandola a far fronte alle spese indispensabili del principato impedirebbero il riempimen-to degl'innumerevoli oggetti, dai quali affatriempimen-to dipendono non meno il pubbli-co buon ordine, che la stessa sussistenza dello Stato.

Bilanciarono essi questi urgenti bisogni, che pronto esigono il soccorso con le circostanze del Regno. Riassicuraronsi delle pezze loro da Sua Eccellenza co-municate della necessità di prontamente provvedersi; ma rilevarono nel tem-po stesso, che uotem-po essendo di separare i bisogni attuali, e temtem-poranei dai progressivi i ripieghi concernenti questi ultimi riserbar si doveano a tempo più conveniente, e per ora rivolgersi dovessero le mire, e le premure unica-mente ai primi.

Le risorse, che in cosiffatte spiacevoli circostanze sono suggerite, e talvolta

forse non ben avvedutamente adottate dai finanzieri sono: / 1) l'imposizione u c. 338v.

di nuovi dazi; 2) alzamento di valore alla moneta già esistente; 3) introduzione ' Vedi doc. 528/1 e verbale dello Stamento militare 9 marzo 1796.

2 Copia semplice. Titoletto c. 343v.: Copia di promemoria dei Stamenti detti 18 marzo 17% riguardante la coniazione di un nuovo numerarlo, e la maniera, onde far passare sicure in que-sta capitale le lire 180.000 di Piemonte da quella di Torino; altra copia semplice in P, fasc. G, c.

non numerata.

dei biglietti di credito; 4) imprestito di danaro; 5) nuovo conio di moneta di più bassa lega; 6) impegno o vendita di effetti, e rendite reali.

Mentre le circostanze del Regno fan deporre il pensiero di un nuovo dazio, l'alzamento del valore della moneta esistente, oltre alle altre inconvenienze gioverebbe ai soli possessori, e ben lungi di sollevare la regia cassa, la quale è vuota, l'aggraverebbe anzi di questo maggior valore fittizio; sicché sarebbe per più riguardi nocivo allo Stato, senza che questo risentisse l'utilità di porre la regia cassa in istato a far fronte ai suoi pesi.

Se i biglietti di credito verso le regie finanze questa carta monetata potessero produrre il desiato effetto i rimostranti non esiterebbero a pregare Sua Eccel-lenza per rassegnarne al real trono l'utilità; ma essi ne riconnobbero già da qualche tempo, siccome lo rimostrarono con rappresentanze dei 13 ottobre or scorso anno, e sempreppiù addottrinati anche dalla sperienza ne riconoscono U c. 339 tuttora contrari, e affatto nocivi / gli effetti.

Qualunque esser possa l'utile, o la convenienza, che nei paesi commercianti siasi risentita dai viglietti di credito, pure questa legge di esempio non è appli-cabile a questo Regno, in cui sono per ogni riguardo diverse affatto le circo-stanze. Trattandosi d'un'isola, la quale non può avere paesi limitrofi, e non ha un vivo commercio con gli esteri riesce evidente, che la massa della carta mo-netata deve tutta piombare sui suoi abitanti, ed esser circoscritta dai limiti, che il mare le impone. L'interno commercio poi non è sì vivo, sì grande, e sì rapido, onde possa dai viglietti di credito riportarne qualche convenienza ed agevolezza, e nel dettaglio sono i viglietti medesimi di particolare disturbo, ed incommodo.

