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La tesi della natura esecutiva del procedimento Critica: il corretto inquadramento dell’istituto nella tutela di cognizione.

DIALOGO CON LA DOTTRINA PROCESSUALISTICA ITALIANA

A. De La Oliva Santos, Conceptos fundamentales de la ejecución forzosa civil, in La Ley,

1.2. La collocazione del rito monitorio all’interno della giurisdizione in senso proprio.

1.2.1. La tesi della natura esecutiva del procedimento Critica: il corretto inquadramento dell’istituto nella tutela di cognizione.

La tesi della natura esecutiva del rito monitorio spagnolo è stata sostenuta, in un primo tempo, da Garberi Llobregat, secondo il quale si tratterebbe di “un procedimento giurisdizionale privo di fase dichiarativa” e, dal punto di vista processuale, di “un autentico processo di esecuzione” dato

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Supra, nota 137. 161

Carnelutti ebbe del resto modo di precisare che la cognizione è tradizionalmente il mezzo attraverso il quale il legislatore giunge all’accertamento del diritto ma ciò non esclude che all’accertamento si possa comunque arrivare per altra via. F. Carnelutti, Nota intorno alla natura del procedimento monitorio, in Riv. dir. proc. civ., 1924, I,, cit., p. 271. In particolare, egli affermò che “nel processo di condanna il giudice prima accerta e poi comanda; nel processo di ingiunzione prima comanda e poi accerta, in quanto ve ne sia bisogno”. Cfr. Id., In difesa del titolo ingiuntivo, cit., p. 196.

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Si esprime chiaramente in questo senso, ex plurimis, C. Marcías Rodríguez, El proceso monitorio, in Colegio de Abogados de las Palmas, settembre 2001, www.colegiodeabogadosdelaspalmas.com/revistaweb ed ivi le indicazioni.

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Cfr. Correa Delcasso, El proceso, cit., p. 40. 164

In questo senso, J. Gómez Orbaneja, Derecho Procesal Civil, 8° Ed., Madrid, 1979, p. 781.

che è sufficiente che la petición del creditore rispetti i requisiti richiesti dalla legge perché il giudice ingiunga al debitore di adempiere sotto minaccia di esecuzione qualora non paghi nel termine indicato e non si opponga, mentre, se il debitore si oppone, non si prosegue il giudizio ma il monitorio termina e si passa al giudizio ordinario corrispondente per valore165. Si nota qui un richiamo al pensiero dei primi commentatori dell’istituto ed alla dottrina tedesca sul Mahnverfahren, compatti nell’indicare la mancanza di cognizione come caratteristica essenziale dell’ingiunzione (in epoca medievale mandatum o praeceptum) e propensi a considerare quest’ultima come l’atto iniziale di un procedimento esecutivo166. Tuttavia, l’attribuzione al procedimento monitorio di una natura esecutiva si deve, in realtà, ad una deviazione dalle origini dell’istituto che ebbe poi largo seguito in Germania. In questo tipo di processo, infatti, non era sufficiente la mera comparizione dell’intimato per mettere nel nulla il mandatum ma questi doveva provarne l’ingiustizia: l’onere della prova veniva così a gravare sull’ingiunto. Si prese perciò a considerare che l’opposizione dell’ingiunto non ponesse nel nulla il mandatum, facendolo rimanere in piedi come mera citazione in giudizio ma ne sospendesse l’efficacia e dunque il successivo giudizio aveva ad oggetto la conferma o meno dell’ingiunzione che, se confermata, diventava esecutiva167. Viceversa, si è già visto (e si vedrà più in dettaglio nel proseguo di questo lavoro) come nel rito spagnolo l’ingiunzione venga meno per effetto dell’opposizione ed il relativo giudizio avrà ad oggetto il diritto di credito affermato dal ricorrente e non la conferma o revoca dell’ingiunzione. Inoltre, ci pare che nella ricostruzione di questo autore, si mettano erroneamente insieme la fase senza contraddittorio ed il giudizio di opposizione, e si trascuri l’efficacia del provvedimento ingiuntivo non opposto che, come meglio si vedrà in seguito, si ritiene abbia efficacia di giudicato sulla pretesa azionata. Ed ancora, non si tiene in considerazione il fatto che il ricorrente non possiede (normalmente) un titolo esecutivo quando deposita la petición ma mira proprio ad ottenerne uno con forme più rapide del processo ordinario di cognizione.

