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Capitolo V: La politica estera nel periodo 1965-

6.4 La nuova “cultura nazionale’

La ricordata destituzione del criptostalinista Mihai Beniuc dalla Presidenza dell’Unione degli scrittori – avvenuta nel febbraio del 1965 con il placet della dirigenza del partito - sembrò testimoniare la volontà della dirigenza del PCR di condannare all’oblio gli aspetti più vieti dell’estetica letteraria predominante negli anni del dogmatismo ideologico. In questo contesto, si profilava la necessità di proporre nuovi canoni estetici, attingendo a tale scopo alla prestigiosa tradizione culturale e letteraria del Paese anteriore all’instaurazione del regime comunista. Il processo di deciso recupero della tradizione letteraria nazionale, fino ad allora sottoposta a censure ed a tabù ideologici, si manifestò in modo vistoso a partire dal 1965. Prodromico a questo nuovo corso era stata, nel 1963, la riabilitazione dell’accademico e critico letterario Titu Maiorescu (1840-1917) il quale era stato un deciso avversario dell’attribuzione di un ruolo sociale all’arte42. La riammissione del nome di Maiorescu nel Pantheon della cultura romena apparve preludere alla rinuncia, nell’ambito dell’ideologia

41A.U. Gabanyi, Revoluţie neterminata, Bucureşti,Editura Fundaţiei Culturale Române, 1999, pp.80-81 42 D. Deletant, Ceauşescu şi Securitatea..., cit., p. 171-172

ufficiale del regime, al realismo socialista quale canone costitutivo di una moderna estetica letteraria. In tal modo venne aperta la strada al riconoscimento di un posto adeguato ai grandi autori della letteratura romena vissuti tra il XIX° e il XX° secolo, sui quali, precedentemente, si era sovente abbattuta una sorta di damnatio memoriae generata dalla presunta adesione da parte di questi a “forze antidemocratiche” oppure a correnti letterarie “decadenti”.

Nella conferenza degli scrittori tenutasi nel febbraio 1965, i partecipanti perorarono un recupero più ampio della tradizione letteraria del Novecento. Sotto la segreteria di Ceauşescu, questa azione guadagnò nuovo impulso: il neosegretario cercò di assicurarsi il sostegno del mondo della cultura facendo ammenda degli errori commessi in questo campo dal proprio predecessore. Nella primavera del 1965 furono riabilitati gli scrittori che, negli anni tra il 1940 e il 1945. avevano militato nel cosiddetto circolo di Sibiu, formatosi intorno al filosofo, poeta e drammaturgo Lucian Blaga (1893-1961). Alcuni tra questi scrittori erano stati chiamati in giudizio verso la fine degli anni Cinquanta nel quadro del processo intentato al filosofo Constantin Noica, subendo in non pochi casi condanne detentive. Lo stesso Noica, considerato in patria il maggiore filosofo romeno del Novecento43, fu sottoposto a un regime di domicilio forzato negli anni tra il 1949 e il 1958 e condannato nel 1960 a una pena di 25 anni di reclusione, venendo tuttavia liberato nell’agosto del 1964 in occasione dell’ultima amnistia decretata da Gheorghiu-Dej. I capi di imputazione mossi a Noica durante il processo svoltosi tra il 1958 e il 1960 si erano compendiati nell’accusa di aver diffuso clandestinamente “opere ostili al regime” come alcuni saggi di Emil Cioran e Mircea Eliade, autori sui quali continuava a pesare un’interdizione ideologica a causa delle simpatie da essi manifestate durante gli anni Trenta nei confronti del movimento legionario (di estrema destra) che ebbe il proprio vate filosofico in Nae Ionescu e la propria guida politica in Corneliu Zelea Codreanu44.

Sebbene la complessa opera di Noica non possa essere inscritta (se non a prezzo di notevoli forzature) nell’ambito della vera e propria dissidenza politica – essa può essere semmai collocata, cum grano salis, nell’ambito della cosiddetta resistenţa prin cultura (resistenza attraverso la cultura)45 – la piena ‘riabilitazione’ di Noica, verso la metà degli anni

43 L’impostazione filosofica e ideologica del pensiero - sostanzialmente conservatore - di Constain Noica è

delineata nella tesi dottorale La philosophie nationaliste roumaine. Une figure emblématique: Constantin Noica

(1909-1987 (Université de Paris IV, 1995) scritta da Alexandra Laignel Lavastine Carreau.

44 Per approfondimenti sul tema si rimanda a E. Costantini, Nae Ionescu, Mircea Eliade, Emil Cioran.

Antiliberalismo nazionalista alla periferia d’Europa, Perugia, Morlacchi, 2005.

45 Resistenta prin cultura è una locuzione comunemente adoperata in Romania per indicare gli sforzi compiuti da

Sessanta, testimoniò quantomeno il definitivo superamento del rigido, parassosisticamente repressivo dogmatismo ideologico che aveva caratterizzato il regime comunista romeno dagli esordi dello stalinismo fino al principio degli anni Sessanta. Tra il 1967 e il 1968 Noica tenne una rubrica settimanale nella rivista letteraria di Iasi, Cronica. Il saggista, scrittore e futuro dissidente Ion Negoiţescu publicò nello stesso 1966 una raccolta di articoli di critica letteraria. Di una certa importanza sul piano del ‘disgelo’ culturale fu anche la riabilitazione della letteratura d’avanguardia degli anni Trenta e Quaranta.