Non solo la novità, ma singolarmente i pericoli, e gl'inconvenienti, che sono inseparabili dalla carta moneta hanno talmente sorpresi, e disgustati i villici, che questi ne temono fino anche il nome. Diffatti tra gli altri esempi in gente non avezza, né atta a maneggiare, e conservar carte dovea necessariamente av-venire lo smarrimento, e la lacerazione, ed un solo esempio era bastevole a farla aborrire da intiere popolazioni. /

U c. 339v. Dovean quindi i viglietti necessariamente contenersi nei ristretti confini di po-che città, e nella massima parte in questa capitale. Non sono al di là dell'ulti-mo spaccio del Regno le giuste, ed energiche doglianze delle città di Sassari, ed Alghero per le somme inconvenienze, e disturbi che apporta a quei cittadi-ni quella parte dei biglietti in esse esistente. L'esorbitante quantità dei viglietti medesimi sorpassante la proporzione, che deve serbare al monetario effettivo del Regno, onde ne è pur anche avvenuta l'impossibilità della regia cassa a po-ter giammai, e neppure dalla prima epoca dell'introduzione corrispondere al cambio promosso con un regio editto. La natura del commercio interno delle città, il quale essendo di dettaglio esige moneta spiccia; e gl'inconvenienti pro-pri della moneta di carta doveano produrre un indispensabile generale discre-dito, e quindi a fronte della proibizione iterata della legge il pubblico aggio-taggio, esigendosi pubblicamente l'illecito interesse sino al 10% pel cambio.

Discredito, che in oggi dovea giungere al colmo pel perfetto vuoto della re-gia cassa, onde potersi scorgere un fondo per altro necessario a realizzare in vera moneta la carta, che la rappresenta. /

Di qui è, che accordandosi ora sui medesimi biglietti l'aggio finanche del 4% u c. 340

da pagarsi anche dalla regia cassa, si aggraverebbe questa d'un nuovo egreg-gio peso, senza rimediare al male. Conviene pertanto rimetterne l'operazione ad altro tempo, a circostanze migliori, allora cioè, che la regia cassa sia in cir-costanze a sostenere il cambio promesso, allora, che i viglietti medesimi sie-no diminuiti nel numero ora eccessivo.

Nel congresso radunato presso Sua Eccellenza nell'ottobre dello scorso an-no fu creduto opportuan-no aprire in terraferma l'imprestito di 100.000 scudi sardi; opinamento, cui aderirono i rassegnanti con loro sentimento dei 10 detto mese di ottobre, ma prescindendo dalla lentezza del soccorso alla regia cassa che altronde lo esige pronto, ed al più presto possibile, poiché vi si ri-chiederebbe molto tempo per effettuare l'imprestito, mentre la sperienza ha dimostrato quanti impicci, ed ostacoli sonosi frapposti per eseguire nel Re-gno il piccolo imprestito risoluto in detto congresso, i rimostranti non potea-no potea-non osservare, che cotale imprestito potea-non potendo ottenersi, che coll'inte-resse annuale, deve necessariamente derivarne, che la regia cassa verrebbe

annualmente aggravata di egregia somma per pagare i / dovuti interessi, e U c. 340v.

quindi in tal qual maniera inabilitata all'estinzione del debito; e che lo Stato sarebbe in ogni anno privato d'una ragguardevole quantità di numerario pa-gata agli esteri, locché siccome ognuno vede egli è una vera perdita, ed un vero sbilancio.

Quindi gli ordini rassegnanti han riflettuto, [e] riconnosciuto che somiglian-te ripiego non dovrebbe adottarsi, se non nella totale deficienza d'altro mez-zo men ferace di cotali rilevanti pregiudici. Questo mezmez-zo si è appunto quel-lo progettato nel ben compilato ragionamento d'uno dei quel-loro zelanti, e sen-sati membri, cioè la battitura d'una nuova moneta di bassa lega.

S'egli è incontrovertibile, che il bene dello Stato esige che la moneta abbia l'intrinseco valore, lo è del pari, che la moneta di bassa lega non apporta tut-ti quei pregiudici, e danni, che sono inseparabili dal debito verso gli esteri, ma rendono lo Stato a se medesimo debitore.

