Abbiamo classificato gli spostati come delle figure anomale, funzionali alla normalità per il suo mantenimento. È la società stessa che crea le figure degli emarginati in opposizione agli individui normali; al fine di autodefinirsi in opposizione ad un'altra categoria e da usare come monito e semmai punizione per coloro che non sottostanno alle regole della normalità. In generale per riconfermare la membership bisogna sempre contrapporsi a dei soggetti che non possiedono determinate proprietà.
Gli spostati sono coloro che hanno un deficit nelle competenze sociali: abbiamo visto come e in che modo la normalità vada performata e ogni individuo deve essere in possesso dei tre requisiti fondamentali, ossia competenza, capacità e legittimazione. Mancando uno di questi fattori, la normalità può venire meno. Porterò ora tre esempi per spiegare meglio queste differenti tipologie di spostatezza.
Mancanza di competenza: esempio tratto da The Big Bang Theory204. Protagonisti di questo episodio sono Sheldon Cooper, fisico teorico, e la sua fidanzata Amy Farrah Fowler, neuroscienziata. Si capisce subito, dai primi minuti della puntata, che il frame è quello dell'incontro amoroso. Sono a casa di Sheldon seduti sul divano, mentre festeggiano il loro quinto anniversario.
“Amy: ‘Ci credi che sono passati cinque anni dal nostro primo appuntamento?’
Sheldon: ‘Lo so. Credi che dovrei iniziare a seguire la serie TV The Flash?’
A: ‘È a questo che stai pensando?’
S: ‘Beh, tra le tante cose’
A: ‘Una di loro sono io?’
S: ‘Si. Pensavo che non riesco a decidere se guardare la serie TV The Flash. So cosa fare: chiedo ad Amy’”.
A questo punto, Amy, amareggiata, si arrabbia molto e quando Sheldon prova a baciarla, lei scostandosi gli chiede cosa ha intenzione di fare. In risposta Sheldon, alzandosi dal divano, le dice: “Hai ragione, hai rovinato l'atmosfera”. Alla richiesta di spiegazioni, lo scienziato si giustifica dicendo che iniziare a guardare una serie tv che potrebbe durare anni, non è una decisione da prendere alla leggera.
“S:‘Devo decidere se prendermi un gran bell'impegno, qui’
204The Big Bang Theory è una sitcom statunitense trasmessa dalla CBS dal 2007 al 2019. Ideata da Chuck Lorre e Bill Prady, la serie racconta in maniera ironica le vicende quotidiane di un gruppo di giovani scienziati, e di come la loro condizione di nerd e geek ne influenzi i rapporti con il mondo circostante. L'episodio in questione è il 24 dell'ottava stagione, intitolata: La determinazione dell'impegno.
A: ‘Davvero? È questo l'impegno che devi decidere di prendere? Sheldon riesci a cogliere l'ironia della tua fissa per un uomo con una super velocità, mentre, dopo cinque anni, da te sono riuscita ad ottenere solo una distratta sessione di limonamento sul divano?’”
Sheldon è uno spostato in senso forte: non è in grado di comprendere il sarcasmo e l'umorismo, così come gran parte delle convenzioni sociali, ad esempio lo scambio di doni, le frasi di circostanza delle durante una conversazione (le prende alla lettera) o il contatto fisico. In diverse occasioni sembra rispettare tali convenzioni, ad esempio quando offre una bevanda calda per risollevare il morale di una persona, ma si tratta di azioni meccaniche, frutto dell'educazione205. Nonostante non venga mai detto esplicitamente, si desume che Sheldon
soffra della sindrome di Asperger. È una persona estremamente ordinata e abitudinaria: ogni sua azione fa parte di una routine perfettamente organizzata e schematizzata, che impone anche alle persone che gli stanno attorno. A causa della sua grande intelligenza (ha un QI sopra la media), ritiene di essere intellettualmente superiore ai suoi interlocutori;tuttavia è incapace di stringere relazioni sociali ed ha difficoltà a comprendere e accettare i comportamenti delle persone in circostanze informali.