La ricostruzione di Gutiérrez de Cabiedes considerava invece l’ingiunzione come atto esecutivo condizionato che, in assenza di opposizione, permette di iniziare l’esecuzione. Quest’ultima pertanto

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J. Garberi Llobregat, Caracteres esenciales del nuevo Proceso Civil Monitorio [artículos 812-818 de la Ley 1/2000, de 7 de enero (RCL 2000, 34 y 962), de Enjuiciamiento Civil, in www.westlaw.es, 2000/1154, p. 2.

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Come ha avuto cura di sottolineare A. Segni, L’opposizione del convenuto nel processo monitorio, in Scritti giuridici, Torino, 1965, p. 978, citando fonti medievali quali l’Abate Panormitanus ed il volume di A. Skedl, Das Mahnverfahren, Lipsia, 1891.

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Si vedano i rilievi storico-comparatistici di Segni, L’opposizione del convenuto nel processo monitorio, cit., pp. 984-985.

sarebbe condizionata soltanto all’inattività dell’ingiunto168. Ci pare che si tratti con qualche minimo scostamento, della tesi a suo tempo propugnata da Plòsz169, secondo il quale l’ordine di pagamento sarebbe già un’inizio di esecuzione perché il giudice, nell’emetterlo, non mira ad accertare la sussistenza del diritto da realizzare ma la presuppone e ne ordina la realizzazione forzata. L’opposizione – vera e propria opposizione all’esecuzione – sarebbe perciò limitata entro un peculiare termine di preclusione decorso il quale l’esecuzione non potrebbe più essere arrestata non perché il giudice si sia convinto dell’esistenza del diritto ma perché il debitore è decaduto dalla facoltà di opporsi.

Per un confronto critico con questa teoria possiamo ricorrere nuovamente al prezioso supporto offerto dalla lucida analisi di Calamandrei e di altri autori italiani. Si rende opportuno, peraltro, partire da una precisazione circa il funzionamento della tutela esecutiva in Spagna ed i suoi rapporti con la cognizione; elemento che sembra essere stato determinante per la dottrina che ha proposto la ricostruzione in esame, così come lo era stato per gli autori tedeschi in epoca più risalente.

Si nota, nel diritto spagnolo, una certa somiglianza con il diritto comune, nel quale il creditore in possesso di una sentenza di condanna non poteva procedere senz’altro all’esecuzione ma doveva nuovamente rivolgersi al giudice con una domanda di esecuzione per ottenere un ordine di eseguire, entro un dato termine, la sentenza (c.d. mandatum executionis o executoriale), ordine che costituiva il primo atto di esecuzione. Per questo motivo il mandatum cum clausola e quest’ordine apparivano come due forme di un unico istituto per il comune prevalente fine esecutivo170. Allo stesso modo, in Spagna, il creditore in possesso di un titolo non può senz’altro chiedere l’esecuzione forzata dello stesso ma deve presentare al giudice una demanda ejecutiva (in cui si indicano i beni del debitore che si intendono aggredire o le indagini da effettuare per individuarli ed alla quale va allegato il titolo) ed ottenere da questo un auto despachando ejecución con il quale si autorizza l’esecuzione forzata.