I rassegnanti pertanto sono in senso, che potrebbe coniarsi nel Regno, per la somma di 200.000 scudi una moneta, la quale avesse il valore di 3 lire sarde, il peso di danari 21, e grani 20, e contenesse tanto d'argento fino, quanto / vi u c. 341

si contiene in 12 reali separati, vale a dire danari 15; ovvero se si stimasse più conveniente battere un nuovo scudo sardo col medesimo peso dell'esistente, e colla proporzione in ordine al fino a quello, che racchiudono 10 reali sepa-rati. Sarebbe forse quest'ultima più adattata, perché presenterebbe una mone-ta, alla quale è avvezzo il nazionale. L'impronto poi sia dell'una, che dell'altra esser potrebbe da una parte il busto di Sua Maestà col nome e titolo all'intor-no, e nel rovescio una gran croce col motto all'ingiro inimicos eius induam con-

fusionem. Si è questo l'impronto, con cui coniavansi nel Regno gli antichi scu-di, mezzi, o quarti di scudi sarscu-di, dei quali ne esistono tuttora alcuni.

Siffatta moneta sussidiaria nella proposta bontà superiore a quella di 6.6, co-me lo sono i nuovi reali, verrebbe in conseguenza ad avere un maggior valore intrinseco di quello lo abbiamo 12 o 10 reali nuovi separati; ma tuttavolta, es-sendo una moneta di bassa lega, e non corrispondente a quella esistente, che è alla bontà di 10.18 dovrebbe ritirarsi allorché la regia cassa ne fosse in caso per convertirla in moneta di miglior bontà, e. simile alla moneta nobile, che ora esiste. /

U c. 341v. All'oggetto poi di agevolare la provvista dei materiali potrebbe Sua Eccellenza compiacersi invitare particolarmente tutti i corpi ecclesiastici, e religiosi a por-tare alla regia zecca tutto il superfluo dei loro argenti, mediante il pagamento dell'intrinseco valore, e dell'accordato 2%, e potrebbe pure sentiti il vice in-tendente generale, ed il direttore della stessa zecca dare le sue superiori dispo-sizioni, perché in questa tutto si disponga il bisognevole per la battitura della moneta progettata, e di nuovi reali da soldi 5 sardi, e si combini, e sistemi tut-to ciò che sia necessario all'ottenimentut-to del propostut-to salutare effettut-to.

E finalmente qualora Sua Maestà lo credesse necessario potrebbe in coerenza al privilegio, di cui all'uopo è munita questa città riportarne il sovrano bene-placito. La vendita poi degli effetti, e rendite reali non sarebbe per avviso dei rassegnanti vantaggiosa agl'interessi progressivi della regia cassa, perché sem-brerebbe dal real patrimonio fondi di perpetuo reddito suscettibili di aumen-to. L'impegno però d'alcuni d'essi da farsi nel Regno medesimo sarebbe più adattato.

U c. 342 Finalmente per agevolare la rimessa in / questo Regno di 180.000 lire già bat-tute nella Regia Zecca di Torino, conforme rilevasi dalla lettera dell'illustrissi-mo signor generale della finanza, Sua Eccellenza potrà degnarsi far capitale del signor cavaliere don Giuseppe Rapallo, il quale pieno di zelo per il regio, e pubblico servizio suggerisce, che da Torino potrebbe farsi pervenire detta somma in Genova ai signori Girolamo, e Filippo Morro; ed egli poi si esibisce farla sicura ricapitare in questo Regno.

In vista quindi di tali concerti si compiacerà Sua Eccellenza ragguagliarne lo stesso illustrissimo signor generale delle finanze per la pronta rimessa.

Cagliari li 18 marzo 1796.

Segnati all'originale: l'abate di San Giovanni di Sinis prima voce dello Stamen-to ecclesiastico, il marchese di Laconi prima voce dello StamenStamen-to militare, Mi-chele Humana prima voce dello Stamento reale. /

529 1796 marzo 18, Cagliari (Palazzo arcivescovile).

I tre Stamenti ascoltano la lettura del dispaccio dell'alternos Angioy da Sassari in data 13 marzo e di un estratto di una lettera del consiglio civico di quella cittg• la deputazione ordinaria propone una bozza di risposta. Il cavaliere

Ignazio Musso chiede che il viceré comunichi i dispacci dell'Angioy anche alla

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