In questo episodio, difatti, possiamo vedere il suo comportamento da spostato all'opera: rivela la sua spostatezza in termini di disattenzione dal frame. Il frame che Amy e gli spettatori usano è quello “dell'incontro amoroso”, ma viene disatteso da Sheldon. Questo perché non possiede le competenze ad usare il giusto frame: quando Sheldon risponde alla domanda di Amy “mi riguarda […]” è in senso lato. Ci si aspetterebbe una risposta specifica in maniera confacente al frame amoroso, ma ciò non avviene perché sposta la questione sulla serie tv. Mancanza di capacità: esempio La collana206, racconto di Guy de Maupassant. Viene
raccontata la vicenda di Madame Mathilde Loisel e di suo marito. La donna ha sempre desiderato vivere in una posizione sociale elevata, possedendo splendidi gioielli; purtroppo per lei gli agi e l'eleganza non sono alla sua portata in quanto ha sposato un dipendente statale di salario alquanto basso. Si trova dunque a non possedere nulla di ciò che immagina. Questo racconto propone una visione del mondo dove la bellezza esteriore equivale a quella interiore e di conseguenza ad una presunta nobiltà d'aspetto corrisponde una nobiltà sociale, dunque
205Sheldon è così presentato perché possa stare simpatico al pubblico. Questo telefilm mostra come tutti possono diventare normali dopo aver ricevuto i giusti insegnamenti. È una lettura conservatrice che, tra le righe, garantisce la vittoria della normalità. L'esempio perfetto è il coinquilino di Sheldon, Leonard, il quale nel corso della serie, progredisce dalla totale spostatezza sociopatica ad un inserimento sociale più normotipico.
206La parure, titolo originale, fu pubblicato per la prima volta il 17 febbraio 1884 dal quotidiano Le Gaulois ed inserito nella raccolta in volume l'anno successivo. La storia è presto divenuta una delle più popolari della scrittore francese, famosa soprattutto per la sua conclusione.
anche una certa ricchezza materiale. Troviamo qui il desiderio girardiano: ha come oggetto la ricchezza altrui, poiché la protagonista desidera essere e avere quello che è in possesso delle classi sociali superiori.
“Non potendo far lussi, si vestì con semplicità, ma fu infelice, come se fosse degradata; perché le donne non appartengono a una casta o a una razza: bellezza, grazia e fascino sostituiscono per loro nascita e famiglia. La congenita finezza, l'eleganza istintiva, l'agilità della mente, ecco l'unica gerarchia, che rende le popolane uguali alle più grandi dame. Soffriva di continuo, sentendosi destinata a tutte le delicatezze, a tutti i lussi; soffriva per la povertà del suo appartamento, per la miseria delle pareti, per le seggiole consumate, la bruttezza delle stoffe. Tutte queste cose, […], la torturavano, la irritavano”207.
Un giorno il marito, per fare felice la moglie, riesce ad ottenere un invito per recarsi ad un ricevimento indetto dal Ministero dell'istruzione. Mathilde, inizialmente, rifiuta di andare perché non ha nulla di adatto da indossare. Il buon uomo allora prende i soldi, che stava da molto tempo risparmiando per un fucile da caccia, e li dona alla moglie, così da permetterle di comprarsi un vestito nuovo. Però anche dopo aver soddisfatto questo desiderio, Mathilde è infelice, in quanto non ha nessun gioiello da abbinare all'abito. Allora il marito le propone di chiederne uno in prestito alla sua amica, la signora Jeanne Forestier che le darà una collana di diamanti. La donna, in un primo momento, rifiuta di partecipare alla festa perché non possiede i segni esteriori (collana, vestito) che la caratterizzerebbero come appartenente alla categoria da lei tanto ambita. Mathilde è ammirata e corteggiata per tutto il corso della serata: il suo successo è direttamente collegato alla capacità di esibire questi segni esteriori. Difatti ottiene ciò che realmente desidera: “il Ministro la notò”. Colui che possiede la carica e il prestigio più alto la nota, ed è anche colui che le può confermare più di tutti il suo fondamento ontologico, dunque la conferma della sua esistenza. La collana diventa un oggetto sacro, perché è grazie ad essa che può avere la prova della sua esistenza riconosciuta dall'alta borghesia, dunque dal mondo a cui vorrebbe appartenere. La sua esistenza le costa esattamente 36 mila franchi, ossia il costo della collana persa alla fine della festa. Il sacrificio della protagonista è totale: perché, dopo aver perso la collana, ne ricompra un'altra da restituire in segreto all'amica, che la farà indebitare per lungo tempo. Dopo dieci anni, quando finalmente riesce a restituire i soldi a tutti gli usurai, rincontrando l'amica le racconta le difficoltà a cui è andata incontro per tutti quegli anni, e scopre che il gioiello era falso. Questa novella espone il tipo di trappola ideologica messa in atto dal prestigio, il quale crea un desiderio di assimilazione che è fondato
su una premessa simbolica, che ha una posta in gioco molto alta, ossia il fondamento ontologico.
A Mathilde non è concessa la normalità in quanto non ha accesso e disponibilità alle azioni che la normalità richiede. Si comporta come una spostata poiché equivoca e prende sul serio le regole, quando scambia la collana finta per vera, e inoltre non separa i valori di facciata da i valori veri, una persona normale l'avrebbe sostituita con un gioiello di bigiotteria. Il prestigio della collana non è legato al valore monetario, bensì è legato al fatto che il gioiello è ritenuto vero e non serve che lo sia. La punizione che subisce la protagonista deriva dalla sua stessa ingenuità e dal fatto che ricerca oggetti di prestigio, che noi sappiamo essere falsi, e li valuta in maniera seria, come se fossero veri.