Già in epoca risalente, si era replicato a questa tesi affermando che, nel diritto moderno, cognizione ed esecuzione sono tendenzialmente separate e gli organi esecutivi valutano soltanto l’esistenza delle condizioni per l’azione esecutiva, pertanto non vanno oltre la constatazione del risultato

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Cfr. E. Gutierréz de Cabiedes, Aspectos históricos y dogmáticos del juicio ejecutivo y del proceso monitorio en España, in Estudios de derecho procesal, Pamplona 1974, p. 441. La tesi è già stata efficacemente confutata da Calamandrei, Il procedimento, cit., pp. 22- 26.

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Id., Beiträge zur Theorie des Klagerechts, Lipsia, 1880, p. 134 ss., La tesi è sostenuta

anche da Skedl, Das Mahnverfahren, cit., p. 32 ss., secondo il quale il giudice, senza previa cognizione, dava avvio all’esecuzione, condizionata però alla mancanza di opposizione. 170

Cfr. Calamandrei, Il procedimento, cit., p. 23 che riporta le affermazioni di Skedl ma anche, lucidamente, Cristofolini, Procedimento, cit., p. 91.

dell’esame compiuto in sede di cognizione (titolo esecutivo giudiziale) o dell’attività dispositiva delle parti (titolo esecutivo negoziale) mentre è chiaro che il monitorio porti alla formazione di un titolo esecutivo171.

Inoltre, con specifico riferimento all’istituto spagnolo, va sottolineato che, se già vi fosse un titolo, l’opposizione dell’intimato sarebbe equivalente all’opposizione all’esecuzione (con i correlativi limiti) mentre la LEC espressamente parla di processo ordinario di cognizione per decidere sulla pretesa dedotta in giudizio, fatto del quale nessun interprete ha mai dubitato e che spinge necessariamente a collocare il monitorio in una fase precedente all’esecuzione.

Si deve infatti sottolineare che in Spagna, per ottenere l’auto despachando ejecución (anche a non voler riconoscere a questo valenza propriamente di atto esecutivo ma di atto prodromico all’esecuzione sulla scorta del nostro “atto di precetto”) è necessario possedere un titolo esecutivo preesistente all’emanazione del provvedimento che in esso trova il proprio fondamento. Preso pertanto il titolo esecutivo come discrimine tra l’attività di cognizione e quella di esecuzione del diritto, è inevitabile riconoscere che all’inizio della procedura monitoria il ricorrente non possiede (normalmente) un titolo che costituisce invece il risultato “conquistato” al termine della procedura, in caso il debitore non si avvalga della facoltà di proporre opposizione nel termine assegnatogli172. Pertanto il monitorio “sta al di qua del titolo esecutivo (...) ne è preparazione e perfezionamento” e dunque “è cognizione”173.

Quanto all’altro argomento impiegato per sostenere che nel rito monitorio sia esercitata un’attività esecutiva, ovvero la mancanza di cognizione del giudicante in merito alla fondatezza della pretesa, in parte esso è già stato esaminato in precedenza. Ci pare comunque di poter rilevare che:

- come già si è anticipato e meglio si vedrà nel paragrafo 2 di questo capitolo, nell’ordinamento spagnolo, in sede di valutazione della petición, una cognizione sul fondamento della pretesa azionata dal ricorrente, seppur sommaria, vi è certamente;

- inoltre, cognizione può comunque ravvisarsi dopo che si è verificata la preclusione dell’opposizione che offre conferma degli “argomenti” dedotti dal ricorrente a sostegno della propria domanda; si ricade così nell’alveo della cognizione in quanto il risultato

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Cfr. Cristofolini, Procedimento, cit., p. 91 ss. 172

La stessa Esposizione dei Motivi della LEC conforta questa ricostruzione parlando del monitorio come strumento processuale pensato per far ottenere rapidamente un titolo esecutivo a creditori di somme di denaro.