Esito non imprevedibile dell’insistenza con la quale Ceauşescu era solito sottolineare il ruolo fondamentale della nazione nella costruzione del socialismo fu la rivalutazione, da parte della cultura ufficiale, della “specifica caratterizzazione nazionale” dei valori spirituali e culturali predominanti in Romania. A tale riguardo, nel settembre del 1965, la rivista letteraria di Cluj Tribuna, pubblicò un articolo - il cui titolo era Profilul spiritual al poporului român (profilo spirituale del popolo romeno) – che ebbe un’ampia risonanza nel dibattito intellettuale coevo. L’autore di questo articolo, Athanase Joja, deteneva tutte le caratteristiche di un portavoce del partito – essendo membro del comitato centrale del PCR - ma era, nel medesimo tempo, una personalità che godeva di una discreta reputazione scientifica sia a livello nazionale (come direttore della sezione di Economia, Filosofia e Diritto dell’Accademia di Romania) sia internazionale (in qualità di presidente della sezione romena dell’Unesco). Joja sostenne, nell’articolo menzionato, che i tratti caratteristici attribuiti al popolo romeno – ossia raziocinio e gioia di vivere, patriottismo e desiderio di indipendenza, tolleranza e adattabilità – dipendevano non soltanto da fattori culturali, ma anche, in larga misura, da elementi di natura geografica ed etnica.

Nel processo di apertura culturale furono ‘riabilitati’ gli scritti dello storico della letteratura e critico - di orientamento liberale - Eugen Lovinescu (1881-1943), cui venne dedicata una monografia estremamente equilibrata e lontana da accenti di condanna ideologica46. Lovinescu era stato il massimo interprete dell’orientamento culturale definito a

posteriori sincronista, il quale traeva il proprio nome dall’accento da esso posto sui legami di parentela e di reciproca influenza tra la cultura romena e quella dell’Europa centrale e occidentale47. Il termine sincronismo fa precisamente riferimento alla feconda e sincronica

culturale ed etico prodotto dal regime comunista segnatamente nei periodo di maggiore conformismo sul piano politico e culturale (ossia gli anni Cinquanta e Ottanta).

46 Ileana Vrancea, Eugen Lovinescu, critic literar, Bucuresti, 1965

47 Eugen Lovinescu era il padre della critica letteraria Monica Lovinescu, esponente di spicco degli intellettuali

romeni appartenenti alla ‘diaspora anticomunista’,e consorte di un altro ‘dissidente’ quale Virgil Ierunca. Occorre valutare il fatto che già nel 1951 Monica Lovinescu aveva iniziato una collaborazione continuativa con

interazione tra la cultura romena e le maggiori correnti di pensiero presenti in Europa; in opposizione a questa tendenza, a partire dagli anni Settanta sarebbe sorto - nel quadro dell’incipiente ipertrofia nazionalista del regime - il cosiddetto protocronismo. Questo secondo orientamento avrebbe trovato un’entusiastica recezione tra le correnti “di destra” del regime, dacchè esso poneva l’accento sull’unicità e sul carattere storicamente ‘pionieristico’ dell’apporto romeno alla cultura europea e mondiale.

La riabilitazione dello storico, critico letterario e drammaturgo (nonché uomo politico) Nicolae Iorga avvenne nel tardo autunno 1965 e costituì un evento di portata estremamente significativa. Nel dicembre 1965 apparvero per la prima volta, attraverso l’Editură Pentru Literatura, due volumi delle Opere Alese (Opere Scelte) di Iorga, ponendo fine ad un tenace ostracismo che durante il ventennio precedente aveva posto ai margini il contributo di uno degli esponenti di maggior rilievo della cultura romena in età contemporanea.

Il processo che condusse all’abbandono dei vecchi schemi ideologici quali chiavi interpretative per giudicare la validità di determinati autori ebbe riscontri anche tra i settori ‚conservatori’ del regime o in organi preposti ad assicurare la vigilanza ideologica del partito rispetto alla produzione culturale. Nel giugno 1965, ad esempio, il critico Şerban Cioculescu pubblicò nella rivista teoretica del CC, Lupta de clasă un articolo nel quale si affermava testualmente che „la collocazione ideologica di uno scrittore non deve influenzare l’analisi dei valori estetici contenuti nella sua opera”. Analogamente - proseguiva Cioculescu - neppure il problema del lascito letterario di un autore doveva necessariamente essere valutato in base al valore educativo da questi prodotto: „molte delle più riuscite poesie del poeta nazionale Eminescu possono essere adeguatamente valutate e apprezzate dal punto di vista del contenuto artistico senza che per questo debbano rappresentare per i giovani dei punti di riferimento dal punto di vista etico48”.

il canale romeno di Radio Free Europe, dove teneva due programmi radiofonici settimanali, Actualitatea

culturală românească e Teze şi Antiteze la Paris.

48 Mihai Eminescu (1850-1889) poeta nazionale romeno par excellence, ma anche filologo e giornalista, era stato