Mancanza di legittimazione: esempio I Complessi208. Guglielmo il Dentone. Il protagonista,
Guglielmo Bertone209, vuole partecipare al concorso Rai per diventare il nuovo lettore del
telegiornale. Guglielmo, oltre ad essere l'unico non raccomandato, è un uomo molto intelligente e colto: conosce ben otto lingue, la sua preparazione è così vasta da eccellere anche in storia, geografia, politica, moda, codice civile e stradale, senza tralasciare una dizione perfetta. L'unico difetto di Bertone è la dentatura molto pronunciata che, da gli altri aspiranti al concorso, gli vale il soprannome di Guglielmo “il dentone”. Sarà proprio a causa del suo aspetto che la giuria tenterà con ogni pretesto di eliminarlo, senza che nessuno abbia il coraggio di spiegargli apertamente la questione. Il film si conclude con Bertone che riesce a prevalere superando ogni genere di prova, conquistando non solo la simpatia degli italiani, ma anche le gemelle Kessler che lo aspetteranno all'uscita degli studi210.
Il requisito indispensabile, ma non dichiarato è quello di avere un bell'aspetto e una bella presenza. Guglielmo è una persona eccezionale però ha uno stigma ben visibile, che è quello dei “dentoni”. Lui ignora anche l'esistenza del problema dall'inizio del film alla fine. La spostatezza dell'individuo, in questo caso, è la mancata condivisione delle informazioni di base, ossia il requisito non detto della bella presenza. Esistono principi che non possono essere dichiarati, per esempio “tu non vai bene come conduttore perché sei brutto”. Difatti nessuno ha il coraggio di dirglielo. Dunque Guglielmo continua a restare sul piano della realtà
208I complessi è un film a episodi del 1965 diretto da Luigi Filippo D'amico, Dino Risi e Franco Rossi. L'episodio più noto è quello diretto da Luigi Filippo D'amico, Guglielmo il dentone.
209Lo stesso episodio è accaduto anche a David Attenborough, icona assoluta della televisione inglese. In maniera del tutto parallela, strutturata secondo lo stesso schema di fondo, David si ritrova a vivere la stessa situazione: quello che succede a Attenborough nella realtà, succede a Guglielmo nella finzione.
210Da notare qui come il film non proponga una vera rottura, ma riconfermi lo status quo: è un arte conservatrice perché sì Gugliemo riesce a vincere il concorso nonostante il suo stigma, ma per bilanciare la sua bruttezza servono doti straordinarie, che lui possiede.
dichiarata e questo fa di lui uno spostato: non tanto perché segnato da uno stigma, ma in quanto non comprende la posizione degli altri sul proprio stigma. Il protagonista è una persona stigmatizzata e screditabile, ma non si rende conto di esserlo. Il suo stigma perciò “non gli consentirebbe” di fare quel determinato lavoro, non è legittimato dalla giuria e dai concorrenti a fare il conduttore, eppure desidera comunque essere conduttore senza la legittimazione.
Queste tre diverse incompetenze analizzate singolarmente poc'anzi si possono trovare anche unite o in coppia, non per forza divise così come ho mostrato negli esempi precedenti.
Un'altra caratteristica, analizzata anche negli esempi precedenti, è l'incapacità degli spostati di attuare la dissociazione tra la forma e il contenuto veicolata dai discorsi: il piano della logica viene forzato e non sono disponibili a sacrificare e a trascurare il potere vincolante del linguaggio per poter andare d'accordo sul piano fattuale. Non sono disposti a contraddirsi. Non hanno né competenza fàtica né riconoscono il discorso sociale come atto sacrificale, basti pensare all'esempio di Sheldon. È come se non riuscissero ad “vedere con la coda dell'occhio” i diversi mondi che ruotano attorno a loro.
Disattendono le regole della normalità principalmente in due modi. Del primo gruppo fanno parte coloro che intenzionalmente non stanno al gioco della normalità, per convenienza. Pur decidendo deliberatamente di trasgredire alcune regole, anche solo per un determinato periodo di tempo, non le mettono in discussione. Sono spostati in senso debole, che aggirano le regole a proprio vantaggio o per una momentanea incompetenza. Solitamente questi equivoci si risolvono in fretta, sia perché la società si prodiga nel rinormalizzare gli individui e i contesti (attraverso i passaggi descritti nei capitoli precedenti), sia perché quando si scoprono questi errori vengono sanzionati a seconda dell'entità dal danno arrecato. Possiamo riassumere le peculiarità di questi individui sotto una categoria del gioco: il baro. In questa categoria, gli spostati agiscono nella presupposizione che gli altri rispettino le regole e dunque prendono il gioco molto sul serio, nonostante loro siano i primi a non rispettarle. Il baro è colui che cerca d'ingannare gli altri giocatori mandando in impasse il gioco a livello definitorio, non seguendo alcune regole costitutive del gioco, ma mantenendo l'illusione che il gioco continui ad avere senso (agendo cioè sul livello epistemico). Questa sua strategia è tesa a far sì che la situazione di impasse da lui creata non giunga mai a livello istituzionale. Paradossalmente, il baro è testimone delle regole alle quali egli non conforma la propria azione. Dunque gioca dentro e con le regole della normalità; non crea un atto così sovversivo da mettere in pericolo le
fondamenta della normalità, per questo può esserne ricompreso al suo interno e rinormalizzato.