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Calamandrei, Il procedimento, cit., p. 24. L’autore spende alcune pagine del suo saggio nel confutare proprio la tesi della natura esecutiva del procedimento per ingiunzione, normalmente sostenuta dai giuristi tedeschi. V., in particolare, le pp. 22-26.

prodotto è l’accertamento del diritto ed il titolo esecutivo per la sua attuazione coattiva;

- in ogni caso, anche a voler scegliere una diversa impostazione seguendo l’insegnamento di Carnelutti, la cognizione è solo un mezzo per giungere all’accertamento e che, quando questo vi sia, non ha importanza il mezzo utilizzato per giungere al risultato. Né, d’altronde, la produzione della cosa giudicata è necessaria conseguenza del processo di cognizione, “per quanto nell’ordinamento attuale ne sia l’effetto normale (...) che senza di esso non si possa parlare di giurisdizione, di processo, di cognizione, di sentenza, sarebbe affermazione gratuita, smentita dagli esempi che ci offre il diritto positivo e la comparazione giuridica”174.

Inoltre, anche in Spagna, l’ingiunzione in sé non contiene alcuna condizione: essa si limita ad ordinare il pagamento a seguito della valutazione, da parte del giudice, dell’apparente fondatezza della pretesa, valutata sulla base della richiesta iniziale (petición inicial) e dei documenti prodotti dal ricorrente. Condizionata è, se del caso, l’efficacia del provvedimento prima della constatazione della mancata opposizione nel termine. Fino a quel momento l’ingiunzione costituisce infatti un’intimazione al debitore di adempiere o fornire le proprie ragioni, con l’avvertimento delle conseguenze nel caso non lo faccia, una sorta di “progetto di condanna”, che diverrà definitivo solo a seguito del verificarsi della preclusione dell’opposizione.

Una certa confusione tra la tesi dell’ingiunzione come “accertamento con prevalente funzione esecutiva”175 e l’idea della natura esecutiva del rito monitorio ci sembra emergere in modo piuttosto netto nella posizione di coloro che hanno sostenuto come non si possa “dimenticare che la tecnica monitoria possiede nella LEC una giustificazione obiettiva: il pagamento di un debito ... [che] è dunque la causa efficiente [per] l’adozione della tecnica monitoria”176 e che il giudice non emette alcun provvedimento motivato sulla richiesta del creditore, tanto che l’ingiunzione non riveste la forma di ordinanza (auto) ma solo di decreto (providencia)177. Avremo modo di tornare sull’efficacia dell’ingiunzione non opposta e sui rapporti con

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Ancora, per l’estrema chiarezza ed efficacia, rimandiamo all’opera di Cristofolini, Procedimento, cit., p. 96.

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Categoria a suo tempo proposta da Chiovenda, Principii, cit., pp. 58 e 201 176

A. M. Lorca Navarrete, La solución jurisprudencial acerca del tipo de técnica monitoria que adopta la LEC 1/2000, cit., p. 2.

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Cfr. Lorca Navarrete, La solución, cit., p. 3: “Alludere ad una supposta attività di ‘ammissione’ della richiesta monitoria si giustificherebbe solo col desiderio di ubicare un pronunciamento dichiarativo laddove la LEC non ha previsto assolutamente nulla in tal senso … Non esistono ragioni per inventare un ‘tramite di ammissione’ di indubitabile natura dichiarativa”. L’autore, in sostanza, avvicina il rito monitorio spagnolo al modello tedesco, vedendo l’unica differenza degna di nota nel fatto che in Spagna l’ingiunzione è emessa dal Giudice mentre in Germania dal Segretario Giudiziale.

l’opposizione, per il momento ci pare sufficiente osservare come sia chiaro che l’utilità pratica del rito monitorio sia visibile soprattutto in relazione all’esecuzione forzata ma che è altrettanto vero come la sua finalità non sia quella di dare al creditore un qualcosa di diverso e più efficace rispetto a quanto gli verrebbe offerto dal processo ordinario (di cognizione) ma di offrirgli lo stesso risultato – lo stesso bene della vita – in modo più celere ed economico e che, comunque, tra i suoi fini o, quantomeno, tra le sue conseguenze, vi è l’accertamento del diritto di credito dedotto in giudizio dal ricorrente.

