Gail Jefferson, un'allieva di Harvey Sacks, ricava un articolo, rielaborando le lezioni del maestro, in cui vengono abbozzati appunti su quali sono le tecniche per mettere in pratica la
normalità come performance: On doing being ordinary. Questo saggio contiene la descrizione della natura performativa dell'identità.
La domanda a cui Sacks vuole rispondere è: in cosa consiste lo stato di normalità? Il saggio è costruito unendo parti di lezioni inaugurali, ossia tenute all'inizio del corso, che contengono il punto di ogni discorso. Nella prima pagina del saggio spiega che la realtà sociale, in cui siamo immersi, è molto più finemente organizzata di quanto noi immaginiamo. La parola “Doing” ha qui un accezione particolare: è il nucleo concettuale fondamentale perché è qui che risiede la radice performativa delle azioni sociali. Potremmo tradurre il titolo del saggio con: “La normalità come performance”:
“It is not that somebody is ordinary […] (it's a) training, and so on”183.
In questo articolo Sacks spiega come viene costruito lo stato ordinario: le qualità non sono essenziali, presenti in base a fattori genetici, ma sono presenti in base ai comportamenti. Sacks non usa quasi mai la parola “normale”, che è legata all'aspetto normativo, che riguarda la norma, è dunque una parola insidiosa per i suoi molteplici significati, sopratutto in inglese. Preferisce usare anzi “ordinary”, non marcato, e “usual”, consuetudinario.
Gli individui sono normali perché seguono degli script del contesto sociale, dunque individuo come prodotto sociale. Riecheggia qui la metafora dell'esecuzione sociale come teatro, già usata in passato (Goffman, Pirandello, Shakespeare): la vita sociale è, appunto, una rappresentazione che i gruppi sociali mettono in scena davanti ad altri gruppi. Questi autori dunque insistono sulla dimensione teatrale dell'esistenza. Nella società come nel teatro, proprio in quanto il teatro ha caratteristiche ludiche, la dimensione performativa non implica la casualità, ma ha un carattere vincolante e la sua validità ontologica dipende dalla cooperazione dei partecipanti. Il gioco è il caso più illuminante di rapporto sociale, dove si performano le azioni collettive, eseguite in armonia, seguendo delle regole esplicite e implicite, delle quali tutti i giocatori, per essere tali, devono essere coscienti.
Così come il sacro ha bisogno del profano, anche la normalità necessita del suo doppio negativo per potersi consolidare. Gli spostati e gli emarginati sono figure anomale, sono i “non normali”. La spostatezza è un termine per definire le caratteristiche anomale e peculiari di soggetti atipici, la cui anomalia non è un dato casuale e superfluo, bensì si tratta dello strumento indispensabile per la produzione di uno stato sociale ordinario e per il suo
mantenimento. Gli spostati servono alla normalità, per mostrarla chiaramente e per tenerla in piedi.
Lo spostato ha un deficit nella competenza sociale. Quando fa un passo falso nel gioco ne svela la dimensione fittizia, nella società funziona in modo simile: cooperare crea l'effetto di realtà. Quando una persona non si attiene alle regole mette in crisi lo schema di realtà di quel momento.
Principi base che regolano la normalità: 1. Dimensione performativa; 2. condizioni per realizzarla;
3. tensione tra salienza e non salienza;
4. Percezione della realtà culturalmente determinata; 5. competenza fàtica e di scissione del discorso; 6. scambio sociale come atto sacrificale.
(1) L'essere ordinari è visto più come un lavoro che come un modo d'essere: una persona non è ordinaria, bensì è quello che fa ad essere ordinario. Il modo in cui ciascuno si costituisce è a tutti gli effetti un lavoro in cui l'individuo e le persone da cui è circondato sono impegnati, ed è il compimento di questo lavoro che li rende ordinari. Oltre ai vantaggio dell'appartenenza e dell'inclusione sociali, anche l'ordinarietà è importante perché conduce all'inclusione in un gruppo sociale e fornisce fondamento ontologico della realtà, proteggendo l'individuo dal pericolo del solipsismo.