Nel secondo gruppo troviamo coloro che non performano le regole della normalità in due modi: o perché volontariamente non le accettano e se ne sottraggono, o le applicano in modo erroneo ma involontario perché non riescono a comprenderle o a performarle correttamente. Questi ultimi sono spostati in senso forte: sono quell'individui che, per vari motivi, non dispongono nei mezzi necessari per performare e adeguarsi alla normalità. Mancano di competenza, capacità e/o legittimazione, come gli esempi visti prima. Sono molto pericolosi perché disturbano in modo esiziale l'andamento di un evento sociale. Lo stesso accade nella comunità ludica dal ruolo devastante esercitato dal cosiddetto guastafeste. Il baro ha bisogno delle regole, così come il delinquente ha bisogno della legge: se tutti si comportassero allo stesso modo, non vi sarebbe più alcuna società e la vita diventerebbe impossibile anche per lui. Dunque il baro non mette in discussione nulla, non obbietta, aggira semplicemente le regole e le usa a suo vantaggio. Per contro, il guastafeste mina alle fondamenta l'edificio ludico, perché non sta alle regole in modo palese, indipendentemente dalle motivazioni che lo inducono ad agire (l'assurdità delle regole stesse, una particolare costituzione psicologica ecc.). Dal punto di vista meta-comunicativo, l'intervento del guastafeste costituisce un caso particolare della degenerazione del gioco: questo degenera quando vengono a mancare quegli specifici segnali, verbali e/o paraverbali, che fungono da denotatori meta-comunicativi per l'evento in corso. Questo accade anche allo spostato e questo lo porta a non capire la necessità del discorso fàtico, della scissione del discorso, dello scambio sociale come atto sacrificale e a non sempre capire il frame in cui di volta in volta è inserito.
“Il gioco ha le sue regole, la cui trasgressione è contemplata e tollerata. Ma il porsi fuori dal gioco è un elemento di distruzione del gioco stesso”211.
Come il guastafeste, lo spostato in senso forte nega le regole del gioco: interagisce con gli individui nella società pensando di performare in modo giusto le regole, ma in realtà agendo in maniera errata e non sottostando alle convenzioni sociali, si comporta come se le negasse apertamente. Oltretutto mostrando agli occhi di tutti le regole sociali e rendendole dunque palesi, disvela quell'artificiosità e l'illusorietà di cui sono fatte. Come accade nel gioco, il guastafeste è come se non accettasse le regole formali del gioco smaschera l'illusione del gioco facendolo precipitare.
Allo stesso modo del gioco, la società può sempre gestire chi bara adottando varie strategie, da formule punitive più blande fino ad arrivare all'incarcerazione per esempio. Mentre per il guastafeste il discorso si complica: il gioco non può resistergli, è un avversario contro il quale non può nulla se non cambiare o riniziare il gioco senza di lui. Invece la normalità adotta particolari tecniche per evitare il collasso dei sistemi sociali, ossia i modi in cui si prodiga attivamente nella neutralizzazione della salienza, modalità già spiegate in precedenza: specializzazione, distanziamento semiotico e delega. Inoltre abbiamo visto come la normalità dipenda dal gruppo sociale in cui ci si trova ad agire: per esempio i carcerati non performano la normalità standard, ma finiscono per conformarsi ad un nuovo standard di normalità. Dunque ciò che è anomalo in una determinata situazione, tende a tornare alla normalità in un sottogruppo specifico. Anche il capro espiatorio è un meccanismo di cui si avvale la società per tutelare sé stessa.
Un caso limite della spostatezza è “il pazzo”: appartengono a questa categoria tutti coloro che hanno dei disturbi molto profondi e gravi a livello psicologico. Non partecipano nemmeno allo scambio sociale, trovano addirittura difficoltà ad interagire, dunque la società ha creato luoghi speciali di contenzione, allo scopo di cercare di rinormalizzarli o di isolarli dal gruppo dei “normali” per non essere un pericolo sia per loro stessi sia per la normalità. Inoltre sono provvisti di delega.