In ogni caso, la finalità dell’istituto non va confusa con la sostanza dello stesso che inizia con un creditore (normalmente) sprovvisto di titolo e, attraverso l’accertamento per preclusione delle difese del convenuto che non si sia opposto nel termine di legge, si conclude ponendolo nella stessa posizione in cui si troverebbe al termine di un giudizio di cognizione, ossia con in mano un titolo da poter esecutare contro il debitore178.

Lo stesso Garberi Llobregat sembra aver successivamente modificato il proprio pensiero nel senso che il monitorio sarebbe un procedimento “privo di fase dichiarativa”, anzi addirittura non costituirebbe un “processo” in senso tecnico ma una “attività, espediente o procedimento preliminare di natura puramente esecutiva; in definitiva una modalità di richiesta di pagamento di origine giudiziale (diligencia, expediente o procedimiento preliminar de naturaleza puramente ejecutiva, como una modalidad, en definitiva, de requerimiento de pago de origen judicial)” col che si spiegherebbe perché il legislatore non parla di parti ma di creditore e debitore. Ancora, questo istituto servirebbe a creare un titolo esecutivo ma non attraverso l’opera di valutazione del giudice bensì come effetto, ope legis, dell’inattività dell’ingiunto. Escluso che si tratti di un giudizio di cognizione, il monitorio non sarebbe neppure esattamente un procedimento esecutivo poiché, se il debitore paga, non vi è alcuna attività processuale propria dell’esecuzione forzata, se non paga né si oppone si producono le attività proprie del processo esecutivo ma manca il vaglio della demanda ejecutiva finalizzata ad ottenere il despacho de ejecución, dunque si passa dall’ingiunzione di pagamento all’esecuzione senza soluzione di continuità.

Secondo l’autore, perciò, il monitorio spagnolo sarebbe una sorta di “attività preliminare” (parrebbe all’esecuzione) che i creditori muniti di certi documenti possono attivare con il convincimento che, se ottengono il pagamento delle somme ingiunte, avranno risparmiato un intero procedimento di cognizione, se invece il debitore si oppone avranno perso soltanto un po’ di tempo, prima di ritrovarsi ad affrontare un normale giudizio dichiarativo del loro diritto179; tuttavia, egli stesso riconosce, sia

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Ancora risultano preziose le osservazioni di Calamandrei, Il procedimento, cit., pp. 24- 25.

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pur con atteggiamento critico, l’efficacia di giudicato dell’ingiunzione non opposta, parificata a quella di una sentenza di condanna180.

A nostro avviso, a parte lo scarso rigore dogmatico della ricostruzione (da un lato si parla di non processo mentre dall’altro se ne sostiene – sia pur criticamente – la conclusione con un provvedimento idoneo a produrre effetti di giudicato sostanziale), si tratta di una posizione poco convincente, nella quale non è difficile cogliere tracce tanto della tesi di Satta sull’ingiunzione come “normativa senza giudizio”181 quanto (e anzi, forse soprattutto) di quella del Carnelutti che vedeva nel monitorio un tertium genus, intermedio tra cognizione ed esecuzione, teso a provocare la reazione della controparte ed evitare il contraddittorio (e la relativa cognizione sul diritto azionato) in quei casi nei quali non ve n’è bisogno. Si tratta “puramente [di] un comando”, spiegava Carnelutti, perché la decisione del giudice è indipendente dal giudizio: “la ingiunzione obbliga malgrado che il giudice si riservi di giudicare, in certe eventualità, se sia o non conforme alla verità”182.

La tesi di Garberi Llobregat, così come enunciata, appare dunque criticabile sotto vari profili.