(2) Per portare avanti questo lavoro, per Sacks servono tre requisiti fondamentali: come detto in precedenza per il gioco, servono competenza, capacità e legittimazione. Noi sappiamo che, per uno studente, durante una lezione è normale stare seduto in silenzio a prendere appunti, dunque stiamo agendo secondo un copione, una performance, e stiamo usando lo script del frame opportuno a questa situazione perché lo conosciamo, essendo stati a lezione o in situazioni simili. La competenza riguarda perciò la struttura degli script ed è qualcosa che impariamo mano a mano, non la possediamo dalla nascita. Quando conosciuta diventa una cosa normale e viene attesa anche perché le alternative vengono scoraggiate: non sarebbe conveniente fare altro anziché stare seduti a prendere appunti poiché verremmo puniti. Per quanto riguarda il secondo requisito bisogna aver accesso e disponibilità alle azioni che la normalità richiede: se essere “normale” presuppone uscire il sabato sera per andare a ballare,
devo avere gli strumenti necessari a compiere queste azioni. La terza condizione è la legittimità: è un'opzione prioritaria verso cui ci sentiamo obbligati, si tratta della circostanza per cui ci sentiamo legittimati nella nostra persona sociale ad eseguire un determinato tipo di azione. La normalità è collegata alle situazioni sociali, per ciò bisogna sottoporre al vaglio ogni singolo momento: per esempio, un professore di storia sarebbe autorizzato a comportarsi come tale solo in un contesto autorizzato come una scuola o un'università, mentre non sarebbe normale se tenesse una lezione in ogni contesto, come su un treno per esempio.
(3) Salienza da intendere come un carattere eccezionale di un evento o di una qualità. Siamo costantemente bombardati da slogan che ci chiedono di essere unici e al contempo uguali. “Sii speciale”, ma omologato. Sono due messaggi incompatibili, che richiamano la teoria del double bind. Un compromesso fra le due tendenze si può ritrovare nella figura del “dandy”: modello di base “normale” con delle piccole unicità, dove si ostenta una naturalezza informale che è distrutta dalle ideologie di consumo. Per esempio l'uso come capo di abbigliamento tra i giovani dei jeans strappati: sembra voler proporre una rottura con un certo tipo di tradizione, ma è solo l'espressione di un'unicità fasulla in quanto lo stesso capo è venduto dalle multinazionali a giovani di tutto il mondo, quindi si ha un consumo di massa che non può perciò essere “unico”. La strategia discorsiva di base per la performance della normalità consiste nella neutralizzazione della salienza: la rimozione dei dettagli delle cose rilevanti riguarda qualsiasi cosa che vada oltre la normalità, che infatti va esclusa o deve essere rinormalizzata in modo da non nuocere. Vengono elaborate, dalla cultura, tre strategie principali per neutralizzare la salienza:
◦ la specializzazione,
◦ il distanziamento semiotico, ◦ la delega della salienza.
La specializzazione è il tentativo di circoscrivere contenuti potenzialmente perturbanti o difficili da assimilare nello scambio ordinario all'interno di una gestione professionalizzata delle conoscenze. Di alcuni argomenti altamente problematici o tecnici devono pensarci delle persone apposite, dunque diventano contenuti che non fanno più parte dello scambio quotidiano. Discutendone in ambienti quindi lavorativi, per parlare di argomenti fàtici fuori dal lavoro. Al secondo caso appartiene la letteratura, la quale mette i discorsi che fanno vacillare la normalità tra le virgole. Grazie ad essa si può avere uno sguardo “non normale” sulla realtà. Nel terzo caso le forme di salienza vengono riassorbite nella normalità grazie alla
creazione di categorie speciali, tramite un accordo sociale che gli permette di essere “strani”: per esempio i vip, i bambini, i mistici, i poeti. Hanno dunque una speciale delega per potersi permettere di “essere salienti” anche nella loro vita quotidiana. L'ultimo caso
(4) Sacks, nel saggio a pagina 418, fa poi l'esempio dei tossicodipendenti per affermare che delle azioni, che in genere sono considerate marcate, diventano non marcate in altri contesti e con altre categorie: ad esempio per dei fumatori l'azione non marcata è fumare, mentre per chi non fuma la stessa azione sarebbe marcata. Dunque i comportamenti sociali normali dipendono dal gruppo in cui ci troviamo ad agire.
(5) Abbiamo già visto, con la comunione fàtica, come il linguaggio abbia una dimensione pragmatica: non è solo veicolo di informazioni, ma serve anche e sopratutto per creare un contatto e un'apertura discorsiva. La dimensione fàtica del linguaggio mette in evidenza la doppia natura dello scambio discorsivo: le frasi hanno un significato proposizionale basato sull'informazione veicolata, ma anche un significato posizionale, basato sulla posizione dei partecipanti nello scambio sociale. Il conflitto tra questi due significati emerge dalle azioni dei partecipanti e mettono in luce la conoscenza della performance della normalità: ossia fanno capire che l'incompetenza sociale degli spostati è una conseguenza della loro inabilità di gestire le interazioni su due livelli paralleli. La spostatezza si manifesta con l'incapacità di superare una prova d'ammissione, cioè di capire che le parole, nel loro valore proposizionale/denotativo, non contano niente o contano solo per il loro valore denotativo, prendendo le frasi alla lettera. Solo le persone normali capiscono che le parole nascondo qualcos'altro e che bisogna vedere oltre questa dissociazione, bisogna essere in un certo modo incoerenti. Per entrare a far parte di una categoria bisogna rinunciare al carattere vincolante del logos. La dissociazione tra parole e azioni è la prassi; questi fenomeni non sono spiacevoli eccezioni, bensì l'ipocrisia diventa la regola necessaria che ognuno di noi pratica. Mentre vivere secondo i principi dichiarati è la realizzazione della spostatezza: lo spostato prende sempre tutto alla lettera. Per l'individuo normale l'azione del pensare, dire e poi fare sono su piani diversi. Lo spostato, invece, è caratterizzato da questa rigidità, dove vi è identità tra l'azione del dire e del fare. Non riesce ad operare questa scissione tra il mondo del dire e quello del fare; non riesce a vedere, con la coda dell'occhio, la compresenza di questi due mondi.
(6) La logica iniziatica consiste sempre nel rinunciare a dei beni che riguardano l'appagamento individuale momentaneo in vista di acquisirne altri legati più alla collettività. Anche le microinterazioni sono come dei piccoli test d'ammissione. Il film Ratataplan di
Maurizio Nichetti (1979), è utile per mostrare l'interazione tra un soggetto disadattato e una comunità di persone normali. Nel film il protagonista prende parte ad un test d'assunzione per ingegneri, dove come prima prova viene chiesto di disegnare un albero. Tutti disegnano un albero stilizzato, mentre il protagonista Colombo, lo spostato, lo disegna nei mini particolari e non passa il test. Nel film Colombo viene subito presentato come uno spostato: arriva in ritardo, è fuori dall'ordine collettivo, è vestito in maniera non conforme al contesto e all'epoca. L'iniziazione nella società, ossia ottenere il lavoro, consiste nel capire l'ambiguità della domanda “Draw a tree”. Il meccanismo della selezione avviene secondo la scissione proposizionale/posizionale, ossia a livello più superficiale, con l'imposizione del compito (disegna l'albero), la cui esecuzione però viene valutata non in base al messaggio (proposizionale), ma in base al messaggio che il disegno rivela (posizionale). Il vero scopo del test è selezionare quali ingegneri sono conformi alla categoria socialmente costruita dell'ingegnere: ossia, nell'ambito del CBA, è colui che non ha nessuna vena artistica. Al contrario, le persone assunte sono coloro che corrispondono allo stereotipo dell'ingegnere. La performance di ordinarietà dipende dalla nostra prontezza nell'eliminare il saliente e a trasmettere solo le informazioni condivisibili. Questo implica un sacrificio: chi si ostina a dare un valore proposizionale alle parole è incapace di funzionare socialmente, perché lo scambio sociale funziona sul piano posizionale, dunque nella dimensione implicita. Riassumendo l'accesso alla normalità è una procedura selettiva e viene raggiunta solo dopo aver passato un test come “rito d'iniziazione”, la normalità, per tutti i motivi che abbiamo elencato, diventa l'oggetto del desiderio. La normalità come oggetto del desiderio può essere analizzata secondo la teoria del desiderio mimetico di Girard e i concetti del capro espiatorio e del sacrificio, commentati in precedenza.