Innanzitutto, non sembra corretto trarre argomenti in ordine alla non riconducibilità dell’istituto monitorio al genus dei processi dal fatto che il legislatore non impieghi il termine “parti” per definire i soggetti coinvolti. Come si è avuto modo di spiegare nel capitolo 1, sarebbe scorretto parlare di attore e convenuto nel rito monitorio ma non tanto per la sua natura giuridica quanto per la sua struttura processuale nella quale la domanda è portata previamente all’attenzione del giudice che decide in assenza di contraddittorio e poi notificata alla controparte (che, dunque, non viene tecnicamente convenuta nel processo)183.

Rispetto a questo tipo di ipotesi ricostruttive, si deve ricordare anche come la miglior dottrina italiana ci abbia insegnato che, al momento dell’emissione dell’ingiunzione, in un procedimento monitorio che, come quello spagnolo, richieda di allegare un supporto documentale alla domanda, il giudice conosce (come meglio si vedrà, in modo solo parziale e superficiale, dei soli fatti costitutivi del diritto) e condanna, mentre l’accertamento del diritto si ha solo al termine della fase senza contraddittorio, per preclusione delle difese dell’ingiunto debitamente intimato184. Inoltre, a differenza di quanto ritenuto anche da un illustre Maestro come Chiovenda185, non può individuarsi nell’azione proposta nelle forme del rito monitorio un qualcosa di diverso dall’ordinaria azione di

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Id., ibid., pp. 1479-1480. 181

Cfr. S. Satta, Diritto processuale civile, Padova, 1987, p. 756 ss. 182

Carnelutti, Istituzioni, cit., pp. 41-43, 87 ss. 183

V. supra, cap. 1, p. 5 ed ivi nota 3. 184

V. A. Ronco, Struttura e disciplina del rito monitorio, Torino, 2000, p. 574. 185

condanna, finalizzata ad ottenere un titolo esecutivo per la soddisfazione di una pretesa insoddisfatta. Infatti, guardando soprattutto al momento in cui l’ingiunzione diviene definitiva si è sottolineato come petitum mediato ed immediato della domanda monitoria non differiscano da quelli propri di una sentenza. Il primo è chiaramente lo stesso bene della vita (ovvero la somma di denaro non pagata dal debitore), il secondo – ovvero il provvedimento che si richiede al giudice – non si può certo ritenere che differisca dalla sentenza solo per la forma (riferita al provvedimento) in cui è emanato186 ovvero per la diversità di forme (riferite all’attività processuale), dato che quello che conta è il risultato ottenuto187 che, anche nel monitorio spagnolo, è un titolo che da diritto ad ottenere l’esecuzione “prevista per le sentenze”.

D’altronde, ante reforma del 2009 (ma l’affermazione pare valida tuttora, pur con i problemi che ciò comporta e che si avrà cura di sottolineare al termine di questa esposizione), è evidente l’esistenza di una cognizione sulla domanda proposta con la petición (tanto se intesa, la cognizione, come giudizio quanto come determinazione del concreto), in quanto l’autorità giudiziaria giudica sicuramente in diritto (rigettando pretese che non rivestano i presupposti richiesti dalla legge – si pensi alle obbligazioni naturali) ma anche in fatto, dovendosi convincere della buena apariencia jurídica del diritto di credito alla luce della domanda e dei documenti prodotti (nel caso dei documenti di cui all’art. 812 , co. 2, per valutazione tassativa operata dalla legge)188.

Se anche limitassimo l’analisi alla fase delle pronuncia dell’ingiunzione da parte del giudice spagnolo, è chiaro che, non avendo il provvedimento alcuna efficacia esecutiva ciò basterebbe ad escludere che la sua emanazione costituisca esercizio dell’azione esecutiva189. Ma a far propendere per la collocazione dell’istituto all’interno della giurisdizione di cognizione vi è anche un altro argomento chiave, a suo tempo impiegato in

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Al riguardo, questa dottrina aveva cura di sottolineare come, in Italia, sia pur